LA QUESTIONE DI FIUME
Nel giugno 1919 il presidente del consiglio Orlando è costretto alle dimissioni e viene sostituito da Nitti; questi è consapevole dei rapporti di forza tra le potenze vincitrici e, appoggiato dai generali "della vittoria" Diaz e Badoglio, è contrario all'espansione italiana in Dalmazia, anche perchè le coste dalmate sono posizioni militarmente difficili da difendere.
All'opposto il duca d'Aosta, famoso comandante della 3^ Armata, è a capo di un movimento nazionalista che reclama Fiume e la Dalmazia; la città di Fiume è prevalentemente abitata da italiani, quindi la richiesta ha un che di ragionevole; il possesso delle coste dalmate, invece, è motivato da questioni di puro espansionismo.
Ad aprile la municipalità di Fiume chiede al generale Francesco Grazioli, comandante interalleato, di prendere il controllo della città in nome del regno d'Italia; a luglio nazionalisti italiani si scontrano con i militari francesi che presidiano la città: le vittime sono un civile e nove soldati francesi.
Il governo Nitti decide di sciogliere la 3^ Armata, che appoggia apertamente il suo comandante, e la sostituisce con l'8^ del generale Di Robilant.
Il poeta-soldato Gabriele D'Annunzio decide di passare dalle parole all'azione e il 12 settembre 1919, alla testa di 2.500 uomini, tra cui un intero battaglione di granatieri di stanza a Ronchi in Friuli (che diventerà Ronchi dei Legionari) e diversi reparti di arditi, reclutati proprio nella disciolta 3^ Armata, marcia su Fiume.
Il contingente interalleato che presidia la città rinuncia ad usare la forza e lascia via libera ai soldati di D'Annunzio che lui chiama "legionari"; egli assume il comando della città e ne proclama l'annessione al Regno d'Italia.
Nel periodo delle feste natalizie navi da guerra cannoneggiano le postazioni tenute dai legionari per ordine del governo italiano; l'episodio verrà ricordato come Natale di Sangue.
La questione di Fiume si protrae per oltre un anno; viene poi risolta da Giolitti, tornato alla presidenza del consiglio nel giugno 1920; dopo lunghe trattative con la Jugoslavia, il Trattato di Rapallo sancisce che l'Istria e la città dalmata di Zara sono assegnate all'Italia, il resto della Dalmazia rimane alla Jugoslavia e Fiume viene dichiarata città indipendente; ai primi di gennaio del 1921 i legionari di D'Annunzio evacuano la città.
Il 27 agosto 1923 la missione militare italiana del generale Tellini, che aveva l'incarico internazionale di fissare il confine greco-albanese, cade vittima di un attentato a Gianina, in territorio greco; Mussolini, nel frattempo salito al potere, ordina per il 31 agosto successivo l'occupazione militare dell'isola greca di Corfù, sgomberata il 27 settembre dopo il pagamento di un'indennità.
La Jugoslavia, impressionata da questa prova di forza, sottoscrive nel gennaio 1924 il Patto di Roma, nel quale la sovranità italiana sulla città di Fiume viene definitivamente sancita. (Si veda in proposito anche la pagina: "La questione dell'Istria".)