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Coldiretti Cremona scrive alla Direzione del Lavoro

“Aumentiamo le quote provinciali per l’ingresso di lavoratori extracomunitari”


Altra iniziativa: il Movimento giovanile promuove l’ “Oscar Green Giovani Impresa”




La Federazione provinciale Coldiretti di Cremona, valutato il fabbisogno di manodopera agricola e riscontrate le reali difficoltà a sopperire personale da adibire al lavoro dei campi, e nello specifico alle grandi raccolte, inoltra richiesta di aumentare le quote provinciali dei flussi d’ingresso dei lavoratori extracomunitari di almeno quindici-venti unità, rispetto allo scorso anno, al fine di favorire il mercato del lavoro, contribuendo in tal modo alla lotta alla clandestinità e al lavoro nero”. E’ questo il contenuto della richiesta rivolta nelle scorse settimane dal Direttore Assuero Zampini, a nome di Coldiretti Cremona, alla Direzione Provinciale del Lavoro.
La risposta non si è fatta attendere: con una missiva la Direzione Provinciale del Lavoro (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) ha confermato piena disponibilità a segnalare la necessità.
Altre iniziative riguardano la Coldiretti Cremona. S’intitola “Oscar Green Giovani Impresa” ed è un concorso promosso dal Movimento Giovanile Coldiretti in collaborazione con la rivista Campagna Amica, volto a “valorizzare e premiare le migliori realtà imprenditoriali che testimoniano come il legame con il territorio, la qualità dei prodotti, il rapporto vitale con la filiera e con il consumatore siano componenti fondamentali di crescita e di sviluppo”.
Il Movimento Giovanile di Cremona, guidato da Mario Clerici, invita gli imprenditori del territorio a farsi avanti, presentando - entro e non oltre il 31 gennaio - la propria richiesta di poter essere segnalati per l’Oscar Green 2006. Sarà poi il Comitato provinciale dei Giovani Coldiretti a prendere in esame le adesioni, svolgendo un colloquio conoscitivo con gli imprenditori cremonesi che si saranno iscritti all’iniziativa, definendo così le candidature da proporre a livello nazionale.

E’ uscito il compendio statistico 2005 della Camera di Commercio

E’ uscita nei giorni scorsi l’edizione 2005 del Compendio statistico della provincia di Cremona a cura dell’ Ufficio Statistica e Studi della Camera di Commercio di Cremona.
Il volume raccoglie i “numeri” dei principali aspetti della realtà provinciale e si apre con un capitolo introduttivo riportante gli “indicatori di sintesi”, tavole statistiche riepilogative che costi-tuiscono un estratto delle informazioni più rappresentative della realtà provinciale.
Nelle specifiche sezioni territorio e climatologia, demografia, sanità, istruzione, abitazioni, giustizia e sicurezza pubblica, struttura delle attività economiche, agricoltura, industria e artigiana-to, commercio, credito, trasporti e comunicazioni, lavoro, chiesa cattolica, reddito, consumi e costo della vita, famiglie e tempo libero ed ecologia e ambiente vengono poi riportati più in dettaglio i da-ti provinciali.
In coda al volume si trovano le consuete tavole riportanti gli stessi dati disaggregati sia a li-vello comunale che per area subprovinciale L’edizione 2005 del Compendio è stata arricchita da una quarantina di nuove tavole che ri-portano anche i dati più dettagliati, recentemente diffusi dall’ISTAT, riguardanti il censimento della popolazione (pendolarismo e attività lavorativa), degli edifici e delle abitazioni; i dati di fonte INPS sulle aziende agricole e sulla manodopera impiegata in agricoltura; le superfici di vendita degli e-sercizi commerciali in sede fissa; le immatricolazioni di autovetture nuove per marca.
“Disporre di informazioni economiche aggiornate è sempre più importante per l’osservazione e l’analisi dei fenomeni economico-sociali - sottolinea il Presidente Auricchio - e la Camera di Commercio si pone come fonte esclusiva di dati e indicazioni, grazie anche alla lunga tradizione di raccolta e di elaborazione dei dati provenienti dal sistema delle imprese e dal permanente contatto con le categorie imprenditoriali.” La versione cartacea del volume è disponibile presso gli uffici Camerali al costo di 7 euro.
La versione on line del Compendio è consultabile, costantemente aggiornata sulla base delle informazioni che pervengono all’ufficio, nella sezione “prezzi e informazioni economico-statistiche” del sito Internet camerale alla pagina

cciaa.cremona.it/studi/

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Fiorani non è l'unico che ha fatto il furbetto

Commissioni non pagate e sospetto insider trading. Dopo la scalata della Lodi a Crema, Cerea disse: “Altrettanto avverrà per la Popolare Cremona”. Con l'appoggio silenzioso di Bankitalia. “Panorama” pubblica un articolo di Marco Cobianchi nel quale si fa non solo esplicito alla vicenda della popolare Crema, ma anche alla Popolare Cremona.

Riferisce Cobianchi queste parole di Fabrizio Tedeschi (nella foto a destra), ex direttore della sede di Milano dell’autorità di controllo su società quotate e borsa.
«Io non metto la mano sul fuoco per nessuno. Perciò se fossi ancora alla Consob andrei a vedere meglio nei conti e nei comportamenti di alcuni intermediari. Ma, per fortuna, io non sono più alla Consob». Lo dice quasi sollevato Già, perché l’ultima volta che andò a vedere i conti di una banca e i comportamenti di un banchiere ci rimise il posto. E quella banca era la Popolare di Lodi. E quel banchiere era Gianpiero Fiorani. Era il 2002 e, sottotraccia, si stava consumando la scalata alla Banca popolare di Crema.
«Iniziai a occuparmi della Lodi in seguito alla denuncia di un uomo d’affari: Giovanni Francesco Cerea pretendeva che la banca gli pagasse 74 miliardi di lire di commissioni. Una bella provvigione. Cos’aveva mai fatto per meritarsela?». Tedeschi avviò un’indagine che lo portò fino in Svizzera.
Dopo un’audizione di Cerea e un viaggio a Lugano, Tedeschi il 12 marzo 2002 preparò la sua relazione e la trasmise, attraverso il direttore generale dell’epoca, al presidente della Consob Luigi Spaventa, cui spettava il dovere di far scattare la denuncia alla magistratura. Che avvenne, ma solo dopo quattro mesi. E dopo che il dirigente era stato mandato via.
Nel luglio 2002 l’ufficio emittenti della Consob giunse alle stesse conclusioni alle quali era arrivato Tedeschi in marzo. Solo allora partirono le segnalazioni alla procura di Lodi e alla Banca d’Italia. «Sembrava tutto stesse andando per il meglio, ma successe che la procura di Lodi archiviò il tutto per prescrizione, dimenticando che la Lodi era quotata e non sarebbe stato possibile. Mentre da Bankitalia non arrivò nemmeno un sospiro». Anche l’azione della Consob non si dimostrò particolarmente rapida e incisiva: non controllò i bilanci 2002 e 2003 e non controllò nemmeno quello che Cerea aveva deciso di sottoscrivere nell’incontro con Tedeschi della Consob, cioè che «dopo la Crema sarebbe toccato alla Popolare di Cremona che sarebbe stata scalata con le stesse modalità. Cosa che puntualmente avvenne».
Ma Fiorani è un caso o la norma? «Per dimensione ed estensione penso che sia un caso eccezionale. Temo però che alcuni comportamenti siano abbastanza diffusi» risponde Tedeschi. «Io andrei a vedere i conti di alcune banche, ma non posso farlo, non sono più alla Consob».



Le accuse: Giampiero Fiorani guadagnava sui conti dei risparmiatori che diventavano ricchi a loro insaputa e perdevano tutto senza saperlo

C'era pure il "sistema dei clienti morti" - Eppure a un personaggio come Fiorani è stata venduta la Banca Popolare di Cremona da un ineffabile consiglio e da un nuovo direttore generale che proclamarono di aver effettuato la cessione per "salvaguardarne il futuro" circa 6 mesi dopo aver affermato che l'istituto di Pietro Vacchelli per altri 2 anni sarebbe stato indipendente e avrebbe misurato le sue forze - Proprietaria la Lodi, Mario Maestroni è diventato presidente della Popolare di Cremona,poi ha acquistato per il giornale "La Provincia" da una società bresciana il prezioso stabile della banca stessa

Le perquisizioni riguardano anche l'attuale direttore generale della Popolare Cremona

L’ex numero uno di Bpi Giampiero Fiorani che nella foto vediamo a braccetto con il governatore della Banca d'Italia Fazio (di cui per molto tempo è stato considerato un protetto) risponde di accuse pesantissime: aggiotaggio (aver diffuso notizie false per alterare il corso dei titoli in Borsa), insider trading (aver utilizzato notizie riservate), truffa, truffa aggravata, appropriazione indebita e associazione per delinquere finalizzata al compimento di questi reati. «Rubavano ai clienti per ripianare le perdite - si legge nell'ordinanza - Soldi ai politici e complicità di chi doveva controllare». Lui ed i suoi compari hanno accumulato «patrimoni personali enormi» anche grazie alle scalate illecite. E a pagare i danni era la massa dei risparmiatori: clienti onesti della banca che subivano tanti piccoli ammanchi. «Spese» e «commissioni» inventate dai vertici della Popolare di Lodi per coprire le perdite in Borsa, ripianate in via provvisoria perfino con prelievi abusivi dal caveau. Con casi limite di furti dall’eredità dei clienti morti. Le singole ruberie sono modeste - spese bancarie per pochi euro, aumenti eccezionali delle commissioni, addebiti di bollette o pagamenti inesistenti - per cui gli ignari risparmiatori, che si fidano della banca, non se ne accorgono. A segnalare gli ammanchi nel caveau è anche l’ultima ispezione di Bankitalia, mentre le precedenti missioni degli 007 del governatore Fazio avevano ignorato questi «buchi». Un quadro terrificante che passa anche attraverso i conti dei risparmiatori i quali diventavano ricchi a loro insaputa e perdevano tutto senza saperlo. Una «gola profonda» dell’inchiesta - riferisce "Corriere.it" - ha raccontato ai pm milanesi che c’era perfino «il sistema dei clienti morti». E ha fatto l’esempio: il conto del cliente X viene caricato di capital gains a sua insaputa; quando il depositante muore, quei soldi non finiscono agli
eredi, ma vengono sottratti dalla solita «banda nella banca».
L'inchiesta è proseguita con una serie di perquisizioni che hann toccato anche l'attuale direttore generale della Banca Popolare di Cremona. Ma prima di dare questo elenco si impone una considerazione.
E' a un individuo come Fiorani che l'ineffabile consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Cremona presieduto da Gosi vendette a suo tempo l'istituto di Pietro Vacchelli per "salvaguardarne il futuro", e nonostante la campagna contraria condotta da "Il Vascello" a nome della città autentica (nel silenzio totale e persino con l'approvazione della politica e di diversi ambienti economici: ecco la Cremona trasversale inguardabile!) e circa sei mesi dopo aver affermato che per due anni la "Cremona" sarebbe stata intoccabile e autonoma allo scopo di misurare effettivamente le sue forze nell'agone finanziario. E al medesimo personaggio (Fiorani) in precedenza e forse con le medesime modalità era andata la banca Popolare di Crema. Nell'operazione di cessione della Popolare Cremona trionfò Mario Maestroni, divenuto così presidente dell'istituto cremonese ormai di proprietà della Lodi. Maestroni ha messo a segno un'operazione brillante. L'acquisto da una società bresciana del prezioso immobile storicamente appartenuto alla Banca Popolare di Cremona, per farne - annuncio dato trionfalmente dal quotidiano presieduto dallo stesso Maestroni - la sede centrale del giornale "La Provincia". Di questa sede, tuttavia, dopo l'annuncio a tutta pagina del quotidiano stesso, in seguito non si è più parlato. E' singolare un altro fatto: il giornale "La Provincia" non ha dato notizia di quel che si può leggere nella colonna a destra a proposito delle operazioni per 290 milioni di euro di un altro indagato, Giuseppe Besozzi.

Segue nella colonna di destra
Altri sviluppi della vicenda Fiorani

interrogato per 4 ore Emilio Gnutti: è davvero il personaggio chiave della vendita della sede della Banca Popolare di Cremona - presieduta da Mario Maestroni - alla SEC presieduta dal medesimo Mario Maestroni?


Ai vertici della Associazione degli agrari la scontata riconferma di Mario Maestroni è accompagnata da una inattesa e incomprensibile "trombatura" i

Mistero alla "Libera": perché dalla vice presidenza

è stato eliminato un meritevole Pierluigi Gerevini?



Le intercettazioni telefoniche


I politici a Fiorani: «Sono l’onorevole, a sua disposizione»

Paolo Biondani e Mario Gerevini su “Corriere.it” danno un quadro delle intecettazioni telefoniche dei colloqui di Gianpiero Fiorani con i politici. Ecco alcuni brani del servizio sul sito telematico del Corriere della Sera. In primo piano alcuni esponenti di AN e della Lega. Vai

Nell'ufficio del procuratore aggiunto Francesco Greco è durato 4 ore l'interrogatorio del finanziere bresciano Emilio Gnutti, indagato per concorso in aggiottaggio nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata a Banca Antonveneta. Gnutti, che era accompagnato dal suo avvocato Marco Deluca, nelle scorse settimane era stato ricoverato in ospedale per problemi cardiologici; ha concordato con i pm questo interrogatorio e, secondo quanto si apprende, era palesemente affaticato.
Un interrogatorio a tutto campo su tutti i temi dell'inchiesta: dal tentativo di scalata ad Antonveneta, che secondo l'ex amministratore delegato di Bpi, Gianpiero Fiorani, vide Gnutti quale principale oppositore agli olandesi di Abm-Amro, fino a quelle plusvalenze ritenute sospette che i manager alla guida di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, avrebbero ricevuto dalla Hopa di Gnutti tra il 2001 e il 2002. Anche di queste plusvalenze si starebbero occupando i magistrati milanesi.
Nelle osservazioni a tutto campo entrerà anche la Banca Popolare di Cremona ed in particolare la vendita della sede storica finita a una società bresciana e da qui acquistata dalla SEC, non badando al fatto che sia la Banca Popolare di Cremona sia la SEC editrice del giornale "La Provincia" sono presiedute dallo stesso Mario Maestroni?
Si tratta peraltro di accertare se la società bresciana che ha venduto alla SEC faccia capo all'indagato Emilio Gnutti che, secondo alcune fonti che attendono conferma, potrebbe aver ricavato da questa operazione del valore di 8 miliardi un guadagno di circa il 40%.
I MAGISTRATI DA FIORANI - In seguito, i magistrati si sono recati a San Vittore dove si è svolto un nuovo interrogatorio per Fiorani, e per l'ex direttore generale della Bpi Gianfranco Boni, entrambi in carcere dallo scorso 13 dicembre.

Pubblichiamo l'accordo di partnership pubblicato il 17 aprile 2003 firmato per le due parti dall'allora presidente della Popolare Cremona Carlo Gosi e dal presidente della Lodi Giovanni Benevento. E' diventato, per stare allegri e valutando gli eventi successivi, un documento a dir poco umoristico. Vai a leggere, apre l'inserto con molti particolari sulla vendita della Banca storica cremonese e chi ne ha tratto vantaggi.


L'arresto di Fiorani, arriva l'interrogatorio a San Vittore

(dalla colonna centrale)

Oltre che per Fiorani -infatti- l'ordine di custodia cautelare è stato eseguito anche per l'ex- direttore finanziario di Bpi Gianfranco Boni e per l'ex dirigente dell'istituto di credito Silvano Spinelli. Emessi due mandati di arresto anche per Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont, gestori del fondo Victoria Eagle, coinvolto nelle operazioni di Fiorani. Anche loro accusati per associazione per delinquere e riciclaggio. Marmont si troverebbe attualmente in Svizzera. Con loro è indagato a piede libero per concorso, tra gli altri, l'imprenditore agricolo Giuseppe Besozzi che - secondo la Procura - avrebbe ricevuto soldi sottobanco per acquistare azioni dell'Antonveneta. Giuseppe Besozzi, socio storico della Lodi, era il punto di riferimento di quei 12 imprenditori agricoli che avevano ricevuto finanziamenti per oltre 290 milioni di euro dalla ex Lodi per acquistare azioni Antonveneta rivendendole poi alla stessa banca o ad altri soggetti a lei vicini, realizzando plusvalenze. Come vedremo in dettaglio , il Besozzi era già finito nel mirino della Consob.
Gran parte dei soldi frutto delle appropriazioni indebite effettuate da Fiorani e dal suo entourage andavano a politici nazionali. È uno dei passaggi cruciali del provvedimento di custodia cautelare firmato dal Gip Clementina Forleo. I nomi dei politici sono sotto omissis. A parlarne agli inquirenti è stato un supertestimone, ex manager di Bipielle Toscana, Secondo il teste, la cui identità è mantenuta sotto il più stretto riserbo, andava preservata «l'italianitá» della banca.
Il 17 ottobre scorso Boni è stato ascoltato dai magistrati milanesi, insieme a Silvano Spinelli, l'uomo di fiducia dell'ex patron della Popolare italiana, in merito a quelli che la procura ha definito "arricchimenti personali" di Gianpiero Fiorani e di dirigenti e clienti privilegiati dell'istituto lodigiano. Il 7 novembre Boni si è dimesso dalla carica di direttore finanziario di Bpi.
Giampiero Fiorani fu l'ispiratore dell'acquisto della Popolare Crema e della Popolare Cremona.
E sotto la sua gestione si sarebbero svolte operazioni riguardanti anche la "Cremona" che saranno scrupolosamente esaminate
dai giudici in una rilettura dell'intera gestione del finanziere che guarderà agli affari occulti della Banca Popolare Italiana per la scalata ad Antonveneta.
Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti i provvedimenti sono scattati dopo le dichiarazioni dell' ex dirigente di Bipielle Suisse Egidio Menclossi, supertestimone dell' inchiesta e gravemente minacciato, unitamente a un altro dirigente di Bipielle Toscana, e dell' imprenditore milanesi Mario Sechi. Nel mirino sarebbero finiti alcuni movimenti di denaro sospetti compiuti in queste ultime settimane e riscontrati attraverso controlli incrociati con l'Ufficio Italiano Cambi. Il sospetto inoltre è che il gruppo stesse organizzandosi in vista dell'assemblea del 27-28 gennaio della Bpi, chiamata ad eleggere un nuovo consiglio di amministrazione. Nell'assemblea per i pm si stava allungando pericolosamente l'ombra della vecchia gestione. Nel pomeriggio, prima dell'avvio dell'operazione, l'iscrizione al registro degli indagati dell'europarlamentare Udc e imprenditore Vito Bonsignore per concorso in aggiotaggio. La sua società Gefip aveva ricevuto finanziamenti dalla Bpi per comprare azioni Antonveneta che aveva poi rivenduto realizzando una plusvalenza a una società di Gnutti. E qui il campo si allarga. Di Gnutti si è parlato parecchio a Cremona.
Indagato anche l' avvocato Ghioldi, fiduciario di una serie di società e conti occulti - secondo le accuse - su cui venivano fatti confluire dai due gestori i proventi delle appropriazioni indebite.
Tornando a Besozzi, il socio storico della BPI ed ai 12 agrari a lui collegati che avevano ricevuto finanziamenti per oltre 290 milioni di euro dalla ex Lodi per acquistare azioni Antonveneta rivendendole poi alla stessa banca o ad altri soggetti a lei vicini, realizzando plusvalenze va aggiunto in particolare che la Consob aveva già accertato come il Besozzi avesse ottenuto il 3 dicembre 2004 una garanzia di Bpl a favore di Bpl Suisse per un importo di 25 milioni di euro. Il 4 aprile 2005 aveva ricevuto un finanziamento da Bpl per un importo di 25 milioni di euro e il 6 aprile aveva acquistato azioni per un controvalore di 24,9 milioni di euro rivendendole poi nello stesso mese per 26,5 milioni di euro con un guadagno di 1,6 milioni di euro. Come lui aveva operato Giuseppe Ferrari Aggradi che aveva ricevuto un finanziamento di 20 milioni di euro. In data 28 febbraio 2005 ha acquistato azioni per un controvalore di 14,6 milioni di euro rivendendole poi con una plusvalenza di 3,3 milioni di euro. Ma Besozzi era comparso nell'inchiesta anche per la vicenda legata all'acquisto di azioni Kamps, la società tedesca acquistata dalla Barilla con l'assistenza della Bpl. Secondo quanto aveva rivelato agli inquirenti Egidio Menclossi (ex Bpielle Suisse) Besozzi avrebbe ottenuto un affidamento per acquistare titoli Kamps e realizzare anche in questo caso una cospicua plusvalenza. Si sarebbe trattato quindi di uno schema collaudato pronto per essere utilizzati al momento della scalata Antonveneta.
"Tra Spinelli, Besozzi e il sottoscritto c'è un sostanziale rapporto di società per cui ci dividevamo gli utili prodotti con le operazioni mobiliari", aveva ammesso Fiorani in un interrogatorio nello scorso ottobre spiegando così l'esistenza di una banca nella banca attiva con una cerchia di clienti privati che investivano e guadagnavano in borsa grazie alle informazioni utili procurate dall'istituto.
Da mercoledì mattina una quindicina di perquisizioni sono in corso da parte dei militari della Guardia di Finanza: riguardano manager di Bpi attualmente in carica o che lo sono stati in passato. Tra questi anche anche il presidente della Banca Popolare Italiana, Giovanni Benevento, e il vicepresidente dell'istituto di credito lodigiano, Desiderio Zoncada.Ecco l'elenco delle persone perquisite: Ecco l'elenco delle persone perquisite come risulta dal decreto firmato dai magistrati milanesi: Fiorani, Benevento, Zoncada, Savare, Lucchini, Rovelli, Vismara (l'attuale direttore generale della Banca Popolare di Cremona), Spinelli, Scalfi, Gnutti, Consorte, Sacchetti, Ricucci, Colnago, Zunino, Coppola, Bonsignore, Lonati, Moreschi, Marinelli, Marniga, Pasotti, Bossini, Palazzani, Bertoli, Consoli, Roveda, Conca, Corrada, Dora, Dordoni, Ferrari Aggradi, Gallotta, Orsini, Pacchiarini, Tamagni.
Intanto si apprende che già la scalata alla Banca Popolare di Crema era un'operazione "sicura e garantita in quanto coperta e voluta dalla Banca d'Italia.
Questo è quanto Giampiero Fiorani disse a Luca Simona, vicepresidente della Summa Sa, fiduciaria elvetica con sede in Lugano, coinvolta nell'acquisizione della Popolare dl Crema.
A riferirlo agli inquirenti, come viene riportato nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Clementina Forleo, è stato lo stesso Luca Simona sentito il 26 ottobre scorso. Non solo: dalle indagini disposte i magistrati milanesi hanno accertato che" gia' nel 1997 la Bpl era nella disponibilita' della partecipazione di maggioranza della Popolare di Crema".




La pagina è aggiornata alle ore 21:21:47 di Mar, 27 dic 2005