Incontro del
22-05-1999
A casa di Massimo Miniero
ore 20.30

Grazie, signora Tatcher


Come si legge nel programma la cena è una coproduzione, molto ben riuscita, del sottoscritto e di Anna, Antonella, Bianca e Maria (in ordine alfabetico).

In effetti avremmo dovuto vederci in quel di Puglianello ma un momentaneo deficit deambulatorio della iperattiva ospitante (Bianca Bruno) ce lo ha impedito; nella mia qualità di presidente mi sono sentito in dovere (e vi assicuro che mai come questa volta il dovere è, perfettamente, coinciso con il piacere, a parte, forse, i cosiddetti doveri coniugali) di sostituire Bianca, per evitare di annullare l'incontro. Cosa che non deve assolutamente mai avvenire. In realtà nelle mie disposizioni testamentarie oltre a nominare il mio successore (in seguito vi dirò chi) preciserò anche che non si dovrà mai interrompere la continuità degli incontri.

Ma lascio il tono faceto per andare alla memoria dell'incontro ed ad alcune riflessioni e proposte.

Ci sono tutti anche i meno assidui (Agi e, soprattutto, Silvano). E' assente, come sempre, Umberto del quale, a questo punto, dovrebbe essere accertata, la comprensione dello spirito dell'associazione, e il suo volervi far parte o meno. E' presente Berit come ospite: sarà l'ultima volta in quanto Roberto propone che sia ammessa a far parte dell'associazione. La proposta è accolta all'unanimità. Il film è «Grazie, signora Tatcher».

Ne ho molto sentito parlare e bene, soprattutto da Lella, ma non l'ho visto fino al giorno precedente l'incontro. Alla prima visione mi è piaciuto molto anche se non ho potuto fare a meno di notare che era eccessivamente ben confezionato. Credo che l'impatto emotivo che potrà suscitare il film favorirà la discussione. Devo qui aprire una piccola parentesi per dire che il film per me rappresenta solo un pretesto per la parte più importante della serata, e cioè la riflessione comune sollecitata dal tema che il film propone. Prescindendo, per quanto possibile, dal film stesso. Cosa che non a tutti riesce. Ma piano piano ...

Pochi tra noi hanno già visto il film. Noto che viene seguito con notevole partecipazione. Proprio quello che volevo!

Alla fine del film il desinare. Ci sono troppe cose e molto buone. Lella ed Anna mi fanno notare che come al solito ho ecceduto nella preparazione dei piatti. Lella si lamenta che il troppo cibo ed il prolungamento del piacere orale va a discapito del momento orale-passionale-razionale (la discussione).

Una proposta per i futuri incontri, che sottopongo alla riflessione (senza esagerare) di tutti è di eliminare l'antipasto e cenare direttamente prima del film. Cercando di badare più alla qualità che alla quantità del cibo (lo dico a me principalmente). Il dopo film potrebbe essere occupato dalla degustazione del dessert.

Riflettiamo. Certo che spesso si inizia tardi a discutere impedendo a chi non può fare troppo tardi, la partecipazione a gran parte del confronto.

Ma ritorno alla cronaca. Rosalba annuncia di non aver scritto il verbale. Si suppone per mancanza di tempo e non di volontà. Per cui mi aspetto che lo porti la volta seguente. Il verbale non è una formalità od una bizzarria. E' la memoria dell'incontro. Un verbale mancante ci priva delle riflessioni di chi l'ha organizzato.

Qualcuno scherzosamente plaude alla trasgressione. Ammetto di essermi irritato. E quando mi irrito tendo a diventare cattivo,che significa che tendo ad usare (lo so che non è molto corretto) l'interpretazione fuori dal contesto di lavoro. Mi chiedo se Rosalba non abbia avuto timore di scoprirsi ulteriormente e definitivamente attraverso la scrittura. Perché, non neghiamolo, questo accade. Senza contare la virulenza della discussione su alcune posizioni vetero etc di alcuni ospiti invitati dalla organizzatrice, che ha finito per impedire l'allargamento della riflessione. Ma penso che la posologia di cattiveria somministrata sia sufficiente.

Spiego la mia scelta e pongo il problema del lavoro, ovvero se sia giusto che il lavoro dia senso alla vita. Qualsiasi lavoro? Anche uno che uccide? O non è forse questo uno dei tanti condizionamenti della nostra cultura, cultura del lavoro, del dovere? Geppino interviene subito per dire, prima di tutto,che il film a lui non è piaciuto. Ammette che è un film che tocca le emozioni ma non per questo è bello. Troppo ben fatto per piacergli.

Sono d'accordo. Geppino continua dicendo che il lavoro è importante e dà senso alla vita. Lo dice anche Marx. Piuttosto ci si deve chiedere se certe ristrutturazioni che pure forse sono inevitabili debbono causare tante vittime. La discussione si anima. Si parla delle miniere, delle comunità minerarie, delle città, della crescita delle comunità e della civiltà intorno al lavoro (il cosiddetto modello fordista) e del lavoro vagante come è attualmente (post fordista). Si parla (Antonio) anche del lavoro che occupa molto della vita per un eccesso di competitività. Filippo cerca di portare la discussione sui cambiamenti dell'economia e quindi del lavoro. La discussione mi pare vada per il meglio. C'è partecipazione ed opinioni diverse e stimolanti. Ci sono poi anche alcune posizioni eccessivamente ideologiche (Agi se ben ricordo) ed a tratti ho la sensazione che ci si impantani in sterili contrapposizioni. Ma lascio che accada.

Silvano con il suo fare un poco strafottente ed un poco sfottente non partecipa alla discussione. Tace anche Lucio. Sarà un caso ma sono persone che dedicano al lavoro la maggior parte del loro tempo; e che (Silvano molto spesso, Lucio talvolta) per lavoro) sono stati assenti dai nostri incontri.

La discussione si protrae fino alle 2, interrotta solo a metà da un dolce break. Maria alla fine di fronte al protrarsi di un momento di discussione (una di quelle contrapposizioni con un arravogliamento senza fine) vedendo che io non intervengo, sbotta e con fare deciso pone il problema non di quello che dà senso alla vita ma dei numerosi sensi che si possono dare alla vita. Non del centro ma dei centri. Io penso (l'economia insegna): differenziare gli investimenti. Che poi è quello che mi pare ci mostrava anche il film. Una cosa (la musica) che sembra secondaria rispetto al lavoro (un lavoro che uccide) finisce poi per diventare autonomamente importante.

Maria mi pare che fra noi tutti sia quella che manifesta più apertamente quanto le piacciano questi nostri incontri. Io credo che tutti sentiamo questo modo di stare insieme come un continuo arricchimento.

In più ci sono queste sue frequenti uscite, autoritarie ed autorevoli. E' per tanto che la ritengo degna di occupare la carica (da adesso istituita) di vicepresidente e nel contempo la nomino mio successore. Mi sarà perdonata la retorica, peraltro inevitabile, per un dichiarazione tanto solenne. A chiusura un'ultima riflessione.

Mi sto divertendo sempre di più. Se continua ad andare così, non riesco ad immaginare come andrà (perché andrà, vero?) nel prossimo futuro e cioè fra dieci o venti anni.

Baci

massimo


Grazie, signora Tatcher