Incontro del
19-01-2002
A casa di Massimo Miniero
ore 20.30

Missing


Inizio a scrivere questo verbale oggi venerdì 21 febbraio. Mi sono ridotto proprio in pizzo in pizzo. Anzi, devo dire, che solo ieri ho ricordato che ancora non avevo scritto il verbale. E dire che questa volta avevo deciso di scriverlo subito dopo l'incontro!

Vorrei evitare di parlare di me, come inevitabilmente accade nella stesura dei verbali, e ricordare, invece l'incontro.

A casa mia perché è tradizione consolidata credo da 1 o 2 anni, un tempo lunghissimo, quindi, che il primo incontro dell'anno avvenga a casa del presidente: insomma oneri ed onori della carica. Ci tengo a precisare che ospitarvi a casa mia non rientra tra gli oneri.

Ci sono quasi tutti tranne quelli politicamente impegnati e gli influenzati. Ci sono perfino Silvano e Lucio. Ospite è Antonello Massimo, datore di lavoro di mio figlio e, notoriamente, provocatore, colto e qualunquista militante.

Il cibo, nel complesso, è discreto, non eccellente, anche se alcune cose sono buone e molto gradite. Credo di aver dato il meglio sui dolci, unica preparazione di cui sono soddisfatto. Mi sono particolarmente impegnato nella loro preparazione, per compensare la "somministrazione" di un film "amaro".

Accolgo gli ospiti con un regalo: due articoli di giornale che mi sono piaciuti e che voglio condividere con gli amici L'antipasto mi sembra gradito. Per mio conto sono soddisfatto del manufatto. L'umore dei convenuti è buono e l'animo ben disposto. Mi sento un poco in colpa per il film che sto per proiettare. Ma anche molto buono per quello che non ho proiettato.

Il film è "Missing", del Costa Gravas degli anni dell'impegno politico. Il giudizio della critica è buono. Io l'ho visto una sola volta, quando è uscito nelle sale e poi, non ho più avuto coraggio di vederlo.
Mi rendo conto, durante la visione, che il film, nonostante gli anni e, nonostante sia stato, da alcuni, visto più volte, mantiene quasi intatta la sua carica drammatica e la capacita di evocare sentimenti di rabbia e frustrazione. Mi pare di notarlo dal silenzio, dall'attenzione, dalla poca turbolenza, senza nessuna battuta scherzosa.
Per mio conto sono molto turbato dalla visione. La rabbia per eventi lontani nel tempo che hanno lasciato ferite inguaribili si somma a quella per eventi più vicini: Genova (dopo Napoli che ho vissuto in prima persona), le guerre sante dei soliti americani (oggi come se non più di ieri).
Senza contare tutto quello che è accaduto nel mondo dal 1973, epoca del golpe Cileno opera del premio Nobel per la pace Kissinger, ivi compresa la tragedia argentina che oggi attraversa un'altra fase tragica per colpa, secondo uno dei capi della nostra sinistra, l'odioso D'Alema, del troppo poco libero mercato. Sono convinto che il mio carissimo amico, Roberto, ascoltandomi starà pensando che sono irrecuperabile.

Mi pare di percepire, alla fine del film un sommesso sospiro di sollievo. Ancora una volta, fatta eccezione (ma non so quanta eccezione) per Casablanca, vi ho somministrato un film duro.

Come sempre l'attacco alle pietanze è famelico. Ma l'apice del godimento si raggiunge con la cassata ed i cannoli; questi ultimi accolti con un grido di autentico piacere da Anna. I cannoli sono in risposta ad un desiderio non recentemente espresso. Nonostante il rimbambimento ingravescente, riesco ancora a tenere a mente le richieste che mi vengono fatte per soddisfarle quando è possibile. Naturalmente non sto parlando solo di cibo ma di tutte le cose buone della vita!

Dopo i dolci accompagnati da un eccellente vino (il torcolato), si leggono tre verbali. Due vecchi e quello dell'ultimo incontro a casa di Pietro. Legge Agi e, per la prima volta, Geppino. Poi Pietro. Tutti e tre i verbali, molto diversi tra loro, sono deliziosi come spesso accade.

Della discussione, francamente ricordo poco. Il film, spiego, l'ho pensato dopo la visione, da Pietro, de "la vita è una cosa meravigliosa ". L'ho pensato soprattutto perché volevo un film che mostrasse che tutti come il personaggio reale interpretato grandiosamente da Jack Lemmon protagonista del film, possono trovarsi a vivere una tragedia. E' illusorio credere di potersi ritagliare un' isola se non felice, quantomeno indenne dalla malvagità. La vita non può essere meravigliosa semplicemente se noi siamo buoni, come suggerisce Capra. Anzi!

Io credo che, pur ribadendo quanto ho scritto prima a proposito del drammatico, immutato impatto del film su tutti noi, la discussione può cogliere questa come altre tra le moltissime sfumature che una lettura del film, un poco, solo un poco, meno emotiva. Ma quella rottura di coglioni dell'11 settembre 2001, evento che personalmente giudico insignificante rispetto a tutto il resto che accade nel mondo (e potrei aggiungere che mi augurerei cento, mille 11 settembre, se questo servisse a fare capire agli americani quanto sono odiati ed ad indurli a riflettere su questo: purtroppo gli americani non riflettono sulle cose, ma riflettono come gli specchi di Archimede ovvero bombardano!), condiziona anche la nostra discussione. Infatti c'è una lunga tirata di Pietro che riprende il tema della lotta tra due civiltà, che evidentemente gli sta molto a cuore, coinvolgendo me, come altri, in una discussione che mi pare sterile.

Qualcuno cerca di riportare il discorso su altri temi. Antonello interviene provocando ma, mi sembra, con moderazione. Geppino, da me sollecitato, riluttante come sempre, precisa alcune cose con la consueta chiarezza. Non ricordo interventi di Lucio. Filippo interviene ma non ricordo a che proposito. Anche Agi. Antonio, una volta tanto, è d'accordo con me. Silvano va via in anticipo e, come al solito, non partecipa alla discussione. Ricordi confusi, di cui vi chiedo scusa.

Ho il ricordo di una discussione un poco asfittica. Questo è quello che anche Lella mi comunica a fine serata. Mi rimprovera di non avere diretto bene la discussione, lasciandola languire su aspetti marginali del film.
Si è dedicata poca attenzione, ad esempio, al rapporto tra il padre dello scomparso e la nuora. Alla sua evoluzione dalla durezza iniziale alla tenerezza finale nella quale il forte (quello che è apparso tale) si lascia andare al dolore e viene consolato da quella che era apparsa più fragile. Oppure poco ci si è soffermati sulle immagini che raccontano del riconoscimento di un figlio. E così via.

Vi prometto (o è una minaccia) che il prossimo verbale sarà più completo.


Immagini del film