IL NAZIONALSOCIALISMO
Il nazionalsocialismo fu fondato da Hitler nel 1920. Era un
partito fondato sull’idea di condannare la pace e di suscitare nei tedeschi il
mito della razza nella convinzione dalla supremazia della stirpe germanica.
Questo movimento voleva impadronirsi del mondo.Nel 1933
assunze il potere della Germania e nominò Hitler cancelliere del Reich.Egli
divenne ben presto sia capo del governo che dello stato con poteri illimitati.
Vennero subito soppressi i partiti e le libertà
costituzionali. SI instaurò un clima di terrore grazie alle crudeli SS, alla polizia segreta di stato o
Gestapo. Furono realizzati i campi di concentramento allo scopo di sterminare
tutti coloro che non appartenevano alla razza ariana, l’unica che aveva diritto
a dominare il mondo. Furono disciolti i sindacati, la bandiera fu sostituita
dal vessillo con la croce uncinata o svastica simbolo della razza superiore.
In nome del nazionalsocialismo iniziò contro gli Ebrei una
feroce persecuzione, che divenne ben presto un vero genocidio.
L’obbiettivo perseguito di conquistare il proprio spazio
vitale a scapito delle altre nazioni europee determinò lo scoppio della II
guerra mondiale.
La
stretta di mano tra Hitler e Mussolini dopo la stipulazione del Patto di Monaco
nel 1938. Foto: Archivio IGDA
Purtroppo
in queste idee razziste fu coinvolta anche l’Italia, grazie agli accordi che
Mussolini aveva stipulato con Hitler.
Anche in Italia prese campo una politica di antisenitismo che vide la cattura e la deportazione di intere famiglie ebree che da generazioni vivevano in Italia.
Nazionalsocialismo:
cancello d'ingresso del campo di concentramento di Dachau. Foto: IGDA / C.
Pozzoni
In Germania i primi campi di concentramento apparvero
appena Hitler prese il potere. Fu subito evidente che erano nati per lo
sterminio preparato scientificamente delle razze considerate inferiori: ebrei,
in primo luogo, ma anche antinazisti, comunisti, socialdemocratici, protestanti
e obiettori di coscienza che ufficialmente dovevano essere rieducati.
Ben presto l’organizzazione dei campi di concentramento
divenne così ampia che Hitler volle affidarli alla custodia delle SS, la
polizia di regime crudele ed insensibile.
Nei campi la tortura era normale, così come l’eutanasia
come mezzo di “soppressione di vite indegne di essere vissute”. Nei campi della
“morte lenta” prese campo lo sterminio razionale con le camere a gas e i formi
crematori: uccidevano le persone con il
gas e poi le bruciavano perché non ne rimanesse traccia.
Soprattutto durante la seconda guerra mondiale i campi
furono un’ enorme riserva di schiavi che lavoravano gratis fino a morire e
sempre rinnovabile.
Tali campi furono distribuiti fin dall’inizio della guerra
in tutta la Germania, ma anche in Polonia, in Austria e in altri paesi. In
ognuno gli internati facevano parte di un distaccamento ed era destinato a
lavori ben precisi. Sorgevano in luoghi disabitati, malsani ed erano composti
da baracche di legno costruite dagli stessi prigionieri. Erano chiusi da filo
spinato nel quale era immessa corrente elettrica. Le torrette sorvegliavano il
campo. Fra i prigionieri le SS sceglievano i Kapò che comandavano gli altri
internati; essi si rivelarono spesso crudeli come i loro aguzzini. Ogni
prigioniero aveva sulla casacca un triangolo di stoffa di colore diverso a
seconda del motivo per cui dovevano essere “rieducati”. Inoltre avevano un
numero di identificazione impresso direttamente sulla pelle con un marchio a
fuoco.
Austria: scorcio del convento delle suore di clausura lungo la recinzione del campo di sterminio di Auschwitz. Foto: IGDA / A. Vergani
Le punizioni per motivi irrisori erano frequenti e
durissime; il cibo era scarso e spesso avariato e dunque le vittime erano
numerose. Le condizioni di schiavitù riduceva anche i più forti a scheletri
viventi.
A scadenze mensili il comando del campo procedeva a
eliminare coloro che non erano più buoni a lavorare con le camere a gas.
Molti furono i tentativi di fuga stroncati dai massacri.
Forze il numero preciso degli assassinati non si conoscerà
mai, alcuni parlano di 9 milioni di morti, altri dicono che i morti nei campi
di concentramento furono almeno 11 milioni. Del resto interi convogli di
prigionieri arrivavano nei campi e non lasciavano traccia nei registri
ufficiali.
Per quanto riguarda l’Italia i deportati furono 43000 e ne
sopravvissero solo 3000.
Seconda guerra mondiale: Mussolini annuncia
l'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno 1940). Foto: Archivio IGDA
I sopravvissuti portano ancora oggi nel corpo e nello spirito i segni indelebili dei campi di concentramento. Alcuni di essi non sono riusciti a sopportare la disperazione e il dolore di quei giorni terribili, come per esempio PRIMO LEVI.
Questo grande scrittore esprime nella sua famosa poesia SE
QUESTO E’ UN UOMO il suo profondo desiderio che le future generazioni ricordino
sempre ciò che è successo nei campi di concentramento.
SE QUESTO E’ UN
UOMO
( di Primo LEVI)
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavoro nel fango
che non conosce pace
che lotta per un pezzo di pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare.
MEDITATE CHE QUESTO E’ STATO:
VI COMANDO QUESTE PAROLE
SCOLPITELE NEL VOSTRO CUORE
STANDO IN CASA ANDANDO PER VIA,
CORICANDOVI ALZANDOVI;
RIPETETELE AI VOSTRI FIGLI.
(Dal libro omonimo di Primo Levi)
Informazioni
rielaborate ed immagini tratte
dall’enciclopedia multimediale OMNIA GOLD, 1999/2000