RECENSIONI a cura di Michele De Felice |
Queen /Queen II |
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E' abbastanza curioso che molte riviste specializzate e siti internet non annoverino nel grande calderone progressive una band come i Queen; i primi album, tuttavia, stanno al progressive almeno quanto i primi Deep Purple o Pink Floyd. Le componenti ci sono tutte: brani non molto definiti, grandiose coreografie, cori vocali, ottima tecnica, tempi dispari e soprattutto grandi capacità di sperimentazione.
In questo contesto appaiono molto vicine le figure di Gabriel e Mercury e, stilisticamente, i cori vocali dei Gentle Giant con i Queen (soprattutto la mitica "Bohemian rapsody"). Detto questo mi sembra doveroso citare come prog-album "Queen II", datato 1974. L'album ha un inizio aggressivo in "Procession" e "Father Son" con chitarra distorta e sporca di May, mentre l'epica e melodiosa "White Queen", cantata superbamente da Mercury è un vero gioiello sinfonico.
Spunti più delicati lasciano spazio a passaggi molto più hard come "Ogre battle" e la classica "Seven seas of rhye", divenuta una delle canzoni più riproposte dal vivo dalla band stessa. Vette artistiche più elevate si raggiungono con "The fairy feller's master stroke", incredibilmente epica, e "The March of the Black Queen" con solenni cori supportati da una atmosfera cupa, misteriosa, medioevale, che necessariamente proiettano i Queen nella sfera progressive di quel periodo. Quest' album è solo un assaggio di quello che la band farà in futuro, un futuro zeppo di successi e trasgressioni. Mercury, caduto nel baratro, morirà dignitosamente nella sua casa a Londra nel 1991, dopo aver ultimato l'ennesimo grande disco "Innuendo".
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