The Flower Kings   Adam & Eve   

 

Se hai cliccato su questo link vorrà dire che ti sei incuriosito di questo acronimo. In questa sezione vogliamo recensire un disco di una band meravigliosa: "The Flower Kings".

 

Seppur attivi da soli dieci anni, la band svedese a pieno merito può essere inserita nella cerchia della musica prog anni settanta, anche perchè il leader, Roine Stolt, bazzica questo genere da tanti anni avendo militato nella prog band "Kaipa". Stiamo parlando di musica complessa ed estremamente articolata, germogliata su un terreno coltivato da gente come Genesis, King Crimson, Yes e Gentle Giant, ma non per questo priva di personalità.

Il songwriting della formazione scandinava è pulito e solare, impostato più sulla policromia sonora che sull'esibizione tecnica fine a se stessa. La padronanza strumentale dei musicisti è comunque notevole, ma ciò che contraddistingue la band è la delicatezza delle composizioni: in tutti i dischi domina questa sensazione di gioia e rilassatezza, molto vicina ai momenti romantici dei Genesis.

 

I TFK, pur rimanendo ancorati al progressive sinfonico, mescolano sapientemente diversi gusti musicali con una maestria unica. Le partiture impegnative, immancabili, vengono inserite senza la pretesa di soddisfare univocamente le richieste dei fans più accaniti, ma spesso la band  predilige brani molto brevi e melodici.

L' impostazione jazz-fusion del bassista Jonas Reingold amplia notevolmente le potenzialità della band e questo spesso conduce, all'interno di uno stesso brano, alla pura sperimentazione "crimsoniana". E come non citare poi Tomas Bodin virtuoso tastierista padrone di Hammond e Mellotron.

 

Ma ora veniamo all'ultimo straordinario lavoro:" Adam & Eve". Il disco denota una maturità artistica comune solo a poche band attuali; è veramente completo, multiforme e scorrevole lungo i 75 minuti. La facilità con cui Stolt spazia tra i diversi generi è segno di una cultura musicale spaventosa, certo non solo progressive.

Le 2 suites che aprono e chiudono il disco, da sole farebbero conquistare  un ottimo voto, ma evidentemente la carne al fuoco è tale che la band senta la necessità di deliziarci con altre stupende composizioni. E' un lungo viaggio ipnotico dove si rimane pervasi da un senso di felicità difficile da descrivere. I 20 minuti di "Love supreme", tra melodie deliziose e breaks di tecnica sopraffina, lasciano poi spazio ad una ballata cosmica di soli 3 minuti e la prima sensazione che ho provato all'ascolto di questa piccola gemma è qualcosa di non-sentito prima. "Babylon", a mio avviso, è molto vicina ai Camel del periodo "Rain Dances", mentre a sorpresa nella quarta traccia "A vampires view", un virtuoso Daniel Gildenlow, leader dei conterranei Pain of Salvation, mette in luce tutta la sua abilità canora in un pezzo in pieno stile art-rock. Il consueto passaggio di Bodin in "Days gone by" apre l'aggressiva e inusuale title track: anche qui un superlativo Gildenlow si distingue.

Non vorrei dimenticare la delicata voce di Hasse Froberg che si alterna allo stesso Stolt nei pezzi più soffusi e fusion come nella particolarissima "Timelines".

Concludendo direi che questo "Adam & Eve" è il più bel disco dell'anno. E pensare che in molti avevano pronosticato la fine della band. Consigliatissimo.

 

Della discografia segnaliamo: "Retropolis", "The Rainmaker",  "Unfold the future" e "Stardust we are".

 

                                                                                                              Michele   De Felice

 

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