1917: L'intervento americano e il ritiro russo

Il 1917 fu caratterizzato da due avvenimenti decisivi: l'intervento americano e la Rivoluzione russa. La guerra sottomarina, scatenata senza restrizioni dai Tedeschi a partire dal 1º febbraio, spinse gli Stati Uniti a rompere le relazioni diplomatiche con la Germania (3 febbraio); seguì poi, il 7 aprile, la dichiarazione di guerra del governo di Washington. L'intervento americano assunse un aspetto particolare; la guerra fu infatti estesa all'Austria-Ungheria soltanto il 7 dicembre, e non vi fu mai stato di belligeranza con la Turchia e la Bulgaria; gli Stati Uniti intendevano in sostanza mantenere la loro libertà d'azione, e non sottoscrissero mai il trattato di Londra del 5 settembre 1914, non entrarono nell'alleanza propriamente detta, e restarono quindi una potenza "associata" agli avversari della Germania.

La Rivoluzione russa ebbe invece un effetto opposto, in quanto, provocando la defezione della Russia dalla lotta, controbilanciò, in una certa misura, gli effetti dell'intervento americano. La crisi rivoluzionaria che si aprì in Russia all'inizio del 1917 e che portò all'abdicazione dello zar Nicola II (15 marzo) diede dapprima agli Alleati la speranza di una più attiva cooperazione alla guerra da parte dei governi L'vov (marzo) e Kerenskij (luglio). Ma gli sviluppi della situazione interna del paese si rivelarono ben presto incompatibili con gli impegni presi dai suoi governanti; il partito bolscevico di Lenin, dopo aver conquistato il potere con la Rivoluzione d'ottobre, avviò ben presto trattative d'armistizio con i Tedeschi, a Brest-Litovsk, a partire dal 20 dicembre, trattative che si conclusero il 3 marzo 1918 con la pace di Brest-Litovsk,che dava, fra l'altro, ai Tedeschi l'intera Ucraina.

Lo stesso anno 1917 fu caratterizzato da vari tentativi di avviare negoziati di pace generale. Tra molti altri, due insuccessi misero in evidenza la difficoltà dell'impresa.

1. Il tentativo austriaco di arrivare a una pace separata, avviato per iniziativa dell'imperatore Carlo I (succeduto a Francesco Giuseppe nel novembre 1916) con un passo del principe Sisto di Borbone, cognato dell'imperatore, presso il presidente francese Poincaré, fu frustrato dall'opposizione dei Tedeschi, informati dal ministro austriaco Czernin, e dall'opposizione del governo italiano, informato delle trattative nel corso della conferenza di San Giovanni di Moriana (aprile).

2. Anche l'appello di pace lanciato il 1º agosto 1917 dal pontefice Benedetto XV fu accolto sfavorevolmente dai due campi. Da una parte la speranza degli Alleati di migliorare sensibilmente la loro posizione, dall'altra quella dei Tedeschi di sfruttare i vantaggi di una "carta di guerra", che per il momento era loro molto favorevole, non rendevano infatti né gli uni né gli altri disposti a sacrifici per porre fine al conflitto.

L'inquietudine dei paesi belligeranti, logorati dalla durata del conflitto, si manifestò nelle crisi di governo: mentre in Germania, a partire dalle dimissioni di Bethmann-Hollweg (luglio), iniziava un periodo di instabilità, in Francia, invece, dopo una fase agitata e complicata, andava al potere Clemenceau, fermamente deciso a superare tutti gli ostacoli.

Per quel che riguarda l'Oriente, il fatto diplomatico più importante fu la dichiarazione Balfour (novembre), la quale indicava che l'Inghilterra avrebbe visto favorevolmente la formazione di un focolare nazionale israelita in Palestina.