Autolesionista.
La campagna dell’Unione al momento non è definibile in altro
modo.
Che bisogno c’era di abboccare
al rilancio delle polemiche sull’alta velocità in Val Susa
ampiamente sviscerate negli ultimi mesi del 2005 o di giocare agli
opposti estremismi sulle candidature?
«Ritengo autolesionista una
polemica interna alla coalizione in campagna elettorale sulla Tav
e quindi mi impongo un comportamento congruo, però sono contrario
ai diktat da sempre», commenta Fausto Bertinotti, ospite di
Repubblica Radio.
«L’Unione vive un paradosso:
quello di avere un buon programma sul quale però si riesce a fare
confusione». Proprio quando, «il paese è ormai
all’opposizione e i sondaggi parlano di una ripresa che se
esiste è solo di superficie». «Berlusconi ha perso», per il
segretario di Rifondazione Comunista, peccato che l’Unione
soffra di «una soggettività politica flebile». La stessa che
sembra colpire Francesco Rutelli, intervistato dal Messaggero: «L’alta
velocità in Val di Susa è sempre stata nel programma del
centrosinistra - ribadisce - Bertinotti ne era perfettamente a
conoscenza».
Se si riferisce al passato
centrosinistra, forse è vero, se intende l’Unione ovvero
l’Ulivo più Rifondazione, non è così. Basta leggere il
programma che ha sottoscritto. Poi si concede un
“extra-programma” su Israele, invocando continuità con la
politica estera del centrodestra.
La rubrica “facciamoci del
male” è poi proseguita con il cavallo di battaglia del
centrodestra dei mesi scorsi, rilanciato dai leader Ds e Dl: ma
Rifondazione sarà fedele a Prodi? Quanto e come e con chi, se al
suo interno ci sono ben 12 candidature indipendenti, più varie
minoranze ostili all’accordo di governo? Il certificato di
governabilità richiesto a Rifondazione non si capisce se sia un
gratta gratta elettorale o l’inizio della conta dei voti in aula
già da oggi.
Apre sempre Rutelli: «Se
Bertinotti porterà a responsabilità di governo gruppi
solitamente poco propensi a responsabilizzarsi, sarà solo un
bene. Ma deve riuscirci e assicurare che, una volta sottoscritto
il programma tutti gli eletti voteranno a favore degli impegni
presi per i prossimi cinque anni».
Fassino va in scia su Sky, a
colpi di maggioranza: «A Pecoraro Scanio, Diliberto, Bertinotti,
riconosco il diritto di far valere le proprie opinioni, ma non
riconosco nessun diritto di veto. Si cerca un accordo nella
coalizione, poi vale il principio di maggioranza».
Il leader di Rifondazione,
risponde con il garbo annunciato: «Favorevole a offrire garanzie
agli alleati, a patto che siano reciproche e non unilaterali». Se
dovessero andare sotto su un “intervento umanitario”, come si
comporterebbero i vertici di Ds e Dl?
A stemperare l’attacco
all’ala sinistra dell’Unione, ci pensa Prodi che dopo la
minaccia del bastone da Madrid, conferma di credere nella lealtà
del Prc o meglio di Bertinotti: «Nel '98, quando il mio governo
è stato messo in crisi, Bertinotti fece un grave errore, ma non
era legato con un patto al governo e quindi io non avevo nessuna
possibilità di contenerlo. Adesso ci sono state delle tensioni ma
abbiamo un programma tutti insieme. Bertinotti è uomo durissimo
ma leale».
Il candidato premier ha
riconfermato la necessità della presenza al governo di
Rifondazione e ha parlato di «ministri con il cacciavite, che
risolvano i problemi concreti incancreniti in alcuni ministeri,
come Giustizia, Istruzione, Sanità». Se Prodi pensava al
segretario del Prc come futuro capo di dicastero, arriva a stretto
giro di posta la risposta di Bertinotti: «Lo escludo in modo
categorico».
Sul fronte interno a
Rifondazione, botta e risposta ieri tra Ferrando e la segreteria.
«Ferrando non può lamentare un’ingenerosità da parte del
partito governato dai congressi con una linea molto precisa e
diversa da quella espressa da Ferrando in questi giorni», ha
affermati Bertinotti.
Ferma restando la “libertà di
dissenso”, in sostanza, quando uno si candida “assume una
responsabilità” e «il suo comportamento ha determinato
un'incompatibilità con la campagna elettorale».
Il Cpn del partito, intanto, ha
raggiunto la maggioranza assoluta (e telefonica) dei consensi per
affidare alla segreteria il mandato a revocare la candidatura di
Ferrando. Le minoranze potrebbero contestare la consultazione via
telefono e via fax, invece della convocazione fisica del
“parlamento” di Rifondazione.
Ferrando, intervistato da Nessuno
tv e ospite de l’Antipatico su Rete4, ha risposto precisando il
suo pensiero su Nassiriya («un attentato terroristico violento e
barbaro», ma «la responsabilità delle vittime è del governo
Berlusconi che ha inviato le truppe italiane in Iraq»), il
diritto alla resistenza degli iracheni, Israele e Rifondazione: «Sono
assolutamente leale nei confronti del partito, ma anche
preoccupato per il rischio di una scissione dalla nostra storia».
Ferrando accusa l’alleanza con
l’Unione di essere «potenzialmente mortale per le ragioni
sociali che noi esprimiamo». «L’unico vero motivo che mi porta
ad essere nella stessa coalizione con Prodi è la volontà di
mandare a casa Berlusconi», ma «sul programma dell’Unione non
ci può essere la minima convergenza».
Sulla polemica si segnala,
infine, Marco Rizzo dei Comunisti italiani: «Purtroppo per
Bertinotti conta di più la compiacenza non solo degli alleati ma
anche di un governo che fa la guerra, che non l'autonomia di un
partito che ancora si definisce comunista». Lo dice chi rimase
nel governo che bombardava la Yugoslavia.
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