"La Voce" di Badia Polesine    - Dicembre 1995     (mensile della "Parrocchia San Giovanni Battista"

(promotore di questo generoso articolo è stato Don Dante Bellinati, parroco della parrocchia, che l'11 dicembre 1995 ha anche celebrato la Santa Messa per il nonno, ricorrendo il  44° anniversario della morte.)


*nel primopiano della foto, oltre al nonno Gustavo, appare la Zia Albina, sua cognata, moglie del figlio Giulio;sullo sfondo Il figlio Dante Arturo

Per una migliore lettura riportiamo il testo:

Molti badiesi sanno che nella loro cittadina sono nati e hanno trascorso una parte della loro vita molti uomi illustri. Tanto per citarne alcuni, si può ricordare G. Bronziero, G. Gherardini, oppure, tra i viventi, R. Patrese o B. Munari, oppure i prof. A. Rigobello o C. Corrain.
Accanto a questi, devono essere ricordati tutti coloro che, pur non essendo ritenuti famosi,
hanno abbellito ed onorato questa cittadina.
Tra questi, dobbiamo ricordare Gustavo Turola che, l'affetto e l'interessamento del nipote Sergio Corna, ha tratto dall'oblio in cui il nostro concittadino rischiava di perdersi.
Gustavo Turola è nato a Badia Polesine del 1870 il 19 giugno e quivi morto, dopo una vita trascorsa operosamente, l'11 dicembre 1951. Le cronache dell'epoca parlano di una vita passata a battere il ferro in una bottega in riva all'Adigetto e di una vecchiaia terminata nella povertà e nell'abbandono. Purtroppo, come accade in questi casi, la guerra ha portato separazioni familiari, difficoltà economiche ed emigrazioni. Per questi motivi la famiglia del Turola ha dovuto sopportare la divisione e, mentre le moglie ormai non vedente, era assistita dai figli che lavoravano a Milano, il nostro concittadino era ospitato alla Casa della Divina Provvidenza, istituto creato e sostenuto da Vittorio Benato, parente stretto della moglie.
Di lui rimangono numerose opere in ferro battuto che ha lasciato. Tra esse, sono sicuramente a lui attribuibili il lampione che pende all'angolo del mercato coperto (l'odierno Ufficio del registro), quello sotto la loggia comunale ed il tripode del monumento funebre a Giuseppe Gradassi, nel locale cimitero.
Il "Gazzettino" dell'epoca lo ricorda come l'artefice di "molte opere degne di ricordo" e come creatore di "una squadra eletta di lavoratori del ferro onesti quanto lui, bravi quanto lui era stato".
E i badiesi del tempo, alla sua morte, hanno rimpianto sia la perizia dell'artista, che la modestia dell'uomo che, nonostante una vita dedicata al lavoro, per le avversità del periodo storico, ha terminato la vità in povertà.
Noi, i posteri, dobbiamo certamente ricordare Gustavo Turola, artista. Ma dobbiamo ricordarlo anche come esempio di vita perchè, se possiamo perdere i suoi ferri battuti (e la perdita sarebbe grave!) perdendo il suo esempio di vita onesta e laboriosa perderemmo non solo il ricordo di chi li ha incarnati ma anche noi stessi.

Gianmaria Munerato