LETTERA DI UN CONDANNATO A MORTE DELLA R.S.I.
"Mamma cara,con l'animo pienamente sereno mi preparo a lasciare questa vita, che è stata così breve per me, e nello stesso tempo così piena di esperienze e sensazioni. In questi
momenti l'unico dolore per me è costituito dal pensiero di coloro che lascio e delle cose che non ho potuto portare a compimento.
Ti prego, mamma, fai che il mio distacco da questa vita non sia accompagnato da lacrime, ma sia allietato dalla gioia serena di quegli animi eletti che sono consapevoli del significato
di questo trapasso.
Ieri sera, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto e ho provato la sensazione che già avevo conosciuto da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si
riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento verso coloro che stanno
per uccidermi perchè so che sono strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita. Sappi, mamma, che non resti sola, perchè io
resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finchè non verrai a raggiungermi, perchè sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame
che ci univa su questa terra, più che quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello di due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione. Sono certo che accoglierai la notizia e
voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò, come tu mi hai aiutato durante questa vita. In questo momento sono lì da te e ti bacio per l'ultima volta.
Cara mamma, termino la lettera perchè il tempo dei condannati a morte è contato fino al secondo. Sono contento della morte che mi è destinata perchè è una delle più belle, essendo
legata a un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la giustizia non può
assegnare che a noi. Viva il Fascismo, viva l'Europa."
La lettera è stata scritta da Franco Aschieri, dei servizi speciali della R.S.I., catturato dai servizi di controspionaggio anglo-americani e fucilato con altri tre camerati alle Cave di Pozzolana
di Santa Maria Capua Vetere il 30 aprile 1944; voglio anche ricordare che i tribunali alleati sentenziavano le condanne a morte, ma il più delle volte l'esecuzione era eseguita dai soldati
del Regio Esercito del Sud (vedi foto sotto, relativa all'esecuzione di un informatore della Decima M.A.S., catturato oltre la linea del fronte).
Le lettere di condannati a morte sono state scritte in tutti i tempi, da uomini e donne di ogni fazione politica, ma ritengo questa particolarmente toccante se si pensa che Franco Aschieri
aveva solo 18 anni!
N O T A
* Il testo della lettera è tratto integralmente dal volume "La generazione che non si è arresa" di Giorgio Pisanò, decima edizione, del 1993.