“Portate vestiti
pesanti, guanti, panini e bevande calde”; al fuoco ci
penseranno loro.
È l’appello dei cittadini della
Val di Susa che da stanotte cominceranno il presidio
permanente dell’area interessata dai cantieri della galleria
di Venaus per l’alta velocità Torino-Lione.
L’ufficiale giudiziario e le forze
dell’ordine dovrebbero arrivare domani mattina per i primi
espropri che sindaci, comitati, parroci e lavoratori
vorrebbero evitare.
Così hanno organizzato un presidio
popolare nonviolento lungo una notte di iniziative in attesa
dell’alba, della speranza di vedere arrivare tanta gente a
sostegno e nessuna ruspa. La resistenza sarà pacifica e
nonviolenta come si addice a quel laboratorio di democrazia
partecipata che è diventata la valle.
C’è un po’ di paura, ma anche
tanta convinzione, perché i margini per un rinvio non
sembrano esserci quasi più. La delegazione della Commissione
del Parlamento europeo per le petizioni (invocata dal 2003),
è sul luogo, ieri ha incontrato la Presidente del Piemonte
Mercedes Bresso, che sul dialogo con la popolazione ha
risposto alle solite: «Quando i lavori inizieranno si
placheranno le polemiche, tutti saranno disponibili a trattare
e diventerà anche problematico applicare misure di tutela
ambientale perché crescerà il disinteresse».
Le ha risposto Vittorio
Agnoletto, eurodeputato che accompagna la delegazione di
colleghi in qualità di osservatore: «Le pressioni delle
lobby economiche devono essere veramente forti se chi per anni
ha magnificato l’esperienza del bilancio partecipato di
Porto Alegre oggi lancia un esplicito invito alla polizia e
all’esercito di agire comunque con la forza contro la
protesta pacifica della popolazione per avviare i lavori il 30
novembre».
Oggi è previsto l’incontro della
delegazione con i comitati no-tav, i sindaci e i tecnici, ma
le conclusioni degli europarlamentari varranno in futuro e il
problema di domani è tutto italiano e riguarda la
determinazione di governo e regione a procedere ad ogni costo.
Oggi in un incontro tra Bresso, il sindaco di Torino
Chiamparino e i sindaci della valle, coordinati da Antonio
Fermentino (presidente della comunità montana e Ds), si
proverà l’ultimo faccia a faccia, ma non c’è nulla da
sperare. I sindaci chiedono una “tregua olimpica” per
aprire un confronto sull’opera e sulle alternative, gli
altri chiedono il cantiere in cambio della tregua.
Sperando in un nulla di fatto la gente si appresta a
difendersi con quello che ha, la pazienza e la “forza della
ragione”. Così in serata a Venaus (alla “sala delle
feste”) si terrà un convegno, promosso dal Laboratorio
torinese per la Democrazia e dalla Comunità Montana,
intitolato “Paradigma dello sviluppo e Alta Velocità: un
bilancio interdisciplinare”.
Interventi previsti: Giuseppe Sergi, membro dell’Accademia
delle scienze (“Uso e abuso della storia”), Claudio
Cancelli del Politecnico di Torino (“Uso e abuso della
scienza”), Luca Mercalli presidente Società meteorologica
italiana (“L’impatto sul clima”), Gianluca Popolla del
Centro culturale diocesano di Susa (“Giustizia, pace e
salvaguardia del creato”), Marco Revelli dell’Università
del Piemonte orientale (“Sviluppo e modelli sociali”) più
giuristi, giornalisti… Tanto per chiarire a chi ancora si
ostina a parlare di gente disinformata e di ostilità
vocalista al progresso come stanno le cose.
Dalle sei del mattino di domani il
presidio permanente si terrà sulla strada di Venaus, tra
l’entrata della centrale elettrica interrata nella montagna
e i piloni dei viadotti dell’autostrada, dove vorrebbero
cominciare a scavare.
Alle sette è convocato sul sito il
Consiglio comunale aperto al pubblico e alle 11,30
“l'assemblea degli eletti dai cittadini” (consiglieri
comunali, provinciali, regionali e parlamentari nazionali ed
europei); Rifondazione parteciperà numerosa. Per l'intera
giornata si susseguiranno momenti di dibattito, spettacolo e
musica.
Di sicuro saliranno in tanti da Torino
(in caso di impedimenti al raggiungimento di Venaus, i punti
di riferimento diventeranno la piazza di Susa e i presidi di
Bruzolo e di Borgone), ma ci saranno anche una delegazione dei
“no-tir” della Val d’Aosta che in solidarietà con la
Valsusa organizzano un presidio dai due lati della frontiera
italo-francese sulla strada per il traforo del Monte
Bianco.
Ci saranno la Cub, i Cobas (in
sciopero) e i delegati della Cgil-Cisl-Uil pronti al blocco
delle attività della valle al primo accenno di provocazione.
Gira anche una proposta tra varie anime dei movimenti italiani
di tenere “occhi vigili e cuore aperto” per organizzare
proteste volanti alle stazioni ferroviarie in tutta Italia, in
caso di forzature.
E poi ci sarà la gente stufa di farsi
disprezzare e insultare, chiedono un confronto, di valutare le
loro proposte e preoccupazioni, prima di aprire un’opera di
cui non si conosce l’impatto ambientale (tra amianto e
uranio), ma solo il costo faraonico e l’inutilità.
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