Comunicato a sostegno della lotta
dei ferrovieri
Dante De
Angelis è un macchinista, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls),
licenziato da Trenitalia dopo aver denunciato la mancanza di sicurezza sui
treni. Dante era già stato licenziato due anni fa per aver rifiutato di
condurre il treno con il c.d. “pedale ad uomo morto”, ma grazie ad una
importante mobilitazione dei ferrovieri, era stato reintegrato al suo posto di
lavoro.
Contro
questo nuovo licenziamento l’“Assembla Nazionale dei Ferrovieri”, un organismo
di lavoratori e delegati nato dopo la strage di Crevalcore nel 2005 e
protagonista delle mobilitazioni per la prima riassunzione di Dante, ha
indetto, tra settembre e novembre, 3 scioperi, tutti sospesi e rinviati dal
ministro Matteoli con ordinanze contenenti varie “motivazioni”. Ne segnaliamo
due in particolare: a) il “rischio di un’alta adesione” allo sciopero e
l’impossibilità di indire scioperi “per un singolo lavoratore”.
Le norme
per la regolamentazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali
(leggi 146/1990 e 83/2000) hanno definito ormai il “come” e il “quando”
si possa scioperare nei settori indicati come “essenziali” (e tra questi i
trasporti pubblici) “sterilizzando” di fatto gran parte delle potenzialità
degli stessi scioperi.
Ma il
governo non si è limitato alla legge, ma ha dichiarato esplicitamente che non
si può scioperare per un singolo lavoratore (come se la proclamazione fosse
dettata da ragioni di amicizia o simpatia per Dante e non perché è interna alla
più generale battaglia per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro); ha poi
precettato gli scioperi proclamati dall’Assemblea nazionale, mentre ha accettato
l’effettuazione di altri scioperi in ottobre e novembre proclamati da varie
organizzazioni sindacali.
Permettere
che il governo, con il silenzio-assenso del TAR e con lo scavalcamento
oggettivo della Commissione di garanzia decida - appoggiandosi alle leggi
anti-sciopero - “quando e “come” si sciopera e - decidendo per conto suo
(o, meglio, su input della controparte: l’azienda) - “chi” sciopera e
“per cosa”, significa permettere che lo sciopero venga posto completamente sotto
il controllo del governo (che nei “servizi pubblici essenziali” è la
controparte) e/o dell’azienda Fs (che nella vertenza per il reintegro di Dante
è la vera e naturale controparte).
Si
consente formalmente il diritto di sciopero (peraltro riconosciuto dalla
Costituzione) per poi negarne concretamente il suo esercizio, con la
scusa che nei servizi pubblici essenziali si devono contemperare i
diritti dei lavoratori con quelli degli utenti (cosa che naturalmente non ha
valore quando si tratta di valutare come i ministri, gli alti funzionari e i
“boiardi” di Stato amministrano le società che erogano tali servizi; e
soprattutto, quando un delegato sindacale denuncia la mancanza di sicurezza e
l’azienda lo licenzia e il governo impedisce di scioperare per il suo
reintegro, chi è che agisce nell’interesse degli utenti: il Rls o
azienda e governo?). Ogni studente o lavoratore pendolare, ogni utente, ogni
ferroviere, ogni persona onesta non può avere dubbi sulla risposta.
Il fatto
che questa situazione si venga a determinare nell’ambito della vicenda di Dante
è per alcuni aspetti comprensibile e per altri tutt’altro che incidentale.
E’ comprensibile
che il governo (e magari anche qualche organizzazione sindacale rappresentativa)
non gradisca l’autorganizzazione dei lavoratori e non veda di buon occhio
organismi come l’Assemblea Nazionale che tendono a produrre una mobilitazione
trasversale. E’ anche comprensibile che si cerchi di impedire che i ferrovieri
si mobilitino per ottenere l’annullamento del licenziamento di Dante che,
denunciando la mancanza di sicurezza sui treni, non ha fatto altro che svolgere
il proprio dovere. E’ comprensibile - ancorché miserabile - che
l’azienda cerchi di mettere il reintegro di Dante sul piatto della bilancia
nella trattativa per il rinnovo contrattuale cercando di impedire che questo
reintegro possa essere conquistato attraverso la lotta.
Non è incidentale
per il fatto che le precettazioni si collocano alla vigilia di una fase che
si preannuncia di dura lotta contro le richieste ventilate da Trenitalia
(passaggio dal macchinista coadiuvato dal capotreno (agente “unico”) ad un solo
macchinista (agente “solo”), con il conseguente esubero di macchinisti,
progressiva apertura del mercato del trasporto ferroviario a soggetti privati
grazie all’azione apri-pista del già Direttore generale di Confindustria
Cipolletta, presidente delle ferrovie). Governo e Trenitalia avrebbero comunque
tentato di “forzare la situazione” per posizionarsi in vantaggio rispetto ai
lavoratori. Lo stesso licenziamento di Dante ha sì una funzione repressiva nei
suoi confronti, ma ha anche una funzione “propedeutica” per gli altri
ferrovieri in modo che non pensino di imitarlo. Ma se non fosse stata la
vicenda di Dante ce ne sarebbe stata un’altra e il tentativo di indebolire i
lavoratori alla vigilia della nuova “ristrutturazione”, cercando di bloccare
qualsiasi ipotesi di riorganizzazione - o addirittura di auto-organizzazione
- dei ferrovieri, andava comunque avanti.
A questo
punto la questione va oltre il “caso Dante De Angelis” e investe in pieno la
questione del diritto di sciopero, della lotta contro la ristrutturazione e la
privatizzazione delle FF.S.
Rispetto
al 23 gennaio prossimo (data per cui è previsto il nuovo sciopero contro il
licenziamento di Dante) si presentano due possibilità: o i ferrovieri
dichiarano subito che lo sciopero si farà anche in caso di precettazione (e si
organizzano e mobilitano di conseguenza) e allora sarà il ministro Matteoli che
dovrà valutare se “forzare la mano” e rischiare l’adesione ad uno sciopero
precettato (fatto che rafforzerebbe i lavoratori) oppure lasciar perdere e
‘consentire’ lo sciopero (e sarebbe, comunque, un’affermazione dei lavoratori).
Oppure, se i ferrovieri non prepareranno così lo sciopero del 23, allora sarà
Matteoli a vincere perché, “concedendo” lo sciopero, ovvero non precettandolo, dimostrerà
che è il governo - e non i lavoratori - a decidere quando si sciopera;
precettandolo costringerà i ferrovieri ad accettare una nuova sospensione (ciò
renderebbe le eventuali altre proclamazioni prive forza e significato).
A nostro
avviso la cosa giusta da fare è la preparazione dello sciopero del 23 gennaio
nei minimi dettagli puntando ad avere un’alta adesione; dichiarare sin da
subito la non accettazione di qualsivoglia precettazione (cosa che, tra
l’altro, potrebbe spingere il ministro ad evitare un “braccio di ferro”
pericoloso per la sua strategia). Se poi arriveranno centinaia di provvedimenti
disciplinari, vedremo se questo sarà un gran successo per Moretti e Matteoli.
Noi, come Comitato, ci impegneremo a sostenere i ferrovieri e la loro lotta.
gennaio
2009