Recensione inviata

da Manlio

 

 Campo Di Marte/ Campo Di Marte

 

Commento di Manlio.

Negli anni '70, tanti furono i temi di discussione che sfociarono magari in motivo di protesta o che presi come puri ideali, suscitarono emozioni tali da formare veri e propri movimenti di gruppo. Alcuni di questi si sono persi lungo il cammino del tempo mentre altri sono rimasti vivi e sono arrivati fino ad oggi. Uno di questi, che maggiormente ha meritato attenzione, era (ed è) il tema della pace.
Non so se il nome del gruppo includa il mitologico dio della guerra proprio come manifesto di offesa e lotta, ma i testi e le atmosfere trasudano di questi ideali.
Strana la scelta dei titoli: è una numerazione in tempi (dal primo al settimo), quasi a richiamo classico.
E' lampante la voglia del gruppo di proporre un lavoro variegato ed originale: molte composizioni (come ad esempio "Primo tempo") si snodano su più temi, leggeri e pesanti, acustici ed elettrici, lenti e sfrenati; ci si scontra con atmosfere estremamente tirate (...quasi da campo di battaglia...) con chitarre distorte in primissimo piano accompagnate da lunghe cavalcate di basso e batteria intrise di ottime tastiere, e magari di lì a poco i flauti intrecciano con i corni un sottile mosaico di note quasi da "Quiete dopo la tempesta" (si vedano anche "Secondo tempo" e "Quinto tempo").


Bene in vista anche alcuni accenti al di fuori del progressive: "Quarto tempo" ha un'impronta nettamente classica mentre "Settimo tempo" quasi jazz, almeno in alcune parti. Anche alcuni interventi di chitarra non si possono, secondo me, catalogare propriamente rock e si nota già dal primo ascolto una marcata differenza tra la chitarra acustica, sempre lineare, precisa e pulita, e la chitarra elettrica, dirompente, potente e, in alcune parti, fin quasi maltrattata. Basta sentire l'inizio di "Terzo tempo" (la traccia migliore insieme a "Settimo tempo"): un indiavolato assolo iniziale, caotico e perfezionista allo stesso tempo, che introduce al bellissimo cantato con ottima parte di pianoforte. Da segnalare inoltre il grandioso assolo centrale che richiama l'energica grinta iniziale.

Ricordo quel prato coperto di fiori ...
...e vedo quel luogo, migliaia di croci
...

Un disco valido, che deve molto alla grande tecnica dei componenti!
Consigliato.

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