"Il Vascello" e la conoscenza

Il Grande Fratello incombe... Ed ecco uno strumento esemplare


La chimica contro la libertà: arriva anche da noi la pillola dell’obbedienza?

Figurava fino al 2003 tra gli stupefacenti, tipo cocaina, eroina ed LSD - Adesso appartiene alla categoria degli psicofarmaci


Un invito alla riflessione. Sotto le Feste, ha fatto importanti passi avanti in termini di affermazione scientifica, un progetto pilota sul Ritalin, farmaco a base di metilfenidato (ossia un’amfetamina). Se questo progetto otterrà i risultati che si propongono i promotori, il Ritalin potrebbe diventare il farmaco che servirà a curare il cosiddetto ”Disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività” (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ADHD), una sindrome che colpirebbe i bambini in età scolare e prescolare, caratterizzata da irrequietezza, difficoltà di concentrazione, sbadataggine, impulsività, svogliatezza, poca disposizione all’ascolto.
Intanto , alcune fondamenta sono già state poste per affermare questo farmaco che alcuni chiamano la pillola contro la libertà. Fino al marzo 2003 il Ritalin compariva nella sotto-tabella I insieme alla cocaina, agli oppiacei, all’eroina, all’LSD. Da quella data è passato nella sotto-tabella IV, dove sono presenti gli psicofarmaci.
Negli USA e in Inghilterra si fa uso di questo medicinale da vari anni e i risultati sono allarmanti. Nei soli Stati Uniti le diagnosi di iperattività crescono esponenzialmente ogni anno e oggi sono da quattro a sei milioni i bambini americani trattati con questo farmaco. La Novartis, la multinazionale farmaceutica che lo produce, è sotto accusa per collusione, per aver fatto pressioni per promuovere diagnosi di ADD (Attention Deficit Disorder) e di ADHD, uno sforzo promozionale di grande successo, volto ad incrementare il mercato del suo prodotto. Anche l’Associazione Psichiatrica Americana è stata accusata di aver ricevuto una tangente miliardaria per rendere sempre più vaghi e generici i criteri diagnostici di tale malattia.
In Italia a un’interrogazione parlamentare sui pericolosi effetti di questa droga su un organismo in età evolutiva, il sottosegretario Guidi ha risposto assicurando che il medicinale si potrà ottenere soltanto con una ricetta speciale.
Secondo la bibliografia medico-scientifica internazionale infatti il Ritalin produce i seguenti effetti collaterali: disturbi gastrointestinali, emorragie intestinali, glaucoma, tachicardia, aritmie, arresto cardiaco, disturbi del sonno, inappetenza, nausea, inibizione della crescita, ipertensione, irritazioni cutanee, emicrania, allucinazioni, depressione, abuso di droghe, suicidio ecc.
Ma un effetto ancor più (se si può dire) preoccupante che questo narcotico ha sugli individui è la sua attività di induzione all’obbedienza. In questa prospettiva il controllo sociale da parte delle “autorità” risulterà molto più proficuo e agevole. Nel lungo periodo la “sicurezza” richiesta dai cittadini sarà senz’altro garantita… Ma a quale prezzo?
Le prove oggettive scientifiche sull’esistenza della malattia non ci sono e molti autori parlano di semplice mutamento generazionale, stress da videogiochi, eccesso di televisione, disordini affettivi, intolleranza a additivi alimentari ecc.
Ma di fatto si è di fronte ad un futuro mercato di migliaia di miliardi, con risvolti sulla docilità sociale, per chi detiene l’autorità, di grande effetto. Questo è il vero problema.
Denaro e potere, il veridico filo di Arianna della “civiltà” contemporanea per arrivare alla spiegazione (o quasi) di ogni cosa.


Volete saperne di più? Si legga il decreto del ministero della Salute 22 luglio 2003 ossia Aggiornamento delle tabelle contenenti l’elenco delle sostanze stupefacenti e psicotrope di cui al decreto del ministro della Sanità, 27 luglio 1992.
Si vada alla pagina dell’OISM (Osservatorio italiano salute mentale), un ricco archivio di articoli in italiano e inglese sul disturbo ADHD/DDAI.
Si consulti il sito www.giulemanidaibambini.org .
.Fonti a stampa a carattere divulgativo: • Gazzola, Chiara e Siddi, Luisa, Il desiderio, il controllo, l’eresia, La Fiaccola, Palermo, 2003 • Kremer, Heinrich, Ritalin e cervello, Macro Edizioni, Cesena, 2003 Valerio Pignatta


Home
About
About
Picture
Products
Resources
Interests
Calendar
Contact
Work
Fun
Other
What
Newsletter
Friends
Music


Family
Rename
In "Navigare" orari aerei e ferroviari, notizie interne ed estere, meteo e tanti altri indirizzi per vivere meglio


Email me!




Un libro sull'omosessualità sotto il fascismo porta alla luce un episodio pressoché sconosciuto della vita del Ras di Cremona

Roberto Farinacci contro i gay

Usa la pederestia come strumento politico anche per far fuori Augusto Turati, suo successore alla segreteria del PNF


Roberto Farinacci, a sinistra, con Augusto Turati durante una manifestazione motoristica a Cremona. Sono a Porta Venezia con altri esponenti del fascismo e del motorismo bresciano.

A ripercorrere le cronache del Ventennio, analizzando attraverso una ricca messe di documenti il rapporto tra regime fascista e omosessualità, è il giovane storico Lorenzo Benadusi ne "Il nemico dell'uomo nuovo, l'omosessualità nell'esperienza totalitaria fascista" (430 pagine, 25 euro, Feltrinelli).
Il fascismo per regolare i suoi conti interni o colpire gli avversari, come nel caso della Casa Reale, fa un uso politico e ricattatorio dell'accusa di pederastia. Nella battaglia per la conquista del potere dentro il partito diventa una delle armi più usate con la diffusione di dossier
velenosi.

Roberto Farinacci, il ras di Cremona, la utilizza per far saltare Augusto Turati (nella foto a destra) da segretario del PNF e considerato uno dei cervelli più fini del movimento, oltre che prezioso consigliere di Mussolini, Lo inguaia facendo arrivare al Duce una lettera compromettente spedita da Turati a una sartina-mezzana torinese, alla quale chiede di fargli incontrare «un maschietto».

Roberto Farinacci era stato segretario nazionale del Partito Fascista dal 12 febbraio 1925 al 30 marzo del 1926. Augusto Turati era venuto dopo di lui come segretario, nell'aprile del 1926. Mantenne l'incarico fino al 1930. Era nato a Parma nel 1888.
Il pretesto formale per la liquidazione di Farinacci dalle segreteria del PNF fu il suo comportameno in difesa dei cinque arditi milanesi accusati dell'uccisione di Giacomo Matteotti. Il processo si svolse a Chieti per decentrarlo e dargli il minor rilievo possibile. Farinacci ne fece invece un caso nazionale per attirare l'attenzione su di sè. Da questo momento comincia un periodo di emarginazione petr il ras cremonese. In alcune città è addirittura proibito leggere il suo "Regime Fascista".

Dietro Farinacci ci vede la mano di Mussolini, che però non può attaccare direttamente. Ecco quindi che Augusto Turati diventa il suo bersaglio e il suo intervento ottiene lo scopo.Vuole ritornare a galla e reclamare la purezza del fascismo. Augusto Turati capitola, infatti. In seguito alla cmapagna contro di lui, viene espulso dal partito, espulso dal Partito ed esiliato a Rodi dove rimase fino al 1937 partecipando come socio ad un impresa agricola. Ritornato in Italia nel 1937 fu riammesso nel Partito a condizione di intraprendere un esperimento agrario in Etiopia. Il fallimento del progetto lo riportò in patria all’inizio del 1938. Successivamente esercitò la professione di consulente legale, abbandonando qualsiasi aspirazione di tipo politico. Non aderì perciò alla Rsi ma, a guerra terminata, fu in ogni caso processato. Amnistiato, morì a Roma nel 1955.

Tre segretari del partito accusati di essere omosessuali. A cominciare dal più odiato e dileggiato, quell'Achille Starace che aveva inventato il "saluto al Duce", la divisa in orbace e imponeva ai gerarchi di saltare nei cerchi di fuoco.
Tutto si muove all'interno di una legislazione paradossalmente avanzata per un sistema dittatoriale, perché non contemplava il reato di pederastia. Ma anche un durissimo apparato repressivo che spediva i gay, visibili o sgraditi, al Confino di Polizia alle isole Tremiti, a San Domino, oppure a Carbonia e Ponza.
Il saggio mette a fuoco il tentativo del fascismo di realizzare una rivoluzione antropologica. Di affermare, cioè, un tipo di italiano erede della romanità imperiale, lontano dalle ambiguità morali e sessuali mediterranee.
Il regime ha celebrato e inseguito, insieme con la chimera della integrità della stirpe, il mito dell'uomo nuovo, virile, capace di combattere per la Patria e per lo Stato costruito da Mussolini.

Un ideale rincorso fino al punto di negare la realtà, collocando il Codice penale al di fuori (e in un certo senso, più avanti) del solco delle giurisdizioni degli altri Paesi europei. Infatti, in nome di quella che l'autore del saggio definisce "strategia dell'occulatmento", Alfredo Rocco, il guardasigilli fascista cui si deve il codice penale, approvato il 19 ottobre del 1930, decise di non prevedere all'articolo 528 il reato di pederastia, facendo sue le conclusioni della "Commissione ministeriale per il progetto preliminare".
«Certe cose meno le si nominano meglio è - sosteneva il giurista - E' forse necessario nominare questo vizio e dargli una propria cornice in una norma? Non credo. Il Paese è abbastanza sano, il turpe vizio in Italia non è diffuso». In altri termini, nella patria che vanta la primazia fascista non ci sono omosessuali, quindi non c'è bisogno di contemplare un reato che ne condanni il comportamento. Non considerare, significa negare l'esistenza di «un fenomeno che produce "discredito" internazionale». Ignorarlo serve a «limitarne la diffusione».
Le "informative" sulle tendenze sessuali contribuiscono anche al siluramento di Starace, pur circondato da fama di gran donnaiolo. Un rapporto finito sulla scrivania di Mussolini rivela che il segretario del partito sarebbe stato espulso da studente-convittore del Collegio Nazionale di Lecce per «pederastia passiva». Per sovrappeso, il gerarca più inviso agli italiani, è accusato nei rumor diffusi nel partito di orge con uso di stupefacenti e «varianti sodomitiche».

Rotola ghigliottinata dall' "imputazione" di omosessualità anche la testa di Giovanni Giuriati, considerato il miglior segretario della storia del Pnf.
Ma il bersaglio più grosso della dittatura è la Casa Reale e il principe ereditario, Umberto di Savoia. Mussolini, secondo quanto ha riferito uno dei partigiani che lo catturarono, "Bill", cioè Urbano Lazzaro, porta nella borsa di pelle che ha con sé, mentre cerca di raggiungere la Svizzera nell'aprile del 1945, un dossier dei servizi dedicato alle tendenze sessuali del "Re di maggio". Preziosa merce di scambio che forse il Duce se fosse riuscito a oltrepassare il confine avrebbe voluto utilizzare con gli inglesi, decisi a difendere la monarchia in Italia.


Per la Storia di Cremona è uscito il volume "L'Ottocento"

Non è una storia: è una raccolta di tesi e tesine con clamorose lacune

Ha fatto bel salto temporale in avanti, con il suo terzo volume, la “Storia di Cremona” che quest'anno salta dal Medioevo (non ancora compiuto) al 1800, nel libro strenna che, dopo la ormai rituale presentazione in pompa magna al teatro Ponchielli, viene distribuito ai soci della Banca di Credito Cooperativo (che ne ha sostenuto la stampa). L'opera è promossa dal Comune, dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Cremona e sarà invece disponibile per l'acquisto non prima del prossimo mese di maggio.
“L'Ottocento”, questo il titolo, più che un volume di storia dove si pretende anche un minimo di cronologia dei fatti, è piuttosto un almanacco, una raccolta di tesi e tesine che lascia francamente sorpresi per la singolarità delle scelte e per le vistose lacune (giustificate dalla curatrice, Maria Luisa Betri con l'impossibilità di contenere entro gli spazi del volume gli argomenti significativi del secolo, come se fosse proibito far quello che è normalità non solo per i direttori di giornale ma anche per gli editori, ovvero adoperare le forbici).



Dal che derivano clamorosi vuoti e alcuni pieni davvero ingiustificati. Citiamo i primi che ci vengono all'occhio.
All'agricoltura sono dedicati soltanto alcuni cenni, di riflesso, all'interno del capitolo demografia e economia, si tralasciano episodi fondanti di un secolo, ad esempio che attorno agli anni '90 avvenne una vera rivoluzione nelle relazioni tra contadini e proprietà con la sottoscrizione per la prima volta dei contratti agrari e non c'è neppure il minimo cenno agli scioperi nei campi al volgere del secolo, altro fatto epocale in un periodo in cui non si distingueva troppo facilmente tra sciopero e rivolta. Altrettanto lacunoso lo studio delle relazioni e del mutare delle proprietà nei fondi agricoli. Come si può scrivere una storia dell'Ottocento a Cremona senza dar conto di questi episodi?
In compenso abbiamo oltre 50 pagine dedicate fin nei dettagli minori alla pittura e scultura dell'ottocento, ma si ignora del tutto, neppure una riga, la produzione letteraria di questo periodo, eppure siamo in pieno e splendente romanticismo, per non parlare della fotografia, che nasce in questo secolo, che ha grande ed illustre diffusione a Cremona e praticamente sostiene la illustrazione di moltissimi capitoli della pubblicazione, ma alla quale , neppure al grande Aurelio Betri, si dedica una riga che vada oltre la firma delle immagini. Provvediamo noi (clicca qui): il 2004 era il centenario (ignorato lo scorso anno dalle istituzioni cremonesi e persino dai fotografi locali, ma non da “Il Vascello”) della scomparsa di Aurelio Betri. Altrettanto si provvede, forse per un minimo di rimorso, alla realizzazione di una mostra al “Triangolo”.
Restando a questo “Ottocento”, ben ricompensato, eccoci però a 24 pagine dedicate all'industria tipografica - editoriale e ad altre 8 pagine riservate alla “Gazzetta di Cremona” che si concludono con questa affermazione: .. battuti gli austriaci a Solferino e San Martino iniziava “un'epoca nuova,, di libertà e di multiformi iniziative, tra cui va subito annoverato il “Corriere Cremonese” di Fulvio Cazzaniga...”. Meno male, si pensa, girando pagina. Ci si aspetta un qualche cenno a quella novità così trascurabile che è l'arrivo della libertà di stampa e alla sua influenza nella vita della città.
Come si descrive il "fermento nuovo" della stampa che si risolve nella nascita, fatto non da poco, di un quotidiano e poi del suo seguito, destinati ad influire sull'intero panorama politico e storico della città? Con neppure una parola. La ricognizione finisce con Solferino e San Martino.
Potremmo andare avanti, ma non vogliamo infierire. Possiamo ribadire che ci troviamo di fronte ad un assemblaggio di quelle che in ambiente universitario si chiamerebbero tesi o tesine.
Molto meglio, tutto sommato, per rappresentare soprattutto la Cremona nell'Italia Unita", scovare negli Annali della Biblioteca Statale, gli atti del convegno “Una città nella storia dell'Italia Unita” (1986). Si avrà un ritratto molto più pertinente e rispondente alle attese .
Un giorno si farà (forse) la “Storia di Cremona” del ‘900. Una criterio analogo al quello adottato per questo "Ottocento" sarà utile per evitare i passaggi scabrosi, i giudizi e le compromissioni riguardanti i personaggi più rilevanti attivi nel secolo appena concluso.



La pagina è aggiornata alle ore 22:00:38 di Dom, 25 dic 2005