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     Simon and Garfunkel - Cloudy

Elisabeth Fry

Traduzione di un suo sermone

 

Ritratto

COSA  DOBBIAMO AL SIGNORE?

Un sermone tenuto da ELIZABET FRY – data e luogo sconosciuti

Sermone indirizzato ai membri della Comunità degli Amici - London: Hamilton, Adams, and Co., 1832, pages 25-28.

 

Questa è tratta dall’Antologia delle omelie quacchere disponibili in linea, Sezione tre. Il XIX secolo.

Non sono molti qui presenti che desiderano essere innalzati al Dio vivente e al suo regno di riposo eterno e pace, che siano pronti ad adottare questo linguaggio: “Oh Signore ravviva la fede in mezzo agli anni?” e non ci sono fra di voi alcuni che sono in ginocchio, col cuore addolorato, alcuni  che devono superare prove di fede e pazienza, alcuni i cui conflitti sono nascosti all’occhio dell’uomo? Oh! Amici miei, ricordate che abbiamo a che fare con un Padre compassionevole, che ha pietà dei suoi figli, che conosce il nostro stato, che ci ricorda che siamo polvere, che non ci vede come uomini, che non ci giudica secondo le apparenze ma secondo il cuore. Oh! Amici miei, qualunque sia la prova della vostra fede o della vostra pazienza, sono solidale con voi, desidero che voi possiate essere sostenuti, che voi possiate essere fortificati, che voi possiate trovare sufficiente la grazia del vostro Signore; e se noi poveri, fragili, deboli, indegni mortali possiamo sentire il susseguirsi delle stagioni, oh, quale consolazione è ricordare, che, egli che è infinito in misericordia, infinito in amore ed infinito in potere presta ascolto anche a noi; abbiamo un alto prelato toccato col senso delle nostre infermità. Oh, amici miei, comunque molti di voi possono essere messi da parte per una stagione, comunque potreste non conoscere pace, oh, fidate nel Signore e rimanete con Dio, perché Lui opera per tutti con tenera misericordia. Oh, ricordate, che i tanti capelli della vostra testa sono tutti numerati, ricordate che non un passero cade per terra che lui non voglia, e voi valete molto di più di molti passeri. Non erano queste le espressioni di cui faceva uso il nostro Signore benedetto per incoraggiare i suoi poveri e teneri figli, che erano poco considerati prima di lui? Come è consolante ricordare che non c’è alcun desiderio anche flebile che non lo riguardi, che la volontà è di rafforzarlo, e che cresce di fronte a lui anche come puro ed accettabile sacrificio, negli umili, nei cuori spezzati, nei contriti e negli afflitti, ravvivate i vostri cuori e ponete la vostra fede in lui che ha sofferto per voi, che fu disprezzato e rifiutato dagli uomini, un uomo addolorato che è risaputo sia finito male. Oh, come portò le nostre pene; Quale incoraggiamento è per noi ricordare questo in tutti i nostri guai, di qualunque natura essi siano, che può fare sue le nostre prove, e riteniamoci fortunati, agisce per fare il nostro bene. Oh, possa il linguaggio dei nostri cuori essere rivolto sempre più verso il Signore, “ciò che non conosco, insegnamelo.” Oh, potessimo essere spronati a camminare più vicini a Dio, incollati a lui in spirito, per seguire l’Agnello nostro Salvatore la cui passione ci guida, perché sia la prima preoccupazione delle nostre vite, conformate alla sua volontà, da vivere per la sua gloria, che si passi in altezza o profondità, che prosperità o avversità siano parti di noi stessi, sebbene i nostri anni passino come ha detto un tale, le benedizioni dell’Altissimo restano su noi, e col suo amore infinito, e col la pietà immeritata di Cristo Gesù, noi si possa veramente e umilmente credere che quando questa scena temporanea si chiuderà ai nostri occhi, ci sarà garantita un’entrata, anche abbondantemente concessaci, nel regno eterno di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Infatti e opportuno per noi, amici miei, domandarci: “Cosa dobbiamo al Signore?” Ah, cari amici, è meglio per noi domandarci questo quando dovremmo riflettere su quello che egli ha fatto di volta in volta per noi. Lui che fu ferito per le nostre colpe, che fu percosso per le nostre iniquità, castigato per nostra pace, dobbiamo ricordare che fu lui, e che dalle sue piaghe siamo stati guariti. È meglio per noi ricordare quello che ha fatto di volta in volta toccando col suo amore le nostre anime;  spesso abbiamo prove del suo amore esteso verso di noi per raccoglierci e tenerci nel suo sacro recinto, anche rivelando la volontà di Dio attraverso Gesù Cristo nostro Signore, nostra speranza di gloria. Oh, guardate quindi, fratelli e sorelle, che questo lavoro progredisce, la preghiera si innalza dal segreto del mio cuore, la nostra salvezza è più vicina di quanto crediamo? Cosa dobbiamo al Signore? Cosa  possiamo fare giustamente di quanto a lui piacerebbe ricevere dalle nostre mani? E le parole del Salmo prendono forma nella mia mente a rinnovare il comandamento, mentre sono stato portato a credere che a lui, il Signore Onnipotente che regna in alto, preghiamo perché ci venga incontro, non per guardarci dalle spalle, non per negarci la franchezza: “Chi salirà alle colline del Signore, e chi starà nei suoi santi luoghi? Colui che ha mani pulite e cuore puro, che non ha abbandonato la sua anima alla vanità, ne abbia spergiurato; colui che riceverà la benedizione dal Signore e la grazia da Dio per la sua salvezza.”

Statua realizzata da Alfred Drury

Tratto da sito ufficiale dei Quaccheri inglesi

 

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