Abbigliamento ecologico
Fruscii, scricchiolii, scintille, oddio, cos'è?
Niente pericolo, ci stiamo solo sfilando di dosso una maglietta dopo una
giornata di duro lavoro. Quella maglietta è composta da fibre sintetiche,
ovvero provenienti dal petrolio.
Se al cibo e all'aria che respiriamo si incomincia a dare una equa importanza, a
come ci vestiamo tutti i santi giorni ancora non si presta nessuna attenzione.
Basta che l'abito ci calzi bene, non offenda il nostro portamento, anzi lo renda
bello e attraente. Basta quindi che l'estetica sia a posto. Il tipo di tessuto
con cui il capo stesso è confezionato è un dato assolutamente secondario e
marginale.
Invece no.
L'estetica è sì importante, ma anche il contenuto della giacca o della gonna
che indossiamo è ugualmente importante.
- COSA COMPRIAMO
Possiamo quindi incominciare leggendo l'etichetta. Da un rapido esame della
linguetta bianca che riporta per legge la composizione del capo in questione
possiamo farci un'idea del petrolio che ci mettiamo addosso che, come minimo,
non fa respirare adeguatamente il nostro corpo. Gran parte di quello che oggi
indossiamo è di provenienza sintetica:
- tutto sintetico (100% acrilico);
- sintetico e naturale insieme (es. 50% acrilico, 50% cotone);
- naturale solo sulla carta (il caso del cotone mercerizzato, ovvero trattato
con sostanze chimiche, ma è così anche per la lana).
Parlare di tessuto sintetico vuol dire considerare un numero svariato di
materiali che sono stati creati dall'uomo utilizzando i derivati del petrolio e
composti di carbone e idrogeno.
LE FIBRE SINTETICHE
Sono definite libre sintetiche quelle fibre tessili che derivano dal petrolio:
rayon, nylon, lycra, ecc. e vengono denominate fibre "man made", cioè
costruite dall'uomo, per sottolinearne la differenza da quelle di origine
animale e vegetale. Si calcola che nel 1995 le fibre man made siano state pari
al 51 per cento dei consumi tessili mondiali, contro il 46 per cento del cotone
e il 3 per cento della lana.
Le fibre sintetiche hanno il vantaggio di costare poco, si possono colorare
facilmente, non vengono aggredite da muffe e batteri e sono facili da pulire.
Per contro, assorbono pochissimo il sudore corporeo, non si possono sterilizzare
tramite bollitura e generano fenomeni elettrostatici (crepitii e scintille) con
una irritabilità diffusa nella persona.
Le fibre sintetiche si dividono in quattro gruppi.
1. FIBRE POLIAMMIDICHE (NYLON, LILION, PERLON):
- scarsa capacità di assorbimento;
- buona resistenza; buona elasticità;
2. FIBRE POLIESTERE (TERITAL, TERILENE, TREVIRA):
- sono usate per gonne, abiti, impermeabili, corde, reti;
- scarsa capacità di assorbimento;
- scarsa resistenza;
- buona ingualcibilità;
- con l'usura fanno palline in superficie;
3. FIBRE POLIVINILICHE (MOVIL):
- sono usate per tendaggi, maglieria, coperte;
- scarsissima capacità di assorbimento;
- scarsa resistenza al calore;
- non infiammabile;
- buona ingualcibilità;
4. FIBRE ACRILICHE (LEACRIL, DRALON, ORLON):
- scarsa capacità di assorbimento;
- buona resistenza al calore;
- indeformabilità.
UN MONDO ARTIFICIALE
Sono artificiali le fibre come sono artificiali i trattamenti che vengono
effettuati. I trattamenti riguardano una serie infinita di procedure e di
prodotti chimici. Le fasi ecologicamente più critiche per l'ambiente sono
rappresentate dal ciclo della tintoria e da quello del finissaggio, ovvero il
trattamento del tessuto al fine di migliorarne le prestazioni. Eccone alcune:
- candeggi ottici e al cloro (azione irritante);
- trattamenti antimuffa, antitarmici, antipiega; uso di formaldeide, fenoli e
benzoli;
- coloranti sintetici tra cui anilina e derivati da catrame e petrolio, presenza
di ammine aromatiche di cui alcune ritenute cancerogene come la benzidina e la
betanaftilamina.
Le fibre artificiali si ottengono invece da materie prime rinnovabili, come la
cellulosa del legno (es. viscosa, lyocell, bemberg). I procedimenti di
trattamento sono comunque chimici, il materiale che ne deriva è quindi ben
lontano dalla sua fonte originaria. E un materiale appunto artificiale.
- VESTIRE ECOLOGICO
1. Vuol dire utilizzo di abbigliamento confezionato con fibre naturali;
2. è scegliere capi di valore ambientale a cui sono stati fatti ridotti
3. trattamenti chimici, con ridotto impatto ambientale;
4. è anche un occhio all'estetica, al disegno del vestito, alla sua
5. forma e al suo colore;
6. è l'uso di capi colorati con tinture naturali.
Se in questi ultimi vent'anni il cibo, la casa e la medicina ecologici hanno
fatto grandi balzi in avanti in fatto di produzione, distribuzione e consumi,
non è così per il vestire, che rimane un po' la cenerentola tra le vie
ecologiche ai consumi intelligenti.
Paesi come Germania e Danimarca sono senz'altro più sviluppati in tal senso.
Negli ultimi anni in Italia Legambiente ha iniziato a occuparsene in maniera
continuativa (EcoModa è una sua iniziativa che si tiene a Milano ogni anno)
integrando l'azione che, per quindici anni circa, aveva avviato uno sparuto
manipolo di operatori sensibili. Legambiente, in linea col suo stile, ha già
stretto rapporti con Federtessile e sta lavorando a protocolli di intesa su
prodotti e tipo di lavorazioni.
"Con la nostra azione a partire dall'81 - specifica Roberto Dallera,
ricercatore e tra i primi produttori del settore - abbiamo fatto grandi sforzi
pur di diffondere lana, cotone e seta "integrali", perché esenti da
finissaggio e perché con intatte le loro proprietà fisiche e
organolettiche".
A distanza di quasi vent'anni le aziende che producono specificamente ecologico
o integrale sono una ristrettissima schiera, mentre nel panorama convenzionale
si registrano alcune incoraggianti linee ecologiche, vedasi Armani, Bussetti e
Zucchi.
LE FIBRE NATURALI
Le fibre naturali hanno in comune molte qualità, la prima è che possono dirsi
vive a tutti gli effetti; esse mantengono un'autonoma capacità di respirazione,
adattamento e reattività ai fattori esterni. Per esempio, un capo esposto
all'aria per una notte è in grado di rigenerarsi perdendo gli odori di cui è
impregnato e ritrovando tono e morbidezza. Questo avviene perché la fibra è
viva e respira.
Una seconda qualità delle fibre naturali è la traspirabilità; grazie ad essa
si può ridurre notevolmente il sudore stagnante sulla pelle. L'elevato grado di
traspirabilità aumenta infatti l'interscambio termico tra organismo e ambiente
garantendo così un'adeguata protezione sia dal caldo che dal freddo:
- se fa freddo: il calore come conforto nei periodi invernali è offerto da lana
e seta, grazie alla loro composizione proteica affine a quella delle pelle (la
cheratina è una sostanza che si ritrova sia sulla pelle che nella lana). Di
lana e seta è bene preferire anche la biancheria intima perché inattaccabile
da germi e batteri;
- se fa caldo: il fresco che cerchiamo invece nei periodi estivi ce lo regalano
cotone e lino. Le fibre vegetali in questione agiscono come rinfrescanti della
pelle disperdendo il calore.
Attenzione però, le fibre naturali il più delle volte subiscono lavorazioni
chimiche, come per esempio procedimenti irrestringibili su cotone,
mercerizzazione con agenti alcalini, alterazione delle fibre, inquinamento.
Analoghi trattamenti sono destinati alla lana, con cloro e
"superwash", sbiancamento con candeggianti ottici, tecniche di
finissaggio (antimuffa e antipiega), snaturamento della fibra.
Ecco in rapida sequenza le qualità delle singole fibre naturali.
LANA: è un'antichissima fibra di origine animale (pecore, agnelli, montoni)
che, per la sua complessa struttura chimica e la grande capacità di
assorbimento, si presenta adatta a qualunque condizione climatica:
- è estremamente assorbente;
- non molto resistente;
- praticamente ininfiammabile;
- si restringe se non trattata.
COTONE: è una fibra vegetale che si ricava dai semi di una pianta spontanea
tipica delle regioni tropicali; copre da solo quasi il 50 per cento del
fabbisogno mondiale di materie prime tessili. Grave l'impatto ambientale della
sua produzione agricola che registra impieghi massicci di pesticidi (circa il 25
per cento dei pesticidi totali usati a livello mondiale. (nel Terzo Mondo la
percentuale sale al 50 per cento). Esempi di conversione ecologica della
produzione del cotone si registrano in California dove sono state avviate
produzioni di cotone biologico:
- ha ottima capacità di assorbimento;
- ottima resistenza;
- si restringe se non trattato.
SETA: è una fibra di origine animale, viva per eccellenza, che si pone in un
rapporto perfetto con la pelle; presenta un'impareggiabile morbidezza che
estende la sua funzione protettiva oltre che al calore, anche alle influenze
elettrostatiche e elettromagnetiche:
- ha ottima resistenza;
- ottima capacità di assorbimento;
- elevata gradevolezza al tatto;
- scarsa resistenza alla luce solare.
LINO: è una fibra vegetale che si ricava dal fusto di una pianta coltivata
soprattutto nei paesi freddi; la complessa lavorazione rende questa fibra poco
appetibile da un punto di vista commerciale. Il lino ha una sua azione
antiallergica, viene consigliato nella prevenzione di patologie da eccessiva
sudorazione e per la capacità di accelerare la guarigione di malattie cutanee:
- ha elevata capacità di assorbimento;
- ottima resistenza;
- scarsa elasticità,
- si sciupa facilmente.
CANAPA: è una pianta in grado di fornire una fibra tessile pregiata, recenti
ricerche tendono a riabilitarla contrariamente al suo uso come sostanza
stupefacente, per il contenuto di cannabinolo (il principio attivo che la fa
ascrivere tra le droghe leggere). Con la canapa si fanno indumenti e scarpe;
interessante anche perché viene ridotto l'uso di pesticidi nella sua produzione
agricola:
- ha ottima resistenza;
- conserva ridotte tracce di inquinanti;
- può sostituire in alcuni settori le fibre sintetiche.
In sintesi, le caratteristiche di una fibra naturale di origine animale o
vegetale sono:
1. traspirabilità e respirazione con l'ambiente esterno;
2. capacità di assorbire il sudore;
3. assenza di irritabilità;
4. possibilità di essere sterilizzata (in casi di biancheria intima);
5. buona resistenza;
6. non infiammabilità;
7. non si carica elettrostaticamente.
TINTURE NATURALI
Il dominio della chimica e il monopolio delle multinazionali tessili hanno
sepolto non solo nella pratica produttiva, ma anche nella memoria storica la
gloriosa tradizione tintoria con pigmenti vegetali. Un ricco patrimonio di
cultura materiale che ha segnato l'economia agricola e industriale dell'Europa e
dei paesi mediterranei in particolare, dal medioevo alla fine del secolo scorso.
Casi di artigianato tessile di pregio e di produzione di valore marcatamente
ecologico si sono registrati negli ultimi vent'anni, intorno a comunità
agricole di nuovo insediamento o a gruppi ecologici fondamentalisti orientati a
cambiare i cicli di produzione in proprio e su scala autarchica.
Per un prodotto tessile a minore impatto ambientale e soprattutto che non
provochi allergie in chi lo indossa, i colori hanno una parte importante. I dati
di una ricerca della Clinica dermatologica dell'Università di Firenze
effettuata su un campione di 20 mila persone, attestano sul 10 per cento i casi
di chi soffre di allergie da contatto con coloranti tessili sintetici.
Si tratta di una ricerca episodica che non trova riscontro in una particolare
attenzione dell'opinione pubblica. I casi di allergie sono confinati alle cure
di una branca medica, la dermatologia, anziché alla conversione graduale di un
ciclo di produzione.
VESTIRE ECOLOGICO COME?
Vita dura per chi vuole il guardaroba tutto ecologico. Le realtà, artigianali e
industriali, sono ancora ridotte come ridotte le possibilità di acquisto nelle
catene commerciali. Un panorama pressoché completo delle aziende di questo
settore si può trovare al Sana, la fiera ecologica leader che si tiene a
settembre ogni anno a Bologna. Nella realtà di tutti i giorni invece possiamo:
1. fare attenzione alle etichette che riportano le fibre tessili impiegate nella
produzione del capo;
2. preferire più possibile le fibre naturali (cotone, lana, lino, seta, ecc.);
3. queste stesse fibre naturali sono state trattate industrialmente, una specie
di addomesticatura che priva la lana della lanolina, la seta della sericina, il
cotone degli amidi. Risultato: le fibre diventano più fragili, perdendo in
resistenza ed elasticità. Per ovviare a tale problema non c'è una soluzione se
non il contatto sensoriale, ovvero la tonicità di certi abiti, l'impressione
che la merceologia sia più integrale e completa;
4. negozi ecologici, a volte alimentari, altrimenti quelli no-food dedicati alla
biocasa, incominciano a offrire prodotti tessili con materiali non trattati, con
prezzi maggiorati.
(da www.natrix.it - Il portale del naturale)