ROMA

 

LA LEGGENDA ....

Secondo una delle leggende raccontata da Virgilio nell’Eneide...  
Enea, eroe Troiano, sfuggito dalla citta’ di Troia in fiamme e ormai conquistata dai Greci, dopo molte peripezie giunge nella regione del Lazio, in Italia. Qui sposa Lavinia, la figlia del
Re Latino. Si puo’ cosi’ stabilire definitivamente con il suo popolo in questa zona. Da questo matrimonio nascono Romolo   e Remo. Romolo diventa ilprimo Re della citta’ che fonda sul colle Palatino e che chiama Roma. Organizza lo Stato Romano e quando muore diventa un Dio.

Un’altra leggenda racconta...

Si racconta che Numintore, Re di Alba, in Lazio, viene spodestato dal fratello Amulio. Amulio per timore che la discenza di Numintore possa un giorno vendicarlo, obbliga la figlia di Numintore , Rea Silvia, a diventare sacerdotessa in  modo che non possa avere figli. Ma il Dio Marte si innamora di Rea Silvia  e dalla loro unione nascono due gemelli: Romolo e Remo.  Amulio viene a sapere dei due gemelli ed ordina che vengano abbondonati in mare. Le onde pero’ li riportano a riva. Qui  li trova Faustolo, un pastore, che per sfamarli si fa aiutare da una lupa e li alleva come figli. Saputa la verita’ sulla loro nascita, I due fratelli, uccidono Amulio e rimettono Numintore sul trono. Poi fondano una citta’ nel punto in cui sono stati ritrovati : ai piedi del Colle Palatino. Costruiscono un muro e consultano il volo degli uccelli per sapere chi dei due deve governanre la nuova citta’. Gli Dei , attraverso il volo degli uccelli, indicano Romolo. Remo per invidia, cerca di uccidere Romolo, ma quest’ultimo, favorito dagli Dei, ha la meglio e uccide Remo. Cosi’ Romolo diviene il primo Re di Roma.

 

LA STORIA INVECE ...

Secondo le notizie storiche, invece, Roma nasce intorno al 753 aC. dall’unione di alcuni villaggi abitati da pastori e  agricoltori situati sui colli lungo il basso Tevere. Nel corso del tempo la citta’  si e’ sviluppata sui sette colli vulcanici , disseminati nel territorio intorno alla foce del  Tevere:                                                               Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Campidoglio, Palatino, Aventino.
Il popolo degli Etruschi ha insegnato ai Romani del tempo come costruire I ponti, le case, le sponde dei fiumi, l’arco nelle abitazioni.
curiosita’ : I costruttori di ponti sono chiamati:pontefici
.
Roma a poco a poco si ingrandisce. Alcune citta’ vicine si uniscono a lei come alleate, altre vengono sottomesse con la guerra.
Lo storico Dionigi di Alicarnasso (I sec aC) ci tramanda un passo dell’alleanza di Roma con le citta’ latine:
“ I Romani e le citta’ latine alleate non faranno guerre gli uni contro gli altri, non permetteranno che alcun nemico passi
attraverso il suo territorio, se uno degli alleati sara’ aggredito, gli altri correranno in suo aiuto.”
Per 300 anni ( dall’VIII sec aC al V sec aC) Roma e’ governata da 7 Re. Abbiamo poche conoscenze storiche di questo periodo e molte leggende.
Il primo Re come gia’ detto e’ stato Romolo.


DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA

 

Nel 509 aC. viene cacciato l’ultimo:  Re Tarquinio, detto il Superbo perche’ ha governato come un tiranno.Questa “cac-
ciata “ e’ raccontata in modo leggendario: Tarquinio viene cacciato perche’ il figlio e’ reo di avere oltraggiato una donna
romana, Lucrezia.
Con la cacciata  di Tarquinio nasce a Roma la Repubblica.
C’e’ un senato formato da 300 persone scelte tra le piu’ antiche famiglie patrizie, a capo della repubblica ci
sono due consoli che comandano l’esercito ed hanno potere esecutivo. Ci sono due pretori che amministrano la giustizia.
Capo del culto e’ il Pontefice Massimo.


ROMA CONTRO CARTAGINE: LE GUERRE PUNICHE

 

Ormai padroni della penisola I Romani vogliono conquistare la Sicilia. Devono pero’ scontrarsi con la citta’ di Cartagine,
citta’ di origine Fenicia, che domina il Mediterraneo. Cartagine venne fondata dai fenici sulle coste dell’odierna Tunisia).
Iniziano cosi’ tre guerre dette
puniche, puniche perche’ I Romani chiamano puni I Cartaginesi.
I Romani muniscono le loro navi di ponti mobili che vengono agganciati alle navi avversarie. Con l’aiuto di questo
nuovo ritrovato I Romani vincono lo scontro decisivo in mare, ed oltre alla Sicilia conquistano anche la Sardegna.
I Cartaginesi pero’ reagiscono. Il generale Cartaginese Annibale attacca I territori Romani dalla Spagna  Raggiunge
l’Italia attraverso la Gallia (odierna Francia) con 30.000 uomini e 37 elefanti e una leggendaria marcia tra la neve .Valica
le Alpi  e in una battaglia presso Canne I Romani , pare , sorpresi ed impauriti dagli elefanti che non avevano mai visto,
perdono molti uomini senza riuscire a fermare il temerario Annibale.
Allora I Romani decidono di attaccare I Cartaginesi a casa loro : in Africa. Per questo Annibale viene richiamato in Pa-
tria, qui il generale Romano Cornelio Scipione detto l’Africano, sconfigge I Cartaginesi (202 aC).
Il trattato di pace:
Ecco le dure condizioni poste da Scipione ai Cartaginesi:
Vi concediamo la pace, a condizione che consegniate ai Romani tutte le navi da guerra meno dieci e tutti gli elefanti che
avete. Paherete a Roma 250 talenti all’anno per 50 anni. Non arruolerete soldati mercenari, ne’ muoverete guerra agli
alleati di Roma.
La vera e ultima sconfitta pero’ Cartagine la subisce 50 anni dopo, quando I Romani con un pretesto, assalgono di nuovo
Cartagine e la radono al suolo. Lo storico latino Amaro Floro scrive:” la carneficina e l;incendio durarono 8 giorni”.
Cartagine viene affidata al governo di un magistrato Romano. Nello stesso anno I Romani conquistano: la Grecia e la Ma-
cedonia. Roma e’ ora padrona assoluta e incontrastata del Mediterraneo, che viene per questo chiamato “mare nostrum”.

CURIOSITA’

ANNIBALE SCENDE IN ITALIA

Annibale allesti’ 3 grandissimi eserciti. Mando’ uno di questi in Africa, uno in Spagna col fratelli Asdrubale, il terzo lo
condusse con se in Italia. Attraverso’ I valichi dei Pirenei. Attraverso ogni luogo dove passo’ combatte’ con tutti gli
abitanti, nessuno si lascio’ indietro se non vinto.
Dopodiche’ giunse alle Alpi, che dividono l’Italia dalla Gallia, che nessuno mai con un esercito aveva passato prima
di lui, tranne Ercole Gaio (Greco), e per questo motivo oggi quella catena si chiama Graia (Alpi Graie), stermino’ gli
alpigiani che tentavano di impedirgli il passaggio, allargo’ I passi, rinforzo’ le strade, fece in modo che un elefante
tutto armato potesse andare la’ dove prima un uomo alla volta e senza armi poteva a malapena strisciare.
Per di qua fece passare l’ercito e giunse in Italia.

Cornelio Nepote.

 

VIVERE NELL’ANTICA ROMA

GLI SPETTACOLI

Nell’anfiteatro, detto colosseo, si svolgono combattimenti fra gladiatori e reziari, lotte tra schiavi e animali feroci,
davanti a migliaia di spettatori.
Gladiatori sono schiavi piu’ forti che vengono addestrati al combattimento fra loro e contro belve feroci, si chiamano
cosi’ dalla spada o gladius con cui combattono; I reziari invece sono gladiatori che combattono con il tridente e
con la rete.

 

LE DIVINITA’

Ci sono gli dei che proteggono le attivita’ agricole: Saturno e’ il Dio della semina.
I romani adorano poi alcuni dei importati dalla religione greca: Giove corrisponde al  greco Zeus, capo di tutti
gli dei. Minerva, dea della sapienza, corrisponde alla dea greca Atena 

LE PIETRE MILIARI

  Il miglio romano e’ di 1480 m e corrisponde a 1000. passus, e un passus corrisponde a 5 piedi.
Il miliarium e’ una colonnina che I Romani mettono sulle grandi strade imperiali che s’irradiano da Roma, per segnare
la distanza dalla capitale.

 

IL CIRCO MASSIMO

E’ un edificio destinato alle corse dei cavalli e degli altri giochi equestri.

 

                                           

 

DALLA REPUBBLICA ALL’IMPERO

 

 

VERSO LA GUERRA CIVILE

Con le conquiste militari affluiscono a Roma I bottini di guerra e I tributi che I popoli vinti devono versare.
Queste ricchezze vanno pero’ in prevalenza ai patrizi. Anche le terre vengono spartite: tra I grandi pro-
prietari terrieri, nasce cosi’ il latifondo.
Scrive lo storico Appiano
“I ricchi occuparono la maggior parte delle terre conquistate e ingrandirono le loro proprieta’ comprando I
terreni dei poveri. Nei latifondi facevano lavorare gli schiavi che costavano molto meno degli uomini liberi.
I contadini Italici diminuivano di numero per colpa delle tasse, del servizio militare e della disoccupazione.”
Tiberio  e Caio Gracco (nipoti di Scipione l’Africano) prendono le difese delle classi povere ma entrambi ven-
gono uccisi. Tra patrizi e plebei c’e’ di nuovo guerra aperta. Due veri e propri eserciti si si scontrano: a capo
dei plebei c’e’ Caio Mario, a capo dei patrizi c’e’ Lucio Cornelio Silla. I due eserciti a piu’ riprese si fronteg-
giano per 50 anni. Naturalmente vincono I patrizi e il Senato Romano cerca di ristabilire l’ordine mettendo a
capo del Governo un
triumvirato dormato da: Cesare, Crasso e Pompeo.

 

GIULIO CESARE

 

Giulio Cesare diviene presto l’uomo piu’ autorevole del triumvirato. Caio Giulio Cesare nato da nobile e an-
tica famiglia romana (la gens Giulia) e’ stato educato alla cultura Greca. Viene  inizialmente messo a capo della
Gallia.E’ un uomo di intelligenza non comune, eccellente oratore e pieno di energia,  non nasconde le sue sim-
patie per le classi piu’ popolari e la sua opposizione al senato. Per questo suo atteggiamento e’ appoggiato da
popolo e per il suo valore dai soldati.
Dopo varie guerre sconfigge prima Crasso, poi, passando  il fiume Rubicone pronuncia la famosa frase “l dado e’
tratto”.  Raggiunge infatti Roma e sconfigge anche Pompeo.
Mette sul trono d’Egitto la sorella Cleopatra, e assume il titolo di Imperatore.
Cesare continua la sua politica a favore della plebe e dei soldati, distribuisce il grano gratuitamente, fonda
colonie ed assegna terre ai soldati. I senatori pero’, che si sono visti privare delle loro funzioni, e I sosteni-
tori della repubblica, che mal sopportano che tutte le cariche siano nelle mani di Cesare, decidono di porre
fine alla sua ascesa e organizzano una congiura. E’ il 44 aC, Cesare, al suo ingresso al senato, viene ucci-
so a pugnalate: e’ la fine della Repubblica a Roma.

CURIOSITA’

UCCISIONE DI CESARE

“Quindi Cesare, sedate le guerre civili in tutto il mondo, torno’ a Roma. Comincio’ ad agire con troppa arroganza
e contro la consuetudine romana. Poiche’ distribuiva le cariche pubbliche.... secondo il suo arbitrio e poiche’ non
si alzava in piedi dinanzi ai senatori... e faceva altri atti propri di un re e quasi di un tiranno, si congiuro’ contro di
lui da parte di 60  e piu’ senatori e cavalieri romani.
Eminenti tra I congiurati furono I due Bruti... Cosi’ Cesare, essendo venuto tra gli altri nella curia in un giorno
(adunanza) del senato, fu trafitto da 23 ferite (44aC)”
da Eutropio.
Cesare sebbene aggredito da molti congiurati, resistette, ma quando riconobbe tra loro M> Bruto, a lui carissimo,
si dice che abbia pronunciato le parole : ”tu quoque, Bruto, filii mi” (anche tu, Bruto, figlio mio) e copertosi il volto
con la toga, cadde ai piedi della statua di Pompeo.

OTTAVIANO

Alla morte di Cesare si accendono violente lotte a Roma per il governo. In questo periodo nasce il secondo
triumvirato. In questo momento di lotte (44 aC- 31 aC) viene anche messo a morte Marco Tullio Cicerone.
Anche il secondo triumvirato fallisce: dei tre consoli e’ Ottaviano ,(figlio adottivo di Cesare) erede di diritto per
testamento di Cesare, quello che assume il potere dell’Impero Romano.
Egli continua la politica di Cesare a favore del popolo, alleandosi pero’ al tempo stesso con il senato.
Riunisce nelle sue mani le principali cariche del potere: e’ console, Pontefice massimo e Imperatore.
Il senato gli conferisce il titolo di Augusto, ossia “ venerabile”.
Inizia sotto di lui il vero e proprio Impero, ed e’ un’epoca di pace interna e di grande prosperita’ per Roma.
Regna dal 31 aC al 14 dC. Durante questo periodo non si combattono guerre espansionistiche , ma vengo-
no solo rinforzati I confini.
L’Impero viene diviso in provincie. E in due titpi di provincie.
Provincie Imperiali: quelle in cui per motivi di sicurezza e’ necessaria la presenza dell’esercito, sono ammi-
nistrate direttamente dall’Imperatore.
Provincie senatorie: sono provincie ormai pacificate e sono affidate al senato e rette da proconsoli.

Augusto inoltre:

- attua una riforma tributaria
- rinnova l’organizzazione militare
- riforma il diritto di famiglia: concedendo privilegi ai padri di 3 figli, e imponendo una tassa ai celibi.
- Augusto viene considerato un Dio come Romolo e Cesare.
_ da’ ampio spazio alla:
 scultura: si sviluppa la  creazione di statue dove l’ideale bellezza della forma umana , gusto che proviene
dall’arte greca , si fonda con il gusto realistico dei Romani.
   architettura: e ingegneria: fa costruire il foro romano
   poesia e letteratura: e’ il tempo di Virgilio e Orazio.

LA CRISI DELL’IMPERO

 

Alla morte di Ottaviano Augusto (14 aC) inizia la crisi dell’Impero.
Infatti se Tiberio, successore di Ottaviano, con saggezza lascia al senato le sue funzioni,  con I suoi successori
il senato viene piu’ volte umiliato, il popolo romano comincia a disinteressarsi della vita pubblica. Non e’ piu’ il
popolo romano dei tempi migliori: le antiche virtu’ morali di sobrieta’, coraggio, e amor patrio tendono a scomparire
e la corruzione si diffonde.
Gli Imperatori seguenti dopo Tiberio sono: Caligola, Claudio, Nerone.
Nel 79 dC sotto l’imperatore Tito avviene l’eruzione del Vesuvio.
Arriviamo al 98 dC con l’Imperatore Traiano. Uno dei piu’ grandi della storia di Roma. Estende I confini dell’impero
che raggiunge con lui la sua massima espansione.
Seguono molti imperatori, uno dietro l’altro, sono anni di sanguinose guerre civili. Ormai I nemici di Roma sono sempre
piu’ aggressivi: la Persia rivendica l’Egitto e l’Asia, I Goti, I Vandali in Europa premono sui confini del Danubio e del Reno.

 

CURIOSITA’

Nerone (54 dC - 68 dC)
... Nerone, molto simile a Caligola, suo zio. Egli avvili’ ed indeboli’ l’Impero Romano, fu di una mollezza e prodigali-
ta’ inaudite, sull’esempio di Caligola, si lavava in profumi caldi e freddi, pescava con reti d’oro, che tirava su con
funi color porpora. Uccise un numero grandissimo di senatori, fu nemico di tutti I buoni. Alla fine giunse a tal gra-
do di bassezza, da danzare e cantare sulle scene in abbigliamento di suonatore di cetra e di attore tragico. Com-
mise molte uccisioni dei parenti prossimi, eliminando il fratellastro, la moglie e la madre. Incendio’ la citta’ di Roma,
per ammirare la visione di quello spettacolo, col quale un tempo Troia era arsa, dopo essere stata conquistata.
Non avendo osato assolutamente nulla in guerra, poco manco’ che perdesse la Britannia. Infatti durante il suo re-
gno perse e distrusse due nobilissime citta’ fortificate... Furono tuttavia create sotto di lui due nuove provincie,
il Ponte Polomoniaco e le Alpi Cozie, in seguito alla morte di Re Cosio.
(da Eutropio)

Tito, successore di Nerone, ed a lui opposto in tutto, fa costruire in Roma: l’arco di Tito, l’anfiteatro, chiamato piu’ tardi Colosseo.

IL CRISTIANESIMO

 

Sotto l’Impero di Augusto,  a Betlemme di Giudea, in Palestina (Terra Santa) nasce Gesu’, 750 anni dopo di quella che  la tradizione indica come la data della fondazione di Roma.  E’ l’anno 0. Da qui in poi contiamo gli anni in crescendo.Con Gesu’ nasce la religione Cristiana, una nuova fede che predica uguaglianza e amore tra tutti gli esseri umani, senza distionzione sociale. La storia di Gesu’ ci viene tramandata nel Vangelo dai suoi discepoli. Questa filosdofia non piace ai Romani, che hanno bisogno degli schiavi per I loro scopi e pertanto perseguitano I   Cristiani a morte. Lo stesso Gesu’ Cristo viene ucciso dai suoi persecutori.La persecuzione pero’ e’ inutile, I Cri- stiani non si arrendono e la religione dilaga. Per poter professare la loro fede I Cristiani costruiscono le catacombecunicoli che corrono sotto le citta’.
Tra il 150 e il 300 d C continuano le guerre civili,  e le persecuzioni contro I Cristiani , finche’ abbiamo finalmente un grande imperatore: Costantino che, vista l’inutilita’ delle persecuzioni, emette un EDITTO, con il quale viene istituita la liberta’ di culto. Piu’ tardi, siamo nel 380 dC, l’Imperatore Teodosio con il famoso editto di Tessalonica dichiara il Cristianesimo Religione ufficiale di Stato.

 

Curiosita’

 Gli abitanti delle campagne spesso non vogliono abbracciare la nuova religione, vengono cosi’ chiamati pagani, dal latino pagano = villaggio di campagna.

 

I BARBARI

 

Per I Romani I barbari sono tutti gli stranieri che vivono oltre I confini dell’Impero. Ci sono I Franchi, I Lognobardi,I Goti, I Visigoti, Unni, Ostrogoti. Vivono raggrupati in famiglie unite da vincoli di parentela e formano il CLAN.
Solo in caso di guerra I clan si riuniscono in TRIBU’ e nominano un Re. Vivono in villaggi senza difesa, in tende fatte di pelli e praticano l’agricoltura con metodi rudimentali. Sono abili nella lavorazione dei metalli, soprattutto quelli preziosi. Ecco come uno scrittore Romano dell’epoca descrive il popolo degli Unni.
 I Barbari sono attratti dall’Impero Romano dove c’e’ tutto quello che a loro manca: citta’ sicure, strade pace e ricchezza. Cosi’ I Barbari cominciano a premere contro I confini e dal 400 dC iniziano le INVASIONI BARBARICHE. Dapprima I Romani riescono a respingerli, poi essendo le incursioni sempre piu’ numerose , concedono loro di stabilirsi entro I confini dell’Impero. In cambio I barbari si arruolano nell’esercito offrendo il loro aiuto militare.  Nel 600 dC una nuova ondata di invasioni, proruppe nell’Impero: I Franchi si sistemano in Gallia (odierna Francia) I Visigoti in Spagna, Angli e Sassoni in Inghilterra. Nascono I primi Regni ROMANO-BARBARICI dove I vinti imparano a convivere con gli invasori.
Anche in Italia arrivano I Barbari, tra gli alri, i terribili UNNI (Russi) che saccheggiano, distruggono e uccidono. Nel 476 dC Odoacre, capo di un esercito di mercenari Barbari al servizio di Roma, dimette l’ultimo imperatore  Romolo-Augustolo. Questo fatto segna la fine dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio del MEDIO- EVO epoca questa che durera’ per 10 secoli: dal 476 dC al 1492, anno della scoperta dell’America.
Nel 488 dC Odoacre viene sconfitto da Teodorico (Ostrogoto proveniente dalla Germania) conquista  l’Italia che diviene cosi’ un Regno Romano -Barbarico. La capitale viene nominata Ravenna. Teodorico qui pone la sua residenza, e costruisce il famoso Mausoleo e la cattedrale di Sant’Apollinare in Classe. Teodorico ammira molto la cultura e civilta’ romana percio’ cerca l’armonia tra I Romani ed il suo popolo, egli non sa  ne’ leggere ne’ scrivere cosi’ sceglie dei Romani come collaboratori, ma mette a capo dell’esercito i suoi uomini.
I Romani piu’ tardi  sotto Giustiniano, riconquistano parte dell ’Italia, parte dell’Africa e della Spagna. L”Italia diviene una provincia di Bisanzio con capitale Ravenna.Ma, tra il 500 e il 600, arrivano I Longobardi dalla Scandinavia, guidati da re Alboino.
Occupano gran parte dell’Italia e instaurano la capitale a Pavia. Le province Meridionali (Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna)+TOscana e Lazio restano pero’ sotto I Bizantini cosi’ l’Italia perde la sua unita’. Nasce in questo periodo (fine 500 inizio 600) a Roma sotto il Vescovo Gregorio Magno il potere temporale della Chiesa. Intanto i Longobardi, che non conoscono la cultura e civilta’ romana e non possono apprezzarla, distruggono uccidono e saccheggiano, non si  preoccupano di instaurare buoni rapporti con le popolazioni vinte. Si dividono il territorio tra I capi militari detti Duchi.
Verso la fine del 600 dC le cose migliorano. La regina dei Longobardi si converte al Cristianesimo e I rapporti con la Chiesa di conseguenza migliorano e un po’ anche I rapporti con le popolazioni sottomesse. Cosi’ la FAIDA (vendetta personale) viene sostituita dal GUIDRIGILDO (risarcimento in denaro da offrire all’offeso o alla sua famiglia quale riparazione)

 

Dal documento di P.Diacono:

I Longobardi spogliarono le Chiese, uccisero I sacerdoti, distrussero le citta’, uccisero I bambini,
trucidarono gli abitanti, I superstiti vennero divisi tra I vincitori e dati loro come schiavi.

L’IMPERO VIENE DIVISO

SIAMO NEL 400 dC.

l’Imperatore Teodosio, si rende conto dell’impossibilita’ di regnare su di uno Stato cosi’ vasto, cosi’ divide l’Impero in due.
L”Impero di Occidente che comprende: Tutta la parte Ovest dell’Europa fino alla Yugoslavia esclusa e il nord Ovest dell”Africa con capitale prima Milano poi Ravenna; l”Impero Romano d’Oriente che comprende: tuta la parte EST dell’Europa cioe’ Yugoslavia, Romania, Grecia, Turchia Il nord dell’Asia con capitale Costantinopoli.
I Longobardi restano in Italia circa 200 anni. A testimonianza del loro passaggio nella nostra regione abbiamo nel dialetto del pordenonese molte parole che derivano dalla lingua longobarda.

I MONACI

 

Al tempo dei Barbari un aiuto alle popolazioni sottomesse viene dai Monaci. I Monasteri sono le piu’ antiche comunita’di religiosi in Europa, I Monaci che qui abitano hanno come regola di vita la preghiera e il lavoro.
Con Il loro lavoro I monaci hanno bonificato molte zone paludose, rendono fertili le terre, coltivano le terre, costruiscono canali di irrigazione e strade, ricavano sciroppi dalle erbe. Molti fedeli donano le loro proprieta’ ai monasteri, e masse di contadini cominciano a lavorare alle dipendenza dei monaci trovando da loro rifugio e protezione
.
Le citta’ si spopolano.
Oltre a tutto cio’ I Monaci si dedicano alla copiatura e traduzione di testi latini e Greci ed e’ a loro che dobbiamo oggi la conoscenza di quei testi. Scrivono su carta pergamena.  

 

UNO SGUARDO ALLA LETTERATURA

 

da aC al 1000 dC

Nel XIII sec. nasce la letteratura italiana o , come si suole anche dire, del Duecento, quando, contemporaneamente o quasi, in varie regioni della penisola si comincio’ a scrivere, con intenti letterari, in italiano. Il carattere distintivo , dunque, che ci permette di parlare di una letteratura italiana e’ la lingua. Non e’ pero’ la prima volta che nella nostra penisola fiorisce la letteratura, si puo’ infatti dire che ce ne sono state gia’ due. Nell’VIII secolo aC Roma ha cominciato la sua espansione militare, commerciale e politica, prima lenta, poi sempre piu’ rapida. Nel corso di alcuni secoli ha annesso a se’ tutte le regioni della penisola, abitate da popoli diversi per razza e per lingua. Uno scrittore, Nomaziano, scrive che di diversi popoli, Roma, ha fatto una sola Italia : Italia fecisti diversis e gentibus unam. Cosi’ col tempo in tutta Italia si parla il latino, si sviluppa dunque in questa Italia, una letteratura che diciamo “latina” o “Romana”, che ha , nel primo secolo aC e nel primo seguente, scrittori grandissimi: Lucrezio, Catullo, Cicerone, Virgilio, Orazio, Livio, Ovidio, Tacito. Qualche secolo dC inizia una lenta ma progressiva decadenza dell’Impero Romano, cioe’ dell’Impero fondato da Roma, comprendente oltre all’Italia, la massima parte dell’Europa occidentale, parte dell’Asia Occidentale, e le coste Settentrionali dell’Africa. In seguito alle invasioni barbariche l”impero Romano si sfascia, dividendosi in stati diversi, ognuno dei quali comincia ad avere una storia diversa, anche se gli stati dell’Europa Centro Occ. e Sud Occ. rimangono legati tra loro dal fatto che parlano il latino e professano tutti il Cristianesimo. In conseguenza, come abbiamo detto, alle invasioni barbariche, l’Italia perde la sua unita’:
- 476 d C viene deposto l’ultino imperatore
- 553 dC I Bizantini, che ormai costituiscono il cosi’ detto Impero Romano d’Oriente con capitale Bisanzio o Costanti
nopoli, rioccupano parte dell’Italia ma nel
- 568 dC arrivano I Longobardi, che sottraggono una parte dell’Italia ai Bizantini e vi si insediano.
A questo frazionamento politico ne corrisponde presto uno linguistico, in piu’ in questo periodo  (siamo nel buio Medioevo) abbiamo:
- peggioramneto delle condizioni economiche
- dominazioni straniere
- abbassamento del livello culturale
- scadimento della vita sociale.
Tutto cio’ si rifeltte nella lingua e nella letteratura.
Dal punto di vista della lingua: la prima conseguenza e’ una netta separazione linguistica fra I diversi strati sociali:  le persone colte (e presto solo I clerici saranno in grado di leggere e scrivere) continuano a parlare e scrivere in latino, (anche
se sempre piu’ diverso da quello classico); le persone non colte, incapaci di leggere e scrivere, parlano dialetti che risalgono al latino, ma se ne allontanano sempre piu’, diversificandosi inoltre tra Stato e Stato, diventando infine  delle vere e proprie lingue che chiamiamo neolatine o romanze. Cosi’ nel Medioevo abbiamo una nuova letteratura composta in latino medioevale o mediolatino, che non riflette piu’ la civilta’ dell’Impero Romano ma tratta temi attinenti alla religione Cristiana e a quella Chiesa Romana che sono le maggiori forze spirituali e politiche del tempo.  

 

SUI ROMANI.....

 

LUCREZIO  (98-53 aC) - DE RERUM NATURA (LA NATURA DELLE COSE)

 

Libro secondo - Proemio

Quando nei grandi mari i venti sconvolgono acque tranquille,
guardar da terra il grande affanno di altri: li’ c’e’ piacere:
non che sia godimento gradevole il fatto che altri soffra,
ma e’ piacere guardare i mali da cui tu stesso sei libero.
Anche scorgere grandi scontri di guerra, che si svolgono nella pianura,
senza che tu sia nel pericolo: li’ c’e’ piacere.
Ma nulla da’ gioia maggiore del possedere - ben fortificati
da dottrina di saggi - templi sereni
donde tu possa osservare altri la’ in basso, e vederli incerti
vagare, e sperduti cercare una via nella vita:
si sfidano sulle proprie capacita’,fanno gara di titoli nobiliari,
notte e giorni s’affannano, con fatica tremenda,
per arrivare al sommo della carriera, e a gran potere.
Intelligenze miserevoli, gli uomini, animi senza luce:
in una vita piena di ombre, in pericoli grandi
si consuma quel po’di tempo che abbiamo. Non avverti
che altro a se stessa natura non reclama,  se non che
il dolore stia lontano dal corpo ben rimosso, e nell’intelligenza goda
 un piacere avvertibile, lontana da preoccupazione e paura?
Percio’, avvertiamo che per la natura del corpo poche cose
assolutamente bastano: tutte quelle che allontanano il dolore,
e che valgono anche a fornire molti piaceri sensibili.
E’ piu’ accetto, alle volte - la natura in se stessa non sente mancanze
se non ci sono in casa statue dorate di giovani,
che sorreggono con la destra fiaccole accese
perche’ ci sia luce nei banchetti notturni
o se il palazzo non splende d’argento e non brilla per l’oro,
ne’ le cetre fanno echeggiare I soffitti a riquadri dorati
anche senza tutto cio’, sdraiati, tra amici, su un morbido prato
presso un rivo d’acqua sotto I rami di un albero alto
con non grandi mezzi gradevolmente ristorano il corpo,
in ispece quando il bel tempo sorride, e stagione
dell’anno sparge di fiori l’erbe verdeggianti.
Ne’ il calor della febbre s’allontana piu’ presto dal corpo,
se in lenzuola ricamate e su porpora accesa di rosso
ti agiti, piu’ di quando accade se ti tocca dormire in vestito plebeo.
E percio’, poiche’ nulla nel nostro corpo valgono
ricchi tesori, ne’ nobilta’, ne’ la gloria di un regno:
ugualmente anche all’anima si deve pensare che a nulla essi giovino:
se non accade che, quando vedi le tue legioni attraverso il Campo
muoversi ribollenti, risvegliando fantasie di guerra,
appoggiate a grandi rinforzi, alla forza dei cavalli:
le disponi, dotate di armi, parimenti animate, quando tu vedi agitarsi la flotta e veleggiare al largo
per tutto cio’, spaventati, le paure di religione
scappano impaurite dal tuo spirito, e I terrori di morte
allora lasciano il tuo cuore libero e sciolto da angoscia.
E se tutto cio’ vediamo ch’e’ degno di riso, di presa in giro,
e che di fatto le ansie dell’uomo, l’angoscia che segue,
non temono il suono delle armi, ne’ frecce crudeli,
e coraggiose tra i re e i potenti del mondo
s’aggirano, ne’ hanno rispetto di bagliore dell’oro
o di nobile splendore di una veste di porpora,
perche’ dubiti che tutto questo potere sia della ragione
visto che tutta la vita e’ un affaticarsi nel buio?
Proprio come i bambini sono paurosi e tutto tra le ombre
senza luce temono, cosi’ anche noi nella luce temiamo,
talvolta cose che dovrebbero far meno paura nulla  piu’ di cio’
che i bambini temono tra le ombre, e s’immaginano dover accadere.
Questo terrore dell’anima, dunque, queste tenebre, occorre che
non raggi di sole, ne’ fulgide frecce del giorno
le dissolvano, ma esame di Natura, e dottrina su questa.

 

    

 

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