RECENSIONI

A cura di Michele e Valerio  De Felice

 

 Camel/ Dust and Dreams

 

Tra il 1984 e il 1991 i Camel vivono il periodo più oscuro della loro carriera. Sette anni di silenzio discografico pesano come un macigno sulla band e sulle aspettative dei fans. Eppure li avevamo rimasti in buona forma con "Stationary Traveller", ma evidentemente le pressioni della casa discografica hanno infastidito non poco il leader Andy Latimer che più tardi fonderà la "Camelproductions", completamente autogestita.

 

Trasferitosi in America, Latimer opta nuovamente per un concept: "Dust and dreams", ispirato al capolavoro di John Steinbeck "Furore". E' un'opera divisa in 16 episodi, per lo più brevi e toccanti tracce-satellite che gravitano  attorno a poche composizioni principali. E' un disco con sonorità abbastanza moderne, sempre fedeli agli schemi "Cameliani" , dove si inseriscono più momenti introspettivi che progressivi.

Sarebbe stato interessante ripetere l'esperimento sinfonico che fu fatto all'epoca di "The snow goose". Penso che "Dust and Dreams" sia un album ad hoc per questo tipo di progetto.

 

Il tema di fondo del disco é la grande Depressione negli Usa degli anni '30, che costrinse la popolazione a migrare  verso la California ( Go west ).

I diversi momenti del disco non hanno spesso una vera identità, ma creano un'atmosfera molto particolare che introduce i pezzi forti dell'album. Il primo di questi, in senso cronologico, é "Mother Road" cantata da Latimer in modo magistrale. Nella parte centrale del brano subentra una raffinata melodia di chitarra che sarà ripresa nella settima e tredicesima traccia in veste sinfonica.

 

C'è anche spazio per apprezzare un'incantevole voce femminile in "Rose of Sharon", ma passiamo al capolavoro del disco: "Hopeless Anger", che considererei fusa con "Little rivers and little rose" (non a caso dal vivo le ripropongono assieme). E' un brano a mio avviso straordinario,  sostenuto da un ritmo ed un tempo folle; un'atmosfera inquieta e quasi catastrofica che viene dolcemente riportata in uno stato di rilassatezza dalla chitarra di Latimer.

Non il migliore dei Camel ma uno dei più emozionanti!

 

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