Incontro del
15-03-2003
A casa di Roberto Tortora
ore 20.30

Immagini del film


«Memento», un film difficile e intricato diretto nel 2000 da Christopher Nolan, un giovanissimo regista americano. E' questa la visione che vi ho proposto, per non smentire quanto promesso nell'invito: un polpettone. E pure indigesto.
Un film che ho definito pomposamente "thriller filosofico" e che racconta una storia angosciante usando moduli stilistici angosciosi. E sono perfino riuscito a convincervi che meritava.
In effetti a me il film era piaciuto e continua a piacermi, certo non nel senso di cosa gustosa e rinfrancante, ma piuttosto come occasione di riflettere.
E la scelta non era stata facile, come ho raccontato nel presentare il filin, anzi fino all'ultimo ero stato in dubbio fra vari titoli, ma devo dire tutti "difficili". A questo punto mi sono chiesto perche, visto che anche le altre due proposte («Yol» e «Americani») leggere non erano, e la risposta forse è che ogni volta scegliere un film e sottoporlo all'attenzione di questo gruppo è per me l'occasione per mostrare un lato oscuro di me, che abitualmente resta nascosto sotto un ottimistico pragmatismo che esibisco nella vita di tutti i giorni.

La costruzione del film è assai complessa: nel vederlo (rivederlo) prima della serata del 15 ho cercato di sbrogliare i vari slittamenti narrativi e sono riuscito a scoprire ben 43 pezzi di racconto montati in parte al contrario: ebbene anche così la storia resta ambigua e soprattutto restano ambigui i personaggi. Non solo l'identità del protagonista è sfuggente, e si capirebbe tenendo conto della sua patologia (la perdita della memoria a breve), ma di ogni altro personaggio non si riesce a riscostruire il vero volto. Come, in generale, non si riesce a capire quali parti della storia siano vere e quali proiezioni, sogni, incubi dei personaggi.
Tutto questo è assai inquietante, soprattutto se vi si ritrovano spunti di collegamento con la normalità: questa è stata l'osservazione di Lina Costantino alla fine del dibattito e mi sembra riassumere e interpretare bene il disagio ma al tempo stesso il coinvolgimento di quasi tutti.

Ci sono stati molti interventi, ma più che il dettaglio delle cose dette, quello che mi è rimasto impresso è il clima della serata, e il venir fuori piano piano di temi e spunti che sono celati nelle pieghe del film.
Certo quello della memoria è un discorso affascinante, e la perdita della memoria che tutti alla nostra età in qualche modo in forma tenue sperimentiamo, fonte di disagio o ansia.
L'intervento di Massimo, sulla pretesa di certa psicologia americana di indurre nell'uomo alcuni comportamenti come riflessi condizionati, con la storia di atroci fatti sperimentali, mi è pure rimasto impresso.
E così i silenzi di qualcuno che non ha gradito il film, e al quale chiedo scusa.

D'altra parte il clima di questi giorni, oggi 5 aprile come allora 15 marzo, è quello triste e angosciante che è, con il mondo avviato in una deriva di violenza e follia.
Ma appunto per questo sono lieto di quella serata dove invece l'amicizia e la convivialità - come sempre abbiamo mangiato bene, almeno per inciso anche questo va ricordato, con il contributo di Anna che assai mi ha aiutato nella preparazione della cena - hanno comunque prevalso.

C'eravamo quasi tutti, eccetto Agi, Bianca e Lucio, di cui mi rammarico perché impediti da problemi di salute personali o di famiglia; e c'erano due vecchi amici ritrovati, Lillo e Lina Cassata, che nella prosecuzione della serata (meglio sarebbe dire nottata) e la mattina seguente hanno testimoniato di avere molto apprezzato il funzionamento del nostro gruppo e le persone che ne fanno parte, tanto da ipotizzare di entrare a farne parte, pur abitando a Roma.
Vi ringrazio tutti.