Un'esperienza di… vita
Volevo raccontare una mia esperienza avuta con i
sindacati.
Lavoravo in un’azienda di Carrara, leader nel settore
macchine per la movimentazione dei lapidei.
Eravamo in 25, con diploma tecnico e con età media 30-35
e, tranne un paio, tutti con contratto di lavoro “a tempo indeterminato”.
Ambiente totalmente desindacalizzato.
Nell’autunno del 1998 inizia la crisi (stessa cosa per
aziende storiche come Tema-Frugoli e Tongiani macchine).
I sintomi penso siano identici per tutti i casi del
genere: blocco degli straordinari (prima erano all’ordine del giorno, sabato
compreso) ed inizio delle ferie forzate.
Salta la prima busta paga, rimandata di circa 15 giorni
(mai prima di allora un’ora di ritardo, pensate che il titolare si scusò con
tutti noi quando, in precedenza, posticipò di una giornata lo stipendio causa
sciopero della banca).
Il mese successivo salta ancora la busta, il proprietario
parla di necessari tagli di organico, di ricorrere agli ammortizzatori sociali.
Contattiamo i sindacati CGIL-CISL-UIL.
Ci sentiamo tutti più sicuri, rinvigoriti, io per primo.
Immaginavo il sindacato come me lo raccontava mio padre che negli anni ‘60/’70
di lotte e scioperi ne aveva fatti parecchi.
Il rappresentante della FIOM lo avevo presente sin da
bambino, quando la domenica portava a casa mia l’Unità.
Viene stabilita una cassa integrazione a rotazione. E
mentre alcuni compagni di lavoro sono cassaintegrati si fanno straordinari.
La terza busta salta ancora e decidiamo autonomamente di
bloccare la merce in uscita.
Da inesperti di lotte chiediamo un logico parere ai
sindacati. “No, non bloccate niente; se escono dei macchinari significa che
la ditta vende e prende soldi !”.
Per tutta risposta salta la quarta busta.
Disperati non sappiamo dove aggrapparci, ci rivolgiamo
ancora ai sindacalisti: “Siamo da quattro mesi senza una lira !”.
Altra risposta significativa: “C’è chi sta peggio di
voi; ci sono operai che da otto mesi non percepiscono lo stipendio”. Si
riferivano, penso, ai dipendenti ex- Olivetti.
Il nostro obiettivo era, ormai, ottenere la mobilità. Ai
primi di luglio del 1999 ci ritroviamo tutti alla FIOM di Massa, la ditta
sarebbe fallita di li a pochi giorni.
Chiediamo notizie sulla “ambita” mobilità. Ci rispondono
che tra tempi tecnici e ferie estive se ne riparlerà a settembre.
Un collega, avvilito, chiede cosa faremo fino a quella
data; ci rispondono all’unisono: “Andate al mare !”. A fine del mese
abbiamo ricevuto la mobilità.
Giuseppe