Rivolta dentro Al Fatah

E' rivolta aperta nelle file di Al Fatah, con la mobilitazione di migliaia di attivisti, militanti e guerriglieri delle Brigate Al Aqsa (collaterali al movimento ma sostanzialmente autonome) che hanno preso di
mira sedi sia di partito che istituzionali;

ed è una rivolta diretta certamente contro lo “schiaffo” inflitto da Hamas, con cui i manifestanti rifiutano ogni accordo o cooperazione, ma anche, anzi soprattutto, contro la leadership dello stesso Al Fatah, e in particolare contro la “vecchia guardia” (non escluso Abu Mazen), che viene ritenuta responsabile; con la sua politica, della debacle elettorale di mercoledì scorso.

Abu Mazen reagisce con un atteggiamento defilato, di prudenza, mentre i dirigenti islamici evitano di raccogliere la sfida e rilasciano dichiarazioni molto caute e pragmatiche, confermando la volontà di collaborazione con tutte le fazioni palestinesi a cominciare proprio da Al Fatah perché - ha detto il leader supremo del movimento Khaled Meshaal dal suo esilio a Damasco - «abbiamo bisogno gli uni degli altri».

In realtà è Hamas che ha più di tutti gli altri bisogno di non essere lasciato solo, per far fronte agli ostracismi a livello internazionale e per affrontare l’esperienza inedita di trasformarsi dall’oggi al domani in forza di governo.

La rivolta della base di Al Fatah è dilagata un po’ dovunque nei territori palestinesi, ma soprattutto a Gaza, a Nablus, a Ramallah e a Betlemme.

Nella capitale dell’Anp, cioè appunto nel centro di Ramallah, decine di manifestanti hanno circondato la sede del parlamento e alcuni di loro sono saliti sul tetto dell’edificio, mentre almeno duemila militanti di Al Fatah si radunavano intorno alla Muqata - dove ha il suo ufficio Abu Mazen - chiedendo le dimissioni di tutto il vertice; tra la folla c’erano anche diversi armati che hanno ripetutamente sparato in aria.

Il consigliere dell’Anp per la sicurezza Jibril Rajub ha cercato di calmare gli animi e ha poi fatto aprire i cancelli del complesso presidenziale consentendo ai manifestanti di radunarsi pacificamente intorno alla tomba di Yasser Arafat; quasi contemporaneamente la polizia è riuscita a mettere fine anche alla protesta intorno al parlamento.

Una analoga manifestazione si è svolta davanti alla sede decentrata del parlamento a Gaza dove ai manifestanti si sono uniti addirittura decine di poliziotti dell’Anp, vicini ad Al Fatah, che hanno sparato in aria e fatto irruzione nell’edificio; la calma è stata ristabilita dopo che il loro comandante, generale Ala Husni, ha assicurato che Hamas non avrà il controllo del ministero degli Interni e della forze di sicurezza, dichiarazione per lo meno frettolosa, se non azzardata, visto che sarà Hamas a formare il governo.

di Giancarlo Lannutti (Liberazione sabato 28 gennaio)