Estate 1983.

Dolcemente sprofondato nella sabbia della nostra riviera romagnola osservavo stancamente e con occhio ormai perso le meravigliose forme della natura.

A volte con gli amici si discuteva degli studi e del militare ormai incipiente, ma poi questi folli discorsi venivano subito interrotti da ben altri pensieri. Solamente il 9 ottobre questi pensieri si tramutarono in cruda realtà, era arrivata la cartolina, destinazione: SCUOLA MILITARE ALPINA di Aosta.

Per un padano come il sottoscritto fu un vero e proprio colpo... di fulmine. Raccattate in breve tempo le mie cose, salutati amici, parenti e morosa, mi infilai sul treno. Durante il viaggio, lasciato solo con i miei pensieri cominciai a fantasticare eccezionali avventure, trattamenti faraonici, militari ai miei piedi, ascensioni senza fatica su pareti inaccessibili con portatori per bagagli, vita mondana circondato da fantastiche donne.

Incontrai altri ragazzi che come me venivano ad Aosta carichi di aspettative per la grande vita cui erano chiamati a vivere. Giunti alla stazione di Aosta ci incamminammo verso la Caserma (vedi Inferno Dantesco), già durante il tragitto però i miei pensieri si erano fatti più cupi, ed un vago sospetto cominciava a prendere corpo, all'ingresso in caserma il sospetto sparì per lasciare posto alla più cruda certezza, era veramente finita, avevo incontrato per primo il C.M.ASCO Gaetani.

E FURONO LE TENEBRE.

Le urla che avevo udito all'esterno della caserma non, erano altro che i guaiti strazianti di condannati, che nel girone dei "SORDI" erano costretti ad urlare perennemente il proprio nome e cognome senza mai, e dico mai, avere la grazia di essere uditi in eterno. C'erano anche altri ospiti condannati a correre per sempre attorno ad un'area ben definita, ai quali la pelle dei piedi cresceva regolarmente per poi essere lasciata su quella maledetta superficie.

Poi dopo alcune sere il mio vagare per quel mare di orride nefandezze, conobbi uno dei gironi più tremendi: il girone dei "PINCIATORI".

Era questa una specie di camera ove i condannati venivano rinchiusi con i diavoli più feroci, la pena consisteva in un ondeggiare continuo dei corpi di quei disgraziati, appesi ad ogni tipo di supporto, che cercavano di afferrare le cose peggiori (cioccolatini con la bocca ecc. ecc.)

Ma con il passare dei giorni ebbi modo di rendermi conto che tutte quelle pene erano necessarie per purgare tutte le malefatte compiute prima. Lentamente sul viso di quei disgraziati appariva una luce nuova, mai vista, si rendevano conto che quello che facevano e a cui erano stati condannati era giusto ed impararono ad accettarlo.

Perciò il clima di tensione e paura venne ad allentarsi leggermente, ora tutti quei poveri esseri non chiedevano che la possibilità di essere redenti e di poter aspirare ad un mondo migliore ove tutti erano contenti e dove le stelle tornavano a brillare nel cielo

Avventure di un viaggio