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SALUSTIO: Degli dèi e del mondo

 

L'Imperatore Giuliano ebbe come amico e collaboratore Saturninius Secundus Salutius, che ricoprì la carica di praefectus praetorio Orientis.

A lui Giuliano dedicò la quarta orazione, "A Helios re", e l'orazione ottava, scritta al tempo in cui il futuro imperatore era ancora Cesare in Gallia.

Salustio, autore del trattato "Degli dei e del mondo", è stato identificato con Saturninius.

Nell'opera viene presentata la filosofia della religione che Giuliano, nel poco tempo che ebbe a disposizione, cercò di difendere contro l'avanzata del cristianesimo.

Questi sono alcuni dei concetti fondamentali:

- Esiste una Causa Prima, da cui derivano gli dèi e da questi procede il mondo.

- Gli dèi non sono antropomorfi.

- Il mondo è coeterno con gli dèi da cui procede.

- Gli uomini hanno un'anima immortale, che partecipa del divino.

- L'anima è in grado di migrare da un corpo ad un altro in vite successive (metempsicosi).

- I miti servono a palesare la verità sugli dèi a tutti gli uomini in forme diverse.

- Il culto non serve agli dèi, ma agli uomini.

- Fine di ogni uomo è l'unione con gli dèi.

- L'unione si raggiunge operando secondo virtù, ossia secondo ragione e giustizia.

- Il male deriva da un errore di interpretazione del bene.

- Se le anime operano secondo virtù, dopo la separazione dal corpo si uniranno agli dèi.

L'opera di Salustio trae origine dalle concezioni della filosofia neo-platonica e dalla religione classica del mondo greco-romano.

Ma la serena visione della cultura pagana sarà sommersa dalle idee provenienti dal paese che un tempo era stato dei Canaaniti e dei Filistei.

Gli uomini diverranno preda del peccato e della colpa, attenderanno tremebondi la fine del mondo e il giudizio universale.

Su fiume Frigido sventoleranno per l'ultima volte le insegne di Giove.

Distruzione e morte si abbatteranno sugli ultimi fedeli degli dèi.

 

Località: Impero Romano

Epoca: IV secolo d.C.

Si riportano alcuni pensieri estratti dall'opera di Salustio.

Il testo è stato talvolta sintetizzato per facilitarne la lettura.

I numeri tra parentesi fanno riferimento ai paragrafi dell'opera.

Nozioni comuni sugli dei (1)

Ogni dio è buono.

Ogni dio è impassibile.

Ogni dio è immutabile.

Le essenze degli dèi (2)

Le essenze degli dèi non hanno origine.

Non derivano da corpi.

Non stanno in un luogo.

Non sono separate dalla Causa Prima o tra loro.

I miti (3)

I miti sono divini.

I miti imitano gli stessi dèi.

I miti rivelano a tutti l'esistenza degli dèi.

Anche il mondo può essere detto un mito.

Tipi di mito (4,1-7)

I miti teologici non hanno a che fare con i corpi ma contemplano le essenze stesse degli dèi. Ad esempio Crono inghiotte i suoi figli. Poiché il dio è di natura intelligente, e ogni intelligenza fa ritorno su se stessa, il mito allude all'essenza del dio. Questi miti si addicono ai filosofi.

I miti naturalistici concernono le attualità degli dei nel mondo. Ad esempio Crono=chronos il tempo. Questi miti si addicono ai poeti.

I miti psichici concernono le attualità dell'anima. Le intuizioni che sorgono nell'anima restano pur sempre in chi le ha concepite. Questi miti si addicono ai poeti.

I miti materialisti sono ad esempio quelli degli egizi che credettero che i corpi fossero dèi. Dire che la terra, il calore, l'umido, l'acqua, i raccolti sono cose sacre agli dèi è sensato, chiamarle dèi è dissennato.

I miti di genere misto. Ad esempio Discordia gettò la mela d'oro durante il banchetto degli dèi. Le dee ne fecero contesa. Zeus affidò il giudizio a Paride, che diede la mela ad Afrodite. Il banchetto designa le potenze ultramondane degli dèi. La mela d'oro rappresenta il mondo. Poichè gli dèi hanno cura del mondo in modi diversi sembra che litighino tra loro a causa della mela. L'anima che vive secondo sensibilità dice che la mela spetta ad Afrodite. Questi miti si addicono ai misteri, in cui ogni iniziazione ha il fine di unirci con il mondo e con gli dei.

Il mito di Attis e della Madre degli dèi (4,8-10)

Il mito. La Madre degli dèi venne presa da passione per Attis sul bordo del fiume Gallos. Gli cinse il capo con un pileo trapunto di stelle. Ma Attis si invaghì della ninfa e abbandonò la Madre degli dèi. Questa fece impazzire Attis che si mozzò i genitali e li inviò alla ninfa. Poi tornò a vivere con la Madre degli dèi.

L'interpretazione. La Madre degli dèi è la dea generatrice della vita. Attis è il demiurgo delle cose transeunti. Il fiume Gallos allude alla Galassia, da cui deriva il corpo che soggiace alle passioni. La madre degli dèi gli fa dono delle potenze celesti. Le ninfe sono preposte alla generazione. Attis rigetta nella generazione le potenze generatrici e si congiunge di nuovo con gli dèi.

Dato che il mito è in stretta affinità con il mondo noi celebriamo un rito che ricorda quegli eventi al fine di imitare il suo grande ordinamento.

La Causa Prima (5,2)

La Causa Prima è unica e vince ogni cosa per potenza e bontà.

Gli dèi procedono dalla Causa Prima.

Tutto partecipa della Causa Prima.

Gli dèi mondani e ultramondani (6)

Gli dèi si suddividono in mondani e ultramondani.

Gli dèi ultramondani si dividono in tre classi:

- alcuni fanno le essenze degli dèi

- altri l'intelligenza

- altri le anime.

Gli dèi mondani si dividono in quattro classi:

- alcuni fanno essere il mondo;

- altri gli danno vita;

- altri infondono l'armonia nel mondo;

- altri stanno a guardia del mondo.

E poiché per ciascuna funzione esiste principio, mezzo e fine gli dèi mondani sono dodici:

- gli dèi che fanno il mondo sono: Zeus, Poseidone (acqua) e Efesto (fuoco).

- gli dèi che animano il mondo sono: Demetra (crono-tempo), Era (aria) e Artemide (luna).

- gli dèi che danno armonia sono: Apollo (sole), Afrodite e Hermes.

- gli dèi che stanno a guardia sono: Hestia (terra), Atena (etere) e Ares.

Gli altri dèi sono dèi in questi. Dioniso in Zeus, Asclepio in Apollo, le Grazie in Afrodite.

Il mondo (7)

Il mondo è imperituro.

Il mondo è ingenerato.

Il mondo esiste per la bontà del dio.

Tutte le cose sono fatte dagli dèi, ordinate dall'intelligenza e mosse dall'anima.

Intelligenza (8,1)

L'intelligenza è una potenza successiva all'essenza e precedente l'anima. Trae dall'essenza la propria realtà.

Anima (8,2-5)

L'anima è ciò per cui si distinguono gli esseri animati dalle cose inanimate.

Le anime sono di due tipi:

- Razionali e immortali. Derivano dagli dèi primari.

- Irrazionali e mortali. Derivano dagli dèi secondari.

Anima irrazionale è vita sensitiva e immaginativa. Segue le affezioni del corpo.

Anima razionale è vita che governa sensazione e immaginazione; si avvale di ragione. Genera virtù se prevale sull'anima irrazionale, vizio se cede. Conosce gli dèi. Disprezza gli affari umani. Si serve del corpo come di uno strumento. Non risiede in esso.

La provvidenza degli dèi (9,1-3)

L'ordinamento del mondo dimostra l'esistenza della provvidenza degli dèi.

La provvidenza degli dèi sussiste senza sforzo per se stessa e indirizza per il meglio ciò di cui si prende cura. Come il sole illumina e riscalda solo per il fatto di esistere.

La provvidenza degli dèi concerne i corpi e le anime.

La fatalità (9,4-5)

La fatalità concerne la sfera corporea; sorge e si esaurisce in essa. Nei corpi risalta la catena delle fatalità.

Gli affari umani sono governati non soltanto dagli dèi, ma anche dai loro corpi celesti. Salute e malattia, fortune e sfortune derivano di là in acccordo col merito.

Tutto è rivolto in direzione del meglio, solo una cattiva educazione o un difetto di natura volgono al peggio i beni che la fatalità ci riserva. Il sole, pur essendo buono per tutti, può recare danno a chi ha occhi malati.

L'astrologia (9,6)

Gli astri non determinano ogni cosa, ma, in certi casi, si limitano ad alludere.

La fortuna (9,7)

E' oggetto di culto sotto il nome di Fortuna la potenza degli dèi che dispone per il meglio i fatti disparati e gli eventi inaspettati.

Buoni e cattivi (9,8)

I cattivi fanno tutto con l'assillo del denaro. Le fortune accumulate dai cattivi non sradicano il loro vizio. Ai buoni basta la virtù.

Virtù e vizi (10)

L'anima irrazionale, entrando nei corpi, crea aggressività e desiderio.

L'anima razionale rende l'anima tripartita: ragione, aggressività e desiderio.

Virtù dell'anima, nel suo complesso, è la giustizia.

Vizio dell'anima è l'ingiustizia.

Ragione
Saggezza
Discernere ciò che è giusto
Stoltezza
Aggressività
Coraggio
Disprezzare le apparenze dei pericoli
Viltà
Desiderio
Moderazione
Non seguire le parvenze del piacere
Intemperanza


Le virtù sono generate da una retta forma di governo e da una buona educazione.


Costituzioni politiche (11)

La tripartizione dell'anima si applica anche alla struttura di uno stato.

Ragione
Governanti
Aggressività
Guerrieri
Desiderio
Popolo

 

Le costituzioni politiche possono essere identificate sulla base della tripartizione dell'anima.

Ragione
Monarchia - Governo del migliore
Tirannide - Assenza di ragione
Aggressività
Aristocrazia - Governo dei migliori
Oligarchia - Governo di pochi scelti tra i peggiori
Desiderio
Timocrazia - Governo dei ricchi
Democrazia - Governo del popolo

 

Il problema del male (12)

Il male non ha natura a sé stante. Come il buio che non esiste per se stesso, ma per assenza di luce.

Nel mondo non c'è nulla di cattivo per natura. I mali appaiono in concomitanza delle attualità degli uomini.

I mali sorgono dal perseguimento della bontà. L'anima tende al bene ma sbaglia sulla sua identità.

Per impedire che l'anima erri esistono vari mezzi:

- arti, conoscenze ed esercizi

- preghiere, sacrifici ed iniziazioni

- leggi e costituzioni

- processi e pene.

Una volta uscita dal corpo l'anima viene purificata dagli dèi purificatori.

Il mondo non ha fine (13)

Gli dèi fanno il mondo per intrinseca potenza.

Ciò che è causa in virtù di una potenza fa corpo unico con i propri effetti, dato che la sua potenza è inseparabile da esso.

Essendo ogni cosa creata per intrinseca potenza, coesiste con il dio. Quindi il mondo non ha fine.

Anche dèì, angeli e demoni scaturiscono dalla potenza.

Quanto più il primo dio differisce dalla nostra natura, tante più potenze mediane devono essere introdotte.

Uomini e dèi (14)

Gli dèi non gioiscono, non soffrono, non si adirano, non possono essere placati con offerte, non cedono al piacere, non reagiscono agli affari umani né positivamente, né negativamente.

Gli dèi sono sempre buoni e aiutano soltanto.

Siamo noi che entriamo in unione con gli dèi se siamo buoni e ce ne distacchiamo se siamo cattivi.

I nostri errori intralciano gli dèi nel tentativo di trasmetterci la luce.

Con le preghiere e i sacrifici non plachiamo gli dèi, ma risaniamo la nostra viltà e ci riorientiamo verso il divino.

Non è il dio a respingere i cattivi. Il sole illumina. Ma chi è privo di vista non può vederlo.

Il culto degli dèi (15)

Gli dèi non mancano di nulla.

La provvidenza degli dèi si distende ovunque. Basta avere la predisposizione ad accoglierla.

I templi imitano il cielo, gli altari la terra, le statue degli dèi la vita, le preghiere il principio intelligente, i simboli scritti le potenze superiori, le piante e le pietre la materia, le vittime sacrificali la vita irrazionale dentro di noi.

Tutto questo non serve agli dèi, ma a noi per trovare l'unione con essi.

I sacrifici agli dèi (16)

Tutto ciò che abbiamo proviene dagli dèi. E' giusto dedicare a chi dona le primizie di ciò che riceviamo.

Preghiere senza sacrifici sono solo discorsi. I sacrifici sono l'anima delle preghiere.

Irreligiosità (18)

Le manifestazioni di irreligiosità non devono affliggere gli uomini assennati. Infatti non toccano gli dèi esattamente come questi non sono toccati dagli onori.

Non è inverosimile che l'irreligiosità sia una forma di castigo. E' ragionevole supporre che quanti, in una vita anteriore, ebbero modo di conoscere gli dèi, ma non li tennero nel dovuto rispetto, siano privati, in una vita successiva, anche del privilegio della conoscenza degli dèi.

La punizione delle anime (19)

Se le pene perseguissero i colpevoli all'istante, gli uomini agirebbero per timore del castigo e non per virtù.

Le anime sono punite una volta che sono uscite dal corpo.

Le punizioni sono affidate all'anima stessa che si sottopone da sola alla pena o ai demoni.

Le pene consistono:

- nell'errare sulla terra

- nell'essere tormentate dai demoni.

La metempsicosi (20)

L'anima può trasmigrare in una creatura razionale ed in tal caso si ha l'animazione del corpo.

L'anima può accompagnare una creatura irrazionale solo dall'esterno.

L'unione con gli dèi (21,1)

Le anime che hanno vissuto secondo virtù, una volta che sono separate dall'anima irrazionale e dal corpo, si uniscono agli dèi.

Felicità (21,2)

Se nulla di tutto ciò fosse vero, la virtù stessa basterebbe da sola a rendere felici quanti scelsero di vivere secondo virtù e ne furono capaci.

 

Riferimenti bibliografici:

Antichità classica
Garzanti

Adorno F.

La filosofia antica
Feltrinelli

Ammiano Marcellino

Le storie
TEA

Giuliano Imperatore

Alla madre degli dèi e altri discorsi ( a cura di Prato - Fontaine - Marcone)

Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore

Marcone A.

Giuliano l'apostata

Giunti Lisciani Editori

Salustio

Sugli dèi e il mondo
Adelphi

 

 

 
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