NOSTALGHIA
Modificato: Giovedì, 17 febbraio 2005

Glossario e riferimenti

In questa pagina forniamo alcuni strumenti per comprendere le istituzioni principali del socialismo e per orientarsi nella letteratura esistente. (La pagina è ancora in costruzione).

Glossario
In gran parte è tratto dall'appendice (curata da E. Melchionda) a un volume di R. di Leo (1993).

Riferimenti
Sono di carattere generale (altri più specifici li troverete nelle altre pagine) e saranno corredati da una brevissima indicazione del contenuto del libro o del documento.

Glossario

Apparat
Letteralmente, «apparato». Stava a indicare la macchina politica del PCUS, ovvero l'insieme dei funzionari politici comunisti (gli apparatchiki) che con il loro lavoro professionale consentivano il funzionamento continuativo della macchina stessa e andavano a occupare i posti fondamentali nel sistema politico-amministrativo sovietico.

Bolscevismo
(bol'shevizm) Versione russa del movimento e della teoria politica marxista rivoluzionaria. Il termine b. fu coniato in occasione della divisione del Partito Operaio Social-Democratico Russo, avvenuta al Congresso di Londra del 1903, quando la corrente di sinistra guidata da Lenin ottenne la maggioranza (bol'shinstvo). In seguito (1912), i bolscevichi e i menscevichi (da men'shinstvo, minoranza) formarono due organizzazioni del tutto autonome. Dopo la rivoluzione d'Ottobre (detta anche «bolscevica») e la costruzione del socialismo degli anni staliniani, la parola b. venne man mano rimpiazzata da «comunismo» e cominciò a essere associata ai metodi volontaristici propri di quella fase eroica. In questo significato, ma con un' accezione marcatamente negativa, in questi ultimi anni si è preso a definire «bolscevico» (o «neo-bolscevico») qualsiasi comportamento politico intollerante e minoritario.

Cellule
(yacheiki) Organizzazioni primarie del PCUS, costituite in tutte le imprese e le istituzioni in cui ci fossero almeno tre militanti comunisti. I compiti principali, definiti dallo statuto del PCUS, delle c. erano quelli di reclutare nuovi membri del partito, svolgere lavoro educativo tra le masse e — più importante di tutti gli altri — esercitare il controllo sulla direzione delle imprese in cui operavano. Nel luglio 1991, ancor prima che l'organizzazione del PCUS fosse disciolta, un decreto del presidente russo El'tsin vietò l'attività di c. in qualsiasi impresa o istituzione dello stato.

Centralismo democratico
(demokraticheskii tsentralizm) Era il principio guida del PCUS. Contenuto nello Statuto, esso prevedeva da una parte che tutti gli organismi dirigenti fossero elettivi («dal basso in alto») e responsabili e dall'altra che nel partito venisse rispettata una rigorosa disciplina, che l'eventuale minoranza si sottomettesse alla maggioranza e che le decisioni degli organi superiori fossero incondizionatamente impegnative per quelli inferiori. Il principio del c.d. è stato trasposto nell'ordinamento statale nella forma della doppia dipendenza: ogni organo del potere statale dipendeva orizzontalmente dai cittadini elettori e verticalmente dall'organo di livello superiore.

Collettivo di lavoro
(trudovoi kollektiv) L'insieme dei lavoratori di un'impresa industriale. Secondo l'ideologia comunista dell'epoca brezhneviana, i CdL - oltre a predisporre le condizioni per l'autogoverno popolare del futuro - dovevano costituire le cellule fondamentali del sistema sociale e politico sovietico nella sua fase matura. Il ruolo politico di questi organismi fu codificato nell' articolo 8 della Costituzione sovietica del 1977. Nella prima metà degli anni ottanta, nel vano tentativo di rivitalizzare l'economia sovietica senza uscire dal solco del socialismo, furono emanati dei provvedimenti che affidavano ai CdL (e alle loro sotto-articolazioni, le «brigate produttive») impegnativi compiti di autogestione delle imprese.

Comitato Centrale
(Tsentral'nyi komitet) Formalmente, l'organismo dirigente del PCUS, in carica per cinque anni nell'intervallo tra un Congresso e l'altro. Si trattava in pratica del parlamentino del partito, perche i suoi poteri erano passati — dopo la morte di Lenin — in mano al gensek, al Politburo e alla Segreteria, da esso stesso eletti. Il CC si componeva di membri effettivi e candidati (a seconda che avessero o meno diritto di voto), la cui quantità non era prefissata (nel 1990 c'erano 251 membri effettivi e 170 candidati). Da un punto di vista qualitativo, la rappresentanza nel CC era riservata secondo quote ben dosate alle varie istituzioni, categorie sociali e nazionalità. Il CC era organizzato in commissioni e dipartimenti (nel 1989 erano rispettivamente 6 e 21), che, sotto la direzione della Segreteria, svolgevano di fatto la funzione di indirizzo e supervisione della gestione economica nazionale. A fianco del CC c'era poi il Comitato di Controllo, organo disciplinare e di garanzia, che però — almeno a partire dal 1939 — non era più indipendente dagli organi centrali del partito.

Comuni popolari
Unità di base economiche e politico-amministrative nelle zone rurali cinesi, responsabili della gestione di tutte le attività produttive e anche delle istituzioni sanitarie, scolastiche e della stessa difesa. Le c.p. furono istituite con la politica maoista del «grande balzo in avanti» (1958), che mirava a imporre una nuova strategia di sviluppo e nuovi modelli istituzionali attraverso forme di autogestione popolare. Smantellate a partire dal 1979, furono definitivamente abolite nel 1982.

Congresso dei Deputati del Popolo
(S"ezd narodnykh deputatov) Assemblea parlamentare introdotta nell' ordinamento costituzionale sovietico nel dicembre 1988 con le prerogative di «organo superiore del potere statale» (art. 108 Cost.). Si trattava di un parlamento a due livelli: dall'interno del CDP (che si riuniva di norma una sola volta all'anno) veniva costituito un organismo bicamerale permanente e più ristretto, il Soviet Supremo. Il CDP dell'Unione Sovietica era composto di 2250 deputati, di cui 750 (1/3) non venivano eletti direttamente dal popolo, bensì nominati dalle «organizzazioni sociali» (contemplate dall'art. 95 Cost.), tra cui il PCUS. Esso fu eletto nel marzo 1989 e cessò di esistere con le altre strutture dell'URSS alla fine del 1991. Il CDP della RSFSR, invece, non contemplava quote non direttamente elettive di deputati. Fu eletto nel marzo 1990 e ha cessato di esistere nell'autunno del 1993.

Consiglio dei Ministri
(Sovet Ministrov) Il CdM dell'URSS, «organo esecutivo e amministrativo superiore del potere statale» (art. 128 Cost.), rappresentava il centro di gestione dell'intera economia pianificata. Eletto dal Soviet Supremo, il CdM era un organo di vastissime dimensioni, composto da ministeri federali e federali-repubblicani, diretto da un presidente e numerosi vicepresidenti e coordinato (a partire dal 1953) da un presidium. Il CdM, che fino al 1946 si era chiamato Consiglio dei Commissari del Popolo (Sovnarkom), fu sostituito nel marzo 1991 da un «Gabinetto dei Ministri» (Kabinet Ministrov) di tipo presidenziale.

Costituzione
(Konstitutsiya) «Legge fondamentale» e fonte suprema del diritto sovietico. I testi costituzionali, cui era assegnato anche valore propagandistico, hanno segnato le principali fasi del regime sovietico. La «Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia» e la C. della RSFSR del 1918 coincisero con la fase della dittatura proletaria e con il «comunismo di guerra». La prima C. federale del 1924, con cui si diede origine all'URSS, aderiva al corso della NEP e introdusse il principio di legalità, mentre la seconda, del 1936, detta «staliniana», consacrò le realizzazioni ottenute con la costruzione del socialismo, dopo l'affermazione della pianificazione e della collettivizzazione delle terre. Infine, la C. «brezhneviana» del 1977 segnava l'entrata nella fase del socialismo sviluppato e la formazione del khrushcheviano «Stato di tutto il popolo». Essa fu profondamente emendata nel 1988-89, con l'istituzione del Congresso dei Deputati del Popolo e del Comitato di Sorveglianza Costituzionale, e poi nel 1990, con l'introduzione del regime presidenziale.

Duma
Già nella Russia di Kiev (IX-XIII sec.) indicava il consiglio dei boiari. Sull'onda della rivoluzione del 1905, lo zar Nicola II accondiscese alla creazione di una D. di Stato, un parlamento con funzioni essenzialmente consultive ed eletto con suffragio limitato. Fino alla rivoluzione del marzo 1917, ci furono 4 D. Mentre le prime due D. non avevano voluto sottomettersi all'autorità del governo zarista, per le altre due fu congegnata una legge elettorale che favoriva la rappresentanza della nobiltà e dei proprietari terrieri. Se durante il regime comunista il modello «parlamentare» per eccellenza era costituito dal «soviet», nella Russia postcomunista è stato rivalutato il modello tradizionale della D. Infatti, nel progetto di Costituzione presentato dal presidente El'tsin la nuova Camera bassa riprende il nome di D.

Fronti popolari
(narodnye fronty) Movimenti sociali anti-establishment, che si svilupparono nell'URSS tra il 1988 e il 1990. All' origine, si trattava di gruppi dell' opinione pubblica delle grandi città che si proponevano di sostenere dal basso - contro le resistenze conservatrici - la politica della leadership riformista gorbacheviana. In seguito, i fp. si svilupparono maggiormente nelle repubbliche periferiche, a cominciare da quelle baltiche, con piattaforme separatiste, fino a conquistare in alcuni casi i governi locali. Il più noto fu il Sajudis (Movimento popolare per la ristrutturazione lituano). In risposta ai fronti popolari, si costituirono movimenti di orientamento opposto: i movimenti internazionalisti (detti «inter-fronti»), che raccoglievano i russofoni residenti in altre repubbliche e si battevano per l'integrità dell'URSS, e i «Fronti uniti dei lavoratori», che si proponevano di difendere le prerogative e i diritti della classe operaia, considerati in pericolo a causa della politica della perestroika.

Gensek
Abbreviazione di general'nyj sekretar', «segretario generale», ovvero il capo della Segreteria del Comitato Centrale del PCUS. Si trattava di fatto della carica pubblica più elevata dell'URSS, nella misura in cui era la carica più elevata del partito. Del resto, a questa carica fu quasi sempre abbinata quella di presidente del Consiglio dei Ministri o quella di presidente del Soviet Supremo. La supremazia del g. fu introdotta da Stalin, il quale nella sua ascesa al potere si servì appunto della carica di «segretario generale» del CC, che prima era del tutto secondaria, per imporsi sui suoi avversari politici. Dopo Stalin, i g. (dal 1953 al 1966 la denominazione cambiò in «primo segretario») sono stati N .S. Khrushchev (dal 1953 al 1964), L.I. Brezhnev (1964-82), Yu.V. Andropov (1982-84) K.U. Chernenko (1984-85) e M.S. Gorbachev (1985-91).

Glasnost'
Letteralmente, pubblicità (da golos, «voce»). Parola d'ordine della riforma di Gorbachev indicante una maggiore trasparenza nella gestione degli affari pubblici e una maggiore libertà di espressione per l'opinione pubblica e per i mass media. La politica della g. ha corrisposto a una fase breve ma intensa di liberalizzazione della vita politica e sociale sovietica.

Gosplan
(Gosudarstvennaya planovaya komissiya) Commissione statale per la pianificazione. Dotato di una complessa struttura gerarchica e funzionale, il G. si occupava dell'elaborazione dei piani a breve e lungo termine e del coordinamento dello sviluppo e della gestione economica, affidata ai ministeri settoriali. Istituito il 22 febbraio 1921, i poteri del G. divennero presto assai estesi (Khrushchev tentò invano di ridurli), tanto che il presidente del G. era membro del Consiglio dei Ministri e, in certi periodi, perfino del Politburo.

Intelligentsiya
Parola di origine europeo-occidentale, entrata nel lessico russo nella seconda metà dell'Ottocento. Nell'accezione originaria, stava per «notabili», si riferiva cioè ai membri della classe colta che occupavano posizioni di pubblico rilievo. In regime sovietico, invece, per i. si è intesa in genere la categoria dei lavoratori non-manuali, dal grande accademico fino all'ultimo impiegato. A quest'accezione ampia ma di valore sostanzialmente negativo, che discendeva da una cultura politica tesa a esaltare il lavoro manuale, si è contrapposta negli ultimi anni un' accezione opposta, la quale ha ripreso un significato più ristretto del termine e gli ha assegnato un valore positivo, secondo il quale erano i. quegli intellettuali liberali che si opponevano all'establishment.

Internazionalismo proletario
(internatsionalizm proletarskii) Indicava la solidarietà dei lavoratori e dei partiti comunisti dei vari paesi contro l' «imperialismo». Ma denotava anche l'aiuto portato dall'URSS, con finalità quasi sempre politico-ideologiche piuttosto che economiche, a movimenti e stati amici. Il principale strumento dell'i.p. fino al 1943 è stato il Komintern (Internazionale Comunista), piegato da Stalin al compito prioritario di proteggere lo stato sovietico. Dopo la seconda guerra mondiale, con la formazione di stati a influenza sovietica e la fondazione del Patto di Varsavia, l'i.p. si è identificato da una parte con la collaborazione e la disciplina nel campo socialista e dall' altra con il protagonismo internazionale dell'URSS.

KGB
(Komitet Gosudarstvennogo Bezopasnosti) Comitato per la Sicurezza dello Stato. Si trattava dei servizi di sicurezza dello stato sovietico. Furono istituiti per la prima volta nel dicembre 1917 con il nome di Cheka (Commissione straordinaria per la lotta alla controrivoluzione, al sabotaggio e alla speculazione), sotto la direzione di F. Dzerzhinskii. Dopo aver assunto la denominazione di GPU (Amministrazione Politica Statale) nel 1922 (OGPU dopo il 1924), 1'agenzia divenne nel 1934 un Commissariato del Popolo per gli Affari Interni (NKVD), da cui si distaccò nel 1943 un Commissariato del Popolo per la Sicurezza dello Stato (NKGB). Nel 1946 - con il passaggio dai «commissariati» ai «ministeri» -le due agenzie presero il nome di MVD e MGB e furono riunificate nel MVD nel 1953. Un anno dopo fu di nuovo scorporata 1'agenzia di sicurezza, che prese il nome definitivo di KGB. Quest'ultimo dipendeva formalmente dal Consiglio dei Ministri, ma in realtà faceva capo al PCUS. Infatti, il presidente del KGB era membro effettivo tanto del governo quanto — dal 1973 — del Politburo (si noti che un presidente del KGB, Andropov, è diventato gensek del PCUS). Dopo il putsch del 1991 e la disgregazione dell'URSS, il KGB fu riorganizzato in quattro agenzie e spezzettato repubblica per repubblica, assumendo nomi diversi (in Russia, Agenzia di Sicurezza Federale).

Kolkhoz e Sovkhoz
Aziende agricole «collettive» e «sovietiche» (di Stato). Furono il prodotto della collettivizzazione delle terre attuata da Stalin nel 1929-30. Il k. era una sorta di cooperativa, diretta da un consiglio d'amministrazione e da un presidente elettivi (in realtà, il secondo era indicato dal partito), che utilizzava collettivamente un suolo statale, con la possibilità dei singoli contadini di possedere un appezzamento di terra adiacente. Il S., invece, funzionava come un'azienda industriale.

Komsomol
(VLKSM) Abbreviazione (e sigla) di Vsesoyuznyi Leninskii Kommunisticheskii Soyuz Molodezhi (Unione Comunista Leninista della Gioventù dell'Unione), Il K. fu fondato nel 1918 e prese la denominazione definitiva nel 1926, Era l'associazione giovanile del PCUS, In realtà, si trattava di un'organizzazione di massa, socio-culturale prima ancora che politica, di cui entravano a far parte quasi tutti i giovani sovietici tra i 14 e i 28 anni, Nel 1990 aveva infatti 30 milioni di iscritti.

Kulaki
Da «pugno», usato nel periodo prerivoluzionario per indicare lo speculatore che acquistava e vendeva sul mercato, Dopo la rivoluzione bolscevica, indicava i contadini ricchi, i quali affittavano terre e impiegavano lavoro salariato. Con lo slogan «liquidare i k. come classe», nel corso della campagna staliniana di collettivizzazione del 1929-30 questi contadini furono espropriati delle terre e dei beni (in favore dei kolkhoz), furono deportati e spesso eliminati fisicamente.

Nazionalità
(natsional'nost') Appartenenza a un gruppo etnico, Nell'URSS convivevano circa 100 n. e 130 lingue differenti, Lungi dall' aver risolto, come pretendeva, il problema nazionale ereditato dall'impero zarista, il regime sovietico favoriva la partecipazione di tutte le n. al potere, garantendone la rappresentanza in organi come il Soviet Supremo e il Comitato Centrale del PCUS, Dopo il breve periodo postrivoluzionario in cui venne promossa l'autodeterminazione delle n. finì per prevalere la linea staliniana della centralizzazione e del primato della n. più grande e numerosa, quella russa, Nella fase della perestroika, grazie a un allentamento del controllo centrale, le aspirazioni delle piccole n. all'autodeterminazione sono venute allo scoperto, provocando conflitti interetnici e tendenze separatiste nei confronti del centro che hanno causato la disgregazione dello stato federale sovietico.

NEP
(Novaya ekonomicheskaya politika) «Nuova politica economica». Decisa nel marzo 1921 su proposta di Lenin, la NEP si configurò come una pausa nell'edificazione del socialismo. Essa infatti mise fine al periodo del «comunismo di guerra» — che aveva accelerato il processo di socializzazione dell'economia — e restaurò in una certa misura la circolazione monetaria e mercantile e la libertà imprenditoriale. La NEP fu abbandonata alla fine degli anni venti, in favore dell'industrializzazione accelerata, della collettivizzazione delle terre e del lancio della prima pyatiletka (piano quinquennale).

Nomenklatura
Era sia l'elenco delle cariche pubbliche più importanti del1'URSS, la cui assegnazione era di competenza del PCUS, sia l'elenco delle persone che occupavano queste cariche, che formavano una riserva per eventuali spostamenti. C'erano varie n., sempre segrete, a seconda dei livelli del partito o dell' amministrazione, e l'appartenenza a una di esse implicava una serie di privilegi. Il termine n. è stato utilizzato da molti, a partire dagli anni settanta, per indicare l'elite o la «classe dominante» dell'URSS.

Nuovo modo di pensare
(novoe myshlenie) Nuovi principi ispiratori della politica estera di Gorbachev. Il punto centrale era il superamento della vecchia tesi ideologica della contrapposizione insanabile dell'URSS con il mondo capitalistico, in favore dell'idea di interdipendenza, cioè del prevalere degli interessi comuni sulle divisioni. In conseguenza del n.m.p., l'URSS di Gorbachev si è gradualmente ritirata dalla competizione strategicomilitare con gli USA e ha abbandonato la dottrina brezhneviana della sovranità limitata nell'Europa orientale.

PCUS
(KPSS-Kommunisticheskaya Partiya Sovetskogo Soyuza) Partito Comunista dell'Unione Sovietica. È stato il partito unico al potere nell'URSS dal 1917 al 1991: la «forza dirigente e guida della società sovietica e il nucleo del suo sistema politico» (art. 6 Costo 1977). La fondazione del PCUS viene fatta risalire al 1898, data del primo Congresso del Partito Operaio Social-Democratico Russo (POSDR). In realtà, la denominazione PCUS risaliva al 1952. Precedentemente si era chiamato POSDR (bolscevico), Partito Comunista Russo (b.) e Partito Comunista (b.) del1'Unione. Il PCUS, ispirato a un'ideologia marxista-leninista, ha avuto tre programmi: il primo fu adottato nel 1903, il secondo nel 1917 e il terzo nel 1961 (di cui fu fatta una nuova stesura nel 1986). L'organo supremo del PCUS era il Congresso, che eleggeva il Comitato Centrale e la Commissione Centrale di Revisione; a sua volta, il CC eleggeva il Politburo, il Comitato di Controllo, la Segreteria e il Gensek. Il partito era organizzato gerarchicamente, secondo il principio del centralismo democratico, a tutti i livelli territoriali e funzionali della società. All'inizio del 1991 gli iscritti erano 16.900.000. Il PCUS fu sciolto dal presidente Gorbachev dopo il putsch del 1991, che aveva visto il coinvolgimento di numerosi esponenti del partito.

Perestroika
Letteralmente, «ricostruzione». La politica lanciata da Gorbachev subito dopo la sua elezione a gensek del 1985. Il suo obiettivo era quello di ammodernare, e per certi aspetti trasformare, il sistema sociale, economico e politico ereditato dall'epoca brezhneviana (detta della «stagnazione»). Dopo una prima fase in cui l'attenzione della leadership riformista era stata tutta rivolta al sistema economico, all'«accelerazione» dello sviluppo, ci si orientò in seguito a considerare prioritaria la riforma politica e «ideologica», cioè la democratizzazione e la glasnost'. A questo punto la p. divenne l'oggetto di un' aspra lotta politica, osteggiata dai conservatori, che avevano ragione di temere un rivolgimento del regime politico, e contestata dai radicali, che avrebbero voluto cambiamenti più rapidi. In fin dei conti, il vero obiettivo della p. è stato quello di ridimensionare il potere del PCUS, come dimostra il suo svolgimento, che può essere letto come una riforma prima dentro il partito, poi fuori del partito (cioè mirante a trasferire i poteri alle istituzioni statali), e infine contro il partito.

Plenum
Sessione plenaria di organismo collegiale. Si riferiva specialmente alle sedute, piuttosto infrequenti e rituali, di organismi assai ampi come il Comitato Centrale del PCUS e il Soviet Supremo dell'URSS.

Podmena
Letteralmente, «sostituzione». Indicava la tendenza delle organizzazioni di partito dei vari livelli a svolgere direttamente le funzioni che spettavano agli organi statali corrispondenti. Il fenomeno della p. derivava, oltre che dal potere enorme del PCUS, da una insufficiente delimitazione delle funzioni e delle stesse strutture del partito e dello stato. La p. cominciò a essere criticata insistentemente dalle autorità sovietiche sin dagli anni settanta. Nel periodo della perestroika, invece, il problema divenne piuttosto quello di ridimensionare i poteri del partito in favore delle istituzioni statali.

Politburo
(politicheskoe byuro) Ufficio politico (del PCUS). Formalmente, 1'organo esecutivo del Comitato Centrale, da cui era eletto. In realtà, comprendente i titolari delle funzioni più elevate nella gerarchia dello stato e del partito, il P. era il centro reale del potere nell'URSS, l'equivalente del governo nei regimi parlamentari. Fu creato in via provvisoria nell'ottobre 1917 e reso permanente nel marzo 1919 (tra il 1952 e il 1966 fu sostuito da un Presidium). All'inizio, al P. si affiancava un altro organo ausiliario del Comitato Centrale, l'Orgburo (Ufficio organizzativo). Dopo l'abolizione di quest'ultimo, la sua appendice tecnica — la Segreteria (Sekretariat) — incaricata del lavoro organizzativo, diventò un organo sempre più influente, pari allo stesso P., grazie al fatto di controllare le nomine, sia quelle direttamente di partito che indirettamente quelle nei vari settori della vita nazionale. Il gensek era posto formalmente a capo della S., che aveva una precisa gerarchia interna, mentre nel P. era solo un primus inter pares. Nel 1989 il P. era composto di 12 membri effettivi e 7 candidati, mentre la S. contava 13 membri, di cui 7 facevano parte anche del P.

Populismo
Con il termine narodnichestvo, si intende 1'ideologia e il movimento socialista utopista promosso dall'intelligentsiya radicale nella Russia della seconda metà dell'Ottocento. Fu definito da Lenin «romanticismo economico» perche si proponeva di impiantare il socialismo sulle radici della tradizionale comunità contadina, saltando la fase capitalista di sviluppo. Si usa invece il termine di origine latina populizm per indicare più in generale l'ideologia o lo stile politico demagogico ed esclusivista che fa riferimento al popolo come entità omogenea, per certi aspetti mitica, spesso considerata identica alla nazione e collegata a una leadership carismatica, al fine di promuovere la mobilitazione di vasti settori sociali contro un nemico (o un estraneo al popolo) e per il raggiungimento di obiettivi sociali impegnativi.

Riforma economica
La radikal'naya reforma, lanciata da Gorbachev nel giugno 1987, si è svolta in due fasi. Fino al 1989 essa rievocava precedenti esperienze, a cominciare dalla NEP fino all'esperimento del 1965, e mirava a razionalizzare il sistema pianificato, puntando essenzialmente sull'autonomia degli anelli più bassi della catena produttiva e distributiva, sulla valorizzazione del «fattore umano» e sull'introduzione di elementi di mercato e di iniziativa privata. Dal 1989, invece, la riforma ha tentato di investire le basi stesse del socialismo, a partire dal sistema di proprietà, aprendo cioè la strada alla privatizzazione e all' economia di mercato.

RSFSR
(Rossiiskaya sovetskaya federativnaya sotsialisticheskaya respublika) Reoubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Era la più grande delle 15 repubbliche che costituivano l'URSS, con più della metà della sua popolazione. Dopo lo scioglimento dell'URSS è diventata uno stato indipendente, con la denominazione di Federazione Russa.

Soviet
(sovet) Significa «consiglio». Originariamente, i s. furono l'organizzazione insurrezionale degli operai, dei soldati e dei contadini nelle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917. Nell'ottobre del 1917 i bolscevichi conquistarono il potere con lo slogan «Tutto il potere ai s.». Dopo la rivoluzione, i s, divennero l'unità fondamentale di governo, in una gerarchia molto articolata, ma persero gradualmente le originarie caratteristiche democratiche, Nel primo periodo della perestroika si tentòispirandosi al periodo leniniano - di rivitalizzare i s" restituendo loro i poteri usurpatigli dal partito, Tuttavia, essi non riuscirono mai, a nessun livello, ad affermarsi come sede principale di sovranità.

Soviet Supremo
(Verkhovnyi Sovet) È stato dal 1936 al 1989 l' «organo supremo del potere statale» dell'URSS, formato da due camere: il Soviet dell'Unione, nel quale era rappresentata proporzionalmente la popolazione di tutte le repubbliche federate, e il Soviet delle Nazionalità, in cui erano rappresentati in maniera paritaria e numericamente prestabilita gli enti territoriali dei vari livelli, Il 55 si riuniva due volte all' anno, per pochi giorni, cosicche tutte le decisioni più importanti venivano prese dal suo organo permanente, il Presidium, La Presidenza del Presidium del 55 equivaleva alla carica di capo dello Stato, Nel 1989 il 55 fu sostituito dal Congresso dei Deputati del Popolo, e la vecchia denominazione di 55 fu conservata per indicare il nuovo organo permanente del Congresso.

Stato socialista di diritto
(sotsialisticheskoe pravovoe gosudarstvo) Una delle principali parole d'ordine della perestroika gorbacheviana, L'esigenza di ristabilire nell'URSS uno S.s.d. derivava dalla sopravvivenza di una tradizione affermatasi negli anni venti-trenta di ridurre la legge a una funzione subordinata della politica e di sottovalutare le tecniche giuridiche nella direzione dello stato e nel rapporto tra stato e cittadini.

TASS
(Telegrafnoe Agenstvo Sovetskogo So'yuza) Agenzia di stampa ufficiale sovietica, fondata nel 1925 e direttamente subordinata al Consiglio dei Ministri.

Ukaz
Editto o decreto legislativo. Originariamente, si trattava degli editti imperiali degli Zar, cioè dei massimi atti normativi, che — per il loro carattere tipicamente monocratico — hanno acquisito nel linguaggio comune il significato di «ordini», decisioni autoritarie. In epoca sovietica, l'u. è diventato una tra le fonti di produzione del diritto. Per quanto nell'URSS non esistesse una precisa differenziazione e gerarchia che lo distinguesse da altre fonti (postanovlenie, rasporyazhenie, prikaz, reshenie, ecc.), l'u. si caratterizzava per la sua particolare efficacia, che gli derivava dal fatto di essere prerogativa dei soli organi supremi del potere e di essere equiparato alla legge ordinaria (zakon). Con 1'istituzione della carica presidenziale, nell'URSS di Gorbachev e specialmente nella Russia di El'tsin, l'u. è ritornato a essere l'atto normativo più importante e ad avere un carattere monocratico.

URSS
(SSSR-Soyuz Sovetskikh Sotsialisticheskikh Respublik) Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Stato federale plurinazionale composto da 15 repubbliche federate (e 20 repubbliche autonome): RSFSR, Ucraina, Kazakhstan, Uzbekistan, Bielorussia, Georgia, Azerbaidzhan, Moldavia, Lituania, Lettonia, Kirgizia, Tadzhikistan, Armenia, Turkmenistan, Estonia. Si trattava dello stato più esteso del mondo, secondo per popolazione (circa 290 milioni di abitanti). Fu fondato il 30 dicembre 1922. Dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale, emerse come la seconda potenza militare, dopo gli USA. Il 26 dicembre 1991 1'URSS venne formalmente disciolta, sostituita dalla Comunità degli Stati Indipendenti, una confederazione formata da 11 delle repubbliche della vecchia Unione.

Riferimenti

A.M. Barker (a cura di), Consuming Russia: Popular Culture, Sex and Society Since Gorbachev, Duke University Press, Durham-London 1999
Una raccolta di saggi sulla cultura russa post-sovietica, osservata nei più diversi campi e in bilico tra occidentalismo e recupero delle tradizioni.

S. Boym (a cura di), The Future of Nostalgia, Basic Books, New York 2001
Una riflessione sugli effetti del post-comunismo e sugli spazi della nostalgia collettiva attraverso i luoghi reali (Pietroburgo, Mosca, Berlino e Praga) e quelli immaginati dagli esuli (Benjamin, Nabokov, Mandelstahm e Brodsky).

O. Cappelli, Demokratizatsiya. La transizione fallita, Guida, Napoli 2004
Una ricostruzione, a partire dal tentativo gorbacheviano, in cui si intrecciarono retorica populista e istituzioni plebiscitarie, del fallimento della "transizione democratica" in Urss e dell'affermazione al suo posto di regimi più o meno illiberali e autoritari.

R. di Leo (a cura di), Riformismo o comunismo: il caso dell'URSS, Liguori Ed., Napoli 1993
Una raccolta di saggi di studiosi italiani e stranieri sull'esperimento sovietico e sul suo fallimento, subito dopo il crollo.

F. Dimitri, Comunismo magico. Leggende, miti e visioni ultraterrene del socialismo reale, Castelvecchi, Roma 2004
Un saggio sui legami misteriosi tra il Comunismo e il mondo della magia.

M. Flores, L'immagine dell'URSS. L'Occidente e la Russia di Stalin (1927-1956), Il Saggiatore, Milano 1990
Una ricerca storiografica sui rapporti tra l'Occidente e l'Unione Sovietica e in particolare sul mito e sul fascino che quest'ultima ha a lungo suscitato.

Fondazione Brodolini- Fondazione Turati, L'URSS, il mito, le masse, Franco Angeli, Milano 1991
Una raccolta di scritti assai vari dedicati al mito dell'Unione Sovietica, dalla nascita al tramonto, nel movimento operaio e tra gli intellettuali occidentali.

F. Modrzejewski e M. Sznajderman (a cura di), Nostalgia. Saggi sul rimpianto del comunismo, Bruno Mondadori, Milano 2003
Una antologia di saggi sul fenomeno della nostalgia e sulla memoria collettiva nelle società post-comuniste.