Incontro del
8-10-2005
A casa di Agi Berta
ore 19,30

The mother


The Mother
(Gran Bretagna, 2003)
di
Roger Michell
con
Anne Reid, Peter Vaughan, Anna Wilson-Jones, Daniel Craig, Danira Govich
Genere:
Drammatico

Immagini del film

Sono le tre e mezza....
La casa è in ordine. Il lavoro domestico mi serve dopo queste serate per riordinare i pensieri. E' stata una giornata convulsa. Mio padre, mio fratello...e poi questo film, che ho visto tre volte. E' stato l'ultimo film visto con Massimo. Scusatemi, non è il caso, non fa parte del copione parlare degli effetti collaterali, o meglio degli affetti collaterali.. Sarà la notte, sarà quel passo in più che fa superare la soglia della stanchezza e la tramuta in lievi allucinazioni.
La scelta di ogni film che vi ho fatto vedere rivelava un aspetto del mio carattere: aspetti secondari, talvolta folcloristici. Questo no. In questo film, io almeno ho trovato l'origine di tante mie angosce. Non è stato un giochino pseudo-intellettuale condividerlo con voi. Mi sono messa in gioco con tutta me stessa.
Sapevo che non sarebbe piaciuto a molti, o almeno non condiviso appieno. Per fortuna! Giusto per ostentare un po' le mie origini – ecco l'aspetto folcloristico! – cominciamo con Marx: l'esistenza determina la coscienza. Anche la coscienza della solitudine, della paura del futuro, della sensazione di fallimento....anche come madre, non solo come donna.
Nel film, io ho visto una donna sola. Non cattiva, né perversa soltanto sola. Che la corrente della vita, delle convenzioni hanno portata ad uno stato di estrema solitudine. I figli non la vogliano. Come nonna ha poco in comune con i nipoti assuefatti ai ritmi e ai bisogni diversissimi da quelli che lei può offrire. Alla fine della sua vita si rende conto di non poter nemmeno contare sui ricordi familiari belli. Ha fatto la madre con dovere, con affetto perfino, ma senza partecipazione eccessiva. Forse perché non è stata una sua scelta. Il suo matrimonio è stato grigio, come tanti altri matrimoni. Non poteva nemmeno rendersi conto che stava sprecando la sua vita: tutte le vicine avevano più o meno lo stesso standard di infelicità. Nella vecchiaia, nella vedovanza non può nemmeno consolarsi rievocando attimi felici di sesso. Solo la trasgressione – due scopate riuscite in un arco di vita! – le regala un triste sorriso. Eccoci! Il sesso.
Lei mendica l'affetto di Daniele perché scorge in lui una certa affinità, ..no... non affinità...una certa disponibilità ad ascoltarlo. Ma le è più semplice trasformare questo suo bisogno in una richiesta di sesso, che, inizialmente, è ben lontana dalla passione. Del resto per Daniele stesso, poteva essere più accettabile una tale richiesta che non tutto ciò che c'era dietro. Perché la fa? Magari per sopportare ciò che verrà dopo...il nulla, il becchino.......Poi le cose cambiano, la passione si sveglia in lei.... le lascerà l'amaro in bocca...ma la aiuterà comunque a cambiare rotta: riscoprire delle velleità assopite (il disegno) e finalmente metterà se stessa al centro del suo mondo.
Beh...forse questo avrei voluto dire come presentazione.
Temo di non esserci riuscita, perché troppo emozionata.
Adesso ho cercato di recuperare, anche se non è corretto. Il verbale dovrebbe essere un resoconto fedele degli avvenimenti. Certo il vino ingurgitato non mi aiuta.
Durante la proiezione, il disco si inciampa. C'è una reazione esagerata. Come se questo gap tecnico sciogliesse la tensione, come se aiutasse a guardare divertiti scene che altrimenti potrebbero sconvolgerci, o imbarazzarci. Il dvd del resto è un ottimo psicologo, sa scegliere i momenti più scabrosi. Questo sghignazzare adolescenziale mi rende felice, perché vuol dire che siete caduti nella "trappola" del regista. State seguendo.... siete dentro e vi state interrogando. Forse le risposte che vi state dando non sono semplici. Le risposte? Forse non ci sono risposte, forse ci stiamo interrogando solamente, e non è facile nemmeno formulare le domande...
Poi finisce il film.
La cena è andata bene. Temevo che non bastasse, davvero non ero in gran vena di cucinare oggi...
Poi inizia la discussione.
Gli uomini rimangono in silenzio. Come se non li riguardasse tutto ciò: è un film al femminile.
Ma se tutti i film al femminile parlano di loro?! Noi siamo sempre compagne, mogli, vedove o single. Madonne o puttane... Termini che hanno una ragione di esistere solo in relazione agli uomini.
Dunque gli uomini non parlano, eppure li ho sbirciati durante la proiezione e li ho visti attenti e seri. Poi il presidente rompe il ghiaccio, la "first lady" idem. Massimo parla con toni pacati, dice cose intelligenti, il film non è piaciuto molto, ma è ricco di spunti ecc. Le sue parole però hanno un retrogusto ben più espressivo che non i concetti che esprimono. Lella sento titubante, combattuta come se le costasse fatica a giudicare lei, e il film. Credo che stia anche nella fase di digestione...
Poi, Erminia parte in quarta – e mi fa un enorme piacere! Durante tutta la serata sento un affetto immenso per questa donna "partigiana della causa palestinese" - perché lei va oltre al giudizio, lei va oltre alle questioni morali, lei sente la sofferenza...
Imma e Antonella rimangono perplesse. E' evidente che il tabù dell'amore – ma quale amore?! – con il compagno della figlia le abbia scosso non poco. Del resto ha urtato anche me, mica mi piacevano quei pomeriggi nella camera da letto degli ospiti mentre la figlia attendeva un aiuto dalla madre. Aiuto che alla fin fine ha pure avuto. Daniele lascerà la moglie e rimarrà con lei. Credo, grazie alla madre. Oppure grazie ai propri sensi di colpa dopo quella "bravata" – semmai ne fosse capace di provarli. Bianca, Gabri e Paola (la mia collega-amica) sembra che stanno sulla stessa lunghezza d'onda di Erminia: comprendono e la comprensione porta in sé il perdono. Parola orribile: Il perdono....rimaniamo alla comprensione. Loro parlano – anche grazie all'imput intelligente di Lina – dell'autenticità, del bisogno di emergere dai ruoli imposti, della responsabilità verso noi stessi. Erminia azzarda perfino un'affermazione che solo apparentemente, e solo su queste latitudini sfiora la profanazione: ehi, ma la maternità dura per sempre? Ci assorbe fino alla fine dei nostri giorni? Noi madri dobbiamo amare, anche se trattati una merda, non considerati, non amati, non rispettati?
Il nostro filosofo, sostenuto da Pietro, arzigogola in una critica cinematografica tecnica, parla di colori, di bianco e di nero... Veramente non ho capito fino in fondo nemmeno allora, figuriamoci adesso che sta albeggiando e ho finito il vino rimasto nelle bottiglie. (Non abbiate paura, non è l'inizio di un alcoolismo, solo un gesto da casalinga che si scoccia di riempire il frigo con bottiglie quasi vuote.)
Roberto è una sorpresa. Oserei dire; ha cacciato fuori i suoi tratti femminili. Mi dispiace che Anna non c'è, e non può ascoltarlo...
Una sorpresa per me l'intervento di Dario, che difende il film, difende lei. In Dario c'è una tensione che io forse non ho mai sperimentato. Lui è la persona più dolce e più mite che io conosca. Figuratevi: ha fatto slogare il gomito durante un girotondo, perché non voleva spezzare la catena. Non per una fede politica da attivista, ma perché..."non gli sembrava bello..". E adesso Dario difende lei con una veemenza incredibile.
Giuseppe trova una connessione con il "suo " Schmidt. Il che è vero. Di bilancio si tratta anche in questo caso. Ad Alba non piace molto lei, ma trova nel film in ogni modo argomenti forti sui quali riflettere.
Filippo...veramente ho perso l'intervento di Filippo...trafficando tra il telefono e la cucina, però mi piace come guarda Erminia. Anche il suo guardare è un intervento. Bello e senz'altro corretto.
Mi mancano gli assenti: Bianca, Anna, Lucio, Bianca, Rosalba e Antonio.
Senza di loro siamo più poveri.

Immagini del film