RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Genesis/ A trick of the tail

 

"Erano una buona band! Sarebbero diventati grandi."

 Così molte riviste specializzate annunciarono, all'epoca, la dipartita di Gabriel dai Genesis.

Sbagliarono clamorosamente, a mio avviso, sia perché "grandi" lo erano già diventati anche solo considerando lavori come "Foxtrot" e "Selling England by the pound", ma soprattutto perché "A Trick Of The Tail", seppur insospettabilmente, risulta essere ancora oggi uno degli album più belli del vasto calderone progressive.

 

I Genesis concedono al batterista l'onere di cantare, ed il buon Phil, anche se spesso imita Gabriel, riesce comunque a cavarsela più che egregiamente.

Artisticamente la band sembra non patire affatto l'assenza del leader Gabriel; le linee vocali, che molto preoccupavano i fans, sono adeguate e conformi allo stile Genesis. In molti passaggi sembra addirittura di ascoltare Peter, e le tracce scorrono su un filo conduttore armonico ben definito.

 

"Dance On A Volcano" è semplicemente magnifica come apertura del disco, "Entangled" è una canzone per chitarra acustica molto romantica, forse una delle più drammatiche mai scritte dai Genesis. Ma le sorprese non finiscono quì: la glaciale "Squonk" e la malinconica "Mad man moon", interamente scritta da Banks, danno un tocco di classe ad un album di per sé già buono. La conclusiva "Los endos", costruita su un ritmo imprevedibile di batteria, riprende i temi di "Dance on a volcano" e "Squonk".

Se siete estimatori dei Genesis questo lavoro non deluderà le vostre aspettative. Un album che nella sua grandezza cala definitivamente il sipario sul teatro Genesis.

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