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CANALI E ACQUEDOTTI A PARMA
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EPOCA ROMANA E TARDOANTICA

Il rinvenimento di reperti archeologici relativi a condutture in cotto e piombo in diversi punti del centro storico della città ( piazzale San Bartolomeo, palazzo Sanvitale, palazzo dell’ Università, Collegio delle suore Orsoline, zona del Tribunale, Teatro Regio) provano che anche Parma, come d’altra parte ogni città romana, era servita da un efficiente sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua.

In particolare risulta sufficientemente documentata la rete idrica urbana della prima età imperiale, quella augusteo-giulio-claudia (I sec.d.C.) , alla quale appartengono anche i resti, rinvenuti nel 1970 a sud di strada Sant’Eurosia, di un tratto di acquedotto. La canalizzazione , realizzata con laterizi e conglomerato cementizio, correva parallelamente a via Traversetolo, portando l’acqua in città da sud- est, forse dalla zona di Malandriano.

Inoltre una iscrizione da un’epigrafe, oggi perduta, cita l’opera meritoria di un magistrato dell’età di Augusto, Munatius Apsyrtus, che a proprie spese pavimentò e dotò di serbatoi per la distribuzione dell’acqua un tratto di strada che collegava il foro ad una porta della città, che viene pure riccamente ornata. Si tratta dell’antico tratto orientale del decumano e cioè l’ odierna via della Repubblica.

In epoca tardo antica, la crisi della struttura amministrativa imperiale ha come conseguenza anche l’ncuria e l’ abbandono delle infrastrutture a servizio della città.

Con Teodorico la rete di acquedotti e canali viene ripristinata e potenziata. Si precisano in particolare il Canale Maggiore , derivato dal torrente Parma a monte di Lesignano, e il Canale Comune , derivato sempre dal Parma a sud di Langhirano. L’importanza dei canali era anche di natura economica, in quanto fonte di energia idraulica a servizio dei mulini.

da BELL'ITALIA n.3 settembre 1989

EPOCA MEDIEVALE

Parma, nel Medioevo, era attraversata da una fitta rete di canali, principali e secondari, canadelle, condotti e scoli. L’acqua era indispensabile per diversi usi: per alimentare il fossato delle mura, come forza motrice per mulini e opifici, per l’irrigazione di orti, per lo smaltimento dei rifiuti.

Borghi e isolati li dobbiamo quindi immaginare collegati da un gran numero di ponti e ponticelli, prevalentemente in legno.

Il Canale Maggiore e il Canale Comune , si congiungevano all’ingresso della città presso Porta Pediculosa (Barriera Farini) e poi, in vicinanza di borgo Riccio, si dividevano: il Comune proseguiva lungo via Farini, raggiungendo la Piazza, via Cavour e borgo del Parmigianino; il Maggiore deviava verso via XXII Luglio, la chiesa di S.Cristina e strada Cairoli. Entrambi poi si ricongiungevano in corrispondenza di borgo del Naviglio, dando origine appunto al Naviglio, importante canale navigabile che univa la città a Coenzo, Colorno e quindi al Po.

Il Canale Maggiore, in un secondo tempo, verrà fatto deviare all’inizio di via Cairoli verso il Battistero e il Vescovado, per tornare poi in corrispondenza di borgo Pipa nel vecchio tracciato.

L’espansione della città di là da Co’ di Ponte, in Oltretorrente, rese poi necessaria la realizzazione di un nuovo canale , quello di Pettenario, che traendo l’acqua dal Cinghio, entrava in città in corrispondenza di Barriera Bixio.

EPOCA FARNESIANA E BORBONICA

I Farnese, scegliendo Parma come sede della corte e di fatto capitale del ducato, avviarono numerosi inteventi di riqualificazione della città tesi soprattutto a legittimare ed esaltare il nuovo potere ducale..

Al duca Ottavio si deve il nuovo acquedotto (1573), che, come già in epoca romana, prelevava acque salubri dalle copiose sorgenti della zona di Malandriano. La conduttura, che si sviluppava per sette chilometri e mezzo, era costituita da due tubi di terracotta protetti da una camicia di calcestruzzo. La portata complessiva era di 15 litri al secondo. Un condotto, riservato al comune, riforniva le diramazioni in tubi di piombo della rete di distribuzione pubblica, l’altro le necessità del palazzo ducale. Al di sotto di via Farini, ancora oggi è visibile parte della Galleria delle Fontane, che consentiva la penetrazione delle tubazioni fino al centro della città.

Le necessità idriche legate al Palazzo del Giardino e soprattutto all’alimentazione della sua famosa fontana, impongono la realizzazzione di un secondo canale in Oltretorrente. Si tratta del Canale del Taro , in quanto l’acqua è fatta derivare dal fiume omonimo. Il nuovo canale entra in città affiancandosi a Barriera Bixio al canale già esistente, quello del Cinghio , percorre via Bixio e via Farnese per deviare quindi verso il nuovo Palazzo Ducale.

Per alimentare la Peschiera voluta da Ranuccio II si realizzano condutture che la collegano all'acqua del vicino fossato che circonda il perimetro delle mura cittadine.

Tra il XVI° e il XIX° secolo canali e canadelle ancora a cielo aperto vengono progressivamente intubati e nascosti dalle pavimentazioni di strade e borghi o dalle espansioni di orti, cortili, edifici. L’acquedotto farnesiano coprirà di fatto il fabbisogno idrico della città fino all’epoca moderna, quando necessità produttive e soprattutto l’espansione residenziale, imporranno la realizzazione di un nuovo acquedotto cittadino, inaugurato nel luglio del 1900. Comunque l’acquedotto farensiano rimarrà attivo fino al 1994.


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