LA MORTE DI BENITO MUSSOLINI

25 Aprile 1945

Mussolini lascia Milano nel tardo pomeriggio. La sua proposta di resa della Repubblica Sociale Italiana, mediata dal cardinale Schuster, è stata rifiutata dal Comitato di Liberazione Nazionale. Gli "alleati" tedeschi in Italia si sono già arresi ed il Duce si sente tradito da loro. Nella notte raggiunge la Prefettura di Como e vi si trattiene fino al giorno dopo. Gli rimangono due sole possibilà:

* La prima è raggiungere la Valtellina e creare un Ridotto nel quale resistere ad oltranza, in effetti nella zona tra Sondrio e Bormio sono presenti oltre 4.000 fascisti appartenenti in maggioranza alla XXXVIII Brigata Nera "Ruy Blas Biagi" di Pistoia  ed alla 3^ Legione Milizia di Frontiera "Vetta d'Italia" di Bolzano, ci sono perfino alcuni elementi della Milice Française reduci dal fronte russo, tutti agli ordini del generale Onori. Il resto delle Camicie Nere si è arreso, o si sta per arrendere, agli Anglo-Americani; alcune formazioni hanno dovuto arrendersi ai partigiani del C.L.N. con tragiche conseguenze, mentre altre stanno ancora combattendo l'ultima, disperata, battaglia; alcuni reparti sono stati letteralmente annientati in Istria dai partigiani di Tito; sulle unità tedesche non può contare, queste ormai pensano solo aa arrendersi agli Alleati o, se ci riescono, a rientrare in Germania attraverso il Brennero.

* La seconda è tentare di oltrepassare il confine con la Svizzera se le truppe svizzere di guardia, nonchè quelle tedesche che lo sorvegliano da vicino, glielo consentono e da lì iniziare a trattare con gli Alleati.

Il 6 marzo 1940 il transatlantico "Rex" aveva trasporto a New York 2,5 tonnellate di oro appartenenti alla Banca d'Italia; al 2 maggio le tonnellate erano arrivate a 25, pari a 541.000.000 di lire dell'epoca; il tutto era avvenuto segretamente con lo scopo di evitare razzie da parte germanica; gli Stati Uniti hanno però congelato il deposito per tutta la durata del conflitto.

Durante il periodo della R.S.I., Mussolini porta con sè in ogni spostamento due borse di pelle, che contengono il suo carteggio personale. Egli è convinto che siano sufficienti a garantirgli la salvezza. Una contiene i dossier relativi agli alti gerachi del fascismo e agli intrallazzi operati da questi per arricchirsi a spese del partito e dello stato. L'altra contiene le lettere scambiate col primo ministro britannico Winston Churchill. E' ormai accertato che il premier, al fine di tenere l'Italia fuori dal conflitto aveva offerto al capo del fascismo la Savoia, la provincia di Nizza, la Dalmazia, alcune isole del Mar Egeo e porzioni di territorio confinanti con la Libia. Interrotta per quasi tre anni, la corrispondenza riprende nell'estate del 1944. Emissari Statunitensi e Britannici raggiungono più di una volta la R.S.I. per convincere Italia e Germania a trattare con loro una pace separata e creare in seguito un'alleanza in funzione antisovietica. L'argomento è scottante, ma la N.A.T.O sarà effettivamente costituita nel 1949. Alcuni sostengono che il carteggio scomparso sia stato recuperato da agenti segreti britannici, altri da agenti statunitensi, altri ancora da agenti italiani del governo De Gasperi che lo avrebbe utilizzato per chiedere condizioni più favorevoli per l'Italia del post armistizio. Nell'immediato dopoguerra Churchill trascorrerà varie volte le vacanze in Italia da privato cittadino e, guarda caso, proprio sul lago di Como; evidentemente cercava di recuperare la propria compromettente corrispondenza; i sovietici non gli avrebbero perdonato il tentativo di rivoltarsi contro di loro ed i francesi la libertà che si era presa di cedere loro territori.

26 Aprile 1945

Mussolini viene raggiunto dall'amante Claretta Petacci, accompagnata dal fratello Marcello. Giunge anche una colonna di S.S., comandata dal tenente Birzer, con l'ordine ricevuto da Hitler di scortare il Duce in Germania e di evitare un suo passaggio in Svizzera. Nel pomeriggio la colonna, che comprende anche diversi gerarchi fascisti con le famiglie al seguito, lascia Como per la Frazione Cardano di Grandola, dove trova alloggio nel locale Hotel Miramare.

Il gruppo di fascisti e tedeschi non è però al corrente che il governo svizzero ha spostato le proprie truppe nella zona di Chiasso per controllare i tedeschi in ritirata e quindi la zona di confine vicina, quella dei Grigioni, è poco sorvegliata.

27 Aprile 1945

Il Duce tenta con ogni mezzo di sganciarsi dai tedeschi, ma non gli riesce. La mattina torna a Menaggio, sul lago di Como, e si unisce ad una colonna di tedeschi in ritirata verso il Nord. La colonna raggiunge Musso e viene fermata da un posto di blocco partigiano; i partigiani lasciano proseguire i tedeschi fino al successivo posto di blocco, ma arrestano subito quasi tutti i fascisti. Il tenente Birzer consiglia Mussolini di indossare un cappotto ed un elmetto da sottufficiale della Wehrmacht e lo aiuta a salire su un autocarro carico di truppa.

Al successivo posto di blocco uno dei partigiani, detto "Bill", riconosce il Duce e lo fà arrestare. Claretta esprime la volontà di restargli accanto. I due sono condotti a Casa De Maria in Frazione Bonzanigo di Mezzegra e sorvegliati da due giovani partigiani.

28 Aprile 1945

In questo giorno emerge la figura del colonnello Valerio, nome di battaglia di Valter Audisio, capo di una formazione partigiana con esclusivi compiti di polizia. Nel 1947 egli affermerà di aver ricevuto a Milano l'ordine dal generale Raffaele Cadorna, comandante del C.L.N.A.I., di uccidere Mussolini. A parte il fatto che l'ordine suddetto è in contrasto con le clausole dell'Armistizio di Cassibile, l'ambiguo Audisio cambierà per ben quattro volte la versione dei fatti. La giustificazione portata dal C.L.N.A.I. è che < alcune > forze politiche temevano, dopo aver consegnato Mussolini vivo agli Alleati, che questi dopo alcuni anni lo avrebbero rimesso al potere come leader antisovietico.

* Nel dopoguerra l'identità del colonnello Valerio è anche messa seriamente in dubbio; molti sostengono che non poteva essere il mite ragionier Audisio, bensì una figura più carismatica come quella di Luigi Longo, strettamente legato al Partito Comunista Italiano ed a Togliatti.

Ore 7 di mattina: il colonnello Valerio raggiunge Como insieme ad alcuni dei suoi partigiani-poliziotti, si trattengono fino alle 12 e 15, poi ripartono verso Dongo dove giungono alle 14 e 10. Qui avrebbero (il condizionale è d'obbligo) chiesto ai partigiani locali dove si trovavano Mussolini ed i suoi gerarchi e comunicato ufficialmente l'intenzione di fucilarli.

Alle 15.15 Audisio riparte su una Fiat 1100 nera e raggiunge Casa De Maria; non è chiaro chi e come gli ha comunicato il luogo di detenzione del Duce. A questo punto i fatti sono ancora più confusi:

* Alcuni testimoni affermano di aver visto Mussolini e la Petacci fatti salire sulla Fiat 1100 con Audisio ed i partigiani Pietro Bucalossi, detto "Guido" e Michele Moretti. In via XXIV Maggio, davanti al cancello di Villa Belmonte, il Duce e la sua amante sono fatti scendere dall'auto. Audisio spinge Mussolini contro il cancello e tenta di sparagli una raffica di mitra, ma l'arma si inceppa; si fa dare il mitra di Moretti e uccide il Duce. Sono le ore 16 e 10. I testi ufficiali affermano che Claretta abbraccia il suo Ben e si fà uccidere con lui, ma è più probabile che colta dal panico tenti di fuggire urlando; una seconda raffica di mitra la zittisce per sempre.

* Michele Moretti, tanto per confondere ulteriormente le acque, affermerà di essere stato lui a sparare in quanto l'arma di Audisio era inceppata ed il partigiano Guido aggiunge di aver dato il colpo di grazia a Mussolini son la sua pistola.

* L'autopsia sul cadavere di Mussolini rivela che uno dei proiettili ha reciso l'aorta provocandone il decesso; i fori di proiettile si trovano solo sulla maglietta, ma non su camicia e giacca che, quindi, gli sono state messe dopo. Sul corpo della Petacci non viene eseguita alcuna autopsia evidentemente perchè ritenuto non importante. Alcuni sostengono che la Petacci sia morta per stupri e violenze operate dai partigiani e per questo Guido ordina che l'autopsia non sia eseguita.

Ore 16 e 20: i partigiani Moretti e Guido restano di guardia ai cadaveri, mentre il colonnello Valerio ritorna a Dongo con la Fiat nera; alle 17 e 48 tutti i 16 gerarchi in mano ai partigiani vengono fucilati sul Lungolago. Verso le ore 20 Valerio fà caricare i corpi su un autocarro, poi passa a Giulino di Mezzegra a recuperare le salme di Mussolini e della Petacci.

* Bruno Lonati, partigiano garibaldino di Milano, afferma di essere l'esecutore materiale dell'uccisione di Mussolini, assistito da un agente britannico che avrebbe anche fotografato il fatto. La foto sarebbe tutt'ora custodita nell'Ambasciata Britannica di Milano la quale, benchè siano trascorsi i canonici 50 anni, non la rende di pubblico dominio perchè troppo "scottante".

* In una recente testimonianza Dorina Mazzola, all'epoca dei fatti diciannovenne, vicina di casa dei De Maria, afferma di aver udito colpi d'arma da fuoco nella casa stessa verso le ore 10 di mattina e le grida di una donna; una recente analisi medico legale proverebbe che i colpi sono stati esplosi ad una distanza non superiore ai 50 centimetri contro Mussolini e la Petacci, seguiti da altri esplosi alle spalle. Tutto lascia supporre che la coppia sia stata seviziata e uccisa nella camera in cui soggiornava dai partigiani comunisti, sorte peraltro condivisa da migliaia di appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana, tra i quali diversi adolescenti. Quindi nessuna esecuzione "ufficiale" come raccontato per decenni.

* Il segretario di Togliatti sosterrà che a uccidere Mussolini è stato Aldo Lampredi, identificabile probabilmente col partigiano Guido, funzionario del Komintern; tutte queste ipotesi ottengono comunque il solo risultato di intorbidire le acque sempre di più. Il dato di fatto è che il Duce è stato ucciso per ordine del Partito Comunista Italiano il quale, a sua volta, aveva ricevuto l'ordine da Mosca: La figura dell'esecutore materiale è relativa, rilevante invece il fatto che le condizioni d'armistizio prevedevano la consegna del Duce ancora vivo.

Proviamo ad analizzare obiettivamente i fatti. Le condizioni dell'armistizio firmato il 3 settembre 1943 dal Governo Badoglio con gli Anglo-Americani prevedevano tra l'altro la consegna del Duce vivo. Il 9 settembre al momento della fuga precipitosa delle alte sfere da Roma verso la Puglia, Mussolini viene "dimenticato" nella prigione sul Gran Sasso; la via seguita dalla colonna motorizzata per raggiungere il porto di Ortona passa non molto distante e, se ci fosse stata la volontà di farlo, sarebbe stato possibile far condurre il Duce lungo la strada e prelevarlo. Ma chi voleva la sua morte, a parte gli antifascisti italiani che si limitavano ad invocarla da oltre vent'anni? Il terzo alleato: Stalin, il quale temeva che pochi anni dopo la fine della guerra americani e britannici avrebbero rimesso Mussolini al potere in funzione antisovietica. Il capo indiscusso del comunismo in Italia era Togliatti, il quale era anche amico personale di Stalin ed era pronto ad eseguire qualunque ordine ricevesse da lui. Non potendo esporsi personalmente, al fine di evitare che l'immagine del capo del comunismo venisse associata a quella di un assassino, Togliatti poteva inviare solo una persona a compiere materialmente il fatto, una persona fidata, decisa, con pochi scrupoli: il suo braccio destro Luigi Longo. Le altre figure emerse sulla scena, il Colonnello Valerio, alias ragionier Valter Audisio in primis, nonchè la quindicina di diverse versioni spacciate per ufficiali inerenti la morte del Duce sarebbero quindi servite solo a intorbidire le acque, ad evitare che, almeno per una cinquantina d'anni la verità venisse a galla.    (Quest'ipotesi è frutto personale dell'autore.)

29 Aprile 1945

E' domenica. Alle ore 3.40 l'autocarro carico di cadaveri arriva a Milano in Piazzale Loreto. Nessuno si assume la rsponsabilità di aver dato l'ordine di raggiungere Piazzale Loreto dove il 10 agosto 1944 i fascisti avevano fucilato 15 partigiani per ordine dei tedeschi. Tutti e sei i partiti del C.L.N. firmano un comunicato in cui deplorano tale atto. Valerio afferma di aver ricevuto l'ordine dal Comando Generale, ma non è escluso trattarsi di una sua personale decisione presa a caldo nell'eccitazione di quelle ore.

Verso le 7 del mattino i primi passanti vedono le 18 salme (viene aggiunto anche il corpo di Achille Starace, catturato e ucciso a Milano verso le ore 11) ed i partigiani di guardia addormentati; inizia un passaparola e la piazza si rempie di folla tra urla e spari in aria. Poi i cadaveri sono oltraggiati in ogni modo (tipico esempio di chi per oltre vent'anni non ha avuto il coraggio di opporsi a persone viventi e armate, ma di fronte a corpi inerti ... può sfogare i propri bassi istinti!). Recentemente sono stati diffusi filmati realizzati dalle truppe Statunitensi che documentano ampiamente i fatti.

Intorno alle ore 13 una squadra partigiana recupera i cadaveri e li sottrae al delirio della folla.

N O T E

* Dopo l'autopsia il cadavere di Benito Mussolini viene tumulato nella Tomba 384 del Cimitero Maggiore in Milano. La notte del 22 aprile 1946 tre fascisti la trafugano chiedendo ufficialmente una cerimonia funebre. Il 7 maggio, non essendo stati accontentati, la consegnano ai frati dell'Angelicum di Milano. Il 12 agosto la salma è consegnata alla Questura e solo nel 1957 sarà riconsegnata alla famiglia e tumulata nel cimitero di San Cassiano in Pennino presso Predappio, paese natale di Mussolini.

* Una ventina d'anni or sono in un hotel di Caserta ho incontrato Romano Mussolini, che la sera suonava il pianoforte nella hall; è stato molto elusivo nel parlare della morte del padre; ha solo affermato di non aver mai voluto vedere le foto scattate a Piazzale Loreto.