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27 aprile 2005

La classe seconda in Gita a Montepulciano, Pienza, Abbazia di San Galgano, lago Trasimeno e Perugia
TUTTO IN UN GIORNO con gli amici di Polverigi

 

Arrivo a Montepulciano

 

Lezione di storia dell'arte nella piazza Grande

 

Gara di cultura a Pienza

 
     
 
Abbazia di San Galgano
Lago Trasimeno... le prof in un raro momento di relax

Momenti di libertà a Perugia

Ragazzi.. ora si torna a casa

 

 

 

 

NOTIZIE

MONTEPULCIANO sorge in splendida posizione a 605 m. s.l.m. tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, in una zona resa famosa dall’ottima produzione vinicola ed è, soprattutto, città d’arte per i suoi insigni monumenti, per le sue architetture, per la bellezza dei dipinti che conserva, per quello che resta dell’antico borgo medioevale,  caratterizzato da un nugolo di viuzze intricatissime e strette, e dei suoi palazzi e chiese rinascimentali.

LA STORIA

La felice posizione tra la Valdichiana e la Val d’Orcia favorì l’insediamento di un  castrum etrusco sul colle come attestano alcuni reperti riportati ala luce nei pressi della Fortezza; una antica tradizione vuole che la città sia stata fondata da Porsenna, lucumone di Chiusi. Comunque si hanno notizia certe di Montepulciano nel 714 quando fu documentata l’esistenza di un castello e della Pieve di S. Maria nel luogo dove sorge l’odierna cattedrale. Questo nucleo generatore dell’abitato alto medioevale (il Sasso) sotto il quale si stendevano le vigne e le terre dell’Abbazia del Monte Amiata, fu precocemente fortificato e cinto di mura. L’impaludamento della Valdichiana e il conseguente spostamento su Montepulciano della strada per la Val d’Orcia e Siena, consolidarono nel XII sec. l’assetto urbano antico che seguiva regolarmente l’andamento del poggio. Dopo il 1157 l’abitato venne cinto nuovamente da una nuova cerchia muraria. Nel 1232 Siena espugnò la città e ne rase al suolo la rocca, le mura e le torri, ricostruite entro il 1281 includendo le espansioni a nord. Per circa tre secoli Montepulciano passò alternativamente nell’ottica di Firenze e di Siena mentre al suo interno si affermava, grazie all’abbondante produzione di zafferano e guado (materie tintorie di primaria importanza) un ceto mercantile e manifatturiero. Con il diffondersi dei traffici commerciali si ebbe anche l’ampliamento dell’impianto urbano, dapprima (sec. XIII) in direzione dell’altura occupata dalla chiesa di San Francesco, poi lungo l’attuale via di Voltana nel Corso fino alla piazza delle Erbe. Dopo la parentesi della signoria dei Del Pecora, nel 1404 con la stipula della pace tra Siena e Firenze, Montepulciano si sottomette alla città del giglio dando avvio ad un processo di riqualificazione urbana a partire dalla sistemazione della piazza Grande, con la ristrutturazione del Palazzo Comunale ad opera del fiorentino Michelozzo che vi coniugò la nuova cultura dell’Umanesimo con il perdurante gusto gotico. Nel secolo successivo il borgo, eretto a sede vescovile (1561) e ottenuta la dignità di città, celebra l’acquisito potere economico e politico con un progetto di rinnovamento dell’impianto urbano e dell’edilizia civile, religiosa e militare con il contributo di architetti quali Antonio da Sangallo il Vecchio (nuova fortezza e chiesa di San Biagio), Baldassare Peruzzi ,il Vignola e Ippolito Scalza. Una successiva trasformazione degli assetti territoriali va infine ricercata (dopo la parentesi lorenese durante la quale continua la riqualificazione del tessuto cittadino con il completamento del Duomo e la costruzione del Teatro Poliziano intitolato al grande poeta umanista nato a Montepulciano nel 1454) nel compimento della bonifica della Valdichiana e nell’apertura della linea ferroviaria di fondovalle con conseguente spostamento verso la piana delle attività commerciali e produttive. La cittadina quindi rimase fedele ai Lorena e, per un breve periodo, fu possedimento personale di Cristina di Lorena che l’aveva ricevuta in dono dal Granduca Ferdinando I. La sorte di Montepulciano fu dunque strettamente legata a quella del Granducato di Toscana fino a che questo non entrò a far parte del Regno d’Italia nel 1860.

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PIENZA,  piccola città del senese, è un esempio raro di urbanistica rinascimentale portata a compimento. Definita di volta in volta la 'città ideale', la 'città utopia', essa rappresenta oggi concretamente una delle modalità costruttive attraverso le quali in età rinascimentale si cercò di realizzare un modello di vita e di governo 'ideale' sulla terra, elaborando un'idea di città che fosse in grado di dare risposte concrete al desiderio di convivenza civile pacifica e operosa degli uomini. Era "l'utopia della civitas" vanamente inseguita dagli uomini dell'antichità.

STORIA DI PIENZA, LA CITTA' DI PIO II

La storia della città di Pienza, a detta di qualcuno, ha il "sapore di una favola"; e Giovanni Pascoli così ne definì le origini: Pienza "...nata da un pensiero d’amore e da un sogno di bellezza...". A sognare è una figura di grande spicco nel ricco crogiolo di personalità dell’italia del ‘400. Nato a Corsignano nel 1405, da una nobile famiglia senese decaduta e confinata per ragioni politiche in questa povera borgata, Enea Silvio Piccolomini trascorse l’infanzia a Corsignano, da cui si distaccò per intraprendere una formidabile carriera che lo portò rapidamente a rivestire ruoli di grande importanza e responsabilità nel panorama politico e religioso dell’Europa del tempo, fino all’elezione al soglio pontificio avvenuta nel 1458.
Enea Silvio Piccolomini, eletto Papa con il nome di Pio II, intraprese nel 1459 un viaggio per raggiungere Mantova, sede della Dieta che riuniva i maggiori Principi del tempo. Lo scopo era di organizzare l’ultima grande crociata contro i Turchi. Durante il tragitto il Pontefice volle sostare nel borgo natale di Corsignano, dove si illudeva di ritrovare lo spirito e l’allegria della sua giovinezza, ma rimase profondamente colpito dallo stato di degrado e di abbandono che caratterizzavano oramai quel paese. Decise quindi, consigliato probabilmente dai grandi umanisti che facevano parte del suo seguito, tra cui Leon Battista Alberti, di intervenire ordinando la costruzione di un palazzo per il proprio soggiorno e di una chiesa degna di accogliere la sua devozione religiosa. Da questo iniziale progetto, affidato all’architetto papale Bernardo Gambarelli da Settignano, detto Il Rossellino, scaturì una delle maggiori realizzazioni dello spirito rinascimentale del tempo. Oltre al Palazzo e alla Chiesa, infatti, prese vita una vera città in cui l’equilibrio delle forme e l’armonia delle proporzioni fungevano da elementi fondamentali per affinare lo spirito e l’anima degli uomini.
La costruzione della città durò solo quattro anni, dal 1459 al 1462, quando il 29 di agosto Pio II ribattezzò l’antico borgo di Corsignano con il nome di Pienza elevandola al rango di città. Il pontefice seguì con grande assiduità e attenzione i lavori della costruzione di Pienza ma poco dopo la loro conclusione, nel 1464, prematuramente morì ad Ancona.
La città da allora rimase ferma e cristallizzata nelle belle forme quattrocentesche che un tempo un Papa umanista aveva voluto e immaginato.
Nel dicembre del 1996 la città è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale dell’U.N.E.S.C.O. la comunità internazionale ha così suggellato l’importanza di Pienza quale originale esempio di pianificazione urbanistica.

 

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ABBAZIA DI SAN GALGANO

Il nucleo originario del complesso monastico Cistercense di San Galg