1 gennaio
L'ANELLO MAGICO
Un re convocò a corte tutti i maghi del regno e disse
loro: «Vorrei sempre essere d'esempio ai miei sudditi. Apparire forte e saldo,
quieto e impassibile nelle vicende della vita. A volte mi succede d'essere
triste o depresso, per una vicenda infausta o una sfortuna palese. Altre volte
una gioia improvvisa o un grande successo mi mettono in uno stato di anormale
eccitazione. Tutto questo non mi piace. Mi fa sentire come un fuscello
sballottato dalle onde della sorte. Fatemi un amuleto che mi metta al riparo da
questi stati d'animo e sbalzi d'umore, sia quelli tristi che quelli lieti».Uno dopo l'altro, i maghi rifiutarono. Sapevano fare amuleti di tutti i
tipi per gli sprovveduti che si rivolgevano loro, ma non era facile abbindolare
un re. Che voleva per di più un amuleto dall'effetto così difficile.
Nella vita dell'uomo, per ogni cosa c'è il suo momento, per tutto c'è
un' occasione opportuna. Tempo di nascere, tempo di morire, tempo di piangere,
tempo di ridere, tempo di lutto, tempo di baldoria,
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2 gennaio
PER CHI?
Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una
sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie,
decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva.
E tu, per chi cammini? Per chi sono tutti i
passi e gli affanni di questa
giornata? Per chi vivi?
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3 GENNAIO
LA SAGGEZZA
C'era una volta un re che aveva passato tutta la vita a far guerre e a ingrandire il suo regno. A sessant'anni, si rese conto che non aveva imparato molto sulla vita e sul senso dell'esistenza. Convocò tutti i suoi ministri e consiglieri e ordinò: «Prendete tutto il denaro dei miei forzieri e andate ai quattro angoli del mondo alla ricerca dei libri di sapienza; vorrei finalmente conoscere la vera saggezza della vita».
I consiglieri presero sacchi d'oro e sciamarono verso tutte le direzioni della terra. Tornarono dopo sette anni spingendo quaranta cammelli carichi di ogni sorta di libri grandi e piccoli. Un vera montagna di libri rari. Vedendoli, il re esclamò: «Ho sessantasette anni, non avrò mai il tempo di leggere tutti questi libri. Fatemi un riassunto di tutto!».
Furono convocati i più abili letterati del mondo che si misero al lavoro e dopo sette anni consegnarono un ottimo riassunto di tutto quel tesoro di sapienza. Ma il riassunto equivaleva ancora al carico di sette cammelli.
«Ho già settantaquattro anni» disse il re. «Non ho il tempo di leggere tutto. Riassumete ancora!». Si fece il riassunto del riassunto. Ci vollero altri sette anni, al termine dei quali i saggi si ritrovarono con il carico di un solo cammello.
«Ho passato gli ottant'anni» disse il re, sempre più debolmente. «I miei occhi sono molto stanchi. Non riuscirei mai a leggere questi libri. Riassumete ancora!». I saggi si rimisero al lavoro e per sette anni ancora lavorarono giorno e notte. Il risultato fu un solo libro. Un libro che conteneva tutta la saggezza della terra.
In quel momento, un valletto si precipitò dai saggi: «Presto, portate il libro al re. Sta morendo». Il re aveva ormai ottantotto anni ed agonizzava nel suo letto.
Il più dotto dei saggi avvicinò il volto a quello del re che in un debole soffio gli mormorò all'orecchio: «Per favore, riassumi in una sola frase tutto il sapere, tutta la saggezza del mondo ... ».
«Eccola, sire: "Vivi il momento presente"».
La
maggior parte di noi non vincerà i grandi premi della vita. Non diventerà
milionario, né presenterà il Festival di Sanremo, non sarà eletto presidente,
né vincerà il Nobel.
Ma
possiamo goderci i piccoli piaceri della vita. Una carezza sulla spalla.
Un
bacio sulla guancia.
La
luna piena.
Un
posto libero in un parcheggio.
Un
fuoco scoppiettante. Un bel tramonto. Goditi le piccole delizie della vita.
Ce
ne sono in abbondanza per ognuno di noi.
4 GENNAIO
DUE SASSOLINI AZZURRI
Due sassolini, grossi sì e no come una castagna, giacevano sul greto di un torrente. Stavano in mezzo a migliaia di altri sassi, grossi e piccoli, eppure si distinguevano da tutti gli altri. Perché erano di un intenso colore azzurro. Quando un raggio di sole li accarezzava, brillavano come due frammenti di cielo caduti nell'acqua. Loro due sapevano benissimo di essere i più bei sassi del torrente e se ne vantavano dal mattino alla sera. Guardavano con commiserazione gli altri sassi che erano grigi, bianchi, striati, rossicci, chiazzati.
«Noi siamo i figli del cielo!», strillavano, quando qualche sasso plebeo si avvicinava troppo. «State a debita distanza! Noi abbiamo il sangue blu. Non abbiamo niente a che fare con voi!».
Erano insomma due sassi boriosi e insopportabili. Passavano le giornate a pensare che cosa sarebbero diventati, non appena qualcuno li avesse scoperti. «Finiremo certamente incastonati in qualche collana insieme ad altre pietre preziose come noi».
«Sul dito bianco e sottile di qualche gran dama». «Sulla corona della regina d'Olanda».
«Sulla spilla della cravatta del Principe di Galles». «Ci aspetta una gran vita ... ».
«Alberghi di lusso, crociere, balli, feste, ricevimenti ... ». «Andremo fino a Katmandu ... ».
Un bel mattino, mentre i raggi del sole giocavano con le trine di spuma dei sassi più grandi, una mano d'uomo entrò nell'acqua e raccolse i due sassolini azzurri.
«Evviva!», gridarono i due all'unisono. «Si parte!». Finirono in una scatola di cartone insieme ad altri sassi colorati.
«Ci rimarremo ben poco!», dissero, sicuri della loro indiscussa bellezza.
La cosa durò più del previsto. I due sassolini furono sballottati di qua e di là, cambiarono spesso scatola, furono spesso soppesati e palpati da mani ruvide. Rimasero ultimi nella scatola.
Poi una mano li prese e li schiacciò di malagrazia contro il muro in mezzo ad altri sassolini, in un letto di cemento tremendamente appiccicoso.
«Ehi! Fai piano! Siamo preziosi, noi!», gridavano i sassolini azzurri. Ma due sonore martellate li fecero affondare ancora di più, dentro il cemento.
Piansero, supplicarono, minacciarono. Non ci fu niente da fare. I due sassolini azzurri si ritrovarono inchiodati al muro. L'amarezza e la delusione li riempivano di riflessi viola. «Razza di imbecilli, asini e incompetenti! Non hanno capito la nostra importanza!».
Il tempo ricominciò a scorrere, lentamente. I due sassolini azzurri erano sempre più arrabbiati e non pensavano che ad una cosa: fuggire. Ma non era facile eludere la morsa del cemento, che era inflessibile e incorruttibile. I due sassolini non si persero di coraggio. Fecero amicizia con un filo d'acqua, che scorreva ogni tanto su di loro. Quando furono sicuri della lealtà dell'acqua, le chiesero il favore che stava loro tanto a cuore. «Infiltrati sotto di noi, per piacere. E staccaci da questo maledetto muro».
L'acqua non se lo fece ripetere due volte. Era la sua passione infiltrarsi nei muri e si divertiva molto ad allargare crepe e sbriciolare cemento. Fece del suo meglio e dopo qualche mese i sassolini già ballavano un po' nella loro nicchia di cemento.
Finalmente, una notte umida e fredda, Tac! Tac!: i due sassolini caddero per terra. «Siamo liberi!».
E mentre erano sul pavimento lanciarono un'occhiata verso quella che era stata la loro prigione.
«Ooooh!». La luce della luna che entrava da una grande finestra illuminava uno splendido mosaico. Migliaia di sassolini colorati e dorati formavano la figura di Nostro Signore. Era il più bel Gesù che i due sassolini avessero mai visto. Ma il volto ... il dolce volto del Signore, in effetti, aveva qualcosa di strano. Sembrava quello di un cieco. Ai suoi occhi mancavano le pupille!
«Oh, no!». I due sassolini azzurri compresero. Loro erano le pupille di Gesù. Chissà come stavano bene, come brillavano, come erano ammirati, lassù.
Rimpiansero amaramente la loro decisione. Quanto erano stati insensati!
Al mattino, un sacrestano distratto inciampò nei due sassolini e, poiché nell’ombra e nella polvere tutti i sassi sono uguali, li raccolse e, brontolando, li buttò nel bidone della spazzatura.
Puoi
buttarti giù fin che ti pare: resti la pupilla degli occhi di Dio.
5
GENNAIO
L'UOVO
Una donna, che non aveva grandi risorse economiche, trovò un uovo.
Tutta felice, chiamò il marito e i figli e disse: «Tutte le nostre
preoccupazioni sono finite. Guardate un po': ho trovato un uovo! Noi non lo
mangeremo, ma lo porteremo al nostro vicino perché lo faccia covare dalla sua
chioccia. Così presto avremo un pulcino, che diventerà una gallina. Noi
naturalmente non mangeremo la gallina, ma le faremo deporre molte uova, e dalle
uova avremo molte altre galline, che faranno altre uova. Così avremo tante
galline e tante uova. Noi non mangeremo né galline né uova, ma le venderemo e
ci compreremo una vitellina. Alleveremo la vitellina e la faremo diventare una
mucca. La mucca ci darà altri vitelli, finché avremo una bella mandria.
Venderemo la mandria e ci compreremo un campo, poi venderemo e compreremo,
compreremo e venderemo ... ».
Mentre parlava, la donna gesticolava. L'uovo le scivolò di mano e si
spiaccicò per terra.
I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere di questa donna:
«Farò ... Dirò ... Rimedierò ... ». Passano i giorni e
gli anni, e non facciamo niente.
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6 GENNAIO
IL RE
NERO
I tre Re Magi provenivano da punti diversi del mondo. Due erano
bianchi, il terzo era nero. I tre re seguivano la stella che li guidava
dall'alto del cielo. Ma una notte, la persero. Invano scrutavano il cielo:
quell'astro splendente che li aveva guidati per notti e notti non c'era più.
I due Re Magi bianchi, saggi e matematici insigni della Mesopotamia,
subito cominciarono a tracciare linee e cerchi nella sabbia con i loro bastoni.
Poi si immersero in calcoli ed equazioni, sempre più sottili e complicati.
Tenevano lontano il Re nero. Secondo loro, nulla sapeva della vera scienza.
Il Re nero approfittò della pausa imprevista. I cammelli erano stanchi
e assetati. «Dovremmo pensare anche ai poveri animali» pensò. Si procurò un
secchio e cercò l'acqua alla fonte di un villaggio. Poi tornò e porse il
secchi o al primo cammello.
Mentre teneva il secchio sotto il muso dell'animale, ritrovò la stella.
Si rispecchiava nell'acqua del secchio. Danzava in silenzio, sull'acqua
che il cammello avidamente beveva. Così i tre Re Magi ritrovarono
la strada per Betlemme.
I Padri
del deserto raccontano la storia di un anziano che digiunò per settanta
settimane mangiando una volta alla settimana. Voleva una risposta da Dio a
proposito di un passo delle Scritture e Dio continuava a non svelargliene il
significato. Allora si disse: «Ecco, ho fatto tanta fatica e non m'è servito a
nulla; andrò a chiederlo a un fratello».
Appena chiuse la porta per andarsene, gli fu inviato un angelo del Signore,
che gli disse: «Le tue settanta settimane di digiuno non ti hanno avvicinato a
Dio, ma ora che ti sei umiliato al punto da andare dal tuo fratello ti sono
stato inviato a spiegarti il senso del passo della Scrittura».
Gli svelò il senso di ciò che chiedeva, e poi si allontanò da lui.
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7 GENNAIO
l,A BROCCA
Nel grande regno del Burundi, nel magico cuore dell'Africa, viveva
la grande famiglia Mocambi. Il
signore e la signora Mocambi, pur
essendo ricchi e rispettati, non avevano figli.
Immaginatevi la gioia di tutti, quando la signora Mocambi si accorse di
aspettare un bambino. Perfino i futuri nonni facevano le capriole per la felicità.
Ma il giorno della nascita del bambino fu un giorno tristissimo, che
lasciò tutti esterrefatti. Perché invece del bambino tanto atteso nacque una
brocca. Avete capito bene: proprio una brocca, uno di quei vasi di terracotta
che hanno la forma di una donnina e che servono per contenere l'acqua. Che fare?
Che razza di magia o maledizione o cataclisma era mai quell'arnese? Di certo non
assomigliava per niente a un figlio.
Decisero di andarsene via tutti quanti: papà, mamma, nonni, domestici,
cani, gatti e galline. Abbandonarono la casa, lasciandovi dentro quel mostro
indesiderato. Ma la brocca, poverina, li seguiva rotolon rotoloni e gridava: «Papà
e mamma della brocca, aspettate la vostra figlia brocca!».
Ma più gridava, più gli altri avevano paura e scappavano correndo a
perdifiato. La brocca rotolava e piangeva. Finalmente il vento ne ebbe pietà e,
intenerito, la sollevò in aria e la portò nel cuore della foresta su un
soffice tappeto di erba e foglie.
La famiglia Mocambi tirò un sospiro di sollievo e, sentendosi liberata
per sempre da quell'incubo, chiese ospitalità al potente principe della
regione.
Un po' di anni dopo, proprio il principe, che era ormai diventato re,
cavalcava nella foresta. Arrivato nella bella radura scese da cavallo per
schiacciare un pisolino sull' erba soffice e scorse tra i cespugli la brocca
abbandonata.
«Com'è bella!», esclamò. La prese in braccio e la portò nel suo
palazzo d'avorio e diamanti. La mise nell'atrio del salone delle feste, come
ornamento.
Dovete sapere che il palazzo del re era molto bello, ma anche sporco e
impolverato. Un po' perché i servi erano fannulloni, un po' perché si sentiva
la mancanza di una regina che badasse alla casa. Ma dal momento in cui la brocca
entrò nel palazzo tutto cambiò.
I servi cominciarono a trovare tutto spazzato, spolverato e riordinato.
E non riuscivano a capire come succedeva, anche se ne erano ben contenti e
passavano la giornata a giocare a briscola e a rubamazzetto.
Anche il re quando si trovò a sedere su un trono tutto lucidato e
splendente, si incuriosì. Una notte, invece di andare a dormire, si mise dietro
una porta e cominciò a spiare la brocca.
A mezzanotte in punto, dalla brocca sbucò una bellissima fanciulla che
si mise subito a spolverare e pulire i mobili. Fu un colpo di fulmine. Il re si
innamorò pazzamente della bella e giudiziosa fanciulla.
La prese per mano e le disse: «Esci immediatamente dal regno dei morti
e entra in quello dei vivi». Poi la fece sedere sul trono accanto a sé perché
diventasse la sua sposa.
Fu organizzata una festa come non si era mai vista da quelle parti.
Tutti i sudditi dovevano venire a rendere omaggio alla nuova bellissima regina
del Burundi.
Fu così che arrivò anche la famiglia Mocambi. Quando la regina li vide
arrivare tornò a nascondersi nella brocca e gridò: «Papà e mamma della
brocca, aspettate la vostra figlia brocca». I Mocambi rimasero a bocca aperta,
ma poi la regina uscì dalla brocca e li abbracciò. Aumentando la confusione
del signore e della signora Mocambi che in un colpo solo scoprivano di avere una
figlia e di essere suoceri del re.
Poi la regina seria seria soggiunse: «Non abbandonate mai il vostro
rampollo: è un
essere umano che va trattato come gli altri. Quella che a voi sembra una brocca,
può contenere una regina!».
Quanti «involucri» insignificanti contengono splendide regine!