Famiglia Dalbagni

 

    La famiglia è originaria di Quaderna (frazione rurale di Ozzano) ove il capostipite Ottavio Dalbagni nacque nel 1819. Egli e i suoi erano contadini. Le loro nascite e i battesimi, sono registrati nell'archivio della Parrocchia di Santa Maria della Quaderna.

   

    Ottavio Dalbagni sposò Annunziata Landi ed ebbe cinque figli tutti nati a Quaderna.

Massimiliano, il maggiore, nacque il 3 settembre 1843, nel 1865 si trasferì a Bologna e si sposò con Carolina Ponti di un anno più giovane. Faceva il commerciante e, la moglie Carolina, gestiva una latteria-osteria in via Orfeo. Donna molto pia, ogni mattina presto prima di aprire il suo piccolo esercizio faceva le sue devozioni: Santa Messa e Eucaristia. A Bologna nacquero i loro tre figli:

    Armando, figlio di Roberto, nacque a Bologna, e restò presto orfano. Augusto si prese l’impegno morale di fare loro da padre e lo chiamò al Cairo nel 1923. Armando sposò la cugina di primo grado Augusta (figlia di Giovanni) e, nel 1932, nacque Roberto Dalbagni socio AIDE.

 

    Fra i componenti la famiglia, la figura centrale è Augusto, zio di Armando e di Augusta. A lui principalmente va fatto risalire il grado di relativa agiatezza in cui la famiglia ha vissuto in Egitto. Tutti conservano per lui un pensiero di gratitudine. Fu un infaticabile lavoratore e persona di grande umanità.

 

    Nello scaffale della grande libreria dedicata alla memoria, esistono ritagli di giornali in lingue diverse con necrologi e articoli che esaltano la figura di Augusto e a commento della vita delle altre persone menzionate una raccolta di fotografie e altri oggetti di un passato ormai remoto.

 

    Nel 1888, 14enne, appena diplomato alla Prima Superiore (III° Media attuale), titolo scolastico ambito per quei tempi, per le sue ambizioni, ritenendo Bologna di apertura insufficiente a grandi prospettive, si imbarcò per gli Stati Uniti dove, a Chicago, lavorò per tre anni come servitore presso un ricco finanziere italiano. Costui prese in simpatia quel giovanissimo connazionale che, oltre alla buona indole, subito dimostrò acume, vivacità mentale e immediatezza di analisi, per cui poco dopo, datagli fiducia, fra le altre cose gli insegnò a giocare a poker. Con le carte, Augusto divenne in breve abilissimo e il magnate italiano si divertiva un mondo nel farlo competere in sua vece al tavolo verde e nel vedere scornati niente di meno che pokeristi della portata dei suoi colleghi di finanza come John Morgan e John Rockfeller.

 

    Ma nel 1891, amareggiato per il furto dei suoi risparmi, che a quell'epoca l'emigrante non usava depositare in banca, e non adattandosi alla mentalità locale, venne via dall' America. Per orgoglio e per non darsi per vinto di fronte a quella esperienza, poco dopo il rimpatrio, nonostante la riluttanza di mamma Carolina, emigrò nuovamente per approdare in Egitto attratto dalla fama di buona accoglienza che questo Paese aveva acquisito a giusta ragione.

 

    In un primo tempo, dimorò ad Alessandria dove, agli inizi, fece il cameriere in un ristorante i cui proprietari lo presero subito a ben volere per il dinamismo, la prontezza, il tatto e la tipica simpatia bolognese, che sapeva esprimere. In quella bella città di mare, nel volgere di dieci anni, divenne dapprima proprietario del "Ristorante Bolognese", punto d'incontro della collettività italiana di Alessandria i cui componenti, alla proposta di incontrarsi da Augusto, si trovavano subito d'accordo, e poi, uno dopo l'altro, del "Casinò del Mex" (chiamato anche "Ile des Sirènes"), del "Bar Santa Caterina", del "Champs Elysées", e infine del "Restaurant Alcazar". Ritrovi eleganti frequentati dalla più qualificata clientela della città.

 

    Nel 1901, messo in difficoltà dalla crisi economica di fine secolo, liquidò le sue aziende senza lasciare debiti. Di carattere forte e di grande tenacia, non si perse d'animo e l'anno dopo si trasferì al Cairo dove, nei pressi dell'attuale Midan Tahrir (allora Midan Ismaeleya) e vicino al Semiramis Hotel, gestì il Bar de la Promenade che in breve periodo divenne di moda e, non molto tempo dopo, nell'isola di Ghezira a capo del Ponte dei Quattro Leoni dove ora sono i giardini Andalous, creò, con il socio Pietro Corbetta, il Kasr EI Nil Terrace che, oltre a un ottimo ristorante, raggruppava svaghi come un cinematografo all'aperto, un piccolo Luna Park (pattinaggio, tapis roulant, tiro a segno, montagna russa, gioco dei birilli e delle bocce, ecc.), una orchestrina e, soprattutto, il Théâtre des Ambassadeurs.

    Oltreché dei nostri connazionali, il Kasr el Nil Terrace era meta frequentatissima da esponenti delle diverse comunità straniere e dai cittadini egiziani più noti: professionisti, uomini di governo e di cultura (poeti, insegnanti e letterati).

 

    Correva l'anno 1912 e, un giorno la Municipalità del Cairo che gli aveva affittato l'area, si riprese proprio quella parte su cui sorgeva il Théâtre des Ambassadeurs a cui egli aveva dedicato le cure maggiori. Il fatto non lo trovò impreparato e in un baleno mise in atto il piano per porre rimedio alla nuova situazione. Il 21 ottobre del 1912, dalla società Belga dell'Ezbekiya ottenne in affitto un'area all'angolo fra le attuali vie Emad el Din ed Adly, luogo che, con felice intuizione, previde come cuore futuro della città e sulla quale, con la prestazione dell'architetto E. Giorgi, progettò di erigere il suo nuovo teatro, e il 12 febbraio del 1913, a poco più di cento giorni dalla presa in consegna del terreno e dopo tante veglie trascorse in cantiere per imprimere accelerazione ai lavori, il Teatro Kursaal venne solennemente inaugurato.

    Accolto con entusiasmo dal grande pubblico, diede subito vita alla via Emad EI Din che, da quasi deserta, cominciò a popolarsi: in rapida successione si aprirono negozi, caffè, ristoranti, pubblici esercizi che contribuirono a farla diventare una fra le più importanti strade della città. Da principio, adeguandosi ai gusti del momento, gli spettacoli in programma, sempre di buon livello, si mantennero nell'ambito del varietà e della rivista, poi fra il 1914 e il 1916 venne il tempo delle rappresentazioni artistiche con l'opera, l'operetta e i concerti.

 

    Con lo scoppio della prima Guerra Mondiale, non giungevano più complessi teatrali e gli fu pertanto necessario limitare al varietà e alla rivista il repertorio. Perciò entrò in collaborazione con un impresario inglese, tale Mr. Maurice Bandman coordinatore di compagnie inglesi che fra le Indie e l'Australia, dove abitualmente risiedevano, e l'Egitto facevano la spola per l'intera durata del conflitto. I militari delle truppe dell'Impero Britannico, che l'esercito inglese aveva stanziato nel Medio Oriente e in Egitto, con la loro affluenza, dettero un incremento notevolissimo agli affari. A guerra finita, Augusto scioltosi dalla società con l'impresario inglese, ritornò all'indirizzo artistico interrotto tre anni prima. Da allora sul palcoscenico del Kursaal si succedettero senza soste le migliori compagnie italiane, francesi, inglesi, spagnole, greche che, nella pausa estiva, egli andava a scritturare nelle varie capitali d'Europa. Il repertorio, molto vasto, si estendeva dalla lirica (opere e operette) alla prosa, dalla rivista alla tragedia greca, dai concerti di musica classica ai balletti.

    Non ha rilevanza elencare i nomi dei più famosi artisti che diedero lustro al teatro poiché essi sarebbero ricordati solo dagli ultralongevi o dai cultori della materia. Fra i più noti comunque: per la prosa, Annibale Ninchi ed Ermete Zacconi; un giovanissimo Charles Boyer, per la lirica il tenore Dino Borgioli e il soprano Mercedes Capsir; per il balletto classico Anna Pavlova; per i concertisti il violinista Heifetz e il pianista Rubinstein, e per i musicisti il compositore Mascagni.

 

    Col crescente successo del teatro che lo assorbiva in modo assoluto, Augusto dovette allentare l'impegno rivolto al Kasr EI Nil Terrace e al Bar de la Promenade, nei primi tempi facendosi affiancare per questa attività dal fratello Giovanni, al quale in seguito lasciò completamente la gestione.

 

    Il Kursaal era considerato uno dei più importanti teatri d'Egitto e del Medio Oriente. Le sue fortune dipesero esclusivamente dalla creatività, dall'impulso, dall'alacrità di quest'uomo che senza aiuti e finanziamenti seppe affrontare grandi rischi portando in Egitto quanto di più selezionato e retribuito il mondo teatrale cosmopolita offriva. Grande filantropo oltreché imprenditore, egli regolarmente cedeva in comodato il teatro e prestava senza ritorni economici il personale dipendente per iniziative di solidarietà verso categorie disagiate o per manifestazioni patriottiche (come quella del 1913 in onore dei marinai della spedizione al Polo Nord capeggiata da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, e quella del 1926 in onore del Maresciallo Luigi Cadorna riabilitato dopo la ingiusta accusa di essere responsabile della rotta di Caporetto e altre ancora).

 

    A questa propaganda svolta a favore dell'Italia e degli Italiani, che tante volte giungeva dove non riusciva la più previdente delle diplomazie, contribuì con azione incisiva coinvolgendo al massimo i connazionali residenti. Durante la Prima Guerra Mondiale tutti i comizi, le riunioni, le conferenze per beneficare, per tener vivo il sentimento patrio e idealmente in alto il Tricolore, si tenevano al Kursaal. Il Comitato per le famiglie dei richiamati e per gli orfani di guerra organizzava al Kursaal concerti, feste e recite per raccogliere fondi e ben più di una volta, oltre a cedere il suo teatro accollandosi tutte le spese, Augusto contribuiva generosamente con proprie donazioni. Di questo ne traeva utile anche la Associazione Nazionale Combattenti Italiani d'Egitto che ogni anno, con la collaborazione degli artisti lirici del teatro dell'Opera, allestiva un grande concerto.

 

    Dal 1928 al 1930, Augusto diresse il Teatro Reale dell'Opera del Cairo dove si esibirono la Compagnia Ufficiale della Comédie Française e quelle della lirica italiana e francese e dell'operetta. Nel 1932, per scadenza dei termini contrattuali a suo tempo pattuiti con la Società Belga, dovette sgomberare l'area su cui era edificato il teatro, perciò lo fece demolire. Al suo posto venne eretto un grande palazzo tuttora esistente i Magazzini David Ades.

   

    Non trascorse molto che egli, sulla via Emad EI Din e a poche decine di metri, fece edificare un altro teatro che per una questione affettiva nominò Kursaal, un cinema all'aperto: il Kursaal Ciné Jardin e il cinema Lux sulla cui area tanti anni prima (presumibilmente fra la fine dell'ottocento e la prima decade del novecento) sorgeva il teatro Alhambra, all'angolo fra le vie Emad el Din e la Alfy Bey col quale indirettamente ebbe in qualche modo a che fare.

    L'isolato dei Magazzini Ades e quello dove è ubicato il Kursaal II°, sono separati da una stradina che sbocca nella via Emad El Din a cui è stato attribuito il nome di Rue Dalbagni (Shara Dalbagni). Oramai stanco per il lungo impegno, le veglie, le notti in bianco, dopo il 1932 ritenne giunto il momento di concedersi il meritato riposo e da allora il Kursaal II° e gli altri due cinema vennero affittati alla Società Levy, Politi e Prosperi. Ma il Kursaal II° venne usato solo come cinematografo e mai come teatro, nonostante ne avesse le caratteristiche strutturali.

 

    Nel corso della lunga attività, per i meriti acquisiti con la diffusione della cultura musicale e della prosa, per le opere di bene e per l'azione di propaganda italiana, Augusto è stato insignito di numerose onorificenze ufficiali come numerosi furono gli attestati di benemerenze attribuito gli da Associazioni e Categorie della Comunità Italiana.

    Dopo quasi mezzo secolo, divenuto ormai una delle eminenti figure degli Italiani residenti, poteva contare su innumerevoli amicizie in ogni campo della Società. Fra i tanti, il Cavaliere Bettino Conegliano di Alessandria e il Signor Pappalardo con cui intratteneva rapporti di impresario, il Cav. Calzetti e il signor Gallo, uomini di legge come l'avv. Nelson Morpurgo e il Cav. Alberto Campa, industriali come Buzzino e Bertolissi, musicisti come i prof. Giuseppe Poggiolini e Fortunato Cantoni e il maestro Dario Attal, letterati come Giovanni Moscatelli, giornalisti come Filippo Zamboni, il presidente dell' Associazione Nazionale dei Combattenti Italiani Cav. Comm. Carlo Grassi, professionisti come gli architetti Epaminonda Giorgi e Giuseppe Mazza e l'ing. Ernesto Chimirri, oltre ai membri del corpo Consolare e dell'Ambasciata come il Conte Caccia Dominioni.

 

    La sua figura è rimasta indelebile nella memoria della famiglia, non per i titoli e per la dedizione al lavoro di cui tante volte si è sentito dire anche dalle molte persone che lo conobbero, quanto per la grande signorilità che si accompagnava con pari modestia e per alcuni aspetti della vita privata.

 

    Morì al Cairo nel maggio del 1951.

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