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Ai miei cari
INTRODUZIONE
Prendendo spunto dalla diatriba tra coloro che riconoscono all’intelligenza una matrice innata e coloro che ritengono che l’intelligenza sia un’acquisizione dovuta all’interazione con l’ambiente, devo affermare che in questo ultimo decennio vi è stata una rivoluzione copernicana nell’ambito delle scienze cognitive. Gli studi sul cervello sono un terreno vasto e fecondo: un quarto dei premi Nobel per la medicina sono andati a scoperte che riguardano il sistema nervoso. Oggi conosciamo abbastanza bene la struttura e i ruoli delle varie zone cerebrali, la chimica dei neurotrasmettitori, i meccanismi della memoria, del sonno, del sogno, della percezione sensoriale. Sappiamo anche che il cervello è plastico, si rimodella continuamente, a tutte le età, anche grazie a cellule staminali: è caduto quindi, il dogma secondo cui il nostro patrimonio di neuroni, dalla nascita in poi, può soltanto impoverirsi. Più arduo comprendere le funzioni superiori, come funzioni l’intelligenza, o cosa sia la creatività. Secondo la tesi della modificabilità cognitiva strutturale, ogni individuo, in qualsiasi momento della propria vita, è modificabile sul piano cognitivo; essa afferma che potenzialmente ogni essere umano può rimettersi in gioco nel processo di apprendimento attivato e sviluppando risorse ancora latenti. La modificabilità cognitiva è possibile e scientificamente dimostrabile. In passato si attribuivano tutte le capacità di un individuo al genoma per dimostrare che l’ “intelligenza” viene ereditata. In questo caso si poneva il quadro di un intelligenza fissa, immutabile, che non può essere cambiata; quindi per le generazioni future solo le persone intelligenti sarebbero in grado di contribuire a questo mondo, gli altri sarebbero solo dei consumatori. Si ritiene che l’educazione può cambiare il comportamento mentale, emotivo, motorio: si afferma che il pensiero può costituire l’intelligenza attraverso delle esperienze di apprendimento mediato. E’ dimostrato, infatti, come gli stimoli esterni adeguati possano produrre dei cambiamenti permanenti e come gli esseri umani, aumentando il loro sistema di bisogni, siano obbligati ad ampliare anche il repertorio di modalità per rispondere a tali necessità. L’elemento che permette di allargare il ventaglio di esigenze, di rinforzare lo stimolo al cambiamento e di sollecitare nel soggetto una risposta, è l’ambiente. Lo psicologo israeliano Reuven Feuerstein ha dimostrato come l’intelligenza si possa sviluppare a qualsiasi età e come una deprivazione culturale dovuta all’ambiente possa far sembrare stupidi bambini in realtà molto dotati. Feuerstein in occasione del Seminario Nazionale svoltosi a Milano il 4/5 marzo 2001 ha fatto un appello: “Uomo non credere di possedere l’intelligenza ma continua ad apprendere ... impara ad essere intelligente”. In questa tesi procederò ad esporre le origini fisiologico-neurologiche, filosofiche ed epistemologiche che hanno portato alla scoperta della teoria della modificabilità cognitiva, quindi passerò alla descrizione della la Teoria vera e propria, in seguito andrò a demitizzare la tesi dell’ereditarietà, e procederò alla critica della teoria, ipotizzandone: le sue conseguenze nell’ ambito scolastico e le diverse “trame” di apprendimento.
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