Dante
è ancora licenziato. Come ferrovieri non abbiamo
ancora effettuato uno sciopero per il suo reintegro, nonostante sia
stato
proclamato per 3 volte: 26 settembre, 29 ottobre e 28 novembre. Ogni
volta è
intervenuta, due giorni prima dell’astensione, la
precettazione del ministro
Matteoli, adducendo motivazioni pretestuose, come la previsione di
un’alta
adesione dei lavoratori (in seguito anche alla proclamazione
contemporanea
delle segreterie regionali dell’Or.s.a. che sostenevano
l’Assemblea Nazionale
dei Ferrovieri) e il conseguente venir meno del diritto alla
mobilità per gli
utenti, costituzionalmente
garantito!
Siamo stati precettati 3 volte, nonostante il rispetto della 146/90 e
dell’83/2000
che di per sé limitano fortemente il diritto di sciopero.
Il
licenziamento di Dante ha determinato una diffusa
indignazione e attestati di solidarietà da parte di tanti
lavoratori e
cittadini, pronunciamenti di rappresentanti di istituzioni, organismi
vari, associazioni
…
Ma il
“cuore”, il centro della mobilitazione per il
reintegro di Dante, siamo noi ferrovieri e la forma che
assumerà la vicenda
dipende (e finora è dipesa, in positivo e in negativo) dalle
iniziative che
sapremo promuovere e sostenere. Utili sono le denunce, i
presìdi, le lettere,
le raccolte di firme, le prese di posizione, ecc. Importante
è aver mantenuto e
rafforzato la Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri con la
sottoscrizione
straordinaria per Dante. Ma se non esercitiamo, praticandolo, il
diritto di
sciopero, costituzionalmente
garantito, tutto il resto viene gravemente
indebolito e finisce per perdere il suo vero significato.
Dopo due
precettazioni, lo sciopero del 28 novembre doveva
essere mantenuto, comunque.
Di fronte
alla rappresaglia aziendale di aver allontanato
dal suo posto di lavoro un macchinista, uno dei più
competenti e combattivi Rls
nella battaglia per la sicurezza in ferrovia, non possiamo
subìre anche
l’imposizione a non scioperare. Così facendo,
abdichiamo alle nostre
responsabilità, cioè alle decisioni assunte
nell’assemblea nazionale del 5
settembre a Roma. Indeboliamo, così, la battaglia per la
sicurezza, causa per
cui Dante è stato licenziato una seconda volta.
Inoltre,
limitandoci a denunciare la mancanza di
democrazia, la prepotenza e l’ingiustizia subìta
per una, due, tre … volte,
perdiamo la credibilità sia da parte dei ferrovieri che di
coloro che ci hanno sostenuto.
Finiamo per essere i soliti “lamentoni” incapaci di
difendere concretamente i
nostri Rls, oltre al diritto di sciopero. Contribuiamo, anche se contro
la
nostra volontà, a scoraggiare quanti hanno preso ad esempio
le lotte dei
ferrovieri (organizzati, oltre e fuori i sindacati,
nell’Assemblea Nazionale),
in particolare negli 8 mesi di lotta che hanno permesso, due anni fa,
il
reintegro di Dante dopo il primo licenziamento.
Ad ottobre,
in Versilia, si è costituito un Comitato di
sostegno e solidarietà a Dante De Angelis,
composto da compagni e compagne,
lavoratori e studenti. Come compagni ferrovieri ne abbiamo fatto parte.
Il Comitato
ha partecipato al presìdio del 24 ottobre a Roma, ha
incoraggiato, con risultati,
la solidarietà politica ed economica presso compagni e
lavoratori di diversi
settori, ha promosso presìdi con volantinaggi ai ferrovieri
e ai pendolari
nelle stazioni di Pisa Centrale e Pisa S. Rossore, a la Spezia, ecc., a
sostegno di Dante e delle lotte dei ferrovieri per il suo reintegro e
ha propagandato
l’importanza di partecipare (per i ferrovieri) e di sostenere
(per i pendolari)
lo sciopero del 29/10 prima, poi quello del 28/11; scioperi che sono
stati
annullati.
Adesso spetta
a noi decidere l’effettuazione dello sciopero
indetto per il 23 gennaio o, invece,
lasceremo ancora una volta
l’“iniziativa” nelle mani del ministro ?
In questi
mesi, dal licenziamento di Dante ad oggi, altri
scioperi sono stati effettuati in ferrovia. Se si guarda bene,
è proprio questo
lo sciopero che non deve essere effettuato per Matteoli & C. Lo sciopero dei ferrovieri organizzati
nell’Assemblea Nazionale e proprio quello per il reintegro di
Dante. In
altre parole, dopo avere regolamentato il diritto di sciopero, quando
e come
si può fare (con la legge e le delibere della Commissione di
Garanzia), ora pretendono
di decidere chi e
perché lo
deve fare. Non i ferrovieri dell’Assemblea Nazionale
e non
“per un singolo
lavoratore” (!).
Dobbiamo, fin
da ora, sostenere che lo sciopero del 23 si farà,
comunque. Altrimenti, il solo pensare di sospenderlo, a seguito
dell’ennesima precettazione, sarebbe stato un errore averlo
promosso. O siamo
capaci di confermarlo rispondendo anche all’abuso di una
nuova Ordinanza ministeriale,
e quindi prepararlo bene tra i ferrovieri, i pendolari, la pubblica
opinione e
preparandosi anche al “dopo” (sotto
l’aspetto sindacale, politico ed
economico), o non lo avremmo dovuto neppure proclamare per una quarta
volta. Se
siamo noi a decidere che si farà in ogni caso,
sarà un vero sciopero, efficace
e autorevole, sia in presenza che in assenza della precettazione.
Altrimenti,
sarà ancora il ministro a decidere …
Non dobbiamo
farci disorientare (e scoraggiare) dal fatto
che “non saremo in tanti a scioperare”. A parte il
fatto che quanto prima e
meglio prepariamo lo sciopero, tanto più potrà
svilupparsi la partecipazione.
Ed è, soprattutto, di alto significato il fatto che lo
sciopero sia partecipato
da quei ferrovieri, più coscienti, determinati e pronti
anche ad affrontare le
conseguenze delle sanzioni amministrative (perché di questo
si tratta), e
capaci a trasformarle in maggiore solidarietà, sostegno e
partecipazione.
Per rompere il muro
della prepotenza, dell’immobilismo, della rassegnazione. Per
cominciare a
modificare i rapporti di forza e orientare altri, ora titubanti, a
unirsi alla
lotta. Per mostrare, e dimostrare, che i ferrovieri sanno assumersi le
proprie
responsabilità, come ha fatto Dante, e non sono disposti a
far calare il
silenzio su temi come la salute e la sicurezza per i ferrovieri e i
viaggiatori.
A chi di noi
ha svolto un po’ d’inchiesta fra i colleghi,
non è sfuggita la delusione di alcuni e la rabbia di altri
per non aver saputo
opporsi all’imposizione autoritaria del ministro
“ex” Msi. Questi lavoratori
sono la parte migliore, un patrimonio che deve essere valorizzato e
reso attivo
nell’interesse dell’intera categoria.
Inoltre, se
vogliamo veramente organizzarci e lottare per impedire
un solo macchinista, difendere concretamente salute e sicurezza,
fermare gli
incidenti e gli infortuni, le nefaste conseguenze dell’alta
velocità, i peggioramenti
previsti con il prossimo contratto, gli abusi e le intimidazioni
quotidiani,
non possiamo pensare di farlo senza lottare per il reintegro di Dante!
Se non
siamo in grado di difendere i nostri Rls, se non “ce la
sentiamo” di scioperare
in presenza della quarta precettazione (quinta se consideriamo lo
sciopero
regionale della Toscana del 9 gennaio), con quali argomenti, strumenti
e
credibilità potremo resistere, ad esempio,
all’agente solo o al continuo,
drammatico, peggioramento dei turni di lavoro ?
Non dice
niente il fatto che, all’indomani di ogni
sospensione (dei tre scioperi a seguito delle precettazioni), le
invettive e le
falsità della controparte, propagandate ad arte verso
l’opinione pubblica, si
sono fatte più arroganti e violente come l’attacco
dell’A.D. Moretti ai
macchinisti “privilegiati e con la
pancia
piena”? Non pensiamo che lorsignori
stiano “tastando il polso” per verificare se questo
è il momento propizio per
procedere con il macchinista solo e gli altri progetti penalizzanti per
i
ferrovieri ?
Riflettiamo
sul fatto che: “Chi lotta
può anche perdere, chi non lotta ha già perso!”