Schiumattolo






L'articolo è stato pubblicato sul N. 87 della rivista Modellismo, assieme al disegno e alle fotografie.
Sulla rivista l'articolo è presentato con la consueta professionalità che la contraddistingue, che io non ho saputo replicare su questo sito, spero comunque che scuserete questa "artigianalità" e terrete conto della buona volontà profusa.

E' possibile anche scaricare il disegno in formato .DXF


Il nome di questo modello deriva dalla fusione dei termini “schiumino” e “giocattolo”. Cosa c’entrano i giocattoli?! Diciamo che recitano una loro parte nella singolare storia di questo semplice (direi banale) modello.
Tutto ha inizio con un fatto che nulla ha a che vedere con il modellismo, ma che ritengo sia comune consuetudine domestica: Con l’inizio delle ferie, in famiglia, ci siamo riproposti di riordinare la casa. L’operazione doveva partire dalla tavernetta (ovvero il campo giochi dei figli) in quanto luogo più disordinato. Ottenere la partecipazione di tutti i componenti della famiglia in certe faccende non sempre è cosa semplice e a volte si è costretti ad essere un po’ “dirigisti”, insomma, mettetevi nei miei panni… Ecco appunto, supponiamo, per gioco, che siate nei miei panni e giudicate se avreste agito o meno come ho fatto io!
Supponiamo quindi che abbiate intimato ai vostri figli di riordinare i giochi, per liberare uno spazio abitabile sufficiente, costringendoli a scegliere quali buttare e quali no. Supponiamo che uno di loro, che in genere vola poco e senza eccessivo entusiasmo con modelli due assi, probabilmente al solo scopo di sfuggire alla noiosa giornata che si sta preannunciando ad un certo punto vi dica: “Vorrei imparare a volare con un modello con gli alettoni”.
Supponiamo anche che voi stavate (ovviamente) aspettando da tempo e con ansia questa domanda che temevate non vi sarebbe mai stata rivolta… anche se sospettate fondatamente che le motivazioni siano ben diverse da quelle sperate. Supponiamo sempre che, sfortunatamente, non abbiate un modello adatto disponibile e che sia il dodici di agosto e tutte le fonti di approvvigionamento di materiale modellistico siano inevitabilmente chiuse. Supponiamo che sareste comunque disposti a “sacrificare” uno dei vostri modelli ma che però vostro figlio (forse vi legge nel pensiero e inspiegabilmente comprende le vostre ansie) aggiunga: “Ne vorrei uno tutto mio però, non uno dei tuoi”… La prima reazione a questa situazione (e questa non è una supposizione) è una sensazione di profonda frustrazione, dovuta alla consapevolezza di perdere un’occasione importante alla quale non avreste mai voluto rinunciare, per di più proprio adesso che siete andati in ferie e avete, insieme a vostro figlio, un sacco di tempo disponibile.
Cercate di non perdere la calma e con falsa pazienza rivolgete a vostro figlio la domanda: “Avevi in mente qualcosa di particolare” – al che alla risposta: “Ma, forse, hai presente quelle ali volanti…. come quella vista tempo fa al campo”. Vi è subito chiaro il riferimento ad uno schiumino, e dentro di voi si allenta un po’ la tensione.
Rinunciando a qualsiasi dignitoso contegno correte in soffitta dove sapete di trovare delle anime in polistirolo espanso di un tuttala a freccia, appartenevano ad una serie di quattro ali per piccole semiriproduzioni del Me 163 Komet. Uno realizzato in versione combat a scoppio e prematuramente scomparso, un’altro identico ancora in costruzione, un’altro ancora costruito in versione PSS dall’amico Andrea, ed infine.. un’ala in più. Fino ad un attimo prima era solo un fastidioso avanzo, miracolosamente scampato al cassonetto dell’immondizia per l’unico pregio di prendere poco spazio, mentre da quel momento diventa un oggetto preziosissimo con il quale cogliere al volo l’inaspettata occasione.




Modello

In pochi attimi il modello prende forma, ho incollato tra loro le semiali con un certo anedro (diedro negativo), per fare questo è sufficiente appoggiare il dorso delle semiali (senza controsagome) sul piano di montaggio. Questa tecnica, appresa assemblando il Toro 300 della Telink, consiste nello sfruttare la combinazione di freccia e di incidenza che si viene a creare appoggiando l’ala sulla parte del dorso del profilo tra punto di massimo spessore e BU. L’anedro serve a migliorare il comportamento in virata dei tuttala a freccia evitando il problema noto come rollio olandese.
Gli altri 4 pezzi del modello sono i 2 elevoni realizzati in depron da 6 mm e le 2 derive realizzate in depron da 3 mm, come da disegno. L’ala è priva di svergolamento, essendo dotata di profilo autostabile che era in origine un SN 45, dico era perché ho tagliato il BU dell’anima originale fino a 6 mm di spessore, modificando così le corde originali, portandole ai valori indicati sul disegno.
Per irrobustire il modello ho applicato del nastro fibrato sul dorso e sul ventre a mo’ di longherone, poi ho rivestito le semiali in polistirolo con del nastro adesivo largo argentato, acquistato tempo prima senza uno scopo preciso (era in promozione al supermercato…) ma che è tornato utilissimo per la finitura, risultata a mio giudizio inaspettatamente gradevole.



Ho fissato le derive con epossidica 5 minuti e gli elevoni con del nastro trasparente in funzione di cerniera. Scendo orgogliosamente dalla (caldissima) mansarda-laboratorio dopo meno di un ora di sauna, pardon… di lavoro, ed esibisco visibilmente compiaciuto la mia opera al figlioletto: “Ti piace ?” domando. “Lo hai già finito?” risponde lui. “Non ancora” replico, “mancano solo i servi e la ric….”. Ma mi interrompo subito perché noto che l’espressione sul volto del bambino sta mutando, e da sorpresa ed euforica si sta trasformando in delusa. “Cosa c’è che non va’?” chiedo. “Ma… non c’è il motore, mi hai fatto un aliante!” risponde lui in tono quasi accusatorio. “No… no” rispondo non senza una certa esitazione, “…ce lo metto il motore… non ti preoccupare” borbotto mentre mesto risalgo i gradini della mansarda, maledicendo in cuor mio l’allele del suo DNA che, evidentemente, per crudeltà della genetica, non ha ricevuto dal padre.




Motore

Mi si presenta un nuovo problema: il motore elettrico più piccolo che ho disponibile è uno speed 400 in diretta, troppo grande e troppo pesante per quello che volevo fare, ovvero un modello leggero capace di volare lentamente. Uno speed 300 o 280 ridotti sarebbero stati senza dubbio più adatti. Osservo sconsolato la mia cassetta dei motori, traboccante di motori taglia 600 e più, incluse alcune potenti “bombe” al neodimio, ma disperatamente carente di ciò che sto cercando al momento.
In quel mentre mi salta in mente un’idea balzana: I giocattoli di stamani! I bimbi avevano scartato diversi giocattoli elettrici… ci saranno pure dei motori dentro, e dubito siano più grandi di uno speed 300! Corro a prendere il sacco dei giocattoli “da buttare” e vi trovo, tra gli altri: due trapani elettrici, un robot “semovente”, un lanciatore di trottole, due automobiline ed un motoscafo. Tutti dotati di motore elettrico, li smonto e recupero diversi motori di varie taglie in buone condizioni, scarto solo quello del motoscafo, evidentemente corroso dalla salsedine marina. Mi accorgo subito che i motori dei giocattoli sono molto più piccoli di quanto mi aspettassi, i più grandi sono, credo, assimilabili ad uno speed 260.
Costruisco un mozzo porta-elica utilizzando la parte filettata delle forcelle per i bowden ed il collare ferma-ruota di un carrello, provo quindi ad utilizzare il motore in diretta, ma è subito evidente che anche un’elica guenter accorciata a 4 pollici e 6 celle Ni-Mh sono troppo per questi motori che necessitano sicuramente di un riduttore per l’impiego aeromodellistico. In compenso scopro che dentro i giocattoli si trovano anche una copiosa quantità di ingranaggi, tutti sorprendentemente “compatibili” tra loro. In particolare trovo una serie di pignoni a 8,9,10 e 12 denti ed un ingranaggio da 46 denti con tanto di “asse”.



Per costruire il riduttore ho utilizzato materiale di recupero, ricavando le “bronzine” da un tubetto di ottone interno 2 mm, dallo stesso tubetto ho ricavato altri due pezzetti con funzione di fermo anteriore e posteriore (incollati con un goccio di ciano all’asse dell’elica), tra i fermi e le bronzine si interpongono due rondelle con funzione reggispinta (le rondelle con interno 2 si recuperano dall’interno di vecchi motori dallo speed 400 in giù). Prima di incollare il fermo posteriore si inseriscono le bronzine in un tubetto di alluminio di interno 3 mm alle quali possono essere crimpate con delle pinze. Infine ho fissato il riduttore al motore semplicemente incollandolo con del ciano.
Ho provato i vari rapporti di riduzione con le eliche disponibili…. Anche qui devo arrangiarmi, infatti non ho eliche da volo elettrico delle misure necessarie disponibili, mi oriento quindi su una vecchia elica per motori a scoppio, una 7”x3,5”, usando 7 celle NiMH da 1050 mAh trovo che il miglior rapporto di riduzione è 4,6:1 (ingranaggio di 46 denti e pignone di 10 denti), con il pignone di 12 denti (riduzione 3,8:1) il motore assorbe e scalda troppo, con quello di 9 (riduzione 5,1:1) l’elica non gira abbastanza. Con il 4,6:1 invece l’elica 7x3,5 fa 6000 giri al minuto, ma non è adatta per due motivi: Pesa troppo e questo sollecita troppo il debole riduttore, inoltre non ha passo sufficiente.
Infatti la velocità massima teorica che può imprimere questa elica è di 3,5 x 0,0254 x 6000 / 60 = 8,89 m/s, praticamente 32 km/h, troppo poco, bisognerebbe raddoppiare o quasi il passo, ma purtroppo non ho delle eliche 7x6 a disposizione e comunque resta il problema del peso. Frugando tra i miei “ricordi” di infanzia, la mia attenzione cade sull’elica di un modello ad elastico (non sono sicuro, ma direi che apparteneva al mitico “Pippo” della Aviomodelli) le misure sono adeguate ed anche il peso è minimo, la monto e scopro che gira più velocemente della precedente: 6200 giri/minuto, con il passo dell’elica (circa 6) danno una velocità massima teorica di 6 x 0,0254 x 6200 / 60 = 15,75 m/s ovvero quasi 60 km/h, perfetto!




Volo

Ho piazzato il baricentro a 140mm dalla “punta” del modello, ovvero dal BE della radice alare, non deve essere a meno di 130mm o a più di 145mm, perché come tutti i tuttala anche lo “schiumatolo” è piuttosto sensibile alle variazioni di centraggio.
Ho regolato i comandi come l’esperienza suggeriva, +/- 25mm di escursione come alettoni e +/- 15mm come elevatore, senza una radio che consente di differenziare le corse si può tenere a +/- 25mm anche l’escursione dell’elevatore… il modello sarà un pelo più nervoso. Per il lancio si afferra il modello per il bordo d’entrata con la mano a circa meta semiala, si da tutto motore e si accompagna il modello eseguendo un movimento rotatorio circa 180° col braccio teso, in modo da lasciarlo controvento con una lieve inclinazione verso l'alto, è importante accompagnarlo, più che scagliarlo, evitando movimenti di polso che rischierebbero di trasformarlo in un boomerang.



Ho introdotto un 15% di esponenziale sul cabra-picchia ed un 40% sugli alettoni, in questo modo si ottiene una buona precisione di comando che va ad aggiungersi alle buone caratteristiche di virata del modello producendo un volo discretamente elegante. La “compostezza” in virata è in gran parte attribuibile al diedro negativo, ho infatti potuto osservare i benefici di questa particolare soluzione su altri modelli tuttala a freccia positiva di costruzione personale.
Il volo con la motorizzazione “casereccia” è come lo volevamo: lento e tranquillo… ma con scarse possibilità acrobatiche, così dopo un certo numero di voli nei quali l’allievo ha preso confidenza con il comando alettoni, siamo passati al “classico” speed 400 in diretta, ovviamente dopo aver spostato avanti le batterie per bilanciare il peso del nuovo motore (il triplo esatto del complesso motore-riduttore precedente), aumentando di molto la velocità del modello e le possibilità di evoluzione. Con questa nuova motorizzazione la potenza disponibile è abbondante e si possono eseguire quanti loopings e tonneaux si vogliono in rapida sequenza.
Buoni voli.