Incontro del
12 marzo 2005
a casa di
Roberto Tortora
ore 19.00

Film
«L'uomo del treno»
di
Patrice Leconte

Immagini del film

16 aprile 2005

Carissimi,

la prima cosa che mi viene da scrivere, ricordando la serata di un mese fa, è quella di esprimere un caldo ringraziamento a tutti quelli che erano presenti. Perché è stato un incontro molto piacevole, ricco, interessante, pieno di partecipazione. E c’eravate quasi tutti, con le sole eccezioni di Alba, Bianca e Lucio, che avevano seri impedimenti e dei quali pure abbiamo sentito la mancanza.
Naturalmente mi prendo la mia parte di merito come ospite, e rendo omaggio alla dolce mia consorte per il suo generoso contributo alla preparazione della cena e all’accoglienza. Ma senza la vostra presenza e il vostro apporto non saremmo stati così bene.
Ho sentito il bisogno di dirvi questo perché l’incontro era stato rinviato una prima volta e poi comunque organizzato con fatica in corrispondenza ad un periodo per me pesante, e questo mi ha reso forse più sensibile del solito alle manifestazioni di affetto e simpatia.

Il film l’ho scelto dopo lunga indecisione fra varie possibilità ed avendolo visto per la prima volta solo pochi giorni prima. Si tratta dell’Uomo del treno, di Patrice Leconte, del 2002. Conoscevo un po’ il regista, avevo in particolare visto poco prima il suo ultimo film Confessioni troppo intime, che mi era sembrato un gioiellino, ed avevo sentito parlare dell’Uomo del treno. Effettivamente già alla prima visione questo film è entrato in risonanza con qualcosa che è dentro di me. È un film molto “francese”, del genere dei contes philosophiques, che, devo dire, non è un genere che mi appassiona molto. Ma questa storia particolare dell’incontro/scambio di due persone mi ha subito coinvolto. Non voglio riportare qui altre notizie o commenti sul film che renderebbero più lungo e più dotto questo verbale, che invece cerco di ridurre all’essenziale, anche perché tutte queste informazioni si trovano ormai con estrema facilità da parte di chiunque le cerchi.

E preferisco tornare al clima della serata.
Intanto per rievocare il momento d’avvio della visione del film, quando una situazione iniziale di vero panico si è tramutata, per un gioco di equivoci e per l’intervento – ne sono certo – di qualche malizioso spiritello, in puro divertimento. Scherzavamo, ricorderete, sull’ipotesi che il film vi fosse da me presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano, e per un film fatto soprattutto di dialoghi non è proprio quanto di meglio aspettarsi, – senza con questo voler sottovalutare, s’intende, la padronanza di tutti voi dell’idioma d’oltralpe. – Ed accadde che, senza volerlo e senza che, ahimé, l’avessi controllato in anticipo, il CD fosse regolato proprio sulla lingua francese. Senza il conforto del telecomando (sarà una metafora della nostra ormai definitiva dipendenza dalle protesi tecnologiche?) eravamo perduti, e inutilmente dita sprovvedute e dita esperte cercarono convulsamente di convincere i pochi e refrattari tasti dell’apparecchio riproduttore ad esaudire il nostro bisogno del gentil idioma. Tant’è, ormai rasseganti ci apprestavamo a leggere sottotitoli, quando d’incanto, dopo la lunga e muta sequenza iniziale, risuonano parole italiane. Ancora oggi mi sto chiedendo come sia potuto accadere.
Poi è filato tutto liscio: la visione del film, la cena (discreta, posso dirlo?) e infine il dibattito, preceduto dall’ascolto del verbale nientepopodimenoche del Presidente. E spero che scuserete allora la modestia di questo, comprendendo che è veramente difficile venire al seguito di tanta autorevolezza.
Sto mettendo le mani avanti, come vedete, perché delle tante cose dette quella sera, la memoria non mi aiuta più di tanto ad attribuirle all’uno o all’altro. Va bbè, uno il verbale dovrebbe scriverlo subito dopo la serata, e invece io lo sto scrivendo in treno due ore prima del nuovo appuntamento, e me ne scuso. Ma è vero anche che, come poche altre volte, il film, che è piaciuto molto praticamente a tutti i presenti, ha stimolato una serie di riflessioni che mi sono parse partorite dal gruppo in quanto tale più che dai singoli. Scarse le contrapposizioni, contributi alla discussione da parte di quasi tutti, tasselli che si sono via via composti in un quadro d’insieme.
Un film godibile e intrigante, dunque, da rivedere ancora, secondo me, per cogliere aspetti, particolari e dialoghi magari non approfonditi abbastanza alla prima visione. E devo dire infine che mi ha molto lusingato il fatto che Massimo abbia deciso di proiettare proprio questo film alcuni giorni dopo all’interno di una sua iniziativa di lavoro.

Vi abbraccio tutti.

Roberto