Fatti e commenti al centro dell'attenzione


Nei ricordi di fine anno poteva mancare il Presepio? Quest’anno presentiamo il presepio realizzato da alcuni componenti  del gruppo culturale “Chei de San Viit”. E' visitabile sino all’ 8 gennaio presso la Chiesa di S. Vito di Casalbuttano e si sviluppa su una superficie di mq 40 circa.E' in stile napoletano del ‘700 con la Natività situata in un tempio diroccato e con un paesaggio bucolico circostante. Una mezza dozzina di volonterosi ha lavorato alla realizzazione del Presepio per circa 2 mesi. La scenografia è in gran parte composta in legno; le statue sono in gesso con altezza massima di cm 90. Davvero bravi. 

Notizie vere di Capodanno che sembrano scritte da Dickens

Colpa del rallentamento della rotazione terrestre. Non accadeva dal 1998


Il 2005 dura un secondo in più


Dopo le 23:59:59 del 31 dicembre, lungo il Meridiano di Greenwich, non scatterà subito il primo giorno del nuovo anno


Quest’anno, un secondo dopo le 23:59:59 del 31 dicembre, lungo il Meridiano di Greenwich (che passa per Londra) non scatterà immediatamente il primo giorno del nuovo anno. Occorrerà pazientare un istante e aspettare che passino le 23:59:60 (in Italia le 00:59:60). Possibile? Eccome. Colpa della rotazione terrestre, capricciosa e «in frenata», e della testarda volontà umana di tendere alla perfezione in tutti i campi, misurazione del tempo compresa. E così, per far «quadrare i conti», nel 2005 si dovrà ricorrere al «secondo addizionale»; non accadeva dal 1998 e quindi si tratta di una novità per il XXI secolo.

DA GIULIO CESARE ALL’ERA ATOMICA – L’ossessione dell’uomo per la rigorosità nella misurazione del tempo è antichissima. Fin dai tempi delle riforme del calendario volute da Giulio Cesare nel 46 a.C. e da papa Gregorio XIII nel 1582 ci si era resi conto che misurare il tempo astronomicamente (cioè basandosi sulla rotazione della Terra attorno al proprio asse) comportava degli sfasamenti; l’anno bisestile fu introdotto per risolvere alla meglio il problema. Per un po’ l’uomo si è accontentato, ma nella seconda metà del XX secolo il progresso tecnologico ha portato alla creazione di strumenti in grado di misurare il tempo in maniera estremamente precisa e non soggetta alle variazioni del periodo di rotazione terrestre: gli orologi atomici.

IL T.A.I. – Il primo orologio atomico fu creato nel 1955. Questo tipo di strumento si basa sulle vibrazioni di un atomo di cesio 133; nel 1958 si stabilì a quale numero di oscillazioni degli atomi di cesio 133 corrispondesse un secondo atomico, che da allora costituisce l’unità di misura del Tempo Atomico Internazionale, T.A.I. Svariati strumenti (dai satelliti ai missili teleguidati, dalle sveglie radiocontrollate al segnale orario in Tv) fanno riferimento ad esso per la taratura. Ma i «padri del T.A.I.» ne combinarono una grossa, definendo il secondo atomico come la 86.400ma parte del giorno solare. E’ la solita storia del gatto che si morde la coda: abbandonato il tempo astronomico perché impreciso, si definì il secondo atomico anche in relazione al giorno solare, che non è eternamente immutabile.

LA TERRA RALLENTA – Le giornate si allungano. Non perché il 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno, è alle spalle, ma nel senso che ogni anno, frenata dall’azione della luna sulle maree, la Terra impiega un tempo maggiore per compiere la propria rotazione. E così, quest’ultima dura 1,7 nanosecondi in più al secolo. Lasso impercettibile per l’uomo, ma in grado di far saltare il rapporto tra tempo atomico e tempo astronomico, con gravi ripercussioni tecnologiche. Tra il 1961 e il 1971 si ovviava al problema «rallentando» gli orologi atomici, ma dal 1972 si preferisce aggiungere un secondo al Tempo Universale Coordinato, lo standard temporale usato in tutto il mondo. Tale «secondo addizionale» scatta il 30 giugno o il 31 dicembre di alcuni anni; non esiste una periodicità fissa: il Servizio Internazionale per la Rotazione della Terra e i Sistemi di Riferimento (che decide se e quando utilizzare il secondo addizionale) annuncia il ricorso al «minuto di 61 secondi» tutti gli anni in cui lo sfasamento tra tempo atomico e astronomico si avvicina agli 0,9 secondi. Nel nuovo millennio non era mai accaduto; si era ricorsi al secondo addizionale per l’ultima volta nel 1998. Tra il 1972 e il 1979 lo si era utilizzato addirittura ogni anno (Apri Pop: Tempo atomico e secondo addizionale: saperne di più).

CONSEGUENZE E POLEMICHE – Astronomi e fisici promettono che analizzeranno con meticolosità le conseguenze nel 2006 del 61mo secondo dell’ultimo minuto del 2005. Chissà se verrà risolta la diatriba tra «abolizionisti» e «difensori» del secondo addizionale. I primi sostengono che esso nuoccia a numerosi strumenti, come telefoni cellulari e sistemi per il controllo del traffico aereo, i secondi ritengono che eliminarlo comporterebbe una costosissima ri-taratura di satelliti, telescopi e altri strumenti scientifici già «vaccinati». I «difensori» evidenziano come l’espediente è utilizzato da trent’anni senza conseguenze percettibili; «l’idea che un giorno sia mezzanotte a metà pomeriggio è semplicemente senza senso», ha dichiarato il fisico Judah Lavine, «difensore», dell’Università del Colorado. Qualcuno propone l’abolizione del secondo addizionale in favore di un’intera ora in più da aggiungere tra qualche secolo; l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, fortissimamente toccata dalla questione, ha rinviato al 2007 la discussione di tale tesi. Al momento, la maggioranza degli scienziati sembra accordarsi su un solo aspetto: rendere costante l’introduzione del secondo addizionale; si prevede che entro un secolo possa divenire una pratica automatica da eseguirsi ogni 12 anni.

Simone Bertelegni (Corriere.it)

Quella di fine anno è la notte della cicogne: Cremona, scientificamente provato, è tra le 17 città italiane dove nella notte del 31 dicembre è più facile restare incinte

da "Adnkronos"

MILANO - Per gli abitanti di 17 citta’ italiane quella dell’ultimo dell’anno sara’ la notte delle cicogne. Lo assicura Italo Farnetani, pediatra e e docente dell’universita’ di Milano, che con un occhio ai numeri degli anni scorsi prevede un ‘’record di concepimenti nella Capitale. Infatti, facendo una media dell’andamento mensile delle nascite negli ultimi anni, sui dati Istat da cui si puo’ risalire al momento del concepimento - dice Farnetani all’ADNKRONOS SALUTE - si osserva che per le donne e’ piu’ facile restare incinte la notte dell’ultimo dell’anno ad Agrigento, Bari, Cagliari, Cremona, Foggia, Pescara, Pordenone, Ragusa, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Sassari, Savona, Siracusa, Teramo e Trieste. Inoltre, tenendo conto delle previsioni meteo di fine anno, Farnetani aggiunge che le condizioni davvero ideali per concepire dovrebbero verificarsi quest’anno in quattro citta’: Siracusa, Ragusa, Cagliari e Sassari. Cremona non è però lontana e figura al quinto posto.
Per la notte di San Silvestro, oltre all'ovvia influenza delle temperature, giocano anche altri elementi: la maggior quantita’ di luce che riceve l’organismo e il prolungato stato di veglia, associato all’euforia della festa, ‘’cooperano a stimolare l’epifisi e a bloccare la melatonina. Con il risultato - prosegue il pediatra - che si ha una maggior produzione di ormoni sessuali che percio’ possono facilitare il concepimento’’.
La intensita’ della festa - conclude Farnetani - potrebbe fornire una maggior stimolazione all’epifisi e alla produzione ormonale, costituendo percio’ un ulteriore elemento alleato del concepimento’’.

Nella foto l'orologio atomico di Greenwich


Il nonno liutaio di Bari e le "orecchiette" per Giobatta Morassi


Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

BARI - Per chi è in cerca di regali davvero originali c’è un pezzetto di Cremona a Bari grazie a Luigi Loconsole, 65 anni, ebanista in pensione con una passione speciale. Costruire violini. Loconsole, infatti, è liutaio, tra i non molti dell’Italia meridionale, e come tale è stato iscritto per alcuni anni alla Camera di Commercio industria ed artigianato.
Nella bottega, piccola, ordinata e dotata di buone attrezzature, ci sono in mostra anche alcuni dei trenta violini da lui costruiti. E’ in Via Messenape, 35 - Villaggio dei Lavoratori, periferia nord di Bari. Una zona piuttosto anonima e caotica da dove, però, con una certa frequenza si sente il suono dolce di un qualche violino appena ultimato da Loconsole dopo non meno di 200 ore di dedizione. In ammirazione di tanto impegno e in bottega ci sono spesso due suoi amici: Leonardo Manfredi, pensionato della Regione Puglia e Guido Servarolo, docente universitario.
Vedere come nasce un violino non è cosa di tutti giorni. «Ci vuole molta predisposizione, studio e frequentazione di altri artigiani», spiega Loconsole. «Vado spesso a Cremona nella bottega di Giobatta Morassi, uno dei più bravi liutai al mondo. Mi fa vedere come lavora ed io lo ripago con le nostre orecchiette».
Come è nata a Loconsole l’idea di costruire violini?. Ecco la risposta: «Fu negli anni ‘80 per una scommessa con mio figlio Michele, teologo e insegnante di religione. Mi disse che gli sarebbe piaciuto suonare il violino se fossi stato capace di costruirgliene uno». Una frase detta così, tanto per dire, ma che nella mente di Luigi si fissò come il più classico dei chiodi. Cominciò a studiare su libri e riviste specializzate, a viaggiare, a saggiare i legni indispensabili per creare i violini: abete maschio della Val di Fiemme per la cassa, acero dei Balcani per il manico e poi le colle, le vernici speciali, gli attrezzi tutti speciali per scolpire ogni parte dello strumento.
Poi, «finalmente il primo violino che non faccio vedere a nessuno perché è una vera schifezza. Però poi mi sono specializzato e da diversi anni mio figlio suona un violino costruito da me e n’è davvero soddisfatto».
Quanto costa un violino di Loconsole? «Sono molto affezionato ad ognuno dei miei pezzi, di materiale spendo sui 400 euro e ogni violino ne costerebbe 2 mila. A me, però, basta la soddisfazione di sentire le prime note scaturire dallo strumento appena finito». Loconsole che, tanto per non smentire la sua testardaggine, ha costruito anche una viola d’amore, un violoncello e una pochette, ha un rammarico: «Non sono riuscito a metter su con l’aiuto degli enti preposti, una scuola per liutai. La mia passione è affidata solo a Luigi, il mio nipotino di sei anni che viene spesso a trovarmi in bottega».

Nella foto, Luigi Loconsole

Arriva dal Po cremonese il fondo del nuovo campo di calcio di Ascoli Piceno


Da “Il Messaggero”

ASCOLI - Sedici mila metri cubi di materiale trasportato (in entrata e in uscita dallo stadio), una ottantina di operai utilizzati nei tre turni (hanno lavorato anche di notte alla luce dei riflettori), 130 camion di sabbia, 250 di pietrisco, l’utilizzo di circa 25 mezzi meccanici fra escavatori, ruspe e altri attrezzi. Il nuovo tappeto erboso arriverà (a strisce di 7/8 metri di lunghezza, 1,30 di larghezza e 4 centimetri di spessore) martedi prossimo dall’Austria a bordo di 25 autotreni con personale specializzato al seguito per la messa in opera del nuovo manto erboso. Ecco alcuni dati relativi ai lavori in corso allo stadio Del Duca di Ascoli. Ed un po’ di Cremona.
Garantisce l’assessore allo sport: «Stiamo facendo un lavoro profondo e radicale con l’utilizzo dei materiali migliori affinche il manto erboso sia davvero funzionale e possa durare nel tempo ha aggiunto Umberto Antonelli. La sabbia silicea arriva da una cava di Cremona, per il manto erboso abbiamo scelto la stessa ditta austriaca che ha lavorato a San Siro con eccellenti risultati.».

Nella foto, il campo di calcio dello stadio Cino del Duca di Ascoli





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