Branzini di notte

Avrò avuto undici o dodici anni quando mio padre mi portò a pescare i branzini. Ero felice come una pasqua perchè si andava la sera e si rimaneva a pescare con il buio e poi volevo vedere l'alba che non avevo ancora capito come funzionava, c'era l'aurora che colorava il cielo di rosa e dopo diventava giallo e azzurro o viceversa e in più domani era domenica e non si andava a scuola perciò un programma da leccarsi i baffi. Non avevo calcolato che eravamo in dicembre ma a quell'età non si pensa a queste cose così banali. Si parte che ha fatto buio da un pezzo ma ci fermiamo gia al confine dopo la dogana a fare il pieno, (in Yugoslavia la benzina costava molto meno) qui allo spaccio del distributore mio padre compra dei dolci confezionati al cioccolato tutti diversi ma dal gusto identico e capisco subito per chi sono. Sono impaziente di arrivare sul posto e non sto fermo nell'automobile, mi sembra fosse la Fiat 1300, ho caldo, non capisco perchè abbia dovuto indossare in una volta sola tutti i maglioni che di solito uso in un inverno intero ma guardo solo la strada per veder apparire il mare.

E' una notte senza luna, giustamente, perciò quando ci fermiamo penso sia per aspettare gli amici e invece siamo gia arrivati a destinazione. Sul ponte dove il fiume sbocca nel mare stanno gia pescando e l'insolito ritardo forse è in parte colpa mia. Gli amici di mio padre mi salutano e mi prendono anche un po' in giro ma a me sta bene mi basta essere con loro. La prima cosa che faccio è vedere se hanno gia preso qualcosa cosi inizio a frugare nei loro sacchetti e a guardare nei secchi dove trovo solo i gamberetti vivi ma quasi congelati dal freddo. Mi rallegro non trovando alcuna preda ma saprò più tardi che fino a che la marea non è quella giusta è praticamente impossibile catturare un pesce. Mio padre tira  fuori il termometro lo attacca al filo di una canna e lo immerge nell'acqua; temperatura giusta dice, si può rimanere. Avevo gia sentito parlare di questa storia della temperatura ed era vera, se l'acqua era troppo fredda o troppo calda i pesci non entravano in attività e mio padre rimetteva in macchina l'attrezzatura senza nemmeno provare a pescare e ritornava a casa. I suoi amici si ostinavano a non crederci e rimanevano al freddo a non prendere nulla o quasi dicendo che lui era un gran c.. rotto e che aveva sempre fortuna ma col tempo si resero conto che quel comportamento era frutto di lunghe e attente osservazioni. Quando lo adottarono gli anni migliori per pescare in quel luogo erano quasi finiti perchè era un posto segreto. I locali non conoscevano quel tipo di pesca e quando passavano sul ponte con la macchina ci guardavano sorridendo chiedendoci se si prendeva qualche anguilla o dei cefali. Poco più a monte un affluente molto meno importante scorreva sotto un ponticello stretto dove si passava con un automobile alla volta e qui la direzione della corrente cambiava con la marea. Nei momenti giusti con uno dei primi Rapala arrivati in Italia e acquistato quasi per scherzo o incuriositi dal prezzo elevato si riusciva a catturare un branzino al colpo, praticamente ogni volta che si chiudeva l'archetto del mulinello per iniziare il recupero. Erano tutti pesci importanti dal chilo in su senza contare quelli che vuotavano il mulinello e si portavano via tutto il filo e l'artificiale e perdere quest'ultimo era la cosa peggiore. Non si poteva comperarne altri nell'unico negozietto della città dove erano stati ordinati  perchè si sarebbero insospettiti e si sarebbe sparsa la voce di quest'esca miracolosa e sapete come parlano i pescatori... perciò li fecero arrivare da fuori. Tutto questo durò parecchio tempo fino al punto di dover girare a vuoto tutta la sera per poi tornare a casa senza pescare perchè pedinati da qualche macchina di pescatori decisi a scoprire come si faceva a prendere tutti quei pesci ad ogni uscita. Finì per caso, come spesso succede, quando un pescatore catturò un branzino pescando altro e vi trovò nella sua bocca un'artificiale mai visto prima, la voce si sparse e sotto al ponticello non si trovò più posto ne di giorno ne di notte. Ricordo che al ritorno dalle gite al mare con la famiglia mio padre riusciva sempre a farci andare via all'ora che voleva lui in modo da passare nei pressi del ponticello con la marea giusta e fare così due lanci. Noi bambini eravamo felici di questo perchè se la marea era bassa potevamo prendere i granchi che a migliaia popolavano la laguna a pochi metri da li mentre una macchina di gitanti non faceva pensare che qualcuno stesse pescando li sotto. A casa, come d'incanto, apparivano nella vasca da bagno i branzini ancora vivi con i quali noi giocavamo prima di andare a dormire e che qualcuno avesse pescato non ce ne eravamo accorti nemmeno noi. Diverso era la sera o la notte, un'automobile solitaria vicino al fiume sulla strada sterrata, che si vedeva benissimo da quella principale, poteva dare nell'occhio perciò si doveva posteggiare molto distante dietro ai primi alberi che naturalmente in quel posto scarseggiavano.

Mi rifugio in macchina a scaldarmi, sono fuori da qualche decina di minuti ma sarà l'orario a cui non sono abituato o farà veramente freddo?, loro sono con il giubbotto aperto mentre io ho fuori solo gli occhi e quasi non ce la faccio più e ho freddo anche dentro l'auto. La pesca mi aveva già preso anche se non potevo rendermene conto allora; è impossibile, per un bambino, rimanere a quella temperatura  per diverso tempo con un venticello teso che gela anche le parole che si prova a pronunciare, se non c'è un vero interesse. La passione per una cosa che piace veramente, qualunque essa sia, riesce a far superare tutte le avverse condizioni atmosferiche dal freddo intenso al caldo torrido : la forza della mente supera la forza fisica, questo lo capirò con il passare degli anni. Comunque ritorno all'aperto perchè vedo che incominciano ad agitarsi la fuori. Il momento giusto è arrivato e i branzini cominciano a salire sul ponte tirati su di peso. Quelli più grossi rompono il filo per il peso ricadendo in acqua con un tonfo e non capisco perchè nessuno si arrabbi per questo ma mi sento dire che è normale infatti usando un filo più grosso non abboccherebbero che quelli piccoli. Inoltre, data l'altezza dalla superficie dell'acqua, sarebbe impossibile usare un guadino o si starebbe più tempo a recuperarne uno che prenderne un altro. Quando passa una delle rare automobili si lasciano stare le canne con i pesci attaccati e si risponde alzando le spalle ai sorrisi degli occupanti che non abbassano neppure il finestrino per chiedere come vada. Io non pesco, guardo e cerco di aiutare, ma non sono di grande aiuto in quanto tutti sanno gia cosa e come farlo frutto di tante uscite assieme. La montatura è semplice anzi essenziale, solo l'amo legato al filo, niente piombo o galleggiante, si innesca il gamberetto per la coda e si fa scendere dal ponte nell'acqua per qualche metro. Nel lasso di tempo nel quale si può pescare non c'è corrente quindi il gamberetto è quasi libero di nuotare e attirare così i predatori che stanno vagando in cerca di cibo ma appena la marea cambia e spinge l'acqua su o giù nel fiume la pesca in questo posto finisce. Non sento più  mani e piedi e se provo a toccarmi la faccia non riesco a distinguere il momento in cui la tocco ma non ho più freddo, adesso potrei rimanere qui per tutto il tempo che volessi e proprio per questo mio padre mi fa tornare in macchina e inizia a smontare le canne prima del tempo. Ha capito che sono cotto al punto giusto e se non mi riporta a casa va a finire male, io protesto ma riesco solo a pronunciare cose incomprensibili, adesso che l'ho purtroppo provata so che l'anestesia per togliere un dente si potrebbe fare anche con il freddo !! Quando mi sono lievemente riscaldato mangio i dolci comperati il giorno prima ma non sento nemmeno il loro sapore, ormai sto cedendo al sonno e alla stanchezza, non ricordo di essere arrivato a casa ne di essermi messo a letto.

Al mattino troverò i fratelli che giocano con i branzini nella vasca da bagno, non come al solito che non se ne vede il fondo, saranno una decina ma questa volta saprò da dove arrivano e quanti sono senza bisogno di contarli prima di andare a scuola. Durante l'inverno si mangiava spesso branzino a casa mia ma la maggior parte del pescato andava venduta per aiutare la famiglia di cui io ero il primo di cinque figli. Ricordo come fosse ora quella notte e penso di non aver mai più provato nulla di simile. Nemmeno nelle uscite più estreme degli ultimi anni o quando alcuni dei miei compagni mi confessarono di aver pianto per il freddo incapaci di farmi andare via dal momento che io prendevo un pesce dopo l'altro.

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