Donne, gay, operai: Bertinotti polemico con
Prodi e Unione |
Fausto Bertinotti dice
che l'«alternativa» - cioè l'idea di società che distingue la
sinistra dalla destra - si fonda su due pilastri: la questione
sociale (i diritti sociali e la condizione sociale ed economica dei
lavoratori) e i diritti delle persone.
Le notizie di ieri sono molto preoccupanti. Prima notizia:
Confindustria rompe con i metalmeccanici, e quindi i metalmeccanici,
dopo mesi e mesi di lotte, rischiano di restare senza contratto
(questione sociale gravissima). Seconda notizia: il Papa lancia
un'anatema contro i diritti delle donne (prima di tutto il diritto
al governo delle proprie gravidanze, dunque del proprio corpo) e
contro i diritti dei gay e delle lesbiche ad essere considerati
persone uguali a quelle altre persone che preferiscono l'amore
eterosessuale. Terza notizia, dopo l'intervento del Papa, il leader
dell'Unione Romano Prodi si allinea - almeno un po' - e si dichiara
amareggiato per la manifestazione (si celebreranno simbolici
matrimoni gay in piazza) organizzata a sostegno dei pacs (unioni
civili tra persone di qualunque sesso).
Bertinotti, non è una giornata luminosa per la sinistra, ti pare?
Non capisco come la sinistra e il centrosinistra possano non
impegnarsi sulle questioni fondamentali: contratti di lavoro e
diritti delle persone. E nell'immediato vuol dire: metalmeccanici,
aborto, pacs. Se non siamo diversi dalla destra su questi terreni, e
se non marchiamo qui la nostra differenza, dove siamo diversi dalla
destra? Oltretutto ci troviamo in una situazione speciale. Cioè
siamo in presenza di una mobilitazione. Sia nelle fabbriche, degli
operai metalmeccanici, sia nella società, delle donne e del
movimento dei gay e delle lesbiche. Quindi stavolta non viene
chiesto alla politica di individuare dei problemi, e di costruire
delle lotte sui quei problemi; semplicemente le viene chiesto di
prendere atto di una rottura politica, che c'è, e di raccogliere la
spinta e lo spirito espressi dalla società. E' una grande
occasione, no? E' la via per uscire dalla palude, per prendere in
mano le redini della battaglia politica.
Perché il centrosinistra di fronte a questo panorama così
complicato e conflittuale resta immobile? Viene un dubbio: teme di
entrare in contrasto con i due distinti "poteri forti" che
-forse - sono i veri padroni d'Italia, seppure su piani molto
diversi: Confindustria - cioè la grande borghesia padronale - e la
Chiesa cattolica. Probabilmente una parte del centrosinistra pensa
che non si potrà mai governare senza il loro consenso. Per questo
abbassa la voce su problemi che rischiano di offendere gli interessi
di Montezemolo o i principi di Ratzinger...
E' verissimo. Il problema del rapporto con quelli che chiamiamo
"i poteri forti" davvero è il problema di fondo del
centrosinistra. Tutto il resto discende da come si risolve questo
problema. Cioè da come, con quali forze, si decide di costruire il
futuro governo: con quale blocco sociale, a difesa di quale alleanza
di interessi (sociali, politici, culturali, di genere). Per
costruire questo blocco di governo, e quindi per dare futuro e
sostanza all'Unione, bisogna partire da qui: il rifiuto del
condizionamento dei poteri forti. La lotta ai poteri forti è
l'alternativa. Capisci? la Riforma - uso questa parola al singolare
- oggi si fa smantellando il condizionamento dei poteri forti e
restituendo alla politica il suo spazio, le sue prerogative, i suoi
diritti, i suoi doveri.
Dobbiamo cancellare questi poteri, cioè gli interessi e i valori
che essi rappresentano?
No, non è questo il problema. Se ci proponessimo questo scopo
sarebbe impossibile una alleanza di centrosinistra. Io non penso
affatto a cancellare gli interessi e i valori che oggi sono difesi
dalla Confindustria o dalla Chiesa. Per carità. Voglio che sia
smantellata la posizione di privilegio, di comando - di dominio -
dei poteri che rappresentano quegli interessi e quei principi; e poi
voglio trattare con loro, dialogare, scontrarmi, mediare. Cioè
voglio fare politica. Rifiuto lo schema nel quale si prendono
ordini.
Quindi non sei contento della dichiarazione di Prodi ("sono
amareggiato") che è suonata come un attacco frontale alla
manifestazione per i pacs che si terrà oggi a Roma?
No, non sono contento, E' chiaro. Mi colpisce soprattutto il termine
usato da Prodi: "amareggiato". Perché amareggiato? Non
capisco. Vediamo come stanno le cose. 1) I pacs sono nella
prospettiva di governo dell'Unione, accolti da tutti. 2) Alcune
organizzazioni e associazioni decidono una mobilitazione a sostegno
di questo obiettivo, che è un obiettivo dell'Unione, della quale
Prodi è il leader. 3) Posso persino capire se Prodi dicesse:
"dissento da questa manifestazione, non mi pare
opportuna". Penso che sbaglierebbe a dissentire ma riconoscerei
il suo diritto al dissenso. Ma perché amareggiato? Come può
provocare amarezza una azione di politica, un movimento che si
schiera (con le forme proprie, quelle che ritiene opportune) a
difesa del tuo programma di governo?
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di Piero
Sansonetti (Liberazione, sabato 14 gennaio)
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