RECENSIONI

a cura di Valerio De Felice

 

Pink Floyd/ Atom Heart Mother

 

C'è qualcuno al mondo che non abbia amato almeno un disco dei Pink Floyd? Penso proprio di no!

I discepoli del progressive puro avranno amato "Atom heart mother", gli amanti della psichedelia si saranno calati in "The piper at the gates of dawn" e i fans trasognati si saranno identificati in "The dark side of the moon". Ce n'è per tutti, insomma!

 

Ma veniamo al disco in questione. "Atom heart mother" del 1970, come dicevo prima, ha un'impronta decisamente progressiva, ma nello stesso tempo presenta dei toni epici e sinfonici in un contesto ibrido particolarmente accattivante. Una lunga suite, l'omonima del disco, una ballad, "If" ed un brano sperimentale, "Alan's psychedelic breakfast", incorniciano un quadro che merita molta attenzione, commisurata alla ricca fertilità di album prog di quello stesso anno, in cui spicca soprattutto la bravura del chitarrista Gilmour, attento negli arrangiamenti e senza mai eccedere in  futili soli individualistici.

 

Si dà ampio spazio ad ambientazioni epiche, medievali, sinfoniche,  con chitarre acustiche, fiati e trombe in evidenza. Ogni singolo pezzo contiene momenti da brivido per intensità e calore; una dimensione eterea densa di melodie spesso in contrapposizione con le sonorità ruvide e stridenti della chitarra di Gilmour.

Non manca un brano lento, "Summer '68", bello soprattutto nella variazione di ritmo a pochi minuti dall'inizio.

E' un disco divenuto ormai icona per tutto l'ambiente progressivo. La dimostrazione di come sia possibile realizzare un album di qualità con il conforto del grande pubblico.

 

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