Salve. Mi chiamo Francesca. Sono nata nel 1972 e sono romagnola. Ho un bimbo di tredici mesi che si chiama Arturo. Sono vegetariana dal settembre del 1990. Allora avevo diciotto anni. Il passo mi incalzava da tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo. Poi, davvero, non ho più potuto trattenere la gamba.  

Sono diventata vegetariana seguendo la mia natura. È bello pensarci: questa è la mia natura. Proprio così. Soltanto dopo essere diventata vegetariana ho capito che continuavo a mangiare carne per dovere. Non che ciò che mangiavo non mi piacesse per nulla, solo che non si confaceva a me. Comunque la carne non ha mai esaltato il mio gusto; c’erano solo tre cose che gradivo particolarmente: la coppa, i ciccioli di maiale e le salsicce secche sott’olio quando cominciano un po’ a lappare.  

È stato così naturale per me smettere di mangiare carne (e pesce) che non ho neppure notato la transizione e, una volta saltata di là dal fossato, mi è sembrato di non aver mai mangiato carne. Non ho dovuto fare sacrifici, non ho sognato filetti e cosce di pollo la notte, non ho sbavato di nascosto sui piatti dei vicini di tavola al ristorante, non mi sono sentita privata di qualcosa di importante. Da quel giorno ho scoperto la MIA alimentazione, quella di Francesca, la MIA cucina: così varia, così colorata, così saporita. E, in questi dodici anni, non ho mai desiderato, neppure una volta, di mangiare un animale. L’inizio e la continuazione del mio vegetarianesimo non sono stati una lotta, ma un dolce e gioioso risveglio di me stessa. Ecco perché mi sento profondamente offesa dai molti non vegetariani che non possono (non vogliono) accettare questa assoluta assenza di sacrificio. Li infastidisce forse pensare che il mio non sia un fioretto, o una penitenza o un ascetismo conservato con strenua forza di volontà?

Forza di volontà ce ne vuole, però. Per sopportare il giudizio di un mondo che non approva. Che si sente minacciato. Ma io non minaccio e non giudico la vita di nessuno con la mia vita. L’alimentazione è un fatto culturale e la cultura è qualcosa di tremendamente complesso: è tradizione, è innovazione, è rivoluzione, è scoperta, è tabù, è curiosità, è paura, è sentimenti, è sensazioni, è pulsioni, è ricordi. Io sono vegetariana, ma non penso che tutto il mondo debba esserlo. Mi piace la tradizione della mia terra e mi piace pensare di essere profondamente radicata in essa pur nella mia eccentricità.  

Per me essere vegetariana non è solo una scelta alimentare, ma un modo di vita, qualcosa che informa ogni mia azione e pensiero. È la levità con cui vorrei scorrere sul mondo. E il senso e il valore della ricerca della LEGGEREZZA è ciò che porto con me e che vorrei trasmettere, se ne sarò capace, ai miei figli e alle persone che incontrerò nel cammino. Non come indottrinamento o tentativo di conversione. Il mio non è un apostolato. Ma una militanza sì. Silenziosa e concreta.

Francesca Gasparini

Bologna, 1 marzo 2003

 

 

 

 

 

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