Questa
"Passeggiata" è una descrizione didattica via via
aggiornata negli anni a partire da una prima edizione del 1977 pubblicata
sul Notiziario di Mineralogia e Paleontologia, edito dalla Fespem
- Federazione europea delle società di paleontologia e mineralogia.
Per quella prima edizione l'autore ha ricevuto il 15 luglio 1979 il
Premio Riccione Stampa 1979.
Foto della
consegna del premio da parte del presidente della Fespem prof. Andrea
Travaglini.
Foto dell'attestato.
Introduzione
Questa edizione speciale del Trentennale del G.P.F., riveduta ed aggiornata,
esce col contributo dell'Amministrazione comunale di Fidenza, sensibile
alla opportunità di divulgare, specialmente nelle scuole, l'importanza
scientifica del sito paleontologico del Torrente Stirone, per una
più completa conoscenza del territorio.
In questa edizione viene utilizzata la più aggiornata terminologia
ufficiale della Scala Globale delle Unità stratigrafiche, ovvero
i vari piani sono indicati coi nomi degli stratotipi definitivamente
fissati in questi ultimi anni dagli organismi internazionali.
Così troveremo il
termine Zancleano (pliocene inferiore) al posto del Tabianiano,
e anche il piano Gelasiano (pliocene superiore) al di sopra del Piacenziano
(pliocene medio), mentre non troveremo più il termine Calabriano
sostituito dal suo periodo, il pleistocene inferiore.
In merito all'età dei limiti di passaggio fra periodi e fra
piani, si riportano in questa monografia i valori delle più
recenti determinazioni della Scala Astronomica temporale, che collega
i cicli sedimentari ai cambiamenti ciclici dell'orbita della Terra
e dell'inclinazione e della precessione dell'asse terrestre.
E' da notare che l'affioramento è più che mai oggetto
di studio da parte di scienziati
di vari Paesi europei (come mostra la foto, con due esperti di fama
internazionale che esaminano un reperto nel Museo dei Fossili di Fidenza,
a sinistra il dottor Gregor (Germania) e a destra il dottor Knobloch
(ex Cecoslovacchia), nonché argomento di ampia discussione
in congressi e simposi internazionali.
Esso offre infatti, in particolare nella zona del limite plio-pleistocenico,
una fonte inesauribile di notizie per studi sempre più specializzati
e approfonditi relativi a macro e micropaleontologia, stratigrafia,
palinologia, paleoecologia, paleobotanica e in particolare paleocarpologia
(semi, frutti, bacche), paleomagnetismo e altri.
Il Gruppo Paleontofili Fidentini e il Museo
all'aperto
Il Gruppo Paleontofili Fidentini (G.P.F.)
è un'associazione culturale costituita nel 1973 da appassionati
di paleontologia, per lo studio, la valorizzazione e la protezione
ambientale degli affioramenti fossiliferi locali.
Il debutto del Gruppo avvenne con la Prima
mostra fidentina di fossili, allestita nell'ingresso del Teatro
Magnani nell'ottobre 1974, con notevole partecipazione di visitatori
e in particolare di scolaresche.
Da quel momento il Gruppo iniziò una intensa attività
di valorizzazione dell'affioramento fossilifero di San Nicomede sul
Torrente Stirone.
Venne utilizzata così ogni occasione (scuole, conferenze e
manifestazioni varie e con grande risonanza a mezzo stampa) coinvolgendo
anche gli Enti locali, la Regione e perfino il Ministero, per far
conoscere a tutti questo importante sito paleontologico, già
da alcuni anni frequentato e studiato da importanti Istituti universitari,
anche stranieri, coordinati dall'Istituto di geologia dell'Università
di Parma, che lo aveva studiato per primo già all'inizio degli
anni '60.
Nel 1975, "anno dello Stirone", il G.P.F. ebbe l'idea e
pose le prime basi per la realizzazione di un "Museo all'aperto"
nella zona di San Nicomede.
Da quell'anno, inizialmente con la collaborazione di altre Associazioni
locali (in primis Italia Nostra e Famiglia Fidentina), il G.P.F. fu
sempre organo motore e trainante per innumerevoli iniziative di salvaguardia
e valorizzazione del sito paleontologico, promuovendo anche la costituzione
di un Parco fluviale, più ampio, che raccogliesse nel suo interno
il preziosissimo nucleo fossilifero del Museo all'aperto.
All'inizio degli anni '80 le amministrazioni locali (Fidenza e Salsomaggiore),
aderendo al movimento di opinione pubblica formatosi nel frattempo,
passarono concretamente alla realizzazione ponendo le prime strutture
fisse a San Nicomede, per facilitare le visite delle scolaresche che
già affluivano numerose.
In quegli anni i Paleontofili di Fidenza divennero in breve tempo
molto conosciuti, a livello regionale, e in ambito amatoriale anche
nazionale, per l'instancabile e fattiva opera svolta per lo Stirone.
Nel 1984 fu costituito uno specifico Consorzio per il Parco e quello
che dieci anni prima era solo un sogno nella mente di pochi, andava
ad assumere la veste dell'ufficialità divenendo una realtà
operante, supportata da normative regionali e con disponibilità
di risorse pubbliche e
di proprio personale per una vera e propria attività di Parco
protetto.
Nel frattempo, nel
1980, il G.P.F. allestì nel settecentesco Palazzo
Orsoline, in convenzione col Comune di Fidenza, un Museo di fossili
in due ampie sale a supporto e completamento delle visite a San Nicomede.
Dal 1980 ad oggi almeno ventimila studenti, locali e anche di provincie
e regioni limitrofe nonché stranieri, hanno potuto visitare
il Museo accompagnati inizialmente dai soci del G.P.F. e in seguito
da guide specializzate della Cooperativa L'Arca di Fidenza.
Il Museo dei fossili è dunque una realtà culturale di
cui Fidenza può beneficiare grazie al G.P.F.
L'affioramento fossilifero dello Stirone
Generalità
La zona di Fidenza e del suo circondario, in epoche molto lontane
nel tempo, non era così come la vediamo ora, con le sue campagne
e le sue colline: in epoche remote in queste zone c'era il mare, rimasto
fino a poco meno di un milione di anni fa.
La prova di queste affermazioni ce la danno i fossili, testimonianze
di esseri vissuti milioni di anni fa, che ci hanno lasciato, con la
parte dura del loro corpo, importanti tracce della vita di allora.
Come noto, quando un mollusco muore, la sua parte tenera scompare
rapidamente, mentre la conchiglia resta inalterata, o quasi, per lungo
tempo, anche col passare di milioni di anni, diventando in tal modo
un fossile.
Nella zona dello Stirone sono stati trovati, e si trovano ancora oggi
in gran quantità, fossili di molluschi marini e il fatto denota
chiaramente l'antica presenza del mare in queste zone.
Sui fondali di questo mare "padano" si deponevano, assieme
a sabbia, argille e altri elementi di disgregazione delle terre emerse,
portate al mare dai fiumi di allora, anche i residui organogeni delle
associazioni faunistiche marine.
E via via che il tempo passava e si modificavano climi, temperatura
dell'ambiente e caratteristiche dell'atmosfera, con conseguenti variazioni
anche delle associazioni faunistiche presenti, anche i sedimenti che
si formavano sul fondo marino assumevano caratteristiche tipiche e
proprie dei periodi in cui si erano formati.
Ai grandi cambiamenti verificatisi nell'ambito delle ere geologiche
gli studiosi fanno corrispondere altrettanti periodi (Fig.
10 - Scala geocronologica globale - per gentile concessione della
Geological Society of America - 27.10.2003).
Nell'ambito dei periodi, poi, si sono formati in momenti successivi
anche terreni di costituzione diversa, sia come caratteristiche chimico
fisiche, sia come contenuto fossilifero, a seconda delle situazioni
geografiche o climatiche del momento e del luogo in cui si sono formati.
Tali terreni, chiamati Piani geologici, vengono poi identificati con
denominazioni in genere derivate dalle località in cui sono
stati istituiti i cosiddetti Stratotipi.
Uno stratotipo è un "modello" di terreno, scelto
dagli studiosi come il più rappresentativo a livello mondiale,
di un certo piano geologico, con caratteristiche specifiche particolari.
Può contenere ad esempio fossili caratteristici, oppure associazioni
faunistiche o composizione fisico chimica particolari, ecc.
Lo stratotipo rappresenta dunque lo "standard" di quel terreno,
ne è il campione o modello geologico, nell'ambito internazionale.
Nelle nostre zone esiste uno stratotipo, che porta alla ribalta mondiale
della geologia un nome a noi familiare, il Piacenziano, situato a
Castell'Arquato-Lugagnano (Piacenza), mentre fino ad alcuni anni fa
era considerato stratotipo anche il Tabianiano ubicato a Tabiano Terme:
ora questo terreno ha assunto la denominazione di Zancleano (da Zancle,
antico nome di Messina).
E così in zona abbiamo lo stratotipo Piacenziano, cioè
il piano Piacenziano per eccellenza, mentre altri terreni geologici
con identiche caratteristiche, sparsi nel mondo, sono pure essi chiamati
piani Piacenziani e fanno riferimento come modello proprio ai terreni
Piacenziani della nostra zona.
Gli stratotipi sono dunque veri e propri gioielli geologici: patrimoni
di valore inestimabile e da tutelare, come è stato fatto per
le zone del Piacenziano dove è stata istituita con legge regionale
una specifica riserva naturale geologica.
Nella Fig. 1 (Serie
dei piani geologici del T. Stirone fra Scipione Ponte e Laurano)
è indicata la serie dei piani geologici presenti nella sezione
dello Stirone.
Si nota che la zona è di formazione geologica relativamente
recente, (dell'ordine di qualche milione di anni di età), a
confronto con le centinaia di milioni di anni di altre regioni (es.
Dolomiti più di 200 milioni di anni - periodo triassico - Fig.
10 - Scala geocronologica globale - per gentile concessione della
Geological Society of America - 27.10.2003).
Nello schema di Fig.
2 (Schema dell'inclinazione degli strati. Le inclinazioni sono esagerate
per una migliore comprensione del fenomeno) è indicata
una caratteristica morfologica delle stratificazioni sedimentarie
dell'affioramento dello Stirone.
In A si notano sedimenti formatisi sul fondale marino con disposizione
orizzontale, così come si formavano nelle nostre zone sul fondo
del mare padano.
Successivamente, con l'innalzarsi della dorsale appenninica, si è
verificata una inclinazione di quegli strati, cosicchè tutto
il "pacco" si trova attualmente inclinato di 7-8 gradi mediamente,
con pendenze maggiori nelle zone più vicine all'Appennino e
via via sempre minori di mano in mano che ci si avvicina alla pianura.
Gli strati, nelle zone messe allo scoperto dall'erosione dello Stirone,
sono dunque nella disposizione del tipo B di Fig.
2 (Schema dell'inclinazione degli strati. Le inclinazioni sono esagerate
per una migliore comprensione del fenomeno), per cui è
sufficiente spostarsi, camminare lungo il greto del torrente per poter
osservare strati sempre diversi, dai più antichi a monte ai
più recenti a valle.
E' questa una caratteristica che avvantaggia ulteriormente l'affioramento
dello Stirone: poter esaminare le stratificazioni successivamente
formatesi, semplicemente camminando lungo il torrente, come passando
in rassegna, in un museo, delle vetrine sistemate in ordine cronologico:
a monte i reperti più antichi, a valle quelli più recenti.
La stratificazione dello Stirone è composta di numerosissimi
strati, a volte con spessori molto ridotti, anche di pochi millimetri.
Sono questi strati altrettante pagine del libro della storia geologica
della terra, che danno allo studioso le informazioni necessarie per
definire l'ambiente e il tipo di vita di quelle zone in tempi remoti.
Tantissime di queste "pagine geologiche" successive, con
ben determinate caratteristiche, formano un "pacco di strati",
che prende il nome di piano geologico.
Ad esempio gli strati del Pleistocene inferiore dello Stirone hanno
uno spessore (o "potenza") di circa 60 metri.
Tortoniano
Supponiamo ora di fare una passeggiata lungo l'alveo dello Stirone,
partendo da monte, dove, come detto, si trova la parte più
antica dell'affioramento.
In zona La Bocca, poco a monte di Scipione Ponte, si trovano i fossili
più antichi, in un terreno in parte sabbioso, in parte argilloso,
a volte anche cementato.
I fossili sono abbastanza radi, appartenenti al piano Tortoniano,
formatosi nel periodo Miocene superiore (da 11 a 7 milioni di anni
fa).
L'associazione della fauna fossile è stata studiata a fondo
dall'Istituto di Geologia dell'Università di Parma, che ne
ha definito appunto l'appartenenza al piano Tortoniano, e lo ha caratterizzato
come "alloctono", cioè formatosi per sedimentazione
in una zona diversa da quella in cui oggi lo ritroviamo.
Dopo essersi formato sui fondali della Tetide, in zona corrispondente
all'attuale Tirreno, questa placca Tortoniana è successivamente
traslata fino alle nostre zone, in seguito all'orogenesi appenninica.
Il Tortoniano si estende per quasi un chilometro lungo il torrente,
fino al ponte di Scipione Ponte, dove un banco conglomeratico, costituito
da residui organogeni, segna il limite superiore del Tortoniano.
Questo banco, indurito dal fenomeno di "diagenesi" (che
cementa nel tempo i depositi di sedimentazione), poggia sopra le argille
tortoniane, ed essendo esso di tipo "autoctono",
cioè formatosi esattamente là dove giace ora, è
chiaro che le sottostanti argille tortoniane si sono spostate dal
luogo di origine fino alla zona attuale prima che i nuovi sedimenti
del banco si depositassero sul Tortoniano.
Tra i fossili più caratteristici del piano Tortoniano possiamo
citare:
- Terebratula
sinuosa (Brocchi) (Fig. 3 - con esempio di classificazione)
- Pecten ugolinii
(Deperet e Roman) (Fig. 4 - a destra)
- Clavilithes klipsteini (Michelotti) (Fig. 4 - a sinistra)
Tutte le tre specie sono oggi estinte.
Ricordiamo qui per inciso che nelle classificazioni delle specie fossili,
così come anche delle specie viventi, si usa far seguire, al
genere e alla specie, entrambi scritti in latino, il nome dell'Autore,
cioè dello studioso che per primo ha descritto e classificato
la specie in esame.
Tale nome è poi racchiuso in parentesi se la denominazione
originaria è stata in seguito modificata.
Nelle argille sabbiose degli strati del Tortoniano è stato
estratto alcuni anni or sono uno scheletro di balenottera, importante
reperto oggi esposto nel museo dei fossili di Salsomaggiore.
Messiniano
Col banco conglomeratico inizia il piano Messiniano e siamo a circa
7 milioni di anni fa.
Il piano Messiniano, che ha una potenza di circa 60 metri e che si
estende orizzontalmente per circa 100 metri a valle del ponte, comprende
sedimenti di acqua dolce-salmastra (un antico fiume che sfociava in
mare), presenta rari fossili e termina con un'antica linea di costa.
Zancleano
A valle del piano Messiniano, e quindi sovrastanti ad esso, (cioè
successivi in ordine di tempo), iniziano i sedimenti del piano Zancleano,
argillosi di mare via via sempre più profondo di mano in mano
che ci si sposta verso valle (esaminando cioè strati formatisi
successivamente).
Il fatto denota un fenomeno di trasgressione marina verificatosi all'inizio
del Pliocene: inizialmente in queste zone esisteva una costa, poi
le stesse zone sono state invase dal mare che è diventato successivamente
sempre più profondo.
Ecco dunque spiegato il fenomeno per cui in una stessa zona, abbastanza
delimitata, si possono trovare, inferiormente, depositi di costa (come
residui organogeni derivati da materiale riportato principalmente
da risacche), e superiormente depositi di mare sempre più profondo.
Ma come si può definire la profondità del mare in base
ai fossili ritrovati?
Alcune specie bentoniche marine vivono solo entro certi limiti di
profondità; pertanto quando i relativi fossili vengono ritrovati
in qualche sedimento, si può dedurre approssimativamente la
profondità del mare antico in cui quel sedimento si è
formato.
Queste informazioni vengono convalidate in base all'ipotesi attualistica,
per la quale i fenomeni naturali del passato si sarebbero svolti in
modo analogo a quello attuale, per cui è possibile, studiando
i fossili contenuti in un certo sedimento e integrandone i risultati
con ricerche di sedimentologia, dedurre le caratteristiche dell'ambiente
originario in cui fossile e sedimento si sono depositati.
Ecco come il geologo riesce a definire a grandi linee i fattori chimico-fisici
dell'antico ambiente, fra cui naturalmente anche la profondità
del mare.
I depositi fangosi, che si estendono a valle di Scipione Ponte per
un tratto di circa un chilometro, sono dello stesso tipo di quelli
di Tabiano Terme, cioè quelli dell'ex stratotipo Tabianiano
(ora chiamato piano Zancleano): si dice allora che, sullo Stirone,
in questo punto, siamo in presenza di un piano Zancleano.
Quello che fino ad alcuni anni fa era considerato lo stratotipo Tabianiano,
ubicato a Tabiano Terme, era stato studiato dall'Istituto di Geologia
dell'Università di Parma: esso presenta specie indicatrici
di una profondità variabile fra i 150 e i 300 metri, un mare
quindi abbastanza profondo: le stesse caratteristiche sono presenti
nello Stirone a valle di Scipione Ponte ed il piano geologico è
ora chiamato Zancleano.
In questo piano dello Stirone sono presenti rari macrofossili (che
sono ben più frequenti a Tabiano Terme), fra cui l'importante
fossile guida Ficus
ficoides (Brocchi) e il Murex spinicosta Bronn (Fig. 5
- Ficus a destra e Murex a sinistra).
Ricordiamo che un fossile è chiamato "guida" quando
la sua presenza è indicatrice di determinati livelli (cioè
in pratica fa da "guida" per lo studioso) nel senso che
solo in tali livelli compare la specie in esame.
Si tratta di individui originatisi per evoluzione in un certo periodo,
ed estinti poi in quello successivo.
Piacenziano
e Gelasiano
Proseguendo il cammino verso valle, sempre lungo l'alveo del torrente,
si ritrovano gli strati del piano Piacenziano seguiti da quelli del
Gelasiano.
Le differenze dei sedimenti, col loro contenuto fossile, rispetto
al precedente piano Zancleano, sono notevoli:
- aumentano i lamellibranchi (bivalvi), in prevalenza erbivori, rispetto
ai gasteropodi, in prevalenza carnivori (presenza di bassi fondali
con praterie di alghe);
- le conchiglie sono a struttura più robusta e originariamente
a colori più vivaci (temperatura più elevata);
- il numero di specie presenti diventa molto elevato (temperatura
più elevata e acque tranquille).
Era dunque un antico mare tranquillo e via via sempre meno profondo,
con un clima abbastanza caldo: siamo dunque in presenza, in quell'epoca
lontana, di un progressivo ritiro del mare padano.
Il periodo è il Pliocene medio-superiore (da 3,5 a 1,8 milioni
di anni fa).
Fra i fossili più caratteristici di questa zona ricordiamo:
- Pecten jacobaeus
(Linné) (Fig. 6 - a sinistra: valva sinistra, piatta e a destra:
valva destra, concava)
- Chlamys opercularis
(Linné) (Fig. 7 - a sinistra)
- Glycymeris inflatus (Brocchi) (Fig. 7 - a destra)
Si giunge così
alle cascate di San Nicomede (Fig. 8 - si notano le stratificazioni
calcarenitiche inclinate - Marzo 1986), che costituiscono la parte
veramente più importante di tutto l'affioramento.
Va segnalato che la denominazione "Cascate" deriva dal fatto
che nel corso degli anni '70 gli strati calcarenitici (duri) davan
luogo a suggestivi salti d'acqua che col tempo sono poi scomparsi
(vedere meglio le successive modifiche verificatesi negli anni '70
e '80 al capitolo Il Museo all'aperto di San Nicomede).
La zona è un complesso di strati cementati, alternativamente
più o meno compatti, costituiti essenzialmente da resti organogeni.
Questo banco conglomeratico, che costituiva, come quello di Scipione
Ponte, una linea di costa, può essere considerato la parte
terminale del Pliocene superiore, ossia dell'Era Terziaria.
Pleistocene
inferiore
A valle degli strati cementati delle Cascate e cioè sopra di
essi in senso geologico, sono presenti in grande abbondanza esemplari
di Arctica islandica
(Linné) (Fig. 9).
Si tratta di un importante fossile paleo-climatico, indicativo di
un clima fresco.
Il mollusco vive attualmente nell'Oceano Atlantico settentrionale,
giungendo alle basse latitudini fino al Golfo di Biscaglia: in tali
zone la temperatura è sensibilmente inferiore a quella del
Mediterraneo.
Alla fine del Pliocene, essendosi verificata una notevole degradazione
climatica che ha dato origine alla prima glaciazione dell'Era Quaternaria,
l'Arctica islandica si era spostata, in forma larvale, nel
Mediterraneo, fino al golfo padano, che lambiva appunto in quel periodo,
circa 1,8 milioni di anni fa, le nostre zone.
I fossili di Arctica islandica, nello Stirone, sono presenti
in eccezionale abbondanza a circa 100 metri a valle delle Cascate
in un'ansa del torrente denominata appunto "curva dell'Arctica
islandica": poco a monte di questo punto, ma pur sempre a
valle delle Cascate, è situato il limite fra il Pliocene ed
il Pleistocene, e cioè fra l'Era Terziaria e l'Era Quaternaria.
Iniziano lì gli strati del Pleistocene inferiore, caratterizzati
da sedimenti di mare più freddo.
Il limite fra due periodi è sempre oggetto di studi particolarmente
interessanti per il geologo, e ancor più lo è il limite
fra due Ere.
Nella serie dello Stirone il "confine" fra le due Ere è
inoltre completato da una eccezionale abbondanza di fossili e da una
straordinaria e dettagliata nitidezza delle stratificazioni.
Il complesso rappresenta uno dei più interessanti esempi di
limite plio-pleistocenico di tutto il Bacino del Mediterraneo.
La zona si presta anche molto bene a studi di datazione assoluta delle
stratificazioni col paleomagnetismo: tali studi sono stati eseguiti
in passato da ricercatori statunitensi, cecoslovacchi, giapponesi
e tedeschi, su campioni prelevati da essi stessi nella zona del Pleistocene
inferiore dello Stirone.
La datazione col paleomagnetismo consiste nell'esame dell'orientamento
magnetico delle particelle che compongono un sedimento.
Va chiarito che il polo magnetico terrestre non è sempre stato,
in passato, nella posizione in cui si trova attualmente, e cioè
nel polo Nord.
Periodicamente infatti, con frequenze e durate variabili, il polo
magnetico della Terra si è posizionato nel polo Sud, durante
le cosiddette fasi negative, ritornando poi al polo Nord nelle fasi
positive, in un susseguirsi di innumerevoli cicli di inversioni magnetiche.
Le particelle di argilla, di calcare e altro, che lentamente si sedimentavano
sui fondali marini, comportandosi come minuscoli aghi di una bussola,
si orientavano dunque ora in un senso ora nell'altro a seconda della
ubicazione, in quel momento, del polo magnetico.
La datazione viene fatta mediante l'individuazione, con strumenti
molto sensibili, del verso magnetico dei sedimenti di un campione
e con l'ausilio di tabelle cronologiche di riferimento generale, preparate
con altri sistemi di datazione, in cui sono indicate anche le fasi
di polarità positiva e negativa.
Questo metodo di datazione necessita di tutta una serie di campionature,
prelevate in punti precisi e ben individuati, in modo da poter riscontrare
nell'affioramento una o più alternanze magnetiche.
Il limite plio-pleistocenico è un argomento molto dibattuto
a livello internazionale, e il Torrente Stirone è stato in
questo campo accuratamente esaminato e discusso, in particolare a
cavallo degli anni '70 e '80, quando addirittura era stata ventilata
l'idea di porvi uno stratotipo (Stironiano?).
Gli studi dedicati a questo punto dell'affioramento furono molteplici
ed estremamente interessanti ed alcuni tuttora in corso, come i lavori
di paleobotanica dello studioso tedesco Dr. Hans-Joachim Gregor, che
ha pubblicato già diverse opere completamente dedicate allo
Stirone, a seguito della sua ricerca trentennale sull'affioramento.
Va segnalata in proposito la sua teoria innovativa sul limite plio-pleistocenico
dello Stirone: in base alla paleoflora da lui stesso ritrovata, lo
studioso tedesco indica il limite terziario/quaternario ben più
a valle delle Cascate, in quanto in località Laurano, cioè
più di un chilometro a valle delle Cascate, le argille degli
strati contengono ancora fossili vegetali pliocenici.
Riprendendo l'esame degli strati e scendendo dalle Cascate verso valle,
la situazione passa prima a depositi di mare un poco più profondo
e poi di lago di acqua dolce, nella zona Millepioppi.
Sono presenti infatti in questa zona fossili caratteristici di lago.
Successivamente si presentano sedimenti di laguna, di spiaggia, poi
di nuovo laguna salmastra e infine ancora spiaggia, costituita da
sabbie giallo-ocra.
Si giunge così alla zona di Laurano, dove si presentano in
affioramento gli ultimi depositi marini.
Essi sono leggermente inclinati (1-2 gradi verso N-E)
e quegli strati di fondo marino sono presenti ancora a Fidenza ad
una profondità di un centinaio di metri.
Mentre presso le Cascate il numero di specie fossili è elevato,
fra Millepioppi e Laurano vi sono zone con poche specie presenti,
ma con grande abbondanza di esemplari.
Un esempio fra tutti
è dato da Cardium aedule contortula (Fig. 11- in alto:
Glycymeris insubricus (Brocchi); al centro: Venerupis senescens
(Doderlein); in basso: Cardium aedule contortula).
In Fig. 12 (a sinistra:
Aporrhais pespelecani (Linné); a destra in alto: Cerithium
vulgatum (Brug); a destra in basso: Hinia reticulata (Jeffr))
altri fossili del Pleistocene inferiore.
Interi tronchi d'albero e abbondanza di piccoli residui vegetali,
che evidenziano ancora oggi la situazione della spiaggia di quasi
un milione di anni fa, chiudono la serie geologica marina, argillosa,
di colore grigio.
Negli strati del Pleistocene inferiore, che si estendono dunque dalle
Cascate fino a Laurano, per un tratto di circa 1,5 chilometri, sono
molto numerose le specie fossili rinvenute: quasi un migliaio, contro
le 400 del Piacenziano e Gelasiano, il centinaio dello Zancleano e
le circa 70 del Tortoniano.
Naturalmente fra tutte le specie fossili ritrovate, numerose sono
quelle oggi estinte: la percentuale delle estinte è variabile,
come è logico, in funzione della distanza da noi nel tempo.
Si passa così dall'80 % di specie estinte del piano Tortoniano,
il più antico, al 10-15 % circa per gli strati del Pleistocene
inferiore, il più recente.
A Laurano, appena a valle delle argille grigie dell'ultimo deposito
marino, si trovano sedimenti di laminazione litorale (sabbie giallo-ocra,
con rari fossili marini).
Successiva al deposito giallo-ocra inizia una serie di stratificazioni
di origine lacustre, argillose di colore verde, colore tipico del
deposito di acqua dolce, che continuano praticamente fino a Fidenza.
Interessante a Laurano il succedersi di tre tipi nettamente diversi
di sedimentazione, e anche tanto diversi nell'aspetto, nel breve tratto
di un centinaio di metri, in questa sequenza da monte a valle:
- deposito marino, con argilla grigia;
- deposito di laminazione litorale, con sabbia giallo-ocra;
- deposito lacustre, con argilla verde.
Le prime iniziative per lo Stirone
Salvaguardia
Il 1975 è stato "l'anno dello Stirone". Se ne è
parlato molto, sulla stampa e nelle emittenti locali, in conferenze
e altre manifestazioni, tutte improntate a far meglio conoscere, a
tutti i livelli, l'importanza scientifica dell'affioramento di San
Nicomede e la conseguente necessità di tutela del territorio.
La zona geologica più importante, cioè fra le Cascate
e Laurano, era frequentata abitualmente da comitive di raccoglitori
di provenienza anche extra provincia, che saccheggiavano letteralmente
l'affioramento.
Sui conglomerati calcarenitici delle Cascate era un continuo scalpellio
per estrarre i meravigliosi reperti di Pecten jabobaeus, mentre dagli
strati argillosi si asportavano intere badilate di reperti, e il tutto
per semplice collezione personale o per farne commercio.
La notorietà dell'affioramento si andava rapidamente estendendo
anche fra i raccoglitori senza scrupoli, con conseguente rapido depauperamento
degli strati fossiliferi.
Per porre un rimedio a questa situazione, il G.P.F. è intervenuto
drasticamente nel marzo 1975.
Utilizzando la legge n. 1089 del 1° giugno 1939 denominata "Tutela
delle cose di interesse artistico e storico", sono stati sistemati
appositi cartelli di divieto di raccolta di fossili.
Va infatti ricordato che la legge, spesso richiamata per l'archeologia
ed il patrimonio artistico in genere, si occupa anche delle cose di
interesse paleontologico.
A questo punto è doveroso sottolineare un aspetto qualitativo
di rilievo: proprio i Paleontofili di Fidenza, a quel tempo unico
gruppo del genere esistente in provincia, e cioè se vogliamo
i più interessati alla raccolta dei fossili, pur di salvaguardare
il patrimonio geologico della zona venivano ad imporre, per primi
a loro stessi, l'impegno di non raccogliere reperti in quelle stratificazioni.
Coi cartelli si raggiunse in breve tempo lo scopo di ridurre sensibilmente
le razzie.
Museo all'aperto e Parco naturale
Ancora nel 1975 era scattato un progetto veramente ambizioso: la realizzazione
di un parco naturale.
Lo studio del progetto era stato avviato dall'Amministrazione provinciale
di Parma, per interessamento dell'assessore ai lavori pubblici Arturo
Cantini, con la collaborazione del G.P.F. e di altre Associazioni
di Fidenza.
Da parte sua il G.P.F. aveva presentato alla Provincia un progetto
di massima per la realizzazione del "Museo all'aperto" nell'ambito
del Parco naturale dello Stirone: una vecchia idea, quella del Museo
all'aperto, che il G.P.F. aveva proposto fin dai primi anni '70.
Le semplici linee guida per la realizzazione del Museo erano:
- ripulire e tutelare la zona
- valorizzarla.
Per la tutela abbiamo già detto.
Per la valorizzazione l'obiettivo era di istituire per tutta la zona
del Pleistocene inferiore, dalle Cascate fino a Laurano, un Museo
all'aperto, prima iniziativa del genere in Italia, a vantaggio senz'altro
di una migliore conoscenza del territorio.
Il progetto G.P.F. del Museo all'aperto
Cosa intendeva il G.P.F. per Museo all'aperto?
Poche cose, ma sufficienti per valorizzare un territorio così
prezioso.
L'affioramento era già, come dire, un museo naturale, con le
sponde argillose del torrente così nitidamente stratificate,
così abbondanti di fossili, tali da illustrare la storia geologica
forse meglio delle fredde vetrine di un chiuso museo tradizionale.
Così com'era, però, l'affioramento "parlava"
solo ai cultori della paleontologia: il progetto prevedeva la costruzione
di un minimo di strutture tali da rendere la zona motivo di richiamo,
di interesse e di valorizzazione anche per il visitatore non troppo
addentro nella paleontologia.
- Accessi per auto, con parcheggi lontani dall'alveo;
- Un vialetto per soli pedoni lungo tutto l'alveo su entrambe le sponde,
con panchine e sentieri scendenti sul greto in corrispondenza delle
stratificazioni più interessanti, per poter ammirare da vicino
il patrimonio geologico;
- Zone attrezzate in modo ecologico;
- Due passerelle sospese, per rendere possibile il periplo, a piedi,
di tutto il museo;
- Bacheche idonee per l'esterno, disposte nelle zone di primaria importanza,
contenenti esemplari dei fossili più caratteristici presenti
in quelle stesse zone, con brevi e semplici descrizioni e con pannelli
illustrativi delle condizioni ambientali e del paesaggio antico;
- Pannelli esplicativi, schematici, negli accessi;
- Uno chalet "centro parco" con servizi vari, indispensabile
supporto di appoggio per visitatori, turisti e studiosi;
- Vaste zone rimboschite, come naturale e distensiva cornice verde
al patrimonio paleontologico.
Il Museo all'aperto non richiedeva poi tanto per essere realizzato:
era questa una logica conseguenza del desiderio del G.P.F. di modificare
il meno possibile l'ambiente naturale, e nel contempo rendere la zona
protetta, pulita e valorizzata, quale patrimonio naturale a disposizione
della comunità, per l'accrescimento culturale della gente.
Il Museo all'aperto di San Nicomede
Una prima parte dei lavori è stata eseguita nel gennaio 1983.
Successivamente altre opere hanno completato l'attrezzatura di un
primo tratto, nella zona delle Cascate.
Accesso
Dalla strada statale Fidenza-Salsomaggiore, dopo Ponteghiara, prendere
a destra per S. Nicomede.
Dopo un paio di chilometri, poco prima della millenaria Pieve, servirsi
del parcheggio predisposto per il Parco.
Da lì uno stradello conduce, costeggiando il locale cimitero,
ad un'area attrezzata a livello del piano di campagna e poi direttamente
giù alle Cascate.
Sentieri, panchine, scalinate rustiche, ringhiere in legno, ponticelli,
sono piccole e semplici attrezzature che rendono più agevole
la visita.
Una buona e oculata pulizia della vegetazione sulla sponda e la particolare
sistemazione di due aree attrezzate favoriscono anche la sosta per
un sano relax.
Diversi sentieri di entrata in alveo facilitano l'osservazione da
vicino degli strati fossiliferi.
Le Cascate
Il pacco di strati calcarenitici della zona delle Cascate ha subito
negli anni '70 e '80 una netta trasformazione - (Fig.
15 - Anno 1975), (Fig.
16 - Anno 1990), (Fig.
17 - Anno 1980).
A confronto le
figure 15 e 16: come è cambiata la zona in 15 anni.
Fino all'inizio degli anni '70 quel pacco era ancora integro, non
presentava cioè alcun taglio, e il torrente vi scorreva sopra.
A valle di questo pacco il corso d'acqua stava già scavando,
da una ventina d'anni, un vistoso canyon al di sotto del piano di
campagna, con una erosione retrocedente verso monte, conseguenza di
uno squilibrio idraulico provocato da massicce asportazioni di ghiaia,
eseguite negli anni '50 in località Laurano, destinata alla
costruzione dell'autostrada del sole.
Fino a quel momento infatti il letto era ghiaioso e a livello del
piano di campagna.
Con l'asportazione del manto protettivo ghiaioso, divenne rapidissima
l'azione erosiva dell'acqua sugli strati argillosi teneri sottostanti.
Ad ogni piena il greto veniva tagliato con facilità e l'inalveamento
procedeva a ritroso, lentamente, verso monte.
Questo processo raggiunse, all'inizio degli anni '70, il pacco duro
delle Cascate.
Per qualche tempo l'acqua continuò a scavalcare le dure stratificazioni
ancora integre, provocando saltelli e rapide.
Poi, dopo qualche piena, essa riuscì a praticare piccoli tagli
e fenditure nella parte terminale di valle del pacco di strati, dando
origine alla prima cascatella.
Per oltre 10 anni l'erosione continuò inarrestabile, e ogni
piena modificava ulteriormente la situazione.
Così il canale procedeva, a ritroso, e si allargava sempre
più, spostando e modificando in continuazione anche le cascate
d'acqua.
Fino a che nel 1983 tutto il pacco duro fu tagliato.
Superata dunque tutta la parte dura, l'erosione riprese a sezionare
nuovamente gli strati teneri argillosi che si trovavano più
a monte.
Le Cascate ormai non esistevano più e il dislivello era passato
più a monte, dove un altro cordone duro aveva creato nuove
rapide.
Successivamente anche tali rapide scomparvero lasciando al loro posto
un canale.
La zona in cui si poterono ammirare per una decina d'anni le famose
cascate di San Nicomede mantiene tuttora la denominazione di Cascate,
pur non essendovi più, come detto, alcuna traccia di salti
d'acqua.
Un suggestivo percorso pedonale, che inizia dal vecchio ingresso del
Museo (cioè un centinaio di metri a monte delle Cascate), conduce
il visitatore fino alle Cascate, salendo anche in quota sul livello
del torrente, con doppia scalinata rustica in legno.
Alcuni punti panoramici permettono un ampio sguardo sull'alveo rettilineo
sottostante, scavato nelle argille del piano Piacenziano.
Una variante del sentiero scende in un vecchio canale per mulini,
il Canale Fogliani, da diversi decenni non più attivo, che
viene percorso ora per una cinquantina di metri, raggiungendo infine
le Cascate, dove è stata attrezzata un'area con panchine e
acqua potabile.
Proseguendo verso valle per trecento metri, nei pressi dell'inceneritore,
si possono ammirare sulla sponda sinistra, nei mesi estivi, colonie
di gruccioni (uccelli dai colori vivaci) e di "topini" o
rondini delle rive, che nidificano sulle pareti sabbiose dei fiumi.
Il Museo è di libero accesso.
Ovviamente il visitatore è tenuto al massimo rispetto dell'ambiente
naturale, e pertanto:
- Non asporterà fossili e rispetterà scrupolosamente
i regolamenti del Parco;
- Non molesterà animali di alcun genere;
- Non raccoglierà fiori o flora varia, né danneggerà
piante;
- Non deturperà l'ambiente con cartacce, plastica e rifiuti
vari, bensì utilizzerà gli appositi contenitori (o meglio
ancora riporterà con sé i rifiuti);
- Non arrecherà danni alle colture circostanti;
- Si servirà correttamente delle attrezzature del Museo, senza
danneggiarle in alcun modo.
Il Museo dei fossili di Fidenza
La sede del G.P.F. è ubicata, dal 1977, nel settecentesco Palazzo
Orsoline, in Via Costa 6, a Fidenza, in ambienti messi a disposizione
dall'Amministrazione comunale.
Attiguo alla sede, il
9 ottobre 1980 è stato inaugurato il Museo dei fossili,
importante iniziativa stabile allestita dal G.P.F. per le scuole e
la collettività.
Dal novembre
2002 la sede e il museo dei fossili si trovano in un'altra ala
dello stesso Palazzo Orsoline, ubicata in Via Berenini 136.
Il museo è dedicato principalmente ai fossili dello Stirone.
Le vetrine sono disposte in tre sale e numerate secondo un percorso
logico consigliato. Accanto ad ogni vetrina una scheda descrive sinteticamente
le caratteristiche dei reperti esposti.
Sala
A - Stirone
- Vetrine A1 e A2 - Cosa è un
fossile - Generalità, con reperti dal mondo. Notare alcuni
trilobiti di oltre 500 milioni di anni fa.
- Vetrina A3 - Stirone - Piano Tortoniano,
il più antico, con specie in gran parte estinte.
- Vetrina A4 - Stirone - Tutti i Piani,
dal Tortoniano al Pleistocene inferiore, disposti in ordine geografico
e anche cronologico (inclinazione degli strati). Notare alcuni frammenti
di Ficus ficoides nello Zancleano, esemplari ben conservati di Pecten
jacobaeus nel Gelasiano, Arctica islandica, stelle marine, ofiure,
pesci, rinoceronte (un dente e frammenti di cranio) nel Pleistocene
inferiore.
- Vetrina A5 - Stirone - Tronco fossile
di circa 750.000 anni fa.
- Vetrine A6 e A7 - Fossili di varie
zone del circondario e del Veronese.
Sala
B - Paleobotanica
- Vetrina B1 - Stirone - Una serie di
bacche, semi e frutti recuperati e identificati dal ricercatore tedesco
dott. H. J. Gregor, che da più di 30 anni studia lo Stirone.
- Vetrina B2 - Germania - Fossili vegetali
di vari periodi.
- Vetrina B3 - Zone varie - Fossili vegetali
dal mondo.
- Vetrina B4 - Stirone - Legni e foglie.
La vetrina è stata donata dal Parco fluviale regionale dello
Stirone nell'estate 2003.
- Vetrina B5 - Stirone - Il ginepro fossile.
Prezioso reperto, lungo circa un metro, di Juniperus (ginepro) costellato
di balani e ostriche, recuperato e preparato dal dott. H. J. Gregor,
esposto per la prima volta in ottobre 2003 unitamente alla Mostra
dei 30 anni del G.P.F. Anche questa vetrina è stata donata
dal Parco fluviale regionale dello Stirone nell'estate 2003.
- Plastico - Progetto del Museo all'aperto,
elaborato dal G.P.F. nel 1976, in seguito parzialmente realizzato.
Sala
C - Minerali
- Vetrina C1 - Minerali vari dal mondo.
- Vetrine C2 e C3 - Piacenziano - Fossili
vari da Castell'Arquato, Lugagnano, Badagnano, ecc.
- Vetrine C4 e C5 - Tutte le Ere - Fossili
vari, dal mondo, delle quattro ere geologiche. Notare una lastra di
stelle marine accuratamente preparata dal ricercatore tedesco W. Ludwig.
"Juniperus
30" - 5 ottobre 2003
La manifestazione "Juniperus...30" comprendeva due iniziative:
- La mostra dei 30 anni del G.P.F.
- L' esposizione del Ginepro fossile (Juniperus) dello Stirone.
Ecco alcune immagini della manifestazione:
- L'inaugurazione
della mostra,
- La visita della
mostra,
- L'inaugurazione
delle vetrine donate dal Parco fluviale regionale dello Stirone,
- Il Ginepro fossile
dello Stirone.
Zona Cascate - Cambiamenti degli ultimi decenni
Fig. 15 - Anno 1975
- Notare il dislivello fra monte e valle
Fig. 16 - Anno 1990
- Il dislivello non c'è più
Le figure 15 e 16 accostate
Bibliografia
AUTORI
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SCOGNAMIGLIO, G.F., MACELLARI, G. (1975): Valdarda e Valchero. A cura
della Camera di Commercio di Piacenza.
Indirizzi utili
G.P.F. - Gruppo Paleontofili
Fidentini - Via Berenini 136 - Palazzo Orsoline - 43036
Fidenza (PR) - Apertura sede: 1° e 3° venerdì di ogni
mese (escluso Luglio e Agosto), dalle 21.00 alle 22.30 - Suonare il
campanello "Associazioni".
Per informazioni: Ing. Angelo
Orzi - Tel. 0524.526326
Museo dei fossili
di Fidenza - Gestito dal G.P.F. ; attiguo alla sede
-
Via Berenini 136 - Palazzo Orsoline - 43036 Fidenza (PR) - Aperto
il 1° e il 3° venerdì di ogni mese (escluso Luglio
e Agosto), dalle 21.00 alle 22.30 Suonare il campanello "Associazioni".
Per informazioni: Ing. Angelo
Orzi - Tel. 0524.526326
Visite guidate
di scolaresche - Sia per il Museo dei fossili di Fidenza
sia per il Museo all'aperto di S. Nicomede:
Prenotazioni Tel. 0524.576431
Consorzio del Parco fluviale
dello Stirone - Via Loschi, 5 - 43039 Salsomaggiore Terme
(PR) - Tel. 0524.574418
Centro Visite e Museo
naturalistico - Scipione Ponte, 1 - 43039 Salsomaggiore Terme
(PR) - Tel. 0524.581139
Altri Musei in zona - Museo paleontologico
"Il mare antico" - Via Romagnosi 7 - 43039 Salsomaggiore
Terme (PR) - Tel. 0524.580270; Museo Geologico "G. Cortesi"
- Via Sforza Caolzio (Ospedale "Santo Spirito") - 29014
Castell'Arquato (PC) - Tel. 0523.803822.
Fig. 17 - Un'immagine
delle Cascate di S. Nicomede nel 1980
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