No allo scippo del TFR

 

Il governo ha approvato a luglio la nuova controriforma delle pensioni. La parte riguardante il TFR stabilisce che tutti i lavoratori che non comunicheranno la loro contrarietà saranno privati del TFR che verrà conferito ai fondi pensione integrativi dove verrà gestito secondo le regole della speculazione finanziaria.

 

In questi anni solo un minoranza di lavoratori ha scelto i fondi pensione integrativi. Con il silenzio-assenso si punta ad aumentare questa quota, ma se il risultato dovesse essere insoddisfacente sicuramente si passerà all’obbligatorietà; a meno che i lavoratori non si “mettano in mezzo”, questa è la strada tracciata da governo, padroni e sindacati confederali, sin dalla controriforma Dini del 1995.

 

Nonostante l’enorme evasione contributiva (il 30% del lavoro è “a nero”) e i continui condoni previdenziali l’INPS non è affatto in crisi. E allora perché le pensioni private ? Perché per lor signori è l’affare del secolo! In Italia i lavoratori maturano ogni anno come TFR circa 14 miliardi di euro. Questa enorme massa di denaro finirà nelle mani di finanziarie e assicurazioni. Ma anche nelle mani di Cgil-Cisl-Uil che gestiscono - al 50% con i padroni - i fondi di categoria (Cometa, Fonchim, Arco..., i cosiddetti “fondi negoziali” o “chiusi”). Il fondo pensione dei metalmeccanici (Cometa), ad esempio, ha avuto per 3 anni un presidente designato da Federmeccanica e per i prossimi 3 anni avrà un presidente designato dai sindacati (Militello, Fiom-Cgil). Insomma, padroni e sindacato negli stessi consigli di amministrazione.

 

La timida “protesta” dei sindacati confederali per la controriforma deriva solo dal fatto che - secondo l’attuale testo di legge - i lavoratori potranno scegliere tra fondi di categoria (gestiti da sindacati e padroni) e fondi “aperti” (gestiti da finanziarie o assicurazioni). Cgil-Cisl-Uil invece, per i lavoratori dipendenti, vogliono l’esclusiva. Ora, con il rilancio della concertazione promosso da Montezemolo e raccolto entusiasticamente da Epifani, Confindustria e Banca d´Italia fanno l’occhiolino ai sindacati sui fondi pensione; in cambio, vogliono mano libera nelle aziende (orari allungati, produttività, precariato...).

 

La trattativa sul TFR, secondo le dichiarazioni di Maroni (”Il sole 24 ore. Norme e Tributi” del 25 settembre 2004), inizierà a ottobre e dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Forse il governo intende sventolare sotto il naso del sindacato la possibilità della preferenza per i fondi “chiusi” in cambio di un atteggiamento più morbido sulla finanziaria. La posta in gioco è enorme. Secondo il “Sole” “Maroni stima che l’uso del Tfr con il silenzio-assenso garantirà ”all’integrativa” un finanziamento superiore ai 7 miliardi l’anno”.

 

Se fosse per padroni, sindacati  e partiti di governo (di oggi e di ieri) il TFR non esisterebbe più da un pezzo. Nel 1977 fu siglato un accordo tra Confindustria-Agnelli e Cgil-Cisl-Uil che eliminava la contingenza dal calcolo del TFR e che quindi ne avrebbe annullato il valore in pochi anni. Nel 1981 i lavoratori dell´Alfa Romeo e della Pirelli, costituitisi in comitato, promossero insieme ad altri un referendum raccogliendo 800.000 firme in tutta Italia. 3 giorni prima del voto il governo Spadolini reintrodusse il TFR, collegandolo all’Istat e parificando gli operai agli impiegati.

 

Dal punto di vista dei lavoratori, i fondi pensione italiani sono i peggiori del mondo. Se c’è il tracollo delle Borse, a pagare (con la perdita della pensione) sono solo i lavoratori. Caratteristiche analoghe hanno i fondi pensione Usa e inglesi che negli ultimi anni hanno avuto un tracollo per il crack delle borse. Centinaia di migliaia di lavoratori hanno perso - assieme al posto di lavoro - anche la pensione (vedi crack Enron e Worldcom).

 

“La pensione di Stato britannica è notoriamente minima, e un numero significativo di imprese si è trovato in difficoltà a onorare la pensione aziendale, con un impressionante buco nero quantificato in 64 miliardi di sterline”. Cioè 96 miliardi di euro! Per chiudere il buco la Cbi (la Confindustria inglese) ha proposto di “lavorare più a lungo (70 anni), aumentare la pensione di Stato aumentando le tasse, e aumentare la contribuzione privata”. “Work until you drop”, cioè “lavora finché schiatti”, dicono critici i sindacati inglesi” ( ilSole24ore, 20-7-2004).

 

“Il TFR si rivaluta ogni anno dell’1,75% più il 75% dell’inflazione. Questo significa che nel biennio passato il TFR si è rivalutato del 6,8%, mentre i fondi, complici anche gli scivoloni della Borsa, hanno perso il 4,7%. Per non parlare di quelli aperti (ossia privati) che hanno subito un tracollo del 18%” (La Nazione).

 

Dal 1° gennaio 2003 le tasse sul TFR sono passate da una aliquota media del 18% al 23% (cioè un aumento del 27,8%) a causa dell´introduzione delle nuove aliquote Irpef. I 400.000 lavoratori che hanno ritirato il TFR negli ultimi 18 mesi hanno pagato 750 milioni di euro (1.500 mld di lire) più del dovuto !!

La Camera dei deputati approvò un anno fa una ”clausola di salvaguardia”, ma l´altro ramo del parlamento se n’è “dimenticato”.

 

Quella della tassazione squilibrata (molto forte per chi non aderisce ai FPI e molto leggera per gli altri) potrebbe essere anche un altro modo per incentivare i lavoratori ad accettare di trasferire il TFR ai fondi pensione integrativi. In ogni caso, la campagna contro le misure della nuova legge in materia di TFR, deve essere iniziata da subito. E’ necessaria una forte mobilitazione dei lavoratori per impattare il disegno di definitiva privatizzazione delle pensioni.

 

C’è UNA SOLA RISPOSTA POSSIBILE

BOICOTTIAMO IL SILENZIO-ASSENSO

CONSEGNAMO LETTERE DI DISSENSO ESPLICITO

 

PRIMOMAGGIO