L'OFFENSIVA AUSTRIACA ("STRAFEXPEDITION")
Il tenente boemo Anton Knechtl, disertore austriaco in Val Lagarina, comunica che è in preparazione una grande offensiva nel saliente trentino; i comandi imperiali l'hanno denominata "Strafexpedition" (ossia spedizione punitiva), ma questo termine non viene utilizzato nei documenti ufficiali.
Il generale austriaco Conrad, pieno di sdegno nei confronti degli italiani, propone ai tedeschi un attacco con 14 divisioni miste; i tedeschi non accettano sostenendo che occorrono almeno 25 divisioni e non possono distogliere forze dai fronti francese e russo; Conrad decide allora di tentare ugualmente con le sole forze di cui dispone.
Il 28 Aprile 1917 il generalissimo Cadorna ispeziona proprio il fronte trentino e constata che il generale Brusati, comandante della 1^ Armata, non ha ancora organizzato "i caposaldi capaci della massima resistenza" come da ordini ricevuti in precedenza, dedicando invece ogni sforzo alle linee avanzate e passando all'offensiva.
Si può notare, come del resto accade anche in altri episodi della Grande Guerra, che i singoli comandanti di armata mantengono sempre uno schieramento offensivo (attaccare significa conquistarsi la gloria), anche quando l'Alto Comando ordina espressamente di porsi sulla difensiva; è evidente, almeno per chi ha una visione complessiva, che non sarebbe possibile attaccare su tutto il fronte: l'attacco deve essere concentrato in un punto, mettendo il resto della linea sulla difensiva.
Le informazioni inerenti un attacco austriaco si infittiscono, ma l'Ufficio Situazione italiano considera l'attacco improbabile finchè gli austriaci non trasporteranno in zona altre divisioni.
Il 15 Maggio 1916 la III e l'XI Armata austroungariche attaccano, guidate dall'arciduca Eugenio; esse dispongono di 144 battaglioni (tra cui 18 battaglioni d'assalto, gli "Standschutzen") e 943 pezzi d'artiglieria, più in riserva altri 63 battaglioni e 250 pezzi d'artiglieria (58 pezzi d'artiglieria sono di grosso calibro: 350, 380 e 420 mm); gli effettivi sono 300.000 (155.000 impiegati in 1^ linea); si veda la pagina "L'Esercito Austroungarico sul Fronte Italiano al 15-5-1916".
La 1^ Armata, ora agli ordini del generale Pecori Giraldi, può opporre 116 battaglioni (di cui 29 territoriali) e 655 pezzi d'artiglieria in linea oltre a 141 battaglioni e 120 pezzi d'artiglieria di riserva (i grossi calibri italiani sono 33, ma tutti in postazione fissa e per di più antiquati e molto usurati); gli italiani ammontano a 145.000 (dei quali 75.000 sono in 1^ linea); le riserve italiane sono troppo lontane dalla linea del fronte per un rapido impiego.
Durante la 1^ fase, dal 15 al 20 maggio, il tempo è bello e l'artiglieria austriaca inizia a battere le posizioni di 1^ linea italiane; poi VIII e XX Corpo austroungarici passano all'attaco in Val Lagarina investendo 37^ e 35^ Divisione italiane; la resistenza della 35^ va oltre ogni elogio, ma la grande unità è quasi completamente annientata.
Nella 2^ fase, dal 20 al 28 maggio, l'artiglieria nemica inizia un violento fuoco di preparazione, poi il III Corpo austriaco investe la 34^ Divisione italiana; iniziano ad arrivare le truppe di riserva italiane, in particolare il XIV Corpo d'Armata.
L'Alto Comando italiano decide di costituire la nuova 5^ Armata su VIII, XX, XXII, XXIV e XXVI Corpo d'Armata, al comando del generale Frugoni, da impiegarsi qualora il nemico avesse dilagato nella Pianura Padana.
Durante la 3^ fase, dal 29 maggio al 16 giugno, la Brigata "Granatieri di Sardegna" sostiene l'urto di forze soverchianti sul Monte Cengio (si tratta di 2 divisioni d'elite imperiali), ma alla fine il monte viene perduto; il 14 giugno gli austriaci lanciano l'ultimo assalto, respinto però dalla Brigata "Liguria", e il 16 l'arciduca Eugenio riceve l'ordine di passare alla difensiva.
Nella 4^ fase, il 24 e il 25 giugno, gli austroungarici si ritirano lasciando sul campo 5.000 caduti, 23.000 feriti e 2.000 dispersi; per contro gli italiani hanno 76.132 uomini fuori combattimento (6.187 caduti, 28.544 feriti e ben 41.401 dispersi); dal 30 giugno al 24 luglio si assiste alla controffensiva italiana, nella quale si distinguono le Brigate "Sassari" e "Piacenza", ma le perdite superano quelle della "Strafexpedition": 9.266 caduti, 48.098 feriti, 14.234 dispersi per un totale di 71.598 uomini fuori combattimento.