Lo Scrigno
In ognuno di noi, si nasconde nel profondo dell'anima,
qualcosa che nessuno può scoprire se non si apre il proprio cuore.
"E' bene tenere nascosto il segreto del re,
ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio."
(Tobia 12,7)
Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli
è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".
(Matteo 13,52)
Ecco perché "LO SCRIGNO"
E' il tesoro nascosto nel segreto del cuore
che si apre per divenire dono a coloro che lo chiedono
Qui troverai brani di vari autori e qualcosa di "Una mendicante di Dio"
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Parabola del tesoro e della perla
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo;
un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia,
e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Matteo 13,44-47
Meditazioni, Poesie, Pensieri, ed altro.......
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Siediti ai bordi
dell’aurora
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte
per te scintilleranno
le stelle.
Siediti ai bordi del torrente
per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio
DIO ti parlerà.
- Swami
Viveckananda -
Una vita abbandonata nella braccia di Dio
Così
scrive la mistica francese Madeleine Delbrel, che testimoniò Dio nella
periferia più “rossa” di Parigi nell’ultimo dopoguerra:
"Per essere un buon danzatore, con Te come con gli altri, non
occorre sapere dove conduca la danza. Basta seguire il passo, essere contento,
essere leggero, e soprattutto non essere rigido. Non occorre chiederti
spiegazioni sui passi che ti piace fare. Bisogna essere come il prolungamento,
agile e vivo, di Te. E ricevere da Te la trasmissione del ritmo
dell’orchestra.
Bisogna
non volere avanzare ad ogni costo, ma accettare di voltarsi indietro, di
procedere di fianco. Bisogna sapersi fermare e saper scivolare anziché
camminare. E questi sarebbero soltanto passi da stupidi se la musica non ne
facesse un’armonia. Noi però dimentichiamo la musica del Tuo spirito, e
facciamo della vita un esercizio di ginnastica; dimentichiamo che fra le Tue
braccia la vita è danza e che la Tua santa volontà è di
un’inconcepibile fantasia.
Se
fossimo contenti di Te, Signore, non potremmo resistere al bisogno di danza che
dilaga nel mondo, e arriveremmo a indovinare quale danza Ti piace farci danzare
sposando i passi della Tua Provvidenza".
Stupenda immagine di come può essere la nostra vita abbandonata nelle mani di Dio.
Il silenzio
<<Corde tacito mens bene conscia conservat patientiam...>>
Il silenzio diventa forza per portare la prova.
Il lamentarsi, il discutere, il parlare delle difficoltà fa invece diminuire le forze.
Di fronte alle prove personali, prima di ribellarsi,
prima di ragionare sulla situazione,
bisogna mettersi in silenzio, attendere umilmente che Dio ci manifesti il suo disegno,
credendo di essere sempre e ancor più nelle sue mani.
(da un inno per i martiri)
Chiedi
Chiedi all’aurora: ti dirà contempla lo splendore del nuovo giorno
Chiedi al sole:
ti dirà riscaldati sotto i miei raggi
cocenti
Chiedi alle stelle: ti diranno di brillare come puro rubino
Chiedi alla luna: ti dirà veglia e prega nella notte oscura
Chiedi al cielo: ti dirà di scoprire il colore del divino
Chiedi al mare: ti dirà sii una goccia d’acqua nell’oceano
Chiedi agli uccelli: ti diranno spiega le ali e squarcia l’infinito
Chiedi al vento: ti dirà sii come una brezza leggera
Chiedi al tramonto: ti dirà siediti ai bordi della tua anima e contempla il capolavoro di Dio
Chiedi al tuo cuore: ti dirà ama con tutta la forza dell’amore
Chiedi a Dio: ti dirà sin dall’eternità sei mio
(La mendicante di Dio)
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E Quando.......
.....E
quando siederò sulla sponda del Tuo cuore,
sentirò
il battito del cuore mio
E
quando nel profondo
il
mio rivolo d’acqua scorrerà nel Tuo torrente,
disseterò
la mia anima
alla
fonte dell’amore Tuo
(La mendicante di Dio)
*****
Dedicato a mio fratello Sergio - Ti Affido
Da
un grembo di donna
sei
nato alla vita,
nel
grembo di Dio riposi la tua anima.
Al
vento affido il tuo spirito
e
su ali d’aquila s’innalzi,
dove
l’infinito non ha confini,
dove
il canto melodioso dell’anima
si
unisce allo spirito;
dove
non c’e’ tramonto,
dove
l’alba non ha fine;
al
gabbiano con l’ala spezzata
che
s’infrange sugli scogli.
Nella
tempesta gridero’ il mio dolore,
nel
mare sciogliero’ le mie lacrime
che
il fondo degli abissi
tramutera’
in perle.
A
Dio, il mio intimo pensiero.
….E
dove niente si perde,
le
nostre anime si uniranno.
(La mendicante di Dio)
*****
Nella mia preghiera: Tu mi ascolti
Nel mio silenzio: Tu mi parli
Nella mia solitudine: Tu ci sei
Nel mio deserto: La tua è presenza
Nel mio intimo: la tua pienezza
Nel mio cuore: il tuo amore
Nella mia vita: il mio continuo desiderio di Te
(La mendicante di Dio)
*****
IL POVERO E LA PERLA
La
perla di gran valore è nascosta profondamente
Come pescatore di perle, o anima mia, tuffati,
tuffati
nel profondo,Tuffati ancora più giù, e cerca!
Forse
non troverai nulla la prima volta.
Come
un pescatore di perle, o anima mia,
senza
stancarti, persisti e persisti ancora,
Tuffati
nel profondo, sempre più giù,
e
cerca! Quelli che non sanno il segreto,
si
burleranno di te, e tu ne sarai rattristato.
Ma non perdere coraggio, pescatore di perle, o anima mia!
La perla di gran valore è proprio là nascosta, nascosta proprio in fondo.
E’ la tua fede che ti aiuterà a trovare il tesoro.
Ed
è essa che permetterà che quello che era nascosto sia infine rivelato.
Tuffati nel profondo, tuffati ancora più giù,
come un pescatore di perle, o anima mia,
E cerca, cerca senza stancarti. -
(Swami Paramananda)
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L’assenza dell’Amato causa un gemito continuo nell’amante poiché,
dato che ama solo Lui, all’infuori di Lui non trova alcun riposo e sollievo.
Tale gemito emette l’anima nel suo cuore innamorato,
poiché il gemito scaturisce dove si ha la ferita d’amore.
Ella grida addolorata per la mancanza dello Sposo, specie se,
dopo avere gustato qualche dolce sua comunicazione,
improvvisamente si trova arida e sola
(S.Giovanni
della Croce -Cantico spirituale B.1,14)
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Mendicante per amore
(di
don Ezio Del Favero)
In un regno sconosciuto viveva un re, buono e giusto, che si preoccupava anzitutto di soccorrere i miseri e di procurare una vita migliore a tutti. Un giorno, al ritorno da un lungo viaggio, vedendo accanto a un gregge una ragazza bella, sorridente, graziosa, il sovrano fu assalito da un'emozione sconosciuta. Tornò alla reggia con la pastorella nel cuore. Nei giorni che seguirono continuò a pensare a lei. Avrebbe potuto usare il suo potere per sedurla presentandosi con le vesti da sovrano, seduto sulla carrozza reale. Ma il suo sogno era di essere amato per quello che era.
Una sera il re chiamò
l'intendente, gli affidò gli affari del regno, si vestì da mendicante e partì
per il paese dove abitava la pastorella. Arrivato in quel luogo si mise a
servizio della gente, vivendo di ciò che gli veniva dato in cambio. Quando
poteva, si avvicinava alla ragazza e le offriva le uniche ricchezze in mano sua:
le perle del suo animo, i diamanti del suo spirito, i gioielli del suo cuore.
L'aiutava a trasportare i secchi del latte, le offriva semplici fiorellini, le
raccontava le storie che aiutano a superare la miseria e fanno sognare.
All'inizio la ragazza era un po' imbarazzata, perché il giovane era uno
straccione, ma poi si era lasciata incantare dalle sue maniere delicate, così
diverse dalla doppiezza dei giovani che solitamente la corteggiavano.
Un giorno pensò: «Quel giovane è povero, ma quello che vedo brillare
nei suoi occhi vale più di tutto l'oro del mondo!». Da allora cominciò ad attendere,
con impazienza, il momento quotidiano dell'incontro con lui.
Un
giorno il ragazzo non arrivò. Il giorno dopo neppure. Allora la pastorella
decise di andarlo a cercare nelle periferie della città. Dopo lungo cercare,
incontrò una donna che conosceva il giovane e lo stimava per la sua rinomata
bontà. Costei la condusse alla capanna del ragazzo, da alcuni giorni immobile,
divorato dalla febbre, moribondo. La pastorella si avvicinò al capezzale, posò
la mano sulla fronte del malato e gli parlò sorridendo. Lui, per un istante,
si svegliò, sorrise, poi piombò in un coma profondo. Da quel giorno la ragazza
si prese cura di lui. Pian piano, grazie alle sue cure delicate, il giovane uscì
dal coma; quando fu in grado di parlare, le raccontò la storia di un Re che si
era innamorato di una pastorella, ma, temendo di essere ricambiato solo per le
sue ricchezze, si era fatto mendicante.
Lei
chiese, senza immaginare la verità: «Come andò a finire?». Lui rispose: «Dipende
da te!». Poi continuò: «Quel re sono io e tu sei la Regina del mio cuore;
senza di te sarei davvero il più povero dei mendicanti». Andò a finire che
vissero insieme, felici.
Se mendicassimo l’amore, quello autentico, cercandolo nei
cuori giusti,
scopriremmo il tesoro più grande: le sorprese e le emozioni
che solo l’amore vero sa dare
*****
Lo scrigno e le perle
Un uomo trovò delle perle di grande valore.
Decise di venderle al mercato degli oggetti preziosi.
Per meglio attirare i clienti si procurò uno scrigno in legno, lo dipinse, lo profumò e vi mise le perle.
Poi si recò al mercato, trovò un posto conveniente, vi appoggiò lo scrigno e lo aprì per metterne in mostra il contenuto.
Si avvicino' un ricco signore, prese lo scrigno, lo rigirò fra le mani, lo chiuse, lo annuso'.., poi lo osservò di nuovo, lo aprì, prese le perle e le consegnò al venditore chiedendo di poter acquistare lo scrigno.
E le perle rimasero invendute.
Giunto al palazzo il signore mostrò al saggio consigliere lo scrigno, prima di offrirlo all’amata.
Il saggio disse: “Cosa contiene di prezioso?”
Lui rispose: “Nulla! “, ma si ricordò delle perle.
Il consigliere aggiunse: “Che senso ha offrire alla signora uno scrigno vuoto? Uno scrigno è come una conchiglia: vale nella misura in cui difende e contiene qualcosa di prezioso! “.
E così il signore capì il valore delle perle e corse al mercato per acquistarle, sperando che non fosse troppo tardi.
Ci lasciamo più facilmente sedurre dall’esteriorità e dalla forma delle cose.
Dovremmo invece cercare, al di là dell’involucro, la sostanza, la verità in ogni situazione e la perla nascosta nel cuore di ogni persona.
(tratto da <<La perla il sole e altre favole – Ezio del Favero – Gribaudi)
Chi è il mendicante di Dio
Quando dici: <<Dacci oggi il nostro pane quotidiano, confessi di essere un mendicante di Dio.
Ma non arrossire: per quanto uno sia ricco sulla terra, è sempre un mendicante di Dio.
Il mendicante sta davanti alla casa di un ricco: ma anche lo stesso ricco sta davanti alla casa del gran Ricco. Si chiede l'elemosina a lui ma la chiede anche lui.
Se non fosse nel bisogno, non busserebbe alle orecchie di Dio con la preghiera.
(Dai discorsi di S.Agostino n.56,9)
Non
stancarti di andare
Anche se la strada è lunga e faticosa, se ti senti già arrivato,
se
sei al bivio della tua vita, non stancarti di andare
Se nel percorrere la strada, ti accorgi che è in salita,
se ti senti smarrito perché arduo è il cammino,
non
stancarti di andare
Se ti pesa il bagaglio,dell’ orgoglio, dell’invidia,
se avverti la stanchezza come amica, lascia la zavorra,
svuota la tua bisaccia, calza i sandali del pellegrino
non stancarti di andare e và per la tua strada,
affronta con coraggio i pericoli e…..
dopo che sarai arrivato alla mèta,
la felicità dell’ impresa riuscita sarà tua……
(La
mendicante di Dio)
Il
Tesoro
Ai
giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam soleva raccontare la
storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel, a Cracovia.
Dopo
anni di dura miseria, che però non avevo scosso la sua fiducia in Dio, gli era
stato ordinato in sogno di cercare un tesoro della città di Praga presso il
ponte che conduce al castello reale. Quando il sogno si ripete la terza volta,
Rabbi Eisik si mise in cammino e andò a Praga a piedi. Ma presso il conte
stavano giornate sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare. Tuttavia
andava al ponte ogni mattina e vi girava attorno fino a sera.
Finalmente
capitale le guardie, che l'aveva osservato, gli chiese amichevolmente se
cercasse qualcosa o se aspettasse qualcuno. Rabbi Eisik raccontò il sogno che
l'aveva condotto lì da così lontano.
Il
capitano rise:
“e
tu povero diavolo sei venuto fin qui con le tue scarpe logore per un sogno! Sì,
presta fede ai sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi la via tra le gambe
quando una volta mi fu ordinato in sogno di andare a Cracovia e nella stanza di
un ebreo, che doveva chiamarsi Eisik figlio di Jekel, dissotterrare di sotto la
stufa un tesoro. Eisik figlio di Jekel! Mi vedo proprio buttare all'aria e
pavimenti di tutte le case laggiù dove una metà degli ebrei si chiama Eisik e
l'altra Jekel!“
E
rise di nuovo. Rabbi Eisik si inchinò, tornò a casa, dissotterrò il Tesoro e
costruì la sinagoga che si chiama la Scuola di Reb Eisik figlio di Reb Jekel.
“ricorda
questa storia,“ soleva aggiungere Rabbi Bunam, “e afferra bene ciò che
significa: che vi è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo,
neppure dallo zaddik, e che pure vi è un luogo dove la puoi trovare“.
M. Buber, I racconti dei Chassidim, Grazanti 1985, pp 569-570
Lo
Stupore di una Presenza
Come bimbo affascinato davanti alla novità,
i
miei occhi si aprono
Avverto
lo stupore di una Presenza.
Avvolto, mi lascio trascinare.
E’
Invisibile, Trascendente.
Mi
attrae……Contemplo una Presenza incandescente.
in
ginocchio, …..In silenzio, mi prostro. Adoro!
Come una calamita
Con amore travolgente, mi fermo alla Tua Presenza.
Estasiato dal silenzio che irrompe nel Tempio Sacro,
il mio intimo è attratto a Te con forza prorompente.
Il cuore sussulta e l’anima sembra percepire dolci parole:
“Attirami a Te…..”
E l’anima dell’amato ascolta il gemito dell’Amante
e corre con piedi di cerva alla Fonte,
corre a dissetarsi alla Sorgente.
(La mendicante di Dio)
Un Dio innamorato
"Vivere
è danzare"... dice Madeleine Delbrel. Ma la gioia della danza sta
nell'abbandono, agile, tra le braccia robuste dell'uomo che ti guida. Quanto
più quelle braccia sanno il tocco giusto, tanto più la tua persona diviene
leggerezza, bellezza, poesia...!
La santità consiste nel rischiare un Partner, nella danza della propria vita,
tremendo e favoloso, che è Dio stesso, al Quale affidare "il ballo della
nostra obbedienza".
Tutta la Bibbia racconta questo invito "nuziale" che Dio fa al suo
popolo e ad ogni anima, perché divenga la sua sposa e con docilità sia
condotta al giorno delle nozze eterne.
In particolare i Profeti hanno tracciato quasi una immagine sintetica di questa
avventura d'amore di Dio nei confronti del suo popolo di sempre, leggendo la
vicenda dell'Alleanza sinaitica e poi l'esperienza del deserto come momento di
un amore offerto, tradito e poi perdonato. Sono le pagine più calde di tutta la
Bibbia nelle quali scoprire il vero volto di Dio e la sua misericordia di fronte
all' "adulterio" dell'uomo che è il peccato. E' quella che si può
chiamare: la canzone dell'amore di Dio per la sua sposa.
Chi l'avrebbe mai detto: Dio è un nostalgico! "Così dice il Signore: Mi
ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo
fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata. Allora
eri soltanto mia!" (Ger 2,2-3). Il deserto come tempo del primo amore tra
Dio e Israele e come il luogo dell'educazione all'amore: "Il Signore vostro
Dio vi ha messo alla prova per conoscere se veramente amate il Signore vostro
Dio con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima" (Dt 13,4).
Ezechiele ha qui una delle pagine più sublimi. Immagina che Israele sia come
una bambina appena nata, che i genitori suoi hanno esposta: destinata alla
morte.
"Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e
non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale,
né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse su di te per farti una
sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti
gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita - destinata alla
morte, come ogni uomo! - Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel
sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l'erba del campo" (Ez
16,4-6).
"Vivi e cresci" è la prima parola di Dio sull'uomo; ma poi molto di
più:
"Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il
tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e
scoperta. Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore;
giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia!" (Ez 16,7-8).
Se Dio ci crea per la vita, poi ci cerca per l'AMORE! Un amore giovanile,
appassionato, quale traluce nella dolcissima parabola d'amore del Cantico dei
Cantici: "Mi hai preso il cuore, sorella mia, mia sposa, con un solo tuo
sguardo. - Per me c'è solo lei, la mia stupenda colomba. - Quanto sei bella,
come sei graziosa, amore mio, delizia mia" (passim).
E' quindi con la baldanza dell'innamorato e la tenerezza del fidanzato che Dio
entra nella storia dell'uomo: "Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e
ti unsi con olio; ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il
capo di bisso e ti ricoprii di seta; ti adornai di gioielli: ti misi
braccialetti ai polsi e una collana al collo: misi al tuo naso un anello,
orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna
d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina
e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino
ad esser regina. La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che
era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore
Dio" (Ez 16,9-14).
Un innamoramento con esplicita promessa di matrimonio: "Si, come un giovane
sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per
la sposa, così il tuo Dio gioirà per te" (Is 62,5). E la sposa attenta
sente l'arrivo dell'innamorato: "Eccolo, viene saltellando per i monti,
balzando per le colline. Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un
cerbiatto. Ecco, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia
attraverso le inferriate" (Cant 2,8-9).
E veramente il nostro Dio ha scavalcato gli abissi che separano divinità e
umanità, e s'è fatto Sposo (cfr. Mt 9,15 e Gv 2,10) per realizzare quel
sublime mistero che è l'incarnazione, cuore e contenuto di tutta la nostra
fede. Scrive Sant'Agostino: "L'utero della Vergine fu la stanza nuziale
nella quale si sono uniti lo Sposo e la Sposa, il Verbo e la carne" (In IGv).
"Cristo infatti ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" -
modello dell'amore sponsale (Ef 5,25-32).
E la Gerusalemme celeste "ornata come una sposa pronta per andare incontro
allo sposo" (Ap 21,2), sarà definitivamente "la sposa
dell'Agnello" (Ap 21,9).
Dirà San Paolo di ogni vero cristiano: "Vi ho promesso in matrimonio a un
solo sposo, a Cristo, e intendo presentarvi a lui come una vergine pura"
(2Cor 11,2). "Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca
sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la
riceve" (Ap 2,17). E' il brillantino del fidanzamento ...!
Quanto poi Israele - a questo primo amore nel deserto - sia stato fedele, lo
dice un lamento in Geremia: "Nessuna ragazza dimentica di mettersi i suoi
gioielli, nessuna sposa dimentica l'abito di nozze. Il mio popolo invece si è
dimenticato di me da troppo tempo" (Ger 2,32).
E noi, quante volte abbiamo abbandonato "la veste nuziale" (cfr. Mt
22,12)? Per questo la nostalgia di Dio per il primo amore, si trasforma in
richiamo pressante e forte: "Ho un rimprovero da farvi; non avete più
l'amore dei primi tempi. Come siete cambiati! Ricordate come eravate da
principio, tornate ad essere come prima!" (Ap 2,4-5).
Anche
tu, come Gesù puoi offrire
«Eccoti
qui, mio Dio. Cerchi me? Che cosa vuoi? Non ho niente da darti.
Dopo
il nostro ultimo incontro, per te non ho messo da parte niente.
Niente...
Non una buona azione. Ero troppo stanca.
Niente...
Non una buona parola. Ero troppo triste.
Il
disgusto della vita, la noia, la sterilità.
—
Offri!
L’impazienza,
ogni giorno, di vedere la giornata fluita, inutilmente;
il
desiderio di riposare libera dal dovere e dagli impegni,
L'indifferenza
per il bene da fare, la stanchezza di te, mio Dio!
—
Offri!
Il
torpore dell’anima, il rimorso per la mia apatia
e
l'apatia più forte del rimorso...
Il
bisogno di essere felice, la tenerezza che sfibra,
il
dolore di essere quel che sono senza scampo...
— Offri!
Turbamenti,
paure, dubbi.
Signore!
Proprio come uno straccivendolo te ne vai in giro a raccattare... rifiuti e
immondizie. Che ne vuoi fare, Signore?
— “Il Regno dei Cieli” ».
(Marie-Noel)
(da
“A volte basta un raggio di sole” –
piccole storie per l’anima di Bruno Ferrero)
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Più profonda è la ferita
più forte è l'amore
Più alto il grido disperato
più intimo il desiderio di Dio
Più lontano il gemito dell'attesa
più dolce è vicino il volto divino
Più intensa la ricerca di Dio
più nascosta nell'intimo la presenza Dio
(La mendicante di Dio)
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Lascia che la sofferenza penetri nel tuo
cuore come una lama affilata:
solo lacerando le sue fibre
potrai sentirne il grido dell'amore
(La mendicante di Dio)
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L'anima chiamata a volare ad alta quota, non può contentarsi di rasentare la terra bassa.
Ha bisogno di spazi, di vuoti, ha bisogno di allargare il proprio orizzonte, scrutare l'alto, tendere all'infinito. Ma finché non avrà fortificato le sue ali e temprato con la volontà il desiderio, il suo volo verso l'alto sarà sempre legato ad un filo.
(La mendicante di Dio)