TOMAS MILIAN: BIOGRAFIA

I. Infanzia

L'uomo oggi noto con il nome di Tomás Milian, che può vantare una carriera recitativa ultratrentennale, nacque come Tomás Quintin Rodriguez il 3 marzo 1932 (anche se in Italia lo si crede nato nel 1937) nel piccolo villaggio cubano di Culono, nei pressi de L'Avana. Al di là delle apparenze, Tomás non fu il classico bambino viziato di una classica famiglia borghese quale era la sua, essendo il padre un generale al servizio del dittatore Gerardo Machado, figlio del cardinale di Avana. In particolare i problemi interni alla famiglia ulteriormente aggravati dalla instabile situazione politica del Paese contribuirono a rendere l'educazione di Tomás tutt'altro che serena. Il giovane Tomás fu mandato in una scuola dei Salesiani, rigida e conservatrice, che frequentò per uno scherzo del destino insieme al figlio di Fulgencio Batista (il colonnello che, dopo numerosi tentativi di colpo di Stato, si autonominò dittatore nel 1952). Ciò ebbe gravi conseguenze per il generale Rodirguez, che fu arrestato ed imprigionato, e che in conseguenza a ciò successivamente fu afflitto da depressione e claustrofobia. Dopo essere stato ricoverato per cinque anni in un Istituto per malattie mentali, Rodriguez poté ritornare in servizio, ora sotto le leggi di Batista, ma la pressione per il generale era troppa ed alla fine si suicidò. E lo fece sparandosi al petto nella casa che la famiglia possedeva in campagna, dove Tomás fu l'unico testimone oculare. Dei quattro figli della famiglia Rodriguez, Tomás si trovava nella particolare situazione di essere l'unico ad aver visto il suicidio del padre: i familiari lo mandarono sporadicamente in psicanalisi, ma rimasero grossi problemi a trattare con lui, ed infatti solitamente a Tomás veniva permesso di fare le cose a modo suo. Infatti, quando finì gli studi, Tomás decise di lasciare Cuba con nella valigia il sogno di diventare un attore.

II. Formazione

Fu Miami la prima fermata di Milian nel 1955, e qui iniziò a studiare inglese e pittura. All'Università dell'Accademia Teatrale di Miami ebbe anche la sua prima parte, in una produzione intitolata The Boat without Fishermen . Un anno più tardi Milian si trasferì a New York, dove la sua carriera sarebbe poi decisamente decollata. La signora responsabile della piccola scuola di recitazione e pittura che Milian frequentava rimase stupefatta dal talento del giovane cubano e lo iscrisse al famoso "Actors Studio" di Elia Kazan. La scuola era all'epoca diretta dal suo direttore forse più celebre, Lee Strasberg, e qui Milian apprese i fondamenti del "metodo Stanislavskij".

III. L'Italia

Grazie alla sua formazione all'Actors Studio, Milian iniziò a lavorare in teatro, come nel Maidens and Mistresses at home at the Zoo di Meade Robert, ed in alcune produzioni di Broadway. Nel 1957 Milian recitò una parte in una serie televisiva della NBC, Decoy, diretta da Michael Gordon. Ben presto però Milian venne ingaggiato in ruoli più rilevanti, che arrivarono grazie a quel leggendario regista, poeta e scrittore francese che è Jean Cocteau. Impressionati dalla recitazione teatrale di Milian, Jean Cocteau e Giancarlo Menotti lo portarono in Italia, a Spoleto, per il "Festival dei Due Mondi", dove Tomás avrebbe recitato in una pantomima di Franco Zeffirelli intitolata Il Poeta e la Musa. Non passò molto tempo perché Milian ottenesse la sua prima parte in un film, che fu appunto un film italiano: una breve apparizione in La Notte Brava (1959). Il film era diretto da Mauro Bolognini, che non a caso era presente tra gli spettatori del Festival di Spoleto...Così iniziò la lunga e fortunata carriera di Tomás Milian nel cinema italiano.

IV. Gli anni dell'"Arte": 1959-1965

Non molto tempo dopo Milian firmò un contratto di cinque anni con la "Vides", per la quale avrebbe dovuto lavorare in alcune produzioni di Franco Cristaldi. Durante questi anni Milian recitò prevalentemente in importanti ruoli di supporto in numerose produzioni rispettabili, come ne Il bell'Antonio (1960) con Marcello Mastroianni. Milian lavorò anche con i registi italiani dell'arte, quali Pasolini, Zurlini, Alberto Lattuada, ed ebbe un ruolo da protagonista nell'episodio diretto da Luchino Visconti del film Boccaccio '70 (1962), intitolato Il lavoro.
Il maggior successo della critica venne riscosso nel 1964 al "Festival di Mar Plata" in Argentina, dove Milian ricevette il premio come miglior attore maschile per il suo ruolo nell'adattamento de Gli Indifferenti (1964) di Alberto Moravia. Nello stesso anno si sposò con l'ex attrice Rita Valetti, con la quale ebbe il figlio Tommaso. Durante quelli che potrebbero essere definiti gli anni della sua formazione nel cinema italiano, cioè tra il 1959 ed il 1965, la sua estrema versatilità di attore divenne evidente. Più tardi, negli anni Settanta, gli spettatori italiani lo avrebbero adorato per le sue interpretazioni nelle commedie "romane", mentre la critica lo avrebbe incoronato per le sue parti nei film di Bertolucci ed Antonioni. La prima metà degli anni Sessanta fu un periodo in cui Milian veniva spesso ingaggiato per ruoli intellettuali, sensibili e leggermente nevrotici: fu un intelligente interprete della gioventù borghese, per esempio sia in Boccaccio '70 che in Laura Nuda (1961). Tuttavia, tra questi ruoli, Milian riuscì anche a sperimentare. Nel 1964 fu il protagonista della commedia teatrale Fuaristo, e l'anno successivo interpretò Raffaello nella grande produzione americana The Agony and the Ecstasy (Il tormento e l'estasi), una biografia storica con Charlton Heston nella parte di Michelangelo. Nonostante avesse guadagnato dei riconoscimenti dalla critica, Milian doveva ancora dimostrarsi una vera star davanti al grande pubblico, e con l'avvento del genere "Spaghetti Western" il grande successo commerciale era proprio dietro l'angolo.

V. La popolarità "Spaghetti": 1966-1974

Dopo il tremendo successo di Per un pugno di dollari (1964) di Leone, gli italiani cominciarono a produrre in massa dei "western all'italiana", un genere che portò alla ribalta un gruppo di ottimi attori: Franco Nero, Lee Van Cleef, Giuliano Gemma e, per l'appunto, Tomás Milian. Dato che molti western italiani trattavano il tema della rivoluzione messicana, Milian, che aveva un retaggio etnico appropriato, si addiceva perfettamente al contesto. I film sulla rivoluzione messicana erano parte di quel filone chiamato "Spaghetti Western Politico", una sottocategoria in cui Milian si distinse nelle parti di onorevoli banditi, quali l'archetipico peon Cuchillo, un proscritto della rivoluzione messicana apparso per la prima volta ne La Resa dei Conti di Sergio Sollima (1966). Fu proprio la collaborazione con Sergio Sollima, il suo regista western preferito, che fece di Milian un volto noto agli appassionati di cinema e che lo elesse a vera stella dello Spaghetti Western. Sorprendentemente, il contenuto quasi sempre di sinistra di questi Spaghetti Western passò inosservato dai censori delle dittature dei Paesi del Terzo Mondo dove, a detta dello stesso Milian, egli divenne una sorta di simbolo di "povertà e rivoluzione", un eroe del pubblico oppresso. Comunque Milian ha espresso in più interviste la sua opinione che gli attori non dovrebbero confondere la loro immagine sullo schermo con la loro vita privata. Quasi l'opposto del radicale Gian Maria Volonté, coprotagonista con Milian nel secondo Western di Sollima Faccia a Faccia (1967), con il quale si dice ebbe grandissimi scontri. Nonostante la trilogia di Sollima possa costituire il lavoro principale di Milian nel genere, egli lavorò anche in numerosi altri western. In realtà le interpretazioni di Milian in questo genere coprono una grande varietà di ruoli, dal villano all'eroe, da parti serie ad altre più comiche, tanto da poter essere considerato l'interprete western più versatile.
Fu in The Bounty Killer (1966) di Eugenio Martin che Milian ebbe la sua prima parte importante da cattivo, nella quale portò il suo caratteristico tocco di simpatia ad un complesso ritratto di un fuorilegge messicano turbato psicologicamente. Poi, all'inizio del 1967, Milian fu il protagonista dell'infame Se Sei Vivo Spara di Giulio Questi, un' escursione surreale e, per l'epoca, ultraviolenta che ebbe problemi con la censura e che favorì l'ascesa di Milian a vera figura cult per gli amanti dello Spaghetti Western. Successivamente vennero i tre Western di Sollima, La Resa dei Conti, Faccia a Faccia ed infine Corri, Uomo, Corri(1968), nel quale Milian tornò alla sua indimenticabile interpretazione di Cuchillo, il messicano tra il patetico, il comico e l'eroico, sempre alla ricerca di qualcosa. Tra gli altri western di spicco si ricordi Tepepa(1969), diretto da Giulio Petroni, in cui recitava anche Orson Welles, un film che traeva decisamente ispirazione al Cuchillo di Milian. Dal 1970 in poi Milian fece una serie di western con un maestro del genere, Sergio Corbucci, anticipando la successiva e fortunata collaborazione che Milian avrebbe poi avuto con il fratello di Sergio, Bruno. I Western di Sergio Corbucci sono tutti degni di nota, se non altro per le bizzarre parti che Milian ebbe in questi film. Nell'eccezionale Vamos a matar, Compañeros (1970), in cui recita con Franco Nero, il personaggio di Milian è simile a Cuchillo, ma mostra un approccio più sgargiante e con maggiore improvvisazione alla caratterizzazione, con risultati ancora una volta convincenti. Gli altri impegni nei film Western degli anni Settanta sono ancora più strani, come il suo ruolo di un samurai giapponese ne Il Bianco, il Giallo, il Nero (1974) di Sergio Corbucci ed i due Western comici con il "chaplinesco" personaggio di Provvidenza, completo di baffi, bombetta ed ombrello. Anche se il fenomeno del Western all'italiana si stava lentamente scolorendo, ciò non provocò danni a Milian, che trovò immediata popolarità in un altro campo, dato che l'età d'oro del film poliziesco italiano (il cosiddetto "poliziottesco") stava per cominciare. Tuttavia nel 1975 Milian fece un breve ritorno al Western con l'ignorato I Quattro dell'Apocalisse di Lucio Fulci, nel quale diede un breve quanto vitale contributo con un'interpretazione demoniaca del fuorilegge psicopatico Chaco, ostentando un aspetto sullo stile di Charles Manson.

Gli Spaghetti Western furono la specialità di Milian dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Settanta, ma durante questo periodo trovò spazio anche in numerosi altri film di diverso genere. Nel 1968 recitò in Banditi a Milano di Carlo Lizzani, la sua prima esperienza nel genere poliziesco, poi l'anno successivo lavorò ne I Cannibali di Liliana Cavani e in Beatrice Cenci, un celebrato film di Lucio Fulci piuttosto sconosciuto al pubblico. Nel 1971 ebbe una piccola parte come prete nel disastroso The Last Movie (Fuga da Hollywood) di Dennis Hopper, con il quale Milian in seguito avrebbe recitato nella serie televisiva Nails (1992). All'inizio degli anni Settanta Milian era giustamente considerato uno dei migliori e dei più versatili attori del cinema italiano. Sebbene avrebbe presto perso il suo favore presso la critica, Milian stava per stabilire un'immagine quasi leggendaria nella cultura popolare italiana...

VI. Gli anni di Monnezza: 1974-1984

Tale immagine arrivò tramite i "poliziotteschi", un genere che può essere visto come l'erede oscuro del western all'italiana, con un fascino speciale per gli italiani e per i romani in particolare. Questo genere brutale, con le sue atmosfere da strada, enfatizzava la fallacia del sistema giudiziario italiano e, seguendo l'esempio dell'ispettore Callaghan, si basava su poliziotti solitari e tenaci, spesso interpretati da personaggi intrepidi del genere come Franco Nero, Maurizio Merli, Henry Silva e Antonio Sabato. Tomás Milian fu introdotto nel genere nella metà degli anni Settanta attraverso uno di questi ruoli da poliziotto tenace, quello del vendicativo ispettore Tomas Ravelli in Squadra Volante (1974), uno sciccoso pulp-thriller di Stelvio Massi.
Milian avrebbe poi continuato a lavorare con uno dei veri autori del genere criminale italiano, Umberto Lenzi, con il quale Milian, sotto contratto con il produttore Luciano Martino, avrebbe fatto una serie di sei film poliziotteschi, nel complesso ben fatti e di successo. Il primo di questi, Milano odia, la polizia non può sparare(1974), si distinse dai successivi per il fatto che enfatizzava le tematiche psicologiche, in uno stile più vicino al genere "giallo italiano" piuttosto che a quello pulp. Milian fece in questo film un impatto impressionante nei panni del nevrotico psicopatico protagonista, Giulio Sacchi, arricchendo la sua interpretazione con una serie incredibile di tic nervosi. Il successivo film dell'accoppiata Lenzi/Milian fu Il giustiziere sfida la città(1975), nel quale Milian fu trasformato in un eroico motociclista barbuto in lotta solitaria contro il crimine. Questo film era meno violento del precedente ed insieme a questo formò la base cruciale per il personaggio di Monnezza.

Fu nel 1976 che Milian esplose sugli schermi italiani nei panni dello sgargiante ispettore Nico Giraldi in Squadra Antiscippo il primo di una serie di undici (!) film parodistici che fecero guadagnare a Milian il soprannome di "Monnezza". Il personaggio di Monnezza offre un'interessante contraddizione con la personalità di Milian nella realtà, e la storia della sua creazione è piuttosto complicata. Fondamentalmente il modo in cui Milian recita Monnezza potrebbe essere definito una combinazione dell'estroverso Giulio Sacchi e del più piatto e faceto Rambo. Comunque ciò sarebbe una semplificazione eccessiva, dato che anche altre persone vennero coinvolte nella creazione del personaggio. L'estremamente prolifico soggettista Dardano Sacchetti reclama di aver sviluppato il concetto originale di Monnezza nei film di Umberto Lenzi Roma a mano armata(1976) e Il Trucido e lo Sbirro (1976). Nel primo dei due, Milian recitò di fronte all'archetipo del vigoroso poliziotto italiano, Maurizio Merli. Durante le riprese sorsero (si dice) grandi diverbi e rivalità tra le due stelle. Dato che Milian recitava la parte del cattivo, tali disaccordi ebbero un buon riflesso sulla chimica scenica di Milian e Merli, ed il film fu un grande successo. Comunque il soggettista Sacchetti aveva scritto la parte di Milian, un malvivente gobbo, facendo riferimento a Il Gobbo, un classico cattivo romano presente anche nell'omonimo film di Carlo Lizzani del 1960. Siccome c'era un certo tocco ironico nella caratterizzazione di Milian, nell'occasione capellone, la simpatia del pubblico per lui fu addirittura superiore a quella per il protagonista. Ciò fu riconosciuto da Sacchetti che per il suo successivo film, Il Trucido e lo Sbirro, sempre diretto da Lenzi, volle catturare completamente le potenzialità del personaggio vagamente comico di Milian, ma Lenzi voleva maggiore enfasi sull'azione brutale e non volle passare troppo tempo nella definizione dei personaggi. L'ispirazione di Sacchetti nella trasformazione di Milian in Monnezza venne in parte dal film Trash - I rifiuti di New York (1970), di Andy Warhol e Paul Morissey, nel quale appare un personaggio americano barbuto, fumatore, con il nome di Monello, un nome che quasi naturalmente fu poi tradotto in Monnezza. Per il ruolo del cattivo in Il Trucido e lo Sbirro Milian fece anche delle ricerche che avrebbero poi posto le basi per il suo personaggio Nico Giraldi/Monnezza. Secondo Sacchetti, Milian trasse ispirazione dalla sua controfigura, il mitico Quinto, un romano il cui dialetto scurrile lo divertiva moltissimo. Questi elementi ebbero un effetto solo parziale nei film di Lenzi e per Milian la successiva produzione di Luciano Martino, La banda del Gobbo (uscito nel 1977) fu una prova problematica dato che sorsero dei problemi con l'attore protagonista Luc Merenda, simili a quelli sorti con Maurizio Merli. Comunque Milian ebbe la possibilità di lasciare la produzione e di lavorare con il produttore Galliano Juso e con il regista Bruno Corbucci, che avevano bisogno di un attore per il loro progetto Squadra Antiscippo, il primo film della serie con Nico Giraldi. Secondo Juso, Milian aveva dei dubbi sul personaggio di Giraldi, in particolare non riusciva ad immaginarsi nei panni un po' bohemien di questo poliziotto. Alla fine cedette e tutti gli elementi dei personaggi di Milian dei precedenti film polizieschi vennero miscelati meravigliosamente in Monnezza. Dardano Sacchetti ha correttamente osservato che Corbucci ed il soggettista Mario Amendola, essendo scrittori di commedia e non d'azione, furono le persone che finalmente prestarono adeguata attenzione alla personalità dei loro personaggi, permettendo quindi a Milian di fiorire in questa parte.

Bruno Corbucci affermò che per i film di Monnezza lui e Milian facevano affidamento reciproco: Milian confidava nel regista per l'individuazione di storia e situazioni, mentre Corbucci confidava nei vari trucchi e nelle numerose gesticolazioni di Milian, un campo in cui Corbucci lo considerava incomparabile. Milian dimostrò anche un sorprendente talento nel catturare il linguaggio romanesco scritto da Corbucci, anche se nelle versioni italiane fu spesso doppiato dal famoso Ferruccio Amendola. Milian dichiarò che nonostante il romanesco non si addicesse esattamente al suo retaggio di borghese cubano si era innamorato di questa parlata perché era vera, era quella della gente comune e della cultura di Roma. Lavorare con Corbucci per Milian era, a detta del regista stesso, "una grande sfida - altro che Antonioni e Bertolucci! - perché recitare personaggi sboccacciati e volgari rappresentava un grosso stravolgimento per uno che, in realtà, era introverso ed intellettuale". L'immagine di Monnezza provocò talvolta imbarazzo a Milian, che, spiegò lui stesso, si doveva confrontare con la domanda di "come fosse possibile andare avanti a giocare come i bambini giocano a guardie e ladri?" Ciò nonostante Milian ebbe grande successo e per il personaggio di Monnezza vinse il premio Rodolfo Valentino per l'attore più creativo e nel 1980 ricevette il premio Antonio de Curtis per la commedia. Comunque Tomás, che stava invecchiando ed in particolare stava perdendo i capelli, si sentiva sempre più intrappolato dalla figura di Monnezza, che era stata originariamente concepita come personaggio giovanile. Così nel 1984 venne l'ultimo film della serie, Delitto al Blue Gay, che chiuse un'era unica nel cinema popolare italiano.

VII. Il ritorno in America

In contemporanea con i film di Giraldi e con vari altri film della coppia Bruno Corbucci/Galliano Juso, Milian fece diverse apparizioni in altre produzioni, come la piccola parte molto apprezzata dalla critica nel film La luna (1979) di Bernardo Bertolucci, per la quale vinse l'equivalente italiano dell'Oscar. Nel 1982 Milian fu il protagonista principale di quello che sembrerebbe l'ultimo bel film di Michelangelo Antonioni, Identificazione di una donna. Dalla fine degli anni Settanta Milian cominciò anche a fare delle apparizioni in produzioni americane, come in Rebus per un assassino (1979), Monsignore (1982), e King David (1985). Fu inevitabile il ritorno a New York alla metà degli anni Ottanta dove riprese a fare teatro, televisione e nuove apparizioni cinematografiche, di solito nella parte del cattivo come ad esempio in Oltre ogni rischio (1989) di Abel Ferrara ed in Revenge (1990) di Tony Scott. Sporadicamente Milian tornò anche in Italia, dove fece il protagonista nell'eccellente dramma sul soprannaturale Luci lontane (1987) di Aurelio Chiesa e in Gioco al massacro (1989) di Damiano Damiani. Durante gli anni più recenti Milian si è reinventato la carriera come abile caratterista in alcune grandi produzioni americane, come The Burning Season (1994), Fools Rush In (1997) e nell'epico Amistad (1997) di Stephen Spielberg, dove Milian è accanto ad attori del calibro di Anthony Hopkins e Morgan Freeman. Dunque, con il suo ritorno in America alle sue radici di recitazione a New York, Milian sembra aver chiuso il cerchio e ancora dopo una carriera stupefacente di oltre trent'anni non sembra esserci una fermata per il talento di questo camaleonte cubano.

Back to the home page

go to filmography