"Il Vascello" e la conoscenza

Una mozione per dotare la Amministrazione Provinciale di un centro editoriale (con una rivista, oltre tutto e quindi con tutti i rischi del caso)


Il consigliere provinciale della Margherita Sandro Guglielmetto vorrebbe fare della Provincia un vero e proprio centro editoriale, con la realizzazione addirittura di una rivista (in aggiunta alle pubblicazioni già esistenti, se non andiamo errati: "Provincia nuova", per esempio), il che quando c'è di mezzo la politica lascia sempre oltre modo perplessi. Perché alla fine nessuno resiste alle tentazioni come si è visto in analoghe esperienze (oltre tutto senza contare la mancanza di quattrini che costituisce la eterna litania di tutte le amministrazioni locali, comprese le più sprecone).
Questo il testo di Guglielmetto trasferito in una mozione:
" Alla radice di qualsivoglia progetto culturale v'è da sempre quello che oggi, con increscioso forestierismo, è chiamato "marketing territoriale", o "marketing culturale". Non v'è infatti iniziativa culturale che assuma significato se non è comunicata, se intorno ad essa non si crea una coscienza diffusa….
Riteniamo che la Provincia, al fine di valorizzare il patrimonio culturale delle sue città e dei suoi paesi, e di ottenerne dunque un "ritorno" in termini turistici oltre che culturali, abbia di fronte a sé alcuni compiti essenziali, preliminari a qualsiasi progetto sulla cultura e sul turismo.
1) Coordinare le attività promozionali dei Comuni, aiutandoli nella produzione di materiale informativo di buona qualità ed evitando l'eccessiva frammentazione della comunicazione.
2) Produrre materiale informativo multimediale di facile e ormai generalizzato accesso (CD e DVD). Sarebbe anche l'occasione per realizzare opere editoriali multimediali sulla cultura del nostro territorio nel '900, si tratti di esperienze artistiche individuali (si pensi a Tognazzi, a Protti, a Montaldi...) o collettive, sempre in ambito musicale, letterario, cinematografico, teatrale.
3) Far leva sulle eccellenze del nostro sistema culturale (dal polo universitario umanistico che si è consolidato in Cremona, al Sistema Teatrale Cremonese, ad esperienze associative di particolare rilievo) per produrre una rivista - informatica e/o cartacea - dove la riflessione scientifica sui temi culturali si accompagni alla promozione della cultura cremonese ed alla riflessione sui temi economico-politici riguardanti la gestione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.


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I Templari a Cremona? Via Porta del Tempio richiama alla memoria i Cavalieri dai bianchi mantelli

con la rossa croce


Difensori del Tempio di Gerusalemme, combattenti lungo due secoli per la Fede di Cristo, brutalmente soppressi


di Gianfranco Taglietti




Nati nel 1119 circa, i Templari (l'Ordine dei Templari) apparivano come parte integrante della Cristianità, indispensabili per combattere gli infedeli, per contribuire concretamente alle Crociate e per finanziare Papa e Monarchi.
Eppure, con la Bolla “Vox in excelso” del 22 marzo 1312, il papa Clemente V annunciò ai Padri della Chiesa, riuniti nel Concilio di Vienne (nel Delfinato), che l’Ordine veniva abolito per ‘inviolabile e perpetuo decreto. Se fosse rimasto in vita avrebbe continuato a provocare grave scandalo’.

L’abolizione dell’Ordine fece grande impressione.
Dante, nel canto XX del Purgatorio, dove espiano i loro peccati gli avari, assieme a Virgilio si ferma a parlare (e ad ascoltare) Ugo Capeto, capostipite dei Capetingi, dinastia di sovrani di Francia. Al verso 90 Capeto dice: ‘Veggio il novo Pilato sì crudele, / che ciò non sazia ma sanza decreto I porta nel Tempio le rapide vele’. Io vedo Filippo (IV, il Bello) comportarsi con tanta crudeltà (avendo lasciato Bonifacio VIII in balia dei suo nemici, come Pilato aveva lasciato Cristo in balìa dei Giudei) e, non contento di ciò, illegalmente rivolge le sue mire vogliose di ricchezze contro i Templari.
Vediamo di andare con ordine, domandandoci anzitutto chi fossero i Templari. Il loro nome deriva naturalmente da ‘tempio’ (lat. templum), il Tempio di Salomone in Gerusalemme, alla cui difesa si erano votati e, contemporaneamente, alla difesa dei pellegrini che, dopo la prima Crociata, volevano fare atto di omaggio e di fede ai luoghi santi.

Nel luglio del 1099 Gerusalemme era stata conquistata dai Crociati, ma la conferma della conquista e la sicurezza dei pellegrini erano un problema di non poca difficoltà. Le strade che portavano a Gerusalemme era infestate da briganti, così come difficile, perigliosa e priva d’acqua era la strada che portava al fiume Giordano, meta fatidica dei Cristiani.

L’istituzione dei Templari, dunque, sorse dalla necessità di fornire protezione ai pellegrini.

Piccolo nucleo all’inizio, si rafforzarono via via per la protezione di potenti signori e di re Baldovino II°Porfirogenito, imperatore latino di Costantinopoli che aveva preso stabile dimora in Oriente.

Lasciti, privilegi, donazioni, la rinuncia ai beni personali, la regola di vita, di preghiera e di penitenza, condussero nel Concilio di Troyes (1129) al riconoscimento ufficiale dei Templari e alla approvazione della rigida Regola del Tempio.
L’esordio della Regola del Tempio racchiude la prospettiva di questi uomini: ‘Rinuncerete alle vostre volontà individuali ed altri combatteranno con voi per il Monarca supremo per la salvezza delle anime, e in vista di tal fine impieghierete armi e cavalli; con animo pio e puro dovrete sforzarvi in ogni occasione di ascoltare il mattutino e l’intero servizio divino...’.
A tutti i Cavalieri professi erano concesse vesti bianche, a simboleggiare l’abbandono della ‘vita nelle tenebre’, e l’accesso ad uno stato di celibato perpetuo ( ....). Lo stile di vita generale rifletteva la modestia dei costumi iniziali (...).



Un templare rapisce Rebecca da "Ivanhoe"

L’Ordine, nel tempo, andò sviluppandosi sempre più, non solo in Oriente, ma anche, attraverso donazioni di edifici e di terre, anche in Occidente.

Lo sviluppo dell’Ordine andò affermandosi in campo militare, come milizia armata (erano monaci e soldati) e come potenza corporativa di prim’ordine, una delle più ricche del mondo medievale (all’inizio del XIII secolo possedevano 870 castelli, una flottiglia, avevano ottenuto la cessione di Gaza e il possesso di Cipro).

La sua ricchezza e i suoi beni andarono dilatandosi sempre più con la conseguenza di attirare attenzione, invidie, gelosie e mire di rapina fino al tragico epilogo del 1314. Filippo il Bello, re di Francia, aspirando ad impadronirsi dei loro terreni e dei loro tesori, influì sul (debole) papa Clemente V, che arrivò ad emettere la bolla Vox in excelso, del 22 marzo 1312, che aboliva l’Ordine, come si è detto. Secondo la bolla, esso era stato ‘fomite di grave scandalo, che non avrebbe potuto cessare fino a che l’Ordine fosse rimasto vitale’.
Usando un’espressione piuttosto forte, ma non lontana dalla realtà, riportando una frase allora pronunciata, il Papato era riuscito ad ottenere (con un decreto) ciò che i Mussulmani non erano mai riusciti a compiere con la forza, la totale distruzione dell’Ordine dei Templari.

Prima della emanazione della Bolla pontificia, già nel 1307 in Francia erano stati arrestati dei Templari; nel 1310, nei pressi di Parigi, cinquantaquattro Templari erano stati arsi sul rogo, perché considerati eretici recidivi. Nel 1312 fu emanata un’altra Bolla del Pontefice con la quale le proprietà dei Templari erano trasferite all’Ordine degli Ospitalieri.

La sera del 18 marzo del 1314, Giacomo di Molay e Goffredo di Charney, grandi Maestri dell’Ordine, conobbero la morte tra le fiamme.

Tutte queste uccisioni, che sprofondavano nella morte i Maestri di coloro che erano stati ricchi e potenti, e la sorte dei beni trasferiti agli Ospedalieri, eccitarono l’immaginazione collettiva, generando storie ‘altre’, romanzate e ispirando leggende che spaziavano da presunte cospirazioni massoniche alla Sacra Sindone. L’archivio centrale dell’Ordine, contenente documenti che sarebbero stati utilissimi, andò perduto e questo evento per gli storici seri ebbe conseguenze incalcolabili, mentre per i fantasiosi e gli appassionati dell’occulto e del misterioso fu occasione di speculazioni e di pubblicazioni senza limiti.
Ad un mese dalla esecuzione dei Capi, il 20 aprile del 1314 moriva di crudele malattia papa Clemente V° e sette mesi più tardi Filippo il Bello, vittima di un incidente di caccia. Queste morti dei due maggiori responsabili della soppressione dell’Ordine templare furono interpretate, ovviamente, come una vendetta dei Maestri dell’Ordine post mortem.
Tra i numerosi autori di scritti ispirati ai Templari, quello che maggiormente godette fama fu Walter Scott (scozzese, 1771-1832) con i romanzi ‘Ivanhoe’ e ‘TheTalisman'. L’Ordine, nei romanzi dello Scott è sprofondato nella corruzione, dopo essere stato vicino alla santità. Lo Scott oggi è...fuori moda, mentre nell’Ottocento godette di grande popolarità. Il romanzo storico era un genere molto apprezzato (ricordiamo che i ‘Promessi sposi’ sono un romanzo storico).
Comunque, chi volesse avere una visione autentica della loro vita avventurosa, della loro storia vera e della loro tragica fine, può leggere con diletto, pari alla sensazione di veridicità del racconto, ‘La storia dei Templari’ di Malcom Barber.



Una piccola via nella parrocchia di
S. Abbondio riprende nel 1951 il ricordo di una antica porta


(dalla colonna centrale)

Tutte queste righe che mi sono venute di getto dovrebbero essere una specie di introduzione all’ipotesi che ha condotto a denominare una via della nostra città ‘via Porta del Tempio’. E’ una via breve, nella parrocchia di sant’Abbondio, e non ha una vita lunga, dato che è tale solo dal 1951.
Nelle mura, di cui ‘Civitas Cremona coepit cingi’ nell’ anno 1169, terminate nel 1187, all’altezza dell’attuale via Bernardino Gatti fu aperta una porta che si chiamava Porta nuova. In un atto del 1303, riportato dal Cavalcabò, è chiamata anche ‘Porta del Tempio, per le case dei Cavalieri della Milizia del Tempio, con chiesa ricordata nel 1164 dall’Astegianò’ La strada chévi conduceva si chiamava ‘Strata Templi’ e, nel 1395, era chiamata ancori ‘ad Templum’ (così’ l’Astegiano). A p. 291 de ‘La storia dei Templari’ del Barber è riportata la ‘Distribuzione delle magioni dei Templari alla fine del XIII sec.’ in numero di sessantatrè. Cremona non è nell’elenco, mentre vi sono queste località italiane: Siracusa, Messina, Taranto, Brindisi, Bari, Perugia, Siena, Lucca, A1beiga.

Che a Cremona ci sia stata una ‘magione’ dei Templari non risulta.

Risulta, invece, che esistettero delle ‘case’ chiamate ‘dei Cavalieri del Tempio’.

Erano case lasciate in eredità o, comunque di proprietà dei Cavalieri del Tempio ad essi dedicate? Data la fama di cui essi godevano, tutto è possibile. Quanto a quel ‘ad Templum’, può essere soltanto il modo di indicare la via che portava a quelle case, a quella chiesa. Non una ‘colonia di Templari’, dunque, ma un segno della gloriosa fama di cui erano circondati. Comunque, il nome ‘porta del Tempio’ ricorda una porta della città (non diversamente da ‘porta Milano’, ‘porta Venezia’, ‘porta Marzia’...) e nel contempo suggerisce l’immagine del Tempio di Salomone, a Gerusalemme, e una pagina lunga due secoli di gloria, di battaglie, di sangue, di ricchezze, di oroche sempre corrompe ogni più bella impresa, ogni più glorioso sodalizio e che in realtà portò alla corruzione ed alla decadenza anche i Cavalieri del Tempio.

I
nutile, però, fare del moralismo. Gli uomini che si sono succeduti nei secoli hanno visto in loro soltanto degli eroi su cavalli impetuosi, con i bianchi mantelli gonfiati dal vento, su cui si intravedeva la rossa croce, mentre ....pugnavano con le spade balenanti contro i Saraceni e i Mammelucchì, per la vittoria di Cristo.




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alle ore 18:47:06 di Mer, 28 dic 2005




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