Francesco Saverio Nitti

Statista e studioso di fama internazionale. Nasce a Melfi nel 1868 da una famiglia di modeste condizioni economiche.

Dal 1890 al 1919 la sua vita si divide tra lo studio e l’attività politica. Dopo essersi laureato nel 1890 con una tesi sul “Socialismo cattolico” nel 1899 viene nominato professore di Scienze della finanza e Diritto finanziario nell’Università di Napoli.
Nel 1904 viene eletto deputato del Collegio di Muro Lucano e nel 1911 Giolitti gli affida il dicastero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, contribuendo in maniera decisiva alla nascita dell’ I.N.A.
Rieletto deputato nel 1913, un anno dopo si dimette e non prende posizione sul problema della guerra fino all’intervento.
In piena guerra (1917) è Ministro del Tesoro dedicandosi con impegno ai problemi della guerra e della ripresa economica.
Sempre ministro nel suo dicastero si impegna sui temi quali il mantenimento dell’ordine, lo sviluppo di una efficace ripresa produttiva in un clima di accordo tra capitale e lavoro.

Nel 1920, in un clima di violenti scontri di classi sociali, organizzazioni sindacali e politiche, accusato da una parte di incapacità a restaurare l’ordine, dall’altra di azione repressiva in tutela della classe borghese, Nitti si dimette da Presidente del Consiglio.
Durante le elezioni del 1921, comincia ad essere bersaglio delle violenze dei fascisti. È rieletto, ma si ritira nella sua casa di Acquafredda nei pressi di Maratea.
Dopo il 28 Ottobre del 1922 si rifiuta di partecipare ai lavori parlamentari e non riconosce la legittimità del governo fascista.
Nel 1923 alcune centinaia di squadristi danno l’assalto alla sua abitazione romana devastandola.
Nitti decide di lasciare l’Italia.
Il 5 Maggio del 1925 scrive la Re sottolineando le responsabilità della monarchia per la sua convivenza con il regime liberticida.
Nel 1926, a Parigi, continua l’attività di organizzazione antifascista.
Nel 1943 è prelevato dalle SS e deportato in Tirolo. Torna libero nel Maggio del 1945.
È eletto all’Assemblea Costituente; poi è Senatore di diritto.
Il 1952 segna l’ultima sua battaglia democratica: scende in campo come leader della lista civica per le elezioni amministrative.
Muore a Roma nel 1953.

Tra le opere vanno ricordate: “Nord e Sud”, 1900; “La decadenza dell’Europa”, “Le vie della ricostruzione”, 1922; “Bolscevismo, fascismo e democrazia”, 1927; “Meditazioni dall’esilio”, 1948; “Meditazioni e ricordi”, 1953.