Si chiamava Mario Ricciarelli aveva cinquantasette anni ed
era ad un passo dalla pensione, dopo oltre 30 anni passati a manovrare
automezzi di ogni tipo. E' morto lunedì, all'interno dello stabilimento del
Nuovo Pignone di Massa travolto dalla gru con la quale lavorava.
Immediatamente, tutti i lavoratori dello stabilimento, in
silenzio, hanno sospeso ogni attività lavorativa lasciando deserti tutti i
reparti.
Mario era uno dei tanti operai di ditte esterne che lavorano
dentro il NP. Mentre non sono ancora chiare le dinamiche dell'incidente, da
subito gli sciacalli hanno iniziato a parlare di destino crudele, di tragica
fatalità, di cause da verificare.
E' innegabile che le condizioni generali dei lavoratori di
questo stabilimento siano drammaticamente peggiorate negli ultimi anni. In
particolare sotto l'aspetto della sicurezza, troppo spesso subordinata ai tempi
di consegna, all'orario di lavoro, ormai talmente flessibile da sfuggire a
qualsiasi controllo, alla qualità del lavoro (materiali o attrezzature irreperibili).
Evidentemente questa è la conseguenza di una frammentazione
del lavoro che vede oggi impegnate nel Nuovo Pignone decine di piccole e medie
imprese, che prendono in appalto larghe fette di produzione ed hanno come unico
vincolo quello di consegnare nei tempi stabiliti il lavoro appaltatogli. In che
modo e con quali mezzi ci riescano è un “problema” di nessuno visto che nessuno
se ne occupa.
Ma noi sappiamo che questo non è un problema solo dei
lavoratori dentro il NP. E' un problema di tutti i lavoratori. Che solo in
Italia si contano 4 morti al giorno sul posto di lavoro a fronte di più di un
milione di infortuni, ufficialmente denunciati, ogni anno. E la Toscana
rappresenta la “punta di diamante” al negativo di questa situazione.
Non esistono “tragiche fatalità”.
Il vero responsabile di tutto ciò è il profitto privato di
pochi a danno della vita della maggior parte di noi.
Sono i ritmi e le condizioni di lavoro a cui ci costringono
a provocare queste “fatalità”.
Come lavoratori, precari disoccupati della zona
apuo-versiliese ci stringiamo attorno alla famiglia di Mario e ai suoi compagni
di lavoro.
Massa 9.02.2004
Primomaggio