Ci sarebbero tante cose da dire su essere vegetariani. E su essere vegetariani dalla nascita, sopratutto. Ma non voglio fare un sermone.

Come ho detto nella mia presentazione, per me essere vegetariani è un modo di vita e non riguarda, dunque, soltanto l'alimentazione. Ma anche come conduco la mia vita quotidiana. Significa: rispetto. Per gli animali, sì, per prima cosa, poi per me stessa e dunque per la mia famiglia. E necessariamente per le altre persone e per la terra che ci ospita. Sono piccole cose, molto molto semplici, che non potrei non fare perché mi sentirei mortificata. È il modo che scegliamo per smaltire i nostri rifiuti; è il modo che scegliamo per la nostra alimentazione; è il modo che scegliamo per la nostra igiene personale; è il modo che scegliamo per la pulizia della nostra casa. Io ho scelto di fare la raccolta differenziata (anche se dovessi andare lontano a cercare i bidoni giusti); io ho scelto di comprare solo alimenti da agricoltura biologica; io ho scelto di curare il mio corpo con pochi prodotti tutti biodegradabili al 100% e composti di materie prime vegetali, senza ingredienti sintetici, derivati del petrolio, coloranti e conservanti; io ho scelto di pulire la mia casa con prodotti ecologici privi di sostanze nocive per fiumi e mari (e per noi stessi che li usiamo).

E così anche quando guardo mio figlio e l'educazione che vorrei trasmettergli penso a questo modo di vita, di cui l'alimentazione vegetariana è solo un elemento: e però chiamo questa educazione vegetarianesimo.

Le madri si preoccupano tantissimo per i loro bambini, si preoccupano di molte cose giuste, ma anche di tante stupidaggini, costruendoci sopra castelli immensi. Anch'io lo faccio. Proprio perché sono cosciente di quest'indole ansiosa della cosiddetta mamma italiana, che disperde l'attenzione su troppi punti, senza focalizzare forse quelli davvero importanti, ho voluto costringermi a fissare alcuni nodi che ritenevo cruciali nell'educazione di mio figlio. Educare mio figlio ha significato per esempio, in questi quattordici mesi, vestirlo con abiti di fibre naturali non trattate chimicamente e da agricoltura biologica, usare per la sua pulizia e la protezione della sua pelle detergenti e creme del tutto naturali, prive al 100% di sostanze chimiche e petrolchimiche oltre che, quando possibile, con ingredienti da agricoltura biologica, usare pannolini di stoffa al posto di quelli usa e getta, allattarlo solo con il mio latte il più a lungo possibile, nutrirlo, dopo lo svezzamento, esclusivamente con ingredienti da agricoltura biologica (ancora meglio biodinamica); nutrirlo con un'alimentazione vegetariana.

Una delle obiezioni più comuni all'uso di prodotti da agricoltura biologica è che costano troppo. Io posso rispondere solo così: è una cosa talmente importante (noi diventiamo ciò che mangiamo, gli alimenti costruiscono il nostro corpo) che non sareste disposti a sacrificare qualche uscita al ristorante, o il cellulare nuovo, o un sabato dalla parrucchiera? Perché è di questo che stiamo parlando. Io sarei disposta a sacrificare molte cose per potermi alimentare in modo sano; non parliamo poi di mio figlio, una creatura che ancora deve formarsi e che costruirà il suo futuro su ciò che oggi io gli offro nel piatto.

Una delle obiezioni più comuni (popolari) al vegetarianesimo nei bambini (oltre a tutte quelle legate alla salute di cui non parlerò in questa sede) è che i bambini non possono scegliere e dunque facciamo loro violenza costringendoli ad essere vegetariani. Purtroppo gli stessi vegetariani, nonostante la loro scelta controcorrente, sono succubi del pensiero dominante, che è potentissimo, e continuano dunque a ritenere, dentro di loro, che l'alimentazione con la carne sia quella veramente sicura, giusta e buona, che la loro non sia altro che una saggia alternativa etica. E si crede che una madre vegetariana imponga la sua scelta etica ad una creatura che non può scegliere. È vero, i bambini, almeno nei primi anni di vita, non possono scegliere da soli. Nulla. E questo è un dato di fatto. Ecco perché in realtà ogni madre, vegetariana o carnivora, sceglie per il suo bambino, sceglie tutto, perché lui non può farlo; anche le madri che svezzano i loro bimbi a tre mesi, quando il latte dovrebbe costituire l'unico alimento del neonato fino almeno a un anno di età, anche loro scelgono, anche quelle che a cinque mesi gli fanno assaggiare i biscotti del mulino bianco o la torta super farcita o il gelato o il kinder scelgono, o le lasagne e il coniglio pieni di olio stracotto della rosticceria, ma loro possono permettersi ogni cosa perché gli danno la carne. Ogni madre vuole il meglio per il proprio bambino. Non c'è nessuna madre, o quasi nessuna, che alimenterebbe in un certo modo suo figlio per scelta etica, consapevole che questa scelta è dannosa alla salute della sua creatura. Io voglio per mio figlio un'alimentazione sana, che gli permetta di costruire insieme il suo corpo la sua mente e il suo spirito.

Spero che un giorno finirà questo terrorismo nei confronti delle madri che tentano di educare i loro figli al vegetarianesimo, cioè madri che tentano di trasmettere loro un modo di vita (cosa sommamente importante per un bambino nell'epoca povera che stiamo vivendo) e una cultura (perché, cari miei, l'alimentazione altro non è che cultura). Spero che un giorno sparirà quello sguardo terrorizzato dai vostri occhi: non vogliamo attentare al vostro mondo, stiamo solo cercando la nostra via.

Francesca Gasparini

13 marzo 2003

 

 

 

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